Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: loryl84    30/10/2012    4 recensioni
Cosa succederebbe se due dei personaggi del manga si ritrovassero con i ruoli invertiti?
Dal 1° Capitolo: " Si guardò intorno, cercando di capire dove fosse; infine il suo sguardo cadde sullo specchio di fronte al letto. Per poco la mascella non gli cadde a terra. Oh- mio- Dio!"
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ryo spense il motore della Mini davanti ad un edificio a sei piani, situato fuori dal centro abitato, nella periferia di Tokio.

Scese dalla macchina, lo sguardo impenetrabile, la mano in tasca.

Anche se si trovava in un corpo che non era il suo, l’aura che sprigionava era indubbiamente quella di City Hunter.

Alzò lo sguardo sul palazzo che aveva di fronte. L’aspetto era fatiscente, gli infissi ammalorati, i vetri rotti, l’intonaco che cadeva a pezzi, tutto ciò contribuiva a dare un’aria di decadenza e abbandono.

Gettò la sigaretta che aveva acceso per scaricare la tensione.

Aveva piena fiducia nelle sue capacità, pensò senza falsa modestia, ma effettivamente quello che lo preoccupava era lo stare nel corpo di Mick. Se fosse stato nel suo corpo, non ci sarebbe stato alcun problema, sebbene sapesse che il suo avversario era temibile. Ma con quel corpo, poteva fare affidamento solo su dei miseri pugnali. Il ricordo di quando aveva tentato di sparare gli balenò alla mente, ma lo scacciò subito. Non voleva farsi condizionare, avrebbe perso in partenza.

Inspirò a fondo, cercando di recuperare tutta la sua concentrazione.

L’aria si era fatta frizzante, segno inequivocabile che il tempo stava cambiando. Uno sguardo ai grossi nuvoloni che si profilavano all’orizzonte, gli diede ragione.

Un ultimo pensiero a Makimura, l’amico di sempre, il fratello della donna che amava, l’uomo che gli aveva affidato il bene più prezioso, colui che, senza saperlo, gli aveva dato una ragione in più per vivere.

“La riporterò a casa, Maki, costi quel che costi”

Una calda brezza si levò in quel momento, nonostante ci fossero tutte le premesse affinché scoppiasse un potente temporale.

Una voce, parole bisbigliate al suo orecchio, trasportate da un alito di vento.

“So che lo farai”

Il suo sguardo si fece minaccioso; strinse il pugno con tutte le sue forze. Poi, a passo deciso, entrò nell’edificio.


 
Kaori avvertiva un grande male alla testa. Le braccia le dolevano, per la posizione scomoda in cui era costretta a stare. Tentò di aprire gli occhi, ma sentiva le palpebre pesanti.

Cercò di ricordare cosa fosse successo. La pistola, gli spari e poi… quell’uomo che si avvicinava lentamente, fissandola con uno sguardo spietato, crudele, che ispirava solo morte.

Al pensiero, rabbrividì. La sua mente volò a Ryo.

Aveva cercato di difendersi, ma come al solito adesso sarebbe toccato a lui liberarla. Sapeva che sarebbe venuto, lo sentiva dentro, nel profondo del suo cuore, ma l’idea che dovesse affrontare quell’uomo la spaventava.


 
Ryo saliva lentamente gli scalini che lo portavano sul terrazzo di quell’edificio. Si guardava intorno, cercando di evitare possibili trappole, ma evidentemente Nakamura non aveva intenzione di giocare sporco. Almeno per quanto riguardava il combattimento.

Ancora una volta il suo pensiero andò a Kaori. Se solo avesse osato torcergli un capello, lo avrebbe disintegrato!

Perché, perché i suoi nemici dovevano sempre prendersela con lei?! Dannazione, perché?!

Non sbagliava dunque quando si convinceva che non era giusto amarla alla luce del sole, pensò amaramente.

Già, ma anche facendo così, la rapivano ugualmente. Le voci  del suo cuore e della sua coscienza gli vorticavano insistentemente nella mente, non gli davano tregua.

Un rumore impercettibile, lo distolse dai suoi pensieri. I suoi sensi tornarono all’erta, i movimenti si fecero ancora più silenziosi, si acquattò sotto una finestra, facendo scivolare con cautela uno dei pugnali nella mano. Attese qualche istante, poi rilassò i muscoli; non avvertiva nessuna tensione.

Riprese la sua avanzata, percorse gli ultimi scalini velocemente, fin quando si trovò davanti alla porta che conduceva al terrazzo.

Mise la mano sulla maniglia e l’aprì.

Il sinistro cigolio della porta lo accolse.

Una folata di vento lo raggiunse. Le nuvole si erano addensate, il cielo si era fatto scuro, presto sarebbe scoppiato un temporale.

Ryo volse lo sguardo intorno, ma di Nakamura non c’era traccia. E neanche di Kaori.

Fece alcuni passi in avanti, guardò più attentamente, e finalmente la vide. Era accovacciata sul pavimento, i polsi legati dietro la schiena, ed era attaccata alla pericolante balaustra con una corda, la testa ciondolante sul petto.

Il suo cuore ebbe un sussulto: cosa diavolo gli aveva fatto?

Un movimento impercettibile alle sue spalle, gli fece capire che non era più solo. Si voltò e contemporaneamente abbassò la testa, un attimo prima che un pugnale gliela trapassasse.

Una goccia di sudore comparve sul suo viso. Decisamente questo tizio era un osso duro!

Se non avesse avuto anni di addestramento e di esperienza, a quest’ora sarebbe stato all’altro mondo.

“Vedo che non sei niente male”

Una voce lo raggiunse dall’oscurità.

Una figura avanzava lentamente in quella notte buia.

“Grazie per il complimento”

Quando fu a pochi metri da lui, un lampo squarciò il cielo. Quel breve attimo fu sufficiente per far capire allo Scorpione Nero che non era City Hunter quello che aveva di fronte.

“E tu, chi diavolo saresti?” lo apostrofò.


 
Kaori percepì lo stridore della porta che si apriva. Nonostante fosse un po’ intontita, un leggero sorriso comparve sulla sua bocca, mentre apriva gli occhi. Ryo era venuto!

Sbattè le palpebre un paio di volte per abituarsi all’oscurità, poi il suo sguardo si fissò sulle due figure che si muovevano poco distante da lei.

La sorpresa la lasciò letteralmente senza fiato. Cos’era successo? Perchè era venuto Mick a salvarla? Ma soprattutto, dove diavolo era Ryo?


 
Ryo scrutava l’uomo che aveva di fronte.

“Non ha importanza chi io sia, sei venuto qui per combattere no?”

Un lampo di collera attraversò lo sguardo di Nakamura.

“Bene allora, se vuoi morire, preparati”

Contemporaneamente estrasse la pistola e cominciò a sparare. Ryo schivò i suoi colpi, riparandosi dietro un muro.

Nakamura continuò il suo gioco, ma Ryo riuscì ugualmente a tenergli testa.

Lo sweeper sentiva ribollire la rabbia dentro di sé. Dannazione, lui non era tipo da giocare in difesa, semmai in attacco!

Gettò uno sguardo a Kaori che fissava quello strano duello con occhi sgranati. Bhe, non aveva tutti i torti, si aspettava di vedere arrivare il corpo di Ryo, non quello di Mick!

“Porc…”

Un proiettile gli sibillò vicino all’orecchio, un minuto in più ed era fritto.

Eh no, ora ne aveva veramente abbastanza. Tornò a concentrarsi sullo scontro, quando sentì partire il colpo, fece una capriola, lo schivò, e mirò al polso, lanciando con precisione un pugnale.

L’urlo che Nakamura lanciò lo avvertì che aveva fatto segno.

Rapido, si avvicinò a Kaori, recidendo le corde e liberandola.

“Tutto bene?” chiese preoccupato.

Kaori annuì, impercettibilmente.

“Mi.. Mick, dov’è Ryo?”

L’uomo le sorrise.

“Non preoccuparti, arriverà”

Il suo tono di voce, calmo e rassicurante, fu come un balsamo per la sweeper, che sembrò tornare in sé.

“Grazie” mormorò.


 
Nakamura si teneva il polso dolorante. Non era possibile, un pivello, un arrogante, un dilettante alle prime armi, riusciva a tenergli testa in quel modo. E riusciva persino a disarmarlo!

Era un’offesa troppo grande per il suo orgoglio. Lui, che aveva fatto fuori i più grandi killer del pianeta, non avrebbe mai accettato di essere battuto così facilmente!

Un luccichio brillò nel suo sguardo, nero come la notte.


 
Ryo era vicino a Kaori, sollevato all’idea che stesse bene.

Anche Kaori sembrava più tranquilla, si sentiva protetta e al sicuro, sensazione che provava solo in presenza di Ryo. Non ebbe tempo per riflettere sul fatto che l’uomo che aveva dinanzi era Mick, che avvertì una strana tensione.

Mick le stava ancora sorridendo, ma lei riuscì a percepire lo sparo un istante prima dell’uomo.

“Attento, Mick!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, dandogli una forte spinta che lo fece cadere all’indietro.

Il proiettile sfiorò il polpaccio di Kaori, che si protendeva a spingere Ryo, e colpì la già traballante balaustra. Fu un attimo, Kaori perse l’equilibrio e cadde all’indietro, nel vuoto.

Ma quando ormai tutto sembrava perduto, una mano l’afferrò.

  
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