IL REGALO PIU’ BELLO
Che bella vigilia di Natale
che stava passando.
Era tornata a casa sua quell’anno per le vacanze
natalizie… e già dal primo giorno si stava annoiando. Non che avesse qualcosa contro i suoi genitori, era felice di poter
passare qualche momento con loro visto che per nove mesi all’anno non li poteva
vedere… ma se pensava che in quel momento poteva essere alla Tana a giocare con
la neve o a bere una bella cioccolata preparata dalla signora Weasley sentiva
la rabbia crescere.
E tutto questo per colpa di
chi?
E’ una domanda
retorica, Hermione.
Si, perché ogni volta che era in quello stato la colpa
era solo ed esclusivamente sua.
Si diresse alla finestra della propria camera e scostò
le tendine: il parco, situato praticamente di fronte
alla sua casa, era completamente bianco. La neve che stava cadendo
abbondantemente aveva ricoperto ogni centimetro d’erba, ogni
singolo ramo del parco.
Alcuni ragazzini avevano formato due squadre e stavano dando vita ad un’accesa battaglia di palle di neve. Altri
avevano preferito un passatempo più tranquillo: il pupazzo che avevano
costruito era accessoriato di bottoni, carota per il naso, sciarpa e cappello.
Poco più in là un uomo trascinava sulla slitta un
bambino che doveva avere non più di quattro anni, tutto imbaccuccato,
e che non la smetteva di ridere e di incitare il genitore ad andare più forte.
Chissà come sarebbe stato fare una battaglia di neve
con i ragazzi Weasley e Harry… magari avevano anche delle slitte da utilizzare…
potevano scivolare giù dalla collina dietro
Smettila di
pensare a lui…
Scosse la testa e si allontanò sbuffando dalla finestra
avvicinandosi alla scrivania dove aveva ancora i regali che aveva preso per i
suoi amici: per Ginny aveva preso una bella borsa da portare a tracolla e che
si aggiustava magicamente se si rompeva. Ad Harry
aveva preso invece un nuovo kit per la sua Firebolt, dato che Grattastinchi
aveva avuto la brillante idea di romperglielo.
Infine c’era anche il regalo per Ron.
Aveva faticato molto per prepararlo: sulla
copertina rosso-scuro campeggiava con caratteri dorati la scritta “Una
partita da ricordare”. Hermione era riuscita a recuperare tutte le foto
scattate da Colin Canon durante la partita svolta al quinto anno da Ron e il
resto della squadra, quella partita che lei e Harry non avevano potuto vedere
perché costretti da Hagrid a raggiungere il “fratellino”.
Hermione sapeva che Ron considerava quella partita la
sua migliore prestazione; quale regalo migliore di un
bell’album con gli scatti delle azioni più belle della squadra… e specialmente
delle sue parate.
Si era immaginata la faccia contenta dell’amico, e lei sarebbe stata felicissima di poter ascoltare nuovamente la
cronaca della partita, aiutata dalle immagini in movimento delle foto… magari
seduti vicini… sul tappeto della Tana… davanti al fuoco del camino…
Sospirò.
Ormai sarebbe stato inutile continuare a fantasticare,
non dopo la litigata che avevano avuto il giorno prima
della partenza per
Il motivo? Il solito: Victor Krum.
Quella mattina le era arrivata una lettera da Victor
che le augurava un buon Natale. Niente di strano o compromettente; avevano già
chiarito che il loro rapporto non sarebbe mai andato oltre la semplice
amicizia.
Lo aveva capito lei, lo aveva capito
Victor, lo aveva capito Harry, lo aveva capito Ginny… ma lui no!
Ancora una volta (ed Hermione ormai aveva perso il
conto delle volte che era successo) Ron aveva cominciato a blaterare su di una
torbida relazione tra lei e Victor: come se si potesse avere una “relazione”
avendo il partner a chilometri di distanza e senza mai vederlo, per giunta.
Naturalmente i tentativi di farlo ragionare sono stati
vani, soprattutto considerando il fatto che, doveva
ammetterlo, entrambi non erano capaci di discutere da persone civili.
Così, dopo che lui aveva sbraitato ancora contro Victor
lei, con la voce che aumentava di volume, gli aveva detto per l’ennesima volta
che erano solo amici.
Allora lui, alzando ancora di più la voce, le diceva che era un’ingenua se pensava che Vicky volesse solo esserle amico, perché
un ragazzo della sua età voleva solo una cosa.
Allora lei, con la voce che avrebbe fatto crollare le
mura di Hogwarts, gli aveva ribadito di non essere
un’ingenua.
Lui che inveiva ancora contro lei
e Vicky… lei che ribadiva il fatto
che a lui non doveva interessare perché erano solo amici… lui che le diceva che voleva solo proteggerla perché non
era in grado di badare a se stessa… lei che lo mandava al diavolo… lui che
ricambiava… e lei che lo informava di non aspettarlo il mattino successivo
quando avrebbero usato la metropolvere per raggiungere
Per tutto il giorno aveva fatto in
modo di evitarlo, aiutato anche da Ginny che, l’aveva sentito quella
sera stessa, aveva sgridato Ron nella sala comune, davanti a tutti i Grifondoro
presenti, facendogli fare una bella figura.
Un rumore alla finestra la riscosse dai suoi pensieri;
attraverso le tende poteva vedere la figura di un
gufo. Era il gufo che aveva prenotato alla Posta Magica per poter inviare i
suoi regali a Harry e Ginny.
Prese i due pacchetti e i bigliettini d’auguri per i
suoi due amici e li attaccò alla zampa del gufo…poi
esitò: il suo sguardo si pose sull’album ancora in bella mostra sulla sua
scrivania.
Fu l’orgoglio a decidere per lei: diede una leggera spinta al gufo che ripartì con i due regali e richiuse la
finestra.
Non ti meriti il
mio regalo.
Prese l’album e lo richiuse in
uno dei cassetti alla sua destra.
Tanto neanche lui
mi avrà spedito il suo.
«Hermione» sentì chiamare la ragazza. «Vieni, è pronto»
«Arrivo mamma»
Si diresse alla porta della camera, lanciando solo un
ultimo sguardo al cassetto dove aveva chiuso il regalo di Ron… ed esibendo
un’espressione rabbiosa, ancora una volta guidata dall’orgoglio, uscì dalla
stanza.
Così impari,
Ronald Weasley.
*
Il Natale era ormai arrivato da un paio d’ore… ed
Hermione era ancora sveglia, che si rigirava tra le coperte del suo letto.
Aveva passato una serata piacevole: dopo la cena, lei e
i suoi genitori si erano divertiti a passare il tempo giocando a carte, fino
allo scoccare della mezzanotte quando aveva aperto i
regali.
E ora non riusciva a dormire,
pensando con rabbia che quello stupido
non le aveva inviato il suo regalo.
Nemmeno tu lo hai fatto le disse
una fastidiosissima voce nella sua testa.
Sospirò affranta.
Doveva immaginarselo che non avrebbe ricevuto niente da
lui… lo doveva sapere…
Ogni volta che litigavano dovevano passare giorni prima che uno dei due, la maggior parte delle volte
lui, facesse il primo passo per fare pace… se solo non fosse così cocciuto…
Perché… tu non lo sei? Di
nuovo quella vocetta.
Hermione sapeva che quella situazione sarebbe
continuata almeno fino a quando non si sarebbero
decisi ad essere sinceri. A volte, durante i litigi, le era venuto l’impulso di
confessargli i suoi sentimenti, ma era sempre riuscita a trattenersi…
Se poi non ricambia… se poi mi scoppia a
ridere in faccia… se poi decide di non parlarmi più… non voglio perderlo… se
lui non ricambiasse lo perderei anche come amico… non potrei sopportarlo…
Si rigirò nuovamente nel letto. Ormai era inutile pensarci… avrebbero fatto di nuovo la pace.
Sorrise, pensando che probabilmente sarebbero passate tutte le vacanze prima che si decidesse a farsi avanti e
chiedere scusa… ormai lo conosceva fin troppo bene…
TOC
TOC
Il rumore alla finestra la costrinse
a mettersi seduta… lo aveva sognato?
TOC
TOC
No, per niente… si alzò e scostò le tende.
«Leo» esclamò sorpresa Hermione. Aprì la finestra,
rabbrividendo per l’aria gelida che era entrata. Il piccolo gufo entrò nella
camera di Hermione, svolazzando un paio di volte e andando a posarsi sulla
scrivania. La ragazza notò che attaccato alla sua zampetta c’era un pacchetto
di forma rettangolare. Prese il biglietto attaccato al pacchetto… e spalancò
gli occhi, sorpresa:
Per Hermione
Non poteva sbagliarsi… quante volte aveva
corretto i compiti scritti con quella stessa calligrafia.
Rigirò il biglietto e lesse ancora:
So che sarai
ancora arrabbiata con me, ma spero che accetterai comunque
il mio regalo.
Buon Natale
Hermione.
Ron.
Senza perdere altro tempo prese il pacco e lo scartò, incurante
del verso d’indignazione di Leo, che non avendo ricevuto neanche un biscottino
come premio si diresse alla finestra ancora aperta ed uscì.
Hermione aprì la scatoletta rettangolare… e il fiato
gli si mozzò in gola quando vide il bellissimo ciondolo
d’argento che raffigurava la rosa dei venti.
Gli occhi cominciarono ad inumidirsi, per la gioia di
aver ricevuto un così bel regalo, e per il senso di colpa: lui le aveva mandato il suo regalo, nonostante avessero litigato, mentre
lei, a causa del suo orgoglio, aveva deciso di punirlo, non consegnandogli il
suo. Troppo tardi si accorse che Leo era già sparito
dalla stanza.
Cominciò a singhiozzare,
prendendosela con se stessa per non essere riuscita una volta tanto a non
sottostare al suo orgoglio… dannazione, perfino Ron era riuscito a
passarci sopra.
Poco dopo sentì nuovamente Leo rientrare nella sua
camera… e si sorprese nuovamente vedendo un altro bigliettino. Lo prese ed
aggrottò la fronte leggendo ad alta voce quelle parole:
«Vieni alla finestra?»
Fece come era scritto… e
spalancò nuovamente gli occhi dalla sorpresa.
«RON»
Ron se ne stava in piedi, con una mano in tasca,
l’altra che teneva la scopa, ed un sorriso imbarazzato sul viso.
«Ciao Hermione»
«Cosa ci fai qui?» gli chiese
ancora stupita la ragazza.
«Anch’io sono contento di
vederti» disse Ron con sarcasmo.
«No… cioè anch’io sono
contenta ma… sono le due di notte… come mai sei qui?»
«Bè… volevo parlarti» disse, grattandosi la nuca imbarazzato, «e non potevo aspettare. Cosa facciamo? Salgo io o scendi tu?»
Hermione si voltò un momento verso la propria camera,
pensando ai genitori che stavano dormendo nella camera a fianco… non era il
caso di farlo venire dentro.
«Dammi cinque minuti, arrivo»
La ragazza chiuse la finestra e si diresse all’armadio,
dal quale cominciò a tirare fuori tutto il necessario. Non potè
evitare ad un sorriso di nascere… era troppo felice… era
venuto fin lì, con questo freddo, per portarle il suo regalo.
Non riusciva a crederci.
Impiegò più dei cinque minuti pattuiti per presentarsi
davanti a lui, ma voleva essere perfetta… come se fosse ad un appuntamento.
Quanto vorrei che fosse così.
Quando furono faccia a faccia
l’imbarazzo li colse, facendogli cadere nella realtà: era la notte di Natale,
soli davanti alla casa di Hermione, nessuno in giro. Sentivano talmente tanto
le guance in fiamme che la neve attorno avrebbe potuto sciogliersi.
«Ciao»
«Ciao»
Ancora silenzio.
Hermione sentiva che doveva fare qualcosa… e senza
pensarci gli gettò le braccia al collo, stringendosi a lui.
Ron ricambiò non appena si fu ripreso dallo shock di
sentire la sua migliore amica stringersi a lui.
«Allora… non mi hai detto se il regalo ti è piaciuto»
le chiese Ron.
«E’ bellissimo» rispose Hermione staccandosi da lui.
«E’ lo stesso che abbiamo visto quando siamo andati
l’ultima volta a Hogsmeade?» Ron annuì: il ragazzo l’aveva osservata tutto il
tempo quel pomeriggio, per poter vedere se c’era qualcosa che attirasse
l’attenzione della ragazza. Decise di prendere quel ciondolo che aveva tenuto
incollata Hermione alla vetrina del negozio per più di quindici minuti.
«Scusami» disse in un sussurro che la ragazza sentì
chiaramente. «Mi dispiace essere così stupido. Non volevo dirti tutte quelle
cose, sai che non le penso veramente»
Hermione scosse la testa. «Non preoccuparti. Non fa
niente»
«Invece no» replicò deciso
Ron, sorprendendola. «Non è vero che non fa niente. Perché per colpa mia
litighiamo tutte le volte… e io odo litigare con te…
ci sto male… e tutto per colpa mia»
«Non è vero che è sempre colpa tua…»
«Andiamo Hermione… quand’è stata l’ultima volta che
abbiamo litigato per colpa tua?»
«Bè…» cominciò titubante Hermione, non essendo pronta
ad affrontare quel genere di argomento, «al Terzo anno
abbiamo litigato per via di Grattastinchi e…»
«E abbiamo scoperto che non
era vero. Quindi lo vedi? E’ sempre per colpa mia che
litighiamo. Ed ogni volta mi chiedo come potresti mai
volermi bene, Hermione?»
«Ma io ti voglio bene» affermò
decisa Hermione. TI AMO, RON.
«Come puoi volermi bene?»
«Per questo» disse ovvia Hermione guardandolo
dolcemente. Lui non capì.
«Ron… ti rendi conto che sei venuto fin qui volando, in
piena notte, con questo freddo, solo per portarmi il tuo regalo e chiedermi
scusa… dopo che io non ho spedito il tuo regalo» disse diventando rossa per
l’imbarazzo e per il senso di colpa.
«Non solo per questo» disse Ron dopo qualche attimo di
silenzio.
«Come?»
«Non sono venuto solo a portarti il mio regalo e a
chiederti scusa» continuò avvicinandosi e prendendole le mani. «Sono stanco
Hermione. Stanco dei nostri litigi, stanco di dovermi dare sempre dello
stupido, stanco di nascondermi ogni volta per paura delle conseguenze»
«Cosa vuoi dire?» chiese
Hermione. Quasi si spaventò vedendo lo sguardo serio e deciso dell’amico.
«Io ti amo, Hermione» buttò fuori Ron. «Lo so che tu
non provi lo stesso per me, ma io non potevo
continuare a nascondere quello che provo per te. Ogni volta che ti vedo mi
batte forte il cuore… quando stai leggendo… quando
stai studiando… quando mi sorridi… e si, anche quando ti arrabbi con me… io non
posso far altro che pensare a quanto tu sia bella…»
Hermione era completamente paralizzata. Nella sua mente
vorticavano le parole dette da Ron…
Ti amo… ti amo… ti amo… ti amo…
ti amo…
Non si era nemmeno accorta che Ron aveva fatto un passo
indietro, guardandola sconsolato.
«Lo sapevo… ancora una volta ho sbagliato… mi dispiace…
dimentica tutto Hermione…» Ron le aveva dato le spalle
pronto a salire sulla sua scopa e tornarsene alla Tana, col cuore spezzato…
quando si sentì abbracciare da dietro.
«Non te ne andare» disse
debolmente Hermione. La ragazza si era ripresa giusto in tempo per non farlo
andare via.
«Hermione… ho capito… non devi spiegarmi niente… spero
solo che vorrai restare mia amica…»
«No» rispose lei, facendo spaventare non poco Ron, «non
posso rimanere amica del ragazzo che amo quando ho
finalmente scoperto che anche lui mi ama»
«Cosa?» chiese Ron voltandosi
verso di lei.
«Ti amo anch’io, sciocco»
Hermione si avvicinò di più a Ron, poggiando le sue
labbra su quelle del ragazzo. Ron, come al solito,
impiegò qualche attimo di più a capire cosa stava succedendo e a ricambiare. La
strinse a sé, portando le mani sui suoi fianchi, mentre Hermione risaliva con
le mani le braccia di Ron fino ad arrivare alla nuca, dove prese a torturare i
capelli del ragazzo.
Si staccarono solo quando la
necessità d’aria si fece impellente.
«Aspetta qui» disse dopo un po’ Hermione.
«Cosa c’è?»
«Il tuo regalo. E’ di sopra. Aspettami che lo vado a
prendere»
«Non è necessario…»
«No,no. Vedrai ti piacerà. E’
molto bello e…»
«Hermione?»
«Cosa?»
Ron l’attirò ancora a sé. «Sei tu il mio regalo più
bello»
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D’accordo…
se non sbaglio le uova e i pomodori vi sono stati consegnati all’ingresso. Vi do io stesso il permesso di lanciarmele
(come se ci servisse il tuo permesso, NdVoi… era solo
per dire, NdIo)
Lo so che sono in
ritardo di quattro mesi per una storiella natalizia, ma mi è venuta in mente
solo ora… e prima avevo un’altra storia da finire (chi ha apprezzato Ritornare
a vivere può capire)
E parlando proprio a
questi apprezzatori, cioè a
coloro che apprezzano (lo so che il termine fa schifo), qualcuno può pensare:
Ma non devi utilizzare il tuo tempo per fare un seguito?
Avete ragione… infatti sto mettendo su carta le tracce principali del
seguito… sto dando il meglio di me, grazie anche alle vostre minacc… ehm, volevo dire, ai vostri incoraggiamenti.
Non so ancora quando posterò il tutto, voglio prima avere bene in
mente come deve andare la storia, così da non far passare troppo tempo tra un postaggio e l’altro.
Quindi… ora vi lascio… tornate pure a fare quello
che facevate prima di leggere quello che avete letto.
Se poi proprio volete
lasciarmi anche un commentino… anche piccolo piccolo… giusto per farmi contento… lo apprezzerei
molto.
CIAO A TUTTI!