Capitolo 5.
Alla fine
l’ultimo giorno era arrivato.
Stiles quella
mattina si era svegliato presto ma
invece di svegliare il lupo con i suoi lamenti si era limitato ad
osservarlo.
In quei nove
giorni aveva imparato a conoscere
meglio Derek, aveva scoperto un nuovo lato del suo carattere che non
mostrava
spesso: era gentile e premuroso.
Certo i ringhi
non erano mancati, ma con il passare
dei giorni erano stati sostituiti dai sorrisi spontanei
dell’Alpha, così belli
da mozzarti il fiato ed illuminare il cielo a giorno.
Stiles poteva
ormai definirsi dipendente da quei
sorrisi, tutte le volte che Derek gliene rivolgeva uno sentiva crescere
un
calore nel centro del suo petto che si propagava poi per tutto il
corpo,
facendolo sentire come se stesse volando alto nel cielo.
Mentre si
perdeva nel ricordo dell’ultimo sorriso
che il lupo gli aveva rivolto appena la sera prima, Stiles non smetteva
di
fissare il viso del licantropo: aveva le labbra socchiuse, la fronte
leggermente aggrottata ed i capelli arruffati.
Non riusciva a
capire come mai si fosse legato così
tanto a Derek, e per giunta da un giorno all’altro!
Che poi, era
davvero successo tutto negli ultimi
giorni, o era sempre stato legato a lui?
Sin dalla prima
volta che l’aveva incontrato nel
bosco con Scott si era sentito a disagio, per non parlare di quando gli
aveva
quasi tagliato un braccio, di quando gli aveva sbattuto la testa sul
volante
senza un apparente motivo, di quando gli aveva salvato il culo da Isaac
e
quando lui a sua volta lo aveva salvato dal Kanima, per non parlare di
quando
se l’era ritrovato in camera sua, lo aveva inchiodato alla
porta e poche ore
dopo gli aveva prestato una maglietta, con annesso spogliarello
ovviamente.
Quella volta, o
come gli piaceva chiamarla “la volta
di Miguel”, più che sentirsi a disagio doveva
ammettere di essersi sentito
piuttosto su di giri e di aver indugiato più del dovuto
sugli addominali del
ragazzo.
“Va
bene, va bene! Ammettiamo che gli fossi legato
già da prima, cosa vorrebbe dire? O meglio cosa dovrei fare?
Oppure meglio
ancora, cambia qualcosa? E poi cosa vuol dire che gli sono legato?
Certo lui è
Derek Hale, Derek-sono-un-duro Hale, Derek-sourolf Hale,
Derek-sono-un-figo-e-per-metterlo-in-chiaro-indosso-per-dormire-ma-anche-normalmente-magliette-che-mettono-in-risalto-i-miei-muscoli
Hale, mentre io sono solo Stiles Stilinski, il semplice umano. Non
potrebbe mai
funzionare tra noi! Che poi, cosa dovrebbe funzionare?
Un’amicizia, una
relazione stabile, una relazione breve, una botta e via…
Aspetta non posso
averlo pensato davvero! Ho davvero pensato ad una botta e via con
Derek? In
effetti non sarebbe tanto male… Stiles Stilinski basta con
questi pensieri!
Concentrati su altro! Ad esempio… Oh guarda che bel quadro
che c’è su quel
muro! E che bel ragazzo ha dormito con te in questi giorni: un bel
viso, un
corpo da far impazzire chiunque, una bella voce… Ok, ok ora
la smetto!” Pensava
Stiles in un turbinio di parole mute che volavano nella sua testa.
Emise un suono
contrariato quando l’ennesima visione
di lui e Derek in atti poco casti irruppe nella sua mente. Ma
perché ci aveva pensato?!
A quel punto il
licantropo, disturbato dal turbinio
d’emozioni del ragazzo, si svegliò sbuffando e
girandosi verso il bambino
disse:
“Puoi smetterla di farti mille seghe mentali su qualsiasi
cosa tu le stia
facendo e calmarti? Mi fai venire il mal di testa con tutti questi
sbalzi d’umore.”
Stiles si
calmò subito, ma non perché glielo avesse
chiesto il lupo: semplicemente era rimasto incantato dallo sguardo che
Derek
gli aveva rivolto.
Si
affrettò a disincantarsi e ad indicare al lupo la
propria pancia: se avesse pensato ai suoi bisogni primari, magari
sarebbe
riuscito a distogliere la sua attenzione dal lupo.
Appena sveglio
Derek percepì chiaramente quella gran
moltitudine di pensieri ed emozioni che affollavano la mente di Stiles:
era
incredibile la velocità con cui passasse dalla
felicità, all’ansia, al terrore,
all’allegria, al triste e… cos’era
quell’odore vagamente speziato? Non riusciva
a capirlo, era stato talmente veloce da non riuscire a capirlo.
Sapeva che quel
giorno sarebbe stato l’ultimo che
avrebbe passato con il ragazzo.
Ormai
non tentava di nascondere a se stesso di
essersi legato a Stiles, quando il piccolo rideva sentiva il proprio
cuore
esplodere di felicità, quando metteva il broncio gli veniva
da ridere e quando
dormiva restava le ore a fissarlo. Si riprometteva ogni sera di
trattarlo
meglio una volta che fosse tornato ragazzo, anche se il pensiero del
fiume di
parole che avrebbe inondato le sue orecchie sarebbe stato sicuramente
incredibile.
Aveva
la netta sensazione che la trasformazione non
fosse solo opera di suo cugino, sicuramente anche suo zio doveva essere
coinvolto. Il motivo restava un mistero però.
Una
volta che ebbe dato da mangiare a Stiles, gli
ebbe fatto il bagno e cambiato il pannolino e dopo averlo depositato
sul divano
davanti alla televisione, Derek andò dallo zio, entrando
nella stanza senza
bussare.
“Certo
Derek, entra pure.” Disse ironico il licantropo.
“Sei
coinvolto anche tu, credo di averlo capito
questo. Non capisco il perché.” Disse laconico
l’Alpha.
“Bhe,
diciamo che era l’unico modo per farti
comprendere cosa volessi realmente. Senza contare una piccola vendetta
per
avermi tagliato la gola ma hei, ormai è acqua
passata!” rispose Peter
avvicinandosi al nipote, che lo guardava serio.
“Oh
andiamo, non sarai arrabbiato?” chiese ed il
ringhio di Derek fu una risposta più che chiara.
“Derek,
Derek, Derek, ringrazierai me e tuo cugino
quando questa storia sarà finita!” concluse Peter
oltrepassando il nipote ed
uscendo dalla stanza.
La
giornata la passarono insieme Derek e Stiles:
prima a guardare un po’ di TV, poi al parco, a pranzo a casa
di Scott ed il
pomeriggio restarono a casa, un po’ a dormire e un
po’ a guardare un film di
Jim Carrey.
La
cena passò velocemente, così come il resto della
giornata, e presto Stiles crollò tra le braccia di Derek.
Il
lupo lo portò in camera e lo mise dolcemente
sotto le coperte, fece una barriera di cuscini ed andò a
lavare i piatti.
Poco
dopo era a letto vicino al bambino che dormiva
beato, e tentava di prendere sonno, con scarsi risultati.
Le
cose sarebbero davvero rimaste le stesse, o
sarebbero cambiate il giorno seguente?
La
risposta era ovvia: sarebbero cambiate.
In
meglio o in peggio non lo sapeva.
Perso
in questo pensiero il lupo cadde tra le
braccia di Morfeo.
Stiles
quella mattina si svegliò che il sole non era
ancora sorto.
Non
ricordava di essersi addormentato aletto,
probabilmente Derek doveva avercelo portato.
Come
a voler palesare la cosa il lupo russò, ma il
suono non proveniva da dove Stiles si aspettava: invece che provenire
dalla sua
sinistra il suono proveniva da sotto di lui, più
precisamente da sopra la sua
testa.
Si
accorse di essere praticamente spalmato sul lupo
che intanto continuava a dormire tranquillo.
Il
suo corpo appariva fin troppo piccolo rispetto al
giorno precedente e Stiles capì di essere tornato ragazzo.
Stranamente
la cosa non lo rese così felice quanto
avrebbe dovuto.
Dato
che Derek non accennava a svegliarsi il ragazzo
decise di riprendere a dormire e ricadde in un sonno profondo.
Si
svegliò poche ore dopo e notò con piacere che il
lupo dormiva ancora.
Non
era più nella posizione precedente: ora era su
un fianco ed era abbracciato al lupo come un koala si attacca ad un
ramo di un
albero.
Si
strinse un po’ di più a Derek ed il tocco di
qualcosa sulla sua coscia gli fece capire una cosa spiazzante: era
nudo, e
anche il lupo lo era e… cos’aveva appena toccato
con la coscia?
Al
solo pensiero sentì le guance imporporarsi ed il
cuore gli prese a battere velocemente.
Doveva
assolutamente calmarsi.
Certo
la situazione non era delle migliori, ma
almeno Derek dormiva ancora.
Decise
di non pensarci e richiuse gli occhi e invece
di calmarsi ripiombò tra le braccia di Morfeo.
Derek
correva.
Faceva
freddo, era buio e correva.
Ad
un tratto il terreno sotto i suoi piedi
scomparve, e Derek precipitò nel buio.
Si
ritrovò sdraiato, il volto a contatto con le
foglie e le radici del sottobosco.
Era
tutto dolorante e non riusciva a rialzarsi.
Dopo
quelli che parvero anni una mano comparve
davanti al suo viso.
Alzò
gli occhi per vedere il proprietario dell’arto
ed incontrò le iridi caramellate di miele fuso di Stiles,
che gli sorrideva.
Alzò
una mano e la mise su quella del ragazzo e si
sentì subito meglio.
Fu
in quel preciso istante che Derek si svegliò.
Si
accorse subito del corpo di Stiles, ormai tornato
normale, avvinghiato al suo.
Il
ragazzo era immerso nel dormiveglia e continuava
a stringersi a Derek, come se questo fosse un peluche, ed il lupo non
riusciva
a non pensare al sogno.
Cosa
significava?
“La
persona di cui dovresti fidarti non si fida affatto
di te Derek.”
Le
parole del veterinario risuonarono nuovamente
nella sua testa, questa volta sotto una luce diversa:
allora
credeva che quella persona fosse Scott
McCall, ma ora capiva di essersi sbagliato. Non era Scott, ma il suo
migliore
amico, l’unico essere umano abbastanza pazzo da stare con un
branco di
licantropi: Stiles Stilinski.
Doveva
fidarsi di quel logorroico ragazzino
iperattivo, il messaggio del sogno era più che chiaro ed il
suo subconscio, nel
momento il cui affidava la propria mano a quella del ragazzo, aveva
già deciso
per lui.
Come
se lo avesse nominato Stiles si svegliò ed alzando
il viso, in modo da poter guardare il licantropo negli occhi, disse:
“Tadan! Sono tornato normale! Mi era mancato poter parlare
sai?” e si strinse
un po’ di più al lupo, appoggiando meglio la testa
sul suo petto.
“Stiles…”
sussurrò Derek, ma non era il solito
ringhio, era qualcosa di completamente diverso:
un
misto tra un avvertimento ed una supplica.
Stiles
si ricordò nuovamente di essere come mamma lo
ha fatto, così come il lupo, e si accorse di essere
irrimediabilmente
intrecciato con il corpo del licantropo.
Invece
di allontanarlo da sé Derek inaspettatamente
lo abbracciò ed iniziò a disegnare dei piccoli
cerchi sulla sua schiena,
emettendo un verso simile alle fusa di un gatto.
“Non
sapevo che oltre ad essere un licantropo tu
fossi anche un gatto, sourwolf!” esclamò Stiles.
“Shut
up.” Rispose laconico il lupo continuando ad
accarezzarlo.
Restarono
in quella posizione per quelle che
sembravano ore, ormai il sole era sorto e splendeva radioso nel cielo
azzurro
fuori dalla finestra.
“Ammettilo, ti mancherà prenderti cura di me! Ero
un bambino adorabile e buono!
E quante ragazze attiravo! Non credo di essere mai stato
così gettonato in vita
mia!”
Disse
il ragazzo, alzando il viso e trovando il lupo
che lo osservava.
“Che
c’è? Ora ricominci con i silenzi, i ringhi e i
musi lunghi?”
“Ti
preferivo di gran lunga prima, almeno stavi
zitto.” Rispose sbuffando Derek.
“Ma
va! In realtà le mie chiacchiere ti sono mancato
ne sono sicuro!”
“Se
ne sei convinto…” rispose il lupo,
dopodiché
chiuse gli occhi.
Stiles
rimase a fissarlo come incantato, i due volti
incredibilmente vicini, il respiro del licantropo sul suo volto.
Aveva
un’idea pazza, assurda ed incredibilmente
irresponsabile che gli ronzava per la testa, e la voglia di portarla a
compimento era veramente troppo forte per essere ignorata.
Si
sporse un po’ di più, finchè le loro
labbra non
si toccarono in un bacio lieve.
Stiles
sentì una scarica elettrica percorrere il suo
corpo, mentre Derek spalancò gli occhi stupito.
Il
ragazzino si staccò subito dopo, senza riuscire a
distogliere lo sguardo dalle iridi ormai rosse del lupo.
Derek
era impreparato, totalmente impreparato, e
quando le sue labbra toccarono quelle di Stiles il lupo dentro di lui
iniziò ad
ululare e provò a prendere il sopravvento.
Il
ragazzino si allontanò fin troppo presto dalle
sue labbra e quando lo fissò vide nei suoi occhi
l’ansia e allo stesso tempo la
curiosità.
Il
suo lupo interiore aveva preso definitivamente il
sopravvento.
Senza
pensarci due volte prese tra le mani il volto
di Stiles e lo riavvicinò al proprio, per poi unire
nuovamente le loro labbra
in un bacio vero dal sapore amaro della frustrazione,
dall’essenza fresca della
speranza, dal gusto piccante dell’istinto e
dall’odore forte del desiderio.
Si
staccarono per riprendere fiato ed in quel
preciso istante Peter entrò nella camera.
“Sono
contento vi siate avvicinati voi due. Ora però
venite a fare colazione, che i pancakes si raffreddano!”
disse con un sorriso vincitore
sul volto, per poi uscire dalla camera.
I
due ragazzi si guardarono per un momento negli
occhi ripesando alla scena appena vista e scoppiarono a ridere un
istante dopo.
Le
cose sicuramente non
sarebbero state più le stesse, ma chissà
perché questa prospettiva non era poi
così spaventosa.
NdA:
Salve
bella gente!
Eccoci giunti all’ultimo capitolo, ma non disperate: a breve
arriverà l’epilogo
di questa pazza avventura!
Che dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi sono sforzata per renderlo decente ed un
po’ più lungo.
Fatemi
sapere cosa e pensate con una recensione, mi
fa sempre piacere leggere le vostre opinioni! :D
Detto questo ringrazio tutte le persone che recensiscono, che leggono
la storia
in silenzio, che l’hanno inserita tra le ricordate, le
seguite o le preferite:
grazie davvero!
Ringrazio anche le persone che mi hanno inserita tra i loro autori
preferiti,
mi fate sentire onorata *-*
Ed
infine ringrazio SilviAngel, senza la quale non
avrei mai potuto scrivere questa storia incredibilmente matta :)
Un
bacio a tutti, e arrivederci al prossimo
capitolo!
Kiki.