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Autore: Nimel17    22/10/2012    6 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Belle sorrise a Rumpelstiltskin, che la spiava mentre fingeva di leggere il Daily Mirror. Gli passò una tazza di the e lui la cioccolata calda. Era un rituale che ripetevano da ventotto anni, senza sapere che in realtà lo facevano anche nel loro vecchio mondo. Suo marito beveva senza smettere di osservarla, gli occhi castani pieni di scintille dorate di malizia e un sorrisetto che non tentava nemmeno di trattenere per educazione. Lei arrossì senza accorgersene.
“Tutto bene, dearie?”
“Benissimo.”
“Sei molto rossa. Hai caldo?”
“Sarà stata la cioccolata.”
Prima che potesse bersagliarla senza tregua con il suo sarcasmo, gli infilò in bocca un pezzo di brioche e si alzò per prendere della marmellata.
“Cosa dice il giornale oggi? Le solite cose o qualcosa di nuovo?”
“C’è un bell’articolo sulla nostra Salvatrice. Sembra che, mentre stava tornando a Boston, abbia avuto un incidente stradale e abbia distrutto il cartello di benvenuto.”
“Dio mio, si è fatta male?”
“No, qui dice che non ci sono state ripercussioni fisiche. È decisamente tutta suo padre.”
“Perché? Che cos’ha fatto Charming?”
“Ad esempio, quando Biancaneve stava per uccidere la regina, lui si è messo davanti a lei prendendosi la freccia sulla spalla, invece di tagliarla con la sua spada o al massimo farla deviare spingendo via la sua principessa.”
“È stato molto… eroico.”
“Stupido.”
“Coraggioso.”
“Scervellato.”
“Va bene, va bene, hai ragione, Emma Swan combina guai come James. C’è altro?”
“No. Adesso vado in negozio, tornerò verso l’ora di pranzo.”
“Ma tu di solito, se pranzi, lo fai in mentre lavori.”
“Cambio di routine. O hai impegni?”
“No, naturalmente no. Stamattina devo fare solo qualche commissione. Hai preferenze? Vuoi che ti prepari una crostata?”
Rumpelstiltskin la prese tra le braccia e le baciò la punta del naso.
“Amore mio, lo sai cos’è successo l’ultima volta che ci hai provato. Sai anche che non amo i dolci.”
“E se prendessi dei muffin da Granny’s?”
“Potrei accettare.”
“Traditore.”
Gli aggiustò il nodo della cravatta, chiedendosi cos’avrebbero pensato gli abitanti di Storybrooke del perfetto e chic signor Gold se avessero visto i risultati dell’annodamento di cravatte, papillon e farfallini lasciato alle sue mani, che pure erano così abili in tutte gli altri ambiti d’abbigliamento.
Non riuscì a restare irritata con lui per più di due secondi, visto che Rumpelstiltskin le aveva dato un bacio sull’incavo del collo. In un mondo o nell’altro, sapeva rigirarsela come voleva.
“Ci vediamo dopo, dearie.”
Se c’era una cosa che apprezzava della sua nuova vita, erano gli elettrodomestici. Mentre prima passava ore e ore strofinando pavimenti, raccogliendo la polvere a fatica, ora in meno di un’ora aveva finito, grazie all’aspirapolvere e ai nuovi prodotti fatti di cera d’ape, lasciandola libera di dedicarsi alla sua attività preferita: la lettura.
Durante quei ventotto anni, Isabeau leggeva di tanto in tanto, solamente saggi o libri storici. Belle provò invece per la prima volta la gioia di imbattersi in un giallo di Agatha Christie. Ricordava di averlo ricevuto in regalo da Mary Margaret e di averlo accettato per non offenderla, ma ora si ritrovò a divorare le pagine del romanzo, scoprendo che la trama era molto simile agli intrighi di palazzo.  Quando il padre della protagonista morì per salvare la figlia, le lacrime iniziarono a scorrerle inconsciamente sul viso. A Storybrooke, non c’era traccia di quel genitore che avrebbe sacrificato la salvezza del regno pur di non renderla prigioniera del Signore Oscuro. Quell’uomo era sostituito da un uomo profondamente rispettabile, ossessionato dall’apparenza, tanto da liberarsi senza pensarci due volte di una figlia diagnosticata nevrotica, da non andarla mai a trovare in ospedale, da ripudiarla una volta dimessa dal manicomio.
Che cosa gli aveva fatto Regina?
La sua mente richiamò l’immagine della donna come l’aveva vista per la prima volta, al castello di Rumpelstiltskin: lunghi capelli neri, un abito di velluto nero che lasciava scoperti sul davanti i pantaloni e gli stivali da cavallerizza, gli occhi scuri e freddi come opali ombreggiati da folte ciglia e le labbra color prugna atteggiate ad un sorriso di circostanza. Suo marito l’aveva subito protetta, mettendosi davanti a lei e trattando lui con la regina, per poi stringerla forte tra le braccia e raccomandandole di non rivolgerle mai la parola quando l’ospite se n’era andata.
Ora Regina Mills aveva i capelli più corti e un abbigliamento più convenzionale, dopo averla fatta internare non l’aveva mai avvicinata personalmente se non pochissime volte e l’aveva sempre guardata dall’alto al basso. La cosa strana era che non riusciva a rammentare quando aveva adottato Henry. Stando a quanto le aveva detto Rumpelstiltskin, era stato lui a procurarglielo ed era stato proprio il bambino a far tornare Emma a Storybrooke. Nessuno sapeva chi ne fosse il padre.
Mordendosi il labbro, si portò una mano sul ventre. Isabeau e Robert Gold non avevano mai sentito il bisogno di avere figli, ma Belle ne voleva almeno uno. Una bambina, in modo da bilanciare i sessi quando avrebbero ritrovato Baelfire. Questo la preoccupava molto: e se non fosse piaciuta al figlio di Rumpelstiltskin? Cosa sarebbe successo? E se le cose si fossero messe ad un punto tale da trovarsi di fronte alla scelta di tenere suo marito separato da Bae, o andarsene lei per lasciarli finalmente uniti?
Si passò la mano sugli occhi per scacciare quei pensieri paranoici e respirò due volte, profondamente. Prima dovevano trovare il ragazzo. Mise da parte il libro e si alzò, trovando improvvisamente indispensabile una boccata d’aria. Quando si trovò davanti al suo guardaroba, roteò gli occhi. Rumpelstiltskin aveva sempre insistito nel vestirla come una bambola, con abiti di seta e gioielli preziosi. Si sentì stringere il cuore al pensiero che in tutti quegli anni era vissuta praticamente come una reclusa, impaurita dagli sguardi scrutatori e pieni di giudizi su di lei.
Ma ora non era più la timida Isabeau, era Belle, la principessa di Avonlea.
Fa’ la cosa coraggiosa e il coraggio seguirà.
Si mise un paio di pantaloni neri e una camicetta blu vivace, legandosi i capelli dietro alla nuca con un nastro intonato, appena un po’ di matita agli occhi e indossò la collana che Rumpelstiltskin le aveva regalato per il loro primo anniversario: un medaglione antico, d’oro, con una rosa in rilievo circondata da foglie rampicanti. Prese con sé una giacca, nel caso la temperatura diminuisse di colpo, alzò la testa e uscì. Per la strada non c’era nessuno, quindi lei immaginò che fossero tutti al diner a prendersi il caffè di metà mattina. Entrò nel negozio del signor Clark e prese un po’ di verdure e carne per fare lo stufato, della frutta e una bottiglia di cabernet. Iniziò a canticchiare una melodia della sua infanzia, di buon umore. Era decisamente contenta di essersi risvegliata. Sorrise al signor Clark e uscì, reggendo il sacchetto tra le braccia come un neonato.
Mentre stava dirigendosi da Granny’s si scontrò con una donna dai lunghi capelli biondi che stava ferma di fianco ad un maggiolino giallo e qualche arancia scivolò fuori dalla borsa della spesa, rotolando per qualche centimetro sull’asfalto. La sconosciuta sussultò e gliele raccolse.
“Scusa, non dovevo stare così come un allocco intralciando la circolazione.”
Le porse le tre arance e Belle le rimise nel sacchetto, indecisa se buttarle una volta arrivata a casa.
“Sei Emma Swan, vero? Henry ha i tuoi stessi occhi.”
“A quanto pare, mi conosce tutta Storybrooke in meno di un giorno.”
Lei chinò lo sguardo, vergognandosi d’esser stata così invadente, ma Emma si passò una mano tra i capelli e alzò l’altra davanti a sé.
“Mi dispiace, è che ho avuto una pessima nottata.”
Belle le rivolse un sorriso luminoso, che le accese gli occhi blu come se avesse premuto un interruttore.
“Sto andando al diner a prendere un paio di muffin. Vuoi venire con me? Ammetto d’essere piuttosto curiosa sul primo forestiero di Storybrooke da… oh, beh, Dio solo sa quanto.”
“Volentieri, devo prendere un caffè o morirò d’emicrania.”
Si era levata una brezza insolitamente fredda e Belle rabbrividì. Era sempre stata freddolosa, ma non sapeva dove appoggiare la spesa per mettersi la giacca senza disturbare la Salvatrice, che sembrava piuttosto presa nei suoi pensieri.
“Hai già conosciuto qualcuno?”
“Ho avuto il piacere di conoscere la signora Lucas, sua nipote Ruby, un certo Archie con un dalmata, e persino la signora Mills.”
La voce grondava pesante sarcasmo nel pronunciare l’ultimo nome.
“E anche uno strano tizio. Molto inquietante, mentre prendevo una stanza al Bed and Breakfast.”
Lei nascose un sorriso, voltandosi dall’altra parte. Aveva una mezza idea sull’identità dell’uomo.
Emma aprì la porta del diner e subito Ruby la gratificò con un largo sorriso.
“La nostra nuova celebrità! Cosa posso servirti, Emma?”
Poi la ragazza si accorse di Belle e s’irrigidì. Ora il brusio del locale era cessato del tutto e molti occhi, chi più e chi meno direttamente, erano fissi su Isabeau Gold. Anche la sua nuova conoscenza si voltò, stupita da quell’accoglienza.
Belle strinse la presa sul sacchetto e rabbrividì impercettibilmente un’altra volta, ma non per la bassa temperatura. Coraggiosamente, alzò il mento e si diresse al bancone.
“Due muffin ai mirtilli da portare via per favore, Ruby.”
Sorrise dolcemente, anche se non si sentiva in vena. Cosa stavano pensando tutti in quel momento? Ecco la pazza della città. Chissà se si metterà a calpestare la spesa e a ballare sui tavoli davanti a tutti. O magari gli occhi inizieranno a roteare e lei inizierà a profetizzare qualche follia.
Fu la signora Lucas a servirla, evitando il contatto con le sue mani. Lei sentì la familiare stretta allo stomaco, come se qualcuno le avesse dato un pugno.
“Grazie mille.”
Riuscì a elargire un ultimo sorriso e se ne andò, lottando con se stessa per non mettersi a correre. Una volta fuori, iniziò a camminare sempre più velocemente, i suoi tacchi risuonavano come se fossero sul vetro, ossessionandola.
“Ehi, aspetta!”
Emma la stava raggiungendo, avvantaggiata dalle ampie falcate e dalle Convers.
“Cosa diamine è successo lì dentro?”
Belle esitò.
“Ti va di fare un po’ di strada con me? Abito a qualche isolato di distanza.”
Le due si mossero, camminando lentamente.
“Mi chiamo Isabeau. Non sono esattamente la mascotte del paese.”
“Me ne sono accorta. Cos’è successo?”
Lei deglutì.
“Sono stata sei anni in manicomio.”
Vedendo l’espressione colpita sul viso di Emma, le venne da piangere e gli occhi le si inumidirono.
“Non sono pazza. Non lo sono mai stata. Avevo solo frequenti blackout, che riuscivo a tenere sotto controllo. Probabilmente derivavano dallo stress, visto che studiavo al liceo, lavoravo part time al negozio di mio padre e i weekend facevo un altro lavoro, ma la signora Mills ha iniziato a mettere in giro voci che assumevo antidepressivi, che scrivevo e parlavo di altri mondi. Una cosa tira l’altra e un giorno lei e mio padre mi hanno fatta internare, sostenendo che era per il mio bene.”
Una lacrima le era scesa, bagnando il sacchetto della spesa.
“Quanti anni avevi?”
“Sedici. Ne avevo ventidue quando sono uscita. Adesso ne ho ventisette.”
“Erano false le accuse del sindaco?”
“Non ho mai assunto farmaci di nessun genere, e per quanto riguarda ai cosiddetti deliri… ha sfalsato e ingigantito una cosa stupida.”
“Cioè?”
“Un libro che volevo scrivere. Un libro di fantasia.”
Guardò Emma, sorpresa.
“Avevo rimosso questo particolare. Comunque, da allora non sono più riuscita a leggere un fantasy.”
“E perché Regina Mills avrebbe voluto rinchiuderti?”
Belle si strinse le spalle.
“Non le avevo mai fatto niente. Ma… suppongo che rappresentassi una pedina nelle sue mani. Le servivo fuori dai piedi.”
La Salvatrice le posò una mano sulla spalla.
“So che sei sincera. Ho una specie di superpotere, come direbbe Henry, che mi fa capire quando qualcuno mente.”
Arrivarono davanti alla sua casa, e Belle iniziò ad armeggiare con una mano sola nella borsa per trovare le chiavi.
“Lascia, ti tengo la spesa.”
Lei la ringraziò con un sorriso e aprì.
“Puoi entrare un attimo, se vuoi. Devo preparare il pranzo, ma mio marito non arriverà che tra un paio d’ore.”
“Solo per appoggiare questa roba. Devo andare da Henry e portarlo al molo.”
“Naturalmente.”
Emma la guardava, incuriosita.
“Hai detto che sei sposata?”
“Sì, da quattro anni.”
Tecnicamente, più di venti stando alla maledizione, ma non importava.
“Con chi? L’ho già incontrato?”
Belle scoppiò a ridere, coprendosi le fossette con la mano, e annuì.
“Era quel simpatico uomo col cane?”
Lei scosse la testa. L’altra inarcò le sopracciglia e spalancò la bocca.
Lui? Oddio, scusa, non volevo dire che era inquietante…”
“Oh, non preoccuparti. Lo è. Glielo dico sempre che non deve spaventare la gente, ma è più forte di lui.”
Gli occhi le brillavano e un piccolo, nuovo sorrisetto le aleggiava sulle labbra.
“Quindi, ti chiami Isabeau Gold?”
“Esatto. La mia seconda colpa, dopo la pazzia.”
“Ho inteso che tuo marito non è molto idolatrato.”
“Per niente.”
Sospirò e si sedette sulla sedia, sciogliendosi i capelli per rifare il nodo.
“Devi avere una vita complicata.”
“Nemmeno molto. Lui mi tiene protetta come sotto una campana di vetro.”
Arricciò il naso.
“Non ti fa piacere?”
“So che lo fa per me, ma preferisco affrontare le cose che schivarle.”
Rendendosi conto che erano già passati venti minuti dal suo ritorno, scattò in piedi.
“Dio mio, è tardi! Dovevo iniziare secoli fa e tu devi andare da tuo figlio. Scusa per averti trattenuto con le mie lamentele.”
“Non ti preoccupare, mi ha fatto piacere conoscerti.”
Belle si chiese se fosse sincera. Era sempre stata fiduciosa nei confronti del prossimo, ma c’era una voce nella sua testa che assomigliava terribilmente a quella di Rumpelstiltskin che la spingeva a cercare le motivazioni delle persone nelle loro parole. Iniziò a sbucciare meccanicamente le arance, separando gli spicchi. Non c’erano agrumi rossi, e se ne dispiacque visto che erano quelli che preferiva.
Fece in modo di tenersi occupata per le due ore seguenti, ponendo le fettine d’arancia attorno al pollo. Si era accesa la radio e stava cantando a tutto volume, incantata dal ritmo delle canzoni moderne. Quindi, quando sentì delle mani attorno alla vita, sobbalzò e si girò. Il viso di Rumpelstiltskin era molto vicino al suo, sorridendo come un lupo affamato. Lei gli prese il viso tra le mani e lo baciò, mentre lui l’abbracciava stretta, arricciandosi i suoi capelli tra le dita.
“Hai avuto una buona mattina?”
“Ora sì.”
Rumpelstiltskin tornò serio. Le sue dita ripercorsero la traccia lasciata dalle sue lacrime di poco prima.
“Cos’è successo, Belle?”
Lei scosse la testa. Non voleva risvegliare il Signore Oscuro che era dentro di lui.
“Non te ne preoccupare. Non è successo niente, davvero.”
Lui serrò le labbra.
“Non permetto che qualcuno ti faccia piangere.”
Belle chinò la testa e intrecciò le dita delle mani.
“La mia reputazione a Storybrooke non è eccelsa, per via… lo sai di cosa.”
Gli occhi di Rumpelstiltskin sprigionavano piccoli lampi e le mani che stringevano il bastone erano sbiancate.
“Forse dovrei semplicemente alzare l’affitto.”
“Così peggioreresti le cose. Tocca a me, Belle, dimostrare che non sono Isabeau.”
Lui annuì, abbassando le spalle.
“Vedo che hai fatto un pranzo da chef. È buono come sembra?”
“Dimmelo te.”
 
 
Quella sera, Belle si stava asciugando i capelli e stava aspettando Rumpelstiltskin. Dovevano stabilire una strategia da attuare contro Regina. Gli aveva detto di aver conosciuto Emma, ma lui non era sembrato molto entusiasta.  Preferiva che lei ne stesse fuori, per non diventare un bersaglio ancora più grande per Sua Maestà. Ma Belle si sentiva pronta. Sorridendo, scelse una sottoveste di raso color panna, aperto sulla schiena, ricamato con perline sul davanti e molto trasparente. La coprì con una vestaglia e aspettò a letto, leggendo un altro giallo della Christie. Di tanto in tanto, tendeva l’orecchio per sentire il rumore della sua Cadillac, ma non sentiva mai niente.
Quando la porta della sua camera si aprì, lei mise istintivamente la mano sotto il cuscino per prendere il suo pugnale, ma si bloccò a mezz’aria quando Rumpelstiltskin entrò, appoggiando il bastone vicino alla porta.
“Sei impazzito! Volevi farmi prendere un infarto?”
“Ti assicuro che è l’ultimo dei miei desideri, dearie.”
“Come mai non ho sentito la macchina?”
“Perché ero a piedi, mi sembra evidente.”
Belle si alzò, preoccupata.
“Non ti fa bene al ginocchio.”
“Potrei avere bisogno di un massaggio, più tardi.”
Lei gli rispose con un sorriso sornione.
“Dove sei stato?”
“A spaventare un po’ Regina. Sta iniziando a chiedersi se ricordo qualcosa oppure no.”
“Non è una cosa prudente, Rumpelstiltskin.”
“Le cose devono cambiare. Questo è solo l’inizio, dearie. Adesso devo andare a indagare un po’ sulla Salvatrice, in modo da vedere dove Regina potrebbe colpire.”
Belle abbassò gli angoli della bocca, levandosi la vestaglia.
“E io che speravo di averti un po’ qui per me.”
Come aveva previsto, Rumpelstiltskin era rimasto… fulminato, era il termine che si avvicinava di più.
“Niente che non possa rimandare, dearie.”
Per un uomo con un ginocchio malandato, Rumpelstiltskin era maledettamente veloce a raggiungere il letto e a sdraiarsi su di lei.


Angolo dell’autrice:scioccata dalla puntata “The crocodile” ho avuto bisogno di una dose extra di Rumbelle, quindi questo capitolo potrà sembrare un po’ zuccheroso. Chiedo perdono, ma era necessario per la mia salute mentale. Sono contenta che la mia storia sia così seguita e ringrazio anche coloro che l’hanno recensita o posta tra le preferite o anche solo letta. Alla prossima!
  
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