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Autore: Allyii    25/10/2012    15 recensioni
Il piccino, dopo qualche attimo di esitazione, afferrò la mano dell’uomo, lasciandosi trascinare al centro della stanza quadrata, dove la luna spuntava dalla finestrella e illuminava pallidamente una porzione di pavimento.
Arthur lo posizionò proprio li, e lo fissò per alcuni istanti.
Poi spalancò gli occhi e la sua mascella si destreggiò nella caduta libera, mentre il piccolo di accucciava su se stesso, impaurito.
Capelli neri.
Occhi blu.
Pelle diafana.
Ossatura sottile e minuta.
E le orecchie.
Furono proprio quelle a confermare i sospetti di Arthur.
Quel bambino era Merlin.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Trama: Un Incantesimo trasforma Merlin in un bambino di sei anni e Arthur dovrà trovare il modo di farlo tornare adulto, mentre si prende cura di lui

Ringrazio sentitamente le 17 persone che seguono questa storia, le 4 che la preferiscono e colei che la ricorda. Inoltre dedico il capitolo a chi ha recensito: Silvy08, Inu_97, SanjiReachan, chibisaru81, Kiara Wolf, Kaori13

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CAMELOT, GAUIS E I CAVALIERI:

 

 

La Grande piazza era gremita di persone, per lo più donne, avvolte in pesanti vesti per combattere il gelo di Dicembre, che si affaccendavano attorno alle bancarelle, cercando di acquistare la merce migliore.

Il piccolo Merlin guardava incantato quel mondo tanto caotico, ma allo stesso tempo semplice, così diverso dal paesello tranquillo e laborioso in cui viveva.

“Arthur! Maestà, oh, grazie al cielo, state bene!” esclamò una voce maschile, dal tono entusiasta, e Arthur si voltò, incrociando gli sguardi felici dei suoi cavalieri Sir Leon, Sir Parsifal, Sir Lancillotto e Sir Gwaine.

“Leon! Parsifal! Allora state bene!” disse Arthur, scendendo dal suo destriero “pensavo che vi fosse accaduto qualcosa di grave! Non vi ho più trovati alle rovine!”

“Si, sire, siamo rientrati a Camelot stamattina, con l’intenzione di mandare rinforzi. Saremo partiti domani all’alba, ma, per fortuna, non ce ne sarà bisogno!” spiegò Sir Leon, mentre Lancillotto e Gwaine guardavano oltre, come se cercassero qualcuno.

“Dov’è Merlin?” chiese, alla fine, Gwaine “di solito vi è sempre alle calcagna.”

“Emh…” tentennò Arthur, lanciando un’occhiata di sbieco al minuscolo bambino ancora il groppa al suo cavallo.
Ancora una volta, decise di dire la verità.

“Eccolo.” Disse, allungando le braccia verso la sella e facendo scendere il piccolo, che inciampava avvolto nel lungo mantello porpora.

Anche la mascella dei cavalieri diede spettacolo di caduta libera quando videro quella creaturina che, timida, si nascondeva dietro le gambe del principe e li fissava con occhi timorosi.

“Quello è Merlin?” chiese, incredulo, Gwaine, mentre Lancillotto si piegava sulle ginocchia per guardare gli occhi del bimbo.

E li riconobbe.

“Si, è proprio lui.” Confermò, mentre faceva un gran sorrisone a Merlin.

Al bambino venne spontaneo contraccambiarlo, mostrando una fila di dentini bianchi e irregolari, e un buchetto al posto del canino superiore.

“Ma cosa diavolo gli è successo?” chiese ancora, Gwaine, accucciandosi accanto all’amico.

Merlin si nascose un po’ di più. Quelle persone non sembravano cattive, anzi, ma non era abituato ad avere così tanta gente –sconosciuta, per giunta!– intorno.

“Dai, ragazzi, lasciatelo stare.” Intimò Arthur, notando il disagio del piccolo.

“Ma cosa gli è successo?” ripetè Gwaine, alzandosi in piedi.

“Non lo so, ma è opera di magia. Lo stregone mi stava attaccando, mi ha lanciato un incantesimo, e io non ero pronto. Merlin però si è parato davanti… ha urlato.. non lo so di preciso. Ma c’è stata una forte esplosione… ho perso i sensi. Quando mi sono svegliato, lo stregone era morto, e Merlin invece…”

“Ma perché?” chiese ancora Gwaine “perché è rimpicciolito? Che utilità aveva lo stregone a fare ciò?”

“E che ne so io” sbottò Arthur, irritato “non sono pratico di magia, se te ne sei dimenticato. L’ho portato a Camelot, con la speranza che Gaius sappia cosa fare.”

“Ma quanti anni ha?” si interessò Lancillotto, non riuscendo a definire l’età del marmocchietto.

“Non lo so, credo quattro, al massimo cinque…”

I cavalieri annuirono, e si offrirono di scortare il principe nelle sue stanze, ma egli declinò l’offerta, non volendo attirare troppo l’attenzione su di se, e notando che Sir Leon e Sir Parsifal avevano diversi tagli ed escoriazioni su tutto il corpo.

“Andate a riposare” li congedò, mentre prendeva Merlin per mano e proseguivano a piedi verso le Stalle Reali.

“Chi erano quelli? Chi è Gaius?” chiese Merlin, una volta che lui e Arthur furono soli.

“Quei ragazzi erano quattro cavalieri di Camelot: Leon, quello biondo; Parsifal, quello coi capelli rasati; Lancillotto, quello che ti si è avvicinato per primo e…”

“Quello che mi ha fatto quel gran sorriso?”

“Si, lui. Poi c’è Gwaine, un gran chiacchierone, che è l’altro che ti è venuto vicino.”

“Anche lui mi ha sorriso!” disse Merlin, entusiasta “Mi piacciono i tuoi amici!”

“Ne sono felice! Hai visto, non devi avere paura. Perché prima ti nascondevi?” gli chiese allora Arthur, legando il cavallo nella stalla.

“Perché non li conosco…” sussurrò Merlin.

“E perché hai così tanta paura di chi non conosci?”

Il piccolo arricciò le labbra e guardò a terra, ma non rispose.

Ad Arthur sembrava strano quel comportamento, così gli si mise davanti.

“Merlin, ti è successo qualcosa? Qualcuno ti ha fatto male? Perché hai così paura?” gli chiese ancora, cercando di farsi guardare dal piccolo, che sembrava parecchio a disagio.

A salvarlo fu una voce possente che invase prepotentemente le stalle.

“Arthur! Figliolo! Meno male, stai bene!” era Uther.

Preso da un panico improvviso e infondato, Arthur spinse Merlin dietro al cavallo, premendogli un dito sulla bocca.

“Padre!” esclamò, andando ad abbracciare il genitore “si, sto bene, per fortuna. E lo stregone è morto.”

“Me ne compiaccio. Ora è meglio se vai a riposare. Stasera ci sarà una cena in tuo onore.”

“Certo padre, ora mi ritirerò nelle mie stanze per un lungo riposo. Ci vediamo stasera.”

Uther gli diede una pacca sulle spalle e andò via.

Quando Arthur fu certo che suo padre fosse lontano, si piegò per recuperare Merlin, che era rimasto nella precisa posizione in cui lui lo aveva lasciato.

“Vieni” disse, prendendolo per la mano. Merlin pareva terrorizzato

“Quello era il tuo papà?” gli domandò “Era Uther?!”

“Si, Merlin, è mio padre. Perché sei così spaventato?”

“Mamma dice che Uther è cattivo. Dice che fa male alle persone.”

Arthur si stupì di udire quelle parole da un bambino così piccolo, anche se doveva immaginare una cosa del genere, siccome suo padre aveva dato inizio alla Grande Purga quando lui –Arthur- aveva quattro anni, ed era continuata fino al suo settimo compleanno.

“No, Merlin, mio padre non è cattivo. È solo un po’… scontroso…” cercò di mitigare il principe, ma senza ottenere grandi risultati.

“Guarda che lo so che uccide chi ha la magia!” soffiò Merlin, a voce un po’ più alta “per colpa sua, la mamma ha sempre paura!”

Un nuovo sguardo, stavolta arrabbiato e pauroso insieme, si era fatto largo negli occhi umidi del suo ex servitore.

“Perché la tua mamma ha paura? Mio padre non è mai stato a Eldor.”

“Fino a adesso. Ma se ci va ci fa male. È cattivo e io devo scappare.”

“Tranquillo, non verrà mai a Eldor, glielo dirò io di non andarci” cercò di rassicurarlo Arthur, siccome Merlin sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

“Glielo chiederai davvero?” gli chiese il piccolo, con voce lacrimosa e sporgendo il labbrino in fuori, con aria di supplica “me lo prometti?”

“Te lo prometto” gli assicurò Arthur.

Allora Merlin gli allungò il mignolino.

“Giurin Giuretta?” chiese.

Arthur guardò dubbioso il ditino di Merlin, incerto su cosa fare.

“Emh… cosa devo fare?” domandò, con una punta di imbarazzo.

“Ma come? Non lo sai?” si stupì Merlin “io e la mamma lo facciamo sempre. Mi devi prendere il mignolo con il tuo e dire ‘Giurin Giuretta’. Così, sai, è un vero giuramento, ininfrangibile.”

Arthur strinse il proprio mignolo con quello minuscolo di Merlin.

“Giurin Giuretta” ripetè, pregando che non  lo vedesse nessuno.

Merlin gli sorrise.

“Forza, ora andiamo” disse il principe, incamminandosi a passo svelto fuori dalle stalle.

“Dove andiamo?” chiese Merlin, trottandogli accanto.

“Andiamo da Gaius.”

“E chi è Gaius?”

“Un vecchio amico di famiglia. È il medico di corte.”

“Perché andiamo dal medico? Stai male?”

“Non è per me, ma per te”

“Ma io sto bene!”

“Lo so, ma voglio che ti veda un attimo lo stesso” rispose Arthur. Erano ormai arrivati davanti agli appartamenti del cerusico. “Forza, entra” gli intimò, aprendo la porta.

L’anziano medico era nei suoi appartamenti, in cima a una scala, mentre pendeva un libro in alto nella sua libreria.

Nello stesso momento in cui Merlin lo vide, da dietro le gambe del principe dove si era rifugiato, avvertì una strana sensazione, come se avesse già vissuto una scena simile.

“Gaius!” lo chiamo Arthur.

Il cerusico non si aspettava di udire una voce così all’improvviso,  e quasi cadde dalla scala, ma si riprese appena in tempo.

“Sire!” esalò, non appena lo spavento fu passato e riuscì a tornare a terra sano e salvo.

“Come mai questa visita? Mi avevano detto che non eravate ferit…” il medico si interruppe, quando vide una piccola testa bruna fare capolino tra le gambe dell’erede al trono.

“E questo bambino chi è?” chiese, alzando il suo –famoso- sopracciglio.

“Emh.. Gaius… ti devo dire una cosa” Iniziò a dire Arthur, con cautela “il bambino qui… è Merlin.”

Merlin?!” ripetè, incredulo, Gaius, piegandosi per osservare meglio il bambino aggrappato alle vesta del principe, che si ritrasse un pochetto.

Ma perché non lo lasciavano in pace? Perché lo guardavano tutti con sconcerto e  incredulità? Perché non poteva tornarsene a casa sua?

“Merlin, forza, non fare il piagnucolone” lo schernì Arthur, prendendolo di peso e mettendolo davanti a Gaius. Quasi non riusciva a credere che quel bambino tanto timoroso fosse il suo servo chiacchierone e insolente. “Gaius non ti farà niente, per cui tu cerca di collaborare, va bene?”

“Tu starai qui con me?” chiese Merlin, mentre veniva adagiato sul vecchio tavolo.

“Si, certo, ti starò accanto. Ora però non distrarti e collabora con Gaius.”

Merlin annuì e rivolse la sua attenzione all’anziano davanti a lui, e pensò che il suo sopracciglio fosse proprio buffo.

“Allora. Sei davvero Merlin?” gli chiese Gaius, gentilmente, offrendo al piccolo un po’ di pane e formaggio.

Merlin annuì, assaggiando ciò che il cerusico gli aveva offerto. Ora che ci pensava, aveva davvero fame.

“E quanti anni hai?” domandò ancora Gaius.

Merlin sollevo sei ditina, siccome era maleducazione parlare con la bocca piena.

Arthur ne rimase un attimo sconcertato. Non gli avrebbe mai dato sei anni, ne dimostrava a malapena cinque… era piccolo, minuto, con le orecchie svolazzanti e gli occhi enormi e curiosi.

Gaius gli fece un altro paio di domande, poi gli controllò altezza, peso, temperatura, lingua e gola.

“Sei sano come un pesce” decretò, finita la visita “forse un po’ magrolino… ma forte e sano! Ho visto che ti dondola un dente!”

“Si, è già il secondo!” si inorgoglì Merlin “ e non vedo l’ora che cade , perché quando è caduto il canino la mamma mi ha regalato il miele. Non l’avevo mai mangiato, è buono!”

“Anche qui c’è il miele, quando ti cadrà il dentino dimmelo, che te ne darò un po’ anche io!”

“Oh, grazie!” esalò Merlin, con gli occhi che brillavano “spero che cade presto, allora!”

“Vieni, Merlin, ora andiamo” disse Arthur, che aveva premura di tornare nelle sue stanze. Merlin scese velocemente dal tavolo e lo raggiunse.

“Ciao, Gaius!” urlò, prima che la porta si chiudesse dietro di se.

“Dove andiamo adesso?” chiese, mentre camminava al fianco del suo principe.

“Nelle mie stanze, voglio riposarmi.” Rispose Arthur.

“Ooooh…” si lamentò Merlin, guardandolo con aria supplichevole.

Arthur lo ignorò per un po’, ma poi non ne poté più fare a meno. Era troppo fastidioso da sopportare.

“E adesso cosa c’è?” gli chiese, esasperato.

“Voglio vedere Uther nominare un cavaliere” sentenziò il piccolo.

Oh, cielo. Ci mancava solo questa.

“Merlin, sii ragionevole. Mio padre non nomina Cavalieri tutti i giorni e…”

“Ma oggi si!” lo interruppe Merlin, nel suo solito modo “ho visto prima, nella piazza, che preparavano un uomo per diventarlo cavaliere!”

Touché!!

Era vero, quel giorno suo padre doveva nominare cavaliere Sir Geoffrey. Ma non aveva alcuna voglia di assistere alla cerimonia. Voleva solo andarsi a riposare.

“Merlin, capiscimi, non possiamo entrare e interrompere la cerimonia..”

 “Ma non lo faremo!” lo supplicò Merlin “spiamo dalla porta. Non ci vede nessuno. Cinque minuti, ti prego!

I due discussero un po’, ma alla fine l’ebbe vinta Merlin, con sommo rammarico di Arthur, che già non lo tollerava più.

“Va bene, ma solo cinque minuti!” sussurrò, mentre si acquattavano come ladri dietro la porta, e la aprivano un filino.

Merlin vide il cavaliere inginocchiato davanti a Uther, che aveva la spada levata, e lo guardava con fare minaccioso –almeno, secondo il suo punto di vista-

“…Un cavaliere è votato al coraggio
il suo cuore conosce solo la virtù
la sua spada difende gli inermi,
la sua forza sostiene i deboli,
la sue parole dicono solo la verità,
la sua ira abbatte i malvagi.”

Stava dicendo il cavaliere, con voce provata. Si sentiva che era emozionato.

E anche Merlin lo era.

Mentre stava li, tenendo per mano Arthur, si ripromise che un giorno sarebbe diventato anche lui cavaliere e sarebbe stato sempre vicino al principe

 

 

 

Note Della Storia:

-          Alura… siccome oggi è il mio compleanno.. mi sono detta… perché non aggiornare la storia? Si, perché per me le vostre recensioni sono un meraviglioso regalo.

-          Il registro colloquiale di questa storia è medio-basso, e i capitoli sono corti, proprio perché voglio realizzare una lettura piacevole e non faticosa, ma, se avete qualche obiezione, fatemelo sapere che provvederò ad accontentare tutti.

-          Il linguaggio a volte sgrammaticato di Merlin è voluto, perché vorrei rendere le cose più verosimili possibile (e qui ringrazio KIARA WOLF per avermi fatto notare che Merlin parlava in modo troppo forbito per essere così piccolo)

-          Il discorso che fa il cavaliere durante la sua nomina è preso dal film “Dragonheart”, che, personalmente, adoro.

 

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