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Autore: Fabio93    23/10/2012    5 recensioni
Lance è uno degli abitanti di un mondo in rovina, dove l'umanità sopravvive in squallide città perse nel deserto, in perenne fuga dalla Frattura, il misterioso male che divora pian piano la realtà. Lance è un uomo senza radici, senza scopo, ma, dal suo passato, un'ombra misteriosa si allunga per afferrarlo e dare un nuovo futuro al mondo.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 4: Annie?

 

Le “Dita del Diavolo” erano proprio davanti a loro, esili e contorte colonne di pietra rossa che si protendevano come a voler afferrare il cielo.

Il panorama, i primi giorni di viaggio, era stato una distesa regolare di terra arida e dura, sovrastata da un cielo talmente ampio da far spavento; solo ora apparivano delle variazioni e, in lontananza, si poteva scorgere il profilo scuro delle montagne.

Solo che non erano le Montagne Rosse.

Il percorso che stavano seguendo non era quello di cui Will aveva parlato alla locanda e le Dita del Diavolo toglievano ogni dubbio sulla loro direzione.

-Non stiamo andando alle Montagne Rosse- fece Lance.

L'aveva intuito da tempo, seguendo il corso del sole: sarebbero dovuti andare a Nord, ma stavano invece andando ad Est.

Quando, la stessa notte in cui aveva assassinato Harlaw, aveva deciso di seguire Will, gli aveva puntato una pistola alla tempia e gli aveva chiesto chiaramente cosa volesse da lui.

Una vecchia conoscenza ti sta cercando” era stata la risposta, tutt'altro che chiara.

Lance non aveva “vecchie conoscenze”.

Vive.

Avrebbe potuto semplicemente sparare in testa al ragazzo e rubargli cavalli e quant'altro, ma poi aveva deciso di correre il rischio: Will sembrava sicuro di sé ed il suo atteggiamento aveva fatto germogliare in Lance il seme del dubbio.

Doveva scoprire cosa nascondesse, Montagne Rosse o meno, così all'inizio non aveva detto nulla, sebbene ad Est non ci fosse niente di buono per lui, ma Will doveva avere un motivo maledettamente valido per passare per le Dita.

-No, in effetti- rispose semplicemente il ragazzo, che cavalcava davanti a lui -La cosa ti preoccupa, pistolero?-

Lance non era nuovo a quelle provocazioni: il ragazzo sembrava non temerlo minimamente, anzi, sembrava non essere spaventato da nulla.

Anche quando erano stati accerchiati da un gruppo di banditi armati di lance non aveva battuto ciglio.

Il pistolero spronò il cavallo e gli si portò al fianco.

-Non mi frega niente se andiamo a Nord o a Est, ma questo tuo fare il misterioso comincia a darmi sui nervi- spiegò -Mi hai chiesto di seguirti alle Montagne Rosse, va bene, dico io, ma quelle montagne laggiù non sono affatto rosse, ragazzo. Penso dovresti dirmi la verità, ora.-

Will lo fissò con quei suoi occhi neri privi di timore, soppesandolo.

-Andiamo alle Montagne di Lys-

-Le montagne hanno un qualche fascino, per te, Will?-

-No, ma sono un ottimo posto dove stare, se nelle città non si è i benvenuti-

-Io nelle città mi trovo benissimo...-

-Non l'uomo da cui ti sto portando-

Lance studiò il volto del ragazzo con attenzione.

C'erano troppi sottintesi nelle sue parole; non avendo un posto preciso dove andare poteva seguirlo e vedere cosa sarebbe successo...ma decise che se l'odore di bruciato si fosse fatto troppo intenso l'avrebbe liquidato e se ne sarebbe andato per i fatti propri.

-E chi sarebbe?-

Qualche secondo di pausa.

Le Dita ormai incombevano su di loro, gettandogli addosso le loro ombre contorte.

-Non posso dirtelo, pistolero-

-Potrei farti parlare-

-No, non potresti-

Lo sguardo di Will diceva che lui non aveva dubbi a riguardo.

-Ma puoi tornare indietro, se l'Est ti spaventa tanto- lo schernì subito dopo.

-L'Est non mi fa né caldo né freddo. Non c'è nulla di cui aver paura, anzi, non c'è nulla e basta...-

-Meglio così. Temevo che, dicendoti che eravamo diretti ad Est, te la saresti data a gambe-

Il pistolero decise che avrebbe ucciso il ragazzo, presto o tardi, ma lo avrebbe fatto.

Prima però voleva capire perchè ci tenesse tanto ad andare ad Est.

Ad Est il mondo era finito, inghiottito dall'espansione della Frattura, che aveva tramutato il resto nella distesa arida e priva di vita che ora stavano percorrendo.

Per un attimo, Lance vide il buio, vide il sole oscurarsi, inghiottito dalle tenebre, vide un'ombra piangere e chiamare il suo nome.

Poi chiuse gli occhi e strinse le palpebre con forza, fino a scacciare quelle immagini: esse appartenevano ad un altro uomo, non a lui, non a Lance il pistolero.

Un giorno, la Frattura si sarebbe espansa, inghiottendo tutto, ma fino ad allora lui non aveva niente a che fare con quegli avvenimenti, o con quel buio.

Il sole stava ormai tramontando quando raggiunsero le Dita, preceduti dalle loro ombre, sempre più lunghe, sempre più sottili.

Muoversi fra le Dita del Diavolo era come muoversi attraverso una foresta pietrificata, immobile, silenziosa, plasmata da una forza vitale che ormai l'aveva abbandonata.

Doveva esserci una falda acquifera, in profondità, perchè lì il terreno era meno aspro e in certi punti crescevano degli arbusti, seppur contorti e spinosi.

Lance credette anche di vedere un paio di topi ripararsi fra le rocce al loro passaggio.

Un luogo quasi ospitale, in confronto al deserto vero e proprio, eppure la gente in genere lo evitava.

Si diceva che strane creature vi avessero trovato rifugio.

Demoni era la parola giusta.

Da quando il mondo si era fratturato, l'ordine naturale delle cose non era più stato lo stesso:grandi pianure fertili erano inaridite, e creature inconcepibili avevano fatto il loro ingresso sulla terra.

I morti-viventi erano solo un banale esempio: dopotutto erano solo delle persone un po' più fetide del normale.

Ben di peggio si aggirava in posti sperduti come le Dita.

Tuttavia, Lance non voleva certo mostrarsi intimidito davanti al ragazzo, e poi aveva le sue pistole: un po' di piombo avrebbe esorcizzato qualsiasi demone avesse cercato di aggredirli.

Legarono i cavalli ad un albero rinsecchito e diedero loro della pastoia; non ne era rimasta molta, e senza erba da brucare le povere creature non avrebbero resistito ancora per molto.

Il cavallo di Lance aveva uno sguardo talmente triste da fargli provar pena a cavalcarlo.

-Possiamo accendere un fuoco, con tutti questi arbusti- fece Will, osservando i cespugli che crescevano tutt'attorno.

-Sarebbe bello avere qualcosa da arrostirci sopra, carne secca e frittelle di mais cominciano ad essere monotone- ribattè Lance, sedendosi su un masso pieno di polvere.

Il sole morente sanguinava sulle rocce, tingendole di rosso scuro, abbeverando con la sua luce le ombre distorte che crescevano ai loro piedi.

Lance colse un movimento, fra i cespugli; si girò e vide la sua cena: una lepre magra e priva di un orecchio lo fissava con apprensione da qualche metro di distanza.

-L'hai vista?- chiese al compagno.

L'animale rimase immobile ad osservarli.

Will seguì lo sguardo del pistolero e poi lo riportò su di lui.

-Oh sì- fece.

Altro che demoni, quel posto era abitato da spiriti benigni!

Lance mosse la mano per estrarre la pistola, ma l'animale svanì in fretta com'era apparso.

-Cazzo- si alzò in piedi -Vedo se riesco a trovarla. Tu prepara il fuoco, e vedi se per caso c'è una birreria, da queste parti. Lo sa Dio quanto mi piacerebbe un buon boccale...-

S'inoltrò, pistola in pugno, fra le Dita del Diavolo, scrutando con attenzione il paesaggio, in cerca della preda.

Doveva colpirla con precisione, o sarebbe rimasto ben poco da mettere sotto i denti, ma quello, per lui, non era un problema: avrebbe preso la lepre dritta in mezzo agli occhi, se solo si fosse fatta vedere.

Per un po', tuttavia, non ci fu nulla da vedere, solo ombre e sassi.

Le Dita incombevano su di lui, come guardie minacciose e rosse di sangue.

Un paesaggio da brividi, nemmeno in pieno deserto si era sentito così solo e vulnerabile.

Strinse la presa sulla sua arma e si passò la lingua sulle labbra screpolate.

Si accorse di sudare, e non per il caldo: non voleva ammetterlo, ma quel posto gli gelava il sangue.

Ok. Adesso torno indietro e gli dico che la lepre deve aver trovato quella famosa birreria e ci si è infilata di corsa. Se si lamenta magari ci metto lui, sul fuoco...”

Poi però la lepre sgusciò fuori da un cespuglio e lui, senza nemmeno accorgersene, spianò la pistola.

Seguì l'animale per qualche istante, ma, prima che potesse far fuoco, esso scomparve dietro ad una roccia poco distante.

Era la sua ultima possibilità di fare una cena decente.

Scattò verso la roccia e la aggirò, l'animale era proprio davanti a lui, ma ancora una volta trovò riparo dietro una delle Dita.

Il pistolero la inseguì, fiutandone quasi l'aroma della carne cotta, leggermente al sangue; girò l'angolo...e si ritrovò davanti ad un enorme buco nel terreno.

Era una specie di caverna che scendeva obliqua nelle viscere della terra; il pavimento, però, anziché essere di terra o di roccia era di sabbia fine.

Lance scivolò sulla sabbia verso l'imboccatura della grotta, faticando a mantenere l'equilibrio.

Che posto era mai quello? Forse un pozzo scavato dall'acqua in tempi remoti: avrebbe spiegato la presenza di sabbia.

Eppure l'idea non lo convinceva troppo.

Si ritrovò a fissare l'imboccatura della caverna, in cui regnava un buio pesto ed impenetrabile.

Chissà quanto scendeva in profondità quel buco.

Che la lepre ci fosse finita dentro?

Gli venne in mente di come certi ragni scavassero tane simili nel terreno, in attesa che la preda ci passasse vicino.

Il pensiero non gli piacque affatto.

Al diavolo la lepre: le frittelle di mais non erano così male, dopotutto.

Si girò e fece per uscire dall'imboccatura del tunnel, ma il terreno sabbioso cedette, trascinandolo giù di un metro buono.

-Maledizione!- inveì.

Dietro di lui, il buio sembrava osservarlo, attendendo il momento propizio per balzargli alle spalle.

-Will!- chiamò -Will, mi senti?-

Nessuna risposta.

Il sole, pian piano, stava svanendo dietro l'orizzonte, lasciando spazio alle tenebre.

-WILL!- gridò, a pieni polmoni.

Non gradì affatto la nota isterica che aveva assunto la sua voce.

-Annie?-

Il pistolero si congelò sul posto.

L'aveva sentito davvero?

-Annie?-

La voce, flebile e colma di tristezza, veniva dalla grotta.

E da dove, sennò?

La sabbia cedette nuovamente e Lance si ritrovò praticamente a ridosso delle tenebre del pozzo.

Ancora qualche passo e ci sarebbe finito dentro.

-C-chi sei?- domandò, cercando di non perdere il controllo di sé.

Era sceso ormai di un paio di metri dal livello del terreno e non aveva idea di come risalire quella dannata parete sabbiosa.

E Will dove diavolo si era cacciato?

-Annie?- chiamò ancora la voce.

Sembrava appartenere ad un ragazzo ed era triste, disperata.

-Ragazzo, sei lì dentro?-

Per un po' non ci fu risposta.

-No- disse poi con asprezza -Tu non sei la mia Annie-

Fu solo allora che Lance si accorse che il buio stava strisciando fuori dalla tana, avvolgendone le pareti con mille tentacoli fluidi.

Rimase paralizzato dall'orrore; non riusciva a muoversi, non riusciva a pensare.

Riusciva solo a fissare quell'oscurità profonda, senza fine.

Sapeva di dover fare qualcosa, perciò fece l'unica cosa che sapeva fare bene.

Fece fuoco.

Con la naturalezza di un riflesso, il suo dito premette il grilletto, sparando tutti i colpi, a raffica.

Il botti rimbombarono per la caverna e gli spari illuminarono occhi, denti e artigli in agguato nell'ombra.

Non appena una pistola fu scarica, Lance estrasse l'altra e sparò senza esitare.

Il buio scivolò indietro di qualche metro, con un lamento orribile, come un coro di mille anime straziate.

Libero dalla morsa della paura, Lance si girò, rinfoderò le pistole e si diede alla fuga.

Ma la sabbia non voleva lasciarlo andare.

Inciampò quasi subito e allora si aggrappò al terreno con le mani, proseguendo le sua fuga forsennata a quattro zampe, sbuffando e gemendo a denti stretti.

Eppure avanzava troppo lentamente.

Ogni metro guadagnato era una fatica titanica; ancora poco e le forze gli sarebbero mancate ed allora avrebbe ripreso a scivolare verso il basso, giù, sempre più giù in quel pozzo senza fondo.

Il lamento del demone in agguato continuava a crescere d'intensità: c'erano voci piangenti, urlanti, che chiedevano pietà o che bestemmiavano.

Ma sopra di tutte c'era la voce del ragazzo che cercava Annie, ma che presto avrebbe invece afferrato Lance per uno stivale.

Il prossimo malcapitato avrebbe sentito anche la voce del pistolero gridare nelle tenebre.

Poi qualcosa lo colpì in faccia.

Una corda.

Lance vi si aggrappò con tutte le forze e venne trascinato su a gran velocità.

-ANNIE!- nella voce del ragazzo c'era tutta la disperazione del mondo -ANNIE, TI PREGO, TORNA QUI!-

Poi Lance fu in salvo, oltre le pareti sabbiose del tunnel.

 

 

Fuori dalla tana del demone, il coro di voci urlanti era ridotto ad un sussurro, quasi un sospiro di vento.

Ormai il buio della sera aveva completamente nascosto l'entrata del pozzo, e Lance aveva quasi terrore di rimettersi in piedi e finirci nuovamente dentro.

Will lo sollevò da terra, dopo averlo tratto in salvo trascinandolo via dal mostro con l'aiuto del suo cavallo.

Il pistolero era scosso e tremante e, per quanto si sforzasse di respirare a fondo, si sentiva sul punto di svenire.

-Dobbiamo...- la voce gli mancò e trasse un respiro vibrante -Dobbiamo andarcene da qui-

Will lo condusse verso il cavallo, come si conduce un vecchio delirante alla sua sedia a dondolo.

-Non preoccuparti, quella cosa non può uscire di lì- gli spiegò, per nulla preoccupato quanto il compagno -Infatti ha dovuto attirarti nella sua trappola-

-Attirarmi?-

All'inizio Lance non capì, poi la consapevolezza balenò nella sua mente, rapida e improvvisa come una lepre fra i cespugli.

-Tu...tu dovevi sapere- fece poi -Perchè non mi hai avvertito?-

-Mi è stato detto di metterti alla prova, vedere se fossi in grado di affrontare cose simili-

Al buio il pistolero non poteva vedere il volto del ragazzo, ma era sicuro che su di esso ci fosse stampato il solito sorriso di scherno.

Lo spinse via con rabbia, gettandolo a terra.

Estrasse la pistola e premette il grilletto.

Clak!

Nessuno sparo.

Poi si ricordò di averle scaricate entrambe contro il demone nella caverna.

Ebbe giusto il tempo di maledirsi per quell'errore da principiante, prima che Will estraesse la sua semi-automatica e gliela puntasse contro.

-Fossi in te getterei le tue revolver- disse, rialzandosi, ma rimanendo a distanza di sicurezza.

Lance continuò a puntargli addosso la pistola scarica per qualche secondo, rifiutando di accettare la sconfitta.

Poi decise di obbedire e gettò le revolver nella polvere.

Ancora una volta si ritrovava disarmato, capace solo di inghiottire la rabbia acida che lo rodeva dentro.

-Chi ti ha mandato a cercarmi, Will?-

Nessuna risposta dalla sagoma del ragazzo, appena entro il suo campo visivo.

-Dimmelo, o tanto vale che mi pianti un proiettile in testa e la facciamo finita-

-Ci tieni proprio a saperlo, eh?-

Questa volta fu il pistolero a non rispondere.

Sì, ci teneva davvero.

Anche se sapeva già quale nome sarebbe uscito dalle labbra del ragazzo.

Lo aveva sempre saputo, in fondo, ma non aveva voluto credere.

-Bowen Marshall-

Il nome rimase sospeso fra i due come una bomba inesplosa.

-E adesso girati e va' dove ti dico io. C'è un fuoco caldo ad aspettarti...ed una corda per i tuoi polsi-


 

   
 
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