Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: TooSixy    31/10/2012    3 recensioni
Nonostante Las Noches sia a tutti gli effetti una città di morti, l'esistenza di una Fracciòn non è mai tranquilla o pacifica. Ma nemmeno per sbaglio.
Basti pensare alle incombenze di tutti i giorni: spiriti minori da cacciare, Shinigami da trucidare, Espada testardi e capricciosi a cui badare… insomma, bisogna essere un po' un incrocio tra un gladiatore e un baby-sitter. E malgrado tutto, diciamocelo, si ha pure la reputazione di essere "creature inferiori", poco più che docili schiavetti al servizio dei propri Espada.
Quando però una misteriosa entità compare a Las Noches, pronta a tracciare la sua scia di sangue perfino tra i pezzi grossi, sarà proprio una Fracciòn a rimboccarsi le maniche per fermarla. Armata della sua determinazione, di un dono tanto prezioso quanto molesto e di una Zanpakuto che si fa beatamente i fatti suoi, Rayen si prepara a combattere per la sua vita e per tutto ciò che le è caro.
E chissà, forse potrebbe scoprire di essere coinvolta in un gioco molto più grande e pericoloso di quello che immagina.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio, Shūhei Hisagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XII. The thin line between Salvation and Destruction


Il Garganta si dilatò dal nulla a quattrocento metri e rotti dal suolo, come una mostruosa bocca nera. In pochi istanti, le tenebre che lo avvolgevano si sciolsero, rivelando il piccolo gruppo di Arrancar al suo interno: un armadio dalla pelle scura e dai bicipiti scolpiti, un ragazzino biondo e lentigginoso con lo sguardo sognante, un ragazzo moro dall’aria vagamente effeminata, un giovane muscoloso dagli improbabili capelli azzurro elettrico, una ragazza minuta con gli occhi nocciola.  

Non appena il portale si aprì, d’impulso Rayen si sporse verso l’esterno. Sotto di loro, Karakura brulicava di vita: era una giornata calda e luminosa, una di quelle splendide giornate di metà primavera che portano già con sé il sapore dell’estate. Parecchi umani gironzolavano per le vie, da soli o in gruppo, chi affrettandosi verso la fermata dell’autobus, chi chiacchierando con gli amici e chi discutendo vivacemente al telefono. Le vetrate dei palazzi e dei negozi scintillavano come lame d’argento sotto la luce del sole… del vero sole, non quella schifezza illusoria che Aizen aveva piazzato a Las Noches.

Rayen abbassò le palpebre ed espanse la mente. Quasi subito percepì un flusso di reiatsu diverse: nella città dovevano esserci almeno una decina di Shinigami, perlopiù di alto grado.

« Bene, bene » commentò Yammy Rialgo, sfregandosi le mani soddisfatto « ce n’è abbastanza per tutti. »

« Oh, ma sarebbe così terribilmente noioso prenderli uno alla volta! Io ne voglio almeno quattro o cinque » puntualizzò Luppi Antenor, prima di scoccare un’occhiata maligna a Grimmjow. « Tu cosa ne dici, ex Sexta? »

Rayen lo fulminò con lo sguardo, ma Luppi si limitò a ridere scioccamente. Era la sua prima missione come nuova Sexta Espada, e da quando erano partiti da Las Noches non aveva fatto altro che punzecchiare e sbeffeggiare Grimmjow per il rango perduto. Sorprendentemente, l’azzurro lo aveva ignorato. Per la precisione, non aveva spiccicato parola per tutto il viaggio. Rayen non lo aveva mai visto così taciturno, e la cosa la preoccupava. 

« Waa » esalò Wonderweiss Margela, contemplando il mondo sottostante con vacuo stupore.

« Ma dovevamo proprio portarcelo dietro, quest’altro strambo? » si lamentò Yammy.

« È quello che ha ordinato Aizen-sama. » Luppi si strinse nelle spalle esili. « Vallo a capire. Allora, vogliamo cominciare o no? »

Grimmjow scandagliò rapidamente le reiatsu circostanti.

« La persona che sto cercando non è qui » sbottò, troncando di colpo il silenzio in cui si era rinchiuso.

Prima che gli altri Arrancar lo potessero fermare, balzò fuori dal Garganta e sparì dalla vista con uno scarto di sonido.

« Ehi, Grimmjow, aspetta! » lo chiamò Rayen, ma era inutile: il suo ex Espada se n'era già andato. Cosa cavolo frulla nel cervello di quell’idiota?

Senza esitazione, si tuffò a sua volta dal portale e trasvolò dietro alla sua scia.

« Fie Oneiron, torna qui! » tuonò Yammy alle sue spalle, ma la voce mielosa e indolente di Luppi lo azzittì: « No, Yammy, lascia pure che vada con Jaeguerjacquez… tanto nessuno dei due è un Espada, ci sarebbero solo di peso. »

Ma vai all’inferno, donnicciola! Rayen si morse la lingua. Smaniava dalla voglia di tornare indietro e cantargliene quattro, però prima voleva assicurarsi che Grimmjow non si mettesse di nuovo nei guai.

La reiatsu dell’ex Espada bruciava ai margini della sua mente come una pallida fiamma bluastra, sfuggente e velocissima. Rayen si era sempre considerata abbastanza brava nel sonido, ma tenerle dietro si stava rivelando un’impresa: se non si fosse data una mossa, presto non sarebbe più riuscita a rintracciare Grimmjow.

Stava saettando a mezz’aria, concentrata sulla pista da seguire, quando nel suo campo sensoriale s’accese un’altra reiatsu.

Reiatsu di Shinigami.

Era molto intensa, anche se non quanto quella di un Espada, e puntava dritto dritto verso di lei. La sua solita fortuna.

Rayen esitò, combattuta tra fermarsi e affrontare l’inseguitore oppure darsela a gambe nella speranza che lui la lasciasse perdere, poi mormorò un’imprecazione e inchiodò di botto. 

Pochi secondi dopo, lo Shinigami si materializzò davanti a lei, a debita distanza. Era giovane e atletico, con una carnagione olivastra e scarmigliati capelli scuri, abbigliato secondo una variante senza maniche della tipica divisa nera. Il suo viso sarebbe stato anche bello, se non fosse stato per le tre cicatrici parallele che gli sfregiavano la guancia destra. Osservandolo con più attenzione, Rayen notò che sulla tempia aveva un tatuaggio a forma di 69.

« Vice-Capitano della Nona Compagnia del Gotei 13, Hisagi Shuhei » si presentò, con voce calma e composta.

« Un Vice-Capitano? Addirittura? » A dirla tutta, non gliene poteva fregare di meno di chi fosse quel tizio. Voleva solo sbarazzarsene in fretta e trovare quella zucca vuota di Grimmjow prima che ne combinasse una delle sue. « Io sono Rayen Fie Oneiron, Diciassettesimo Nùmero di Las Noches. »

Si scrutarono per un lungo istante, studiandosi a vicenda. Rayen si preparò a mettere mano alla spada, poi vide Hisagi sbarrare gli occhi. 

« Raiha? » mormorò tra sé e sé.

Lei aggrottò la fronte. 

Nel viso di Hisagi balenò un lampo di emozione. « Non posso crederci, pensavo che fossi chissà dove nel Rukongai! Se solo avessi  saputo che eri a Hueco Mundo... »

« Non so di cosa tu stia farneticando, Shinigami. »

L'altro parve restare a bocca aperta. « Tu... non ti ricordi di me? »

« Non mi ricordo di te perché non ti ho mai visto prima! » Nel momento stesso in cui lo disse, Rayen si rese conto che non era del tutto vero. Le cicatrici, la curva della guancia, le spalle larghe… c’era qualcosa, in lui, che le era curiosamente familiare. Si concentrò, cercando di capire dove o quando l'avesse già incontrato, ma tutto ciò che ottenne fu una stilettata di dolore all'altezza dello sterno, insieme all'opaca consapevolezza che quello Shinigami un tempo l'avesse ingannata. L'avesse tradita. « Aspetta un attimo... tu una volta mi avevi promesso qualcosa, vero? »

Hisagi impallidì appena, ma la sua voce suonò perfettamente controllata. « Sì. »

« Una promessa importante... »

Il dolore al petto s'acuì, come se avesse appena ricevuto una pugnalata. Confusa e spazientita, Rayen vi portò istintivamente una mano, ma al posto della carne trovò il vuoto: il buco che la contrassegnava come Hollow, a metà strada tra il seno e la gola. Il malessere aumentò ancora. In un altro momento, forse, avrebbe voluto sapere tutto di Hisagi; adesso desiderava solo che sparisse dalla sua vista. La sua presenza le faceva male, e non riusciva a spiegarsi perché. 

Lo guardò con rabbia. « Insomma, chi diavolo sei tu? Cosa vuoi da me? Perché non te ne vai a sterminare Hollow da qualche altra parte e mi lasci in pace? »

Lui fece un passo avanti. « Posso spiegarti tutto, Raiha. »

« Rayen. »

« Rayen, come preferisci. » Hisagi assottigliò gli occhi. « È stata la trasformazione in Arrancar a comprometterti la memoria? Credevo che gli Hollow si ricordassero della loro vita umana... »

« A te che importa? » ribatté lei. 

« M’importa eccome. Forse non te lo ricordi, ma tu e io una volta eravamo… » esitò « Amici. E possiamo esserlo ancora, se solo mi darai una possibilità. »

Rayen per poco non gli rise in faccia. « Amici, uno Shinigami e una Hollow? Ma voialtri del Gotei 13 vi fate di acidi, prima di scendere in battaglia? Casomai non l’avessi ancora notato, io sono il tuo nemico naturale, Shinigami! Sei programmato per uccidermi. E io per uccidere te. »

*

Hisagi Shuhei rimase a fissarla, immobile, senza capacitarsi di quell’ultimo scherzo del destino. Davanti a lui c’era Raiha, ne era sicuro… ma una Raiha che aveva dimenticato chi era, cosa faceva e chi amava. La mutazione in Hollow aveva completamente sradicato la sua memoria. Era cambiata molto, dall’ultima volta che l’aveva vista. Gli sembrava in un certo senso più matura, probabilmente perché le pieghe oscure e i continui conflitti di Hueco Mundo l’avevano indurita. Il suo viso aveva perso quasi del tutto l'antica dolcezza e in ogni sua parola si poteva cogliere una lieve nota amara che prima non esisteva. 

Nulla a che vedere con la ragazza solare e delicata che viveva nei suoi ricordi.

Raiha è morta! La risata crudele della sua Zanpakuto, Kazeshini, gli rimbombò nelle orecchie. Non la troverai mai più, né in un mondo né in un altro. Questa qui è solo la sua ombra, e pure mal riuscita.

Sta’ zitto.

Sai che ho ragione. E sai anche qual è la soluzione. Shuhei poté quasi vedere il sogghigno compiaciuto di Kazeshini. Uccidila.

No, replicò con fermezza lo Shinigami.

È un fottuto Hollow, dannazione! Se non ci pensi tu, sarà lei a farti fuori per prima, e allora non ti servirà più questo tuo buonismo del cazzo. Forza, impugnami e uccidila!

Shuhei trasse un lento respiro.

Stupido, ringhiò Kazeshini. È l’unico modo sicuro per salvarti la pelle, lo capisci? Perché proprio adesso devi metterti a fare tutte queste seghe mentali?

Il suo padrone strinse piano l’elsa della spada. E di punto in bianco decise. Su una cosa, Kazeshini aveva ragione: sconfiggerla era la sua unica chance, non per salvare se stesso, ma per salvare lei. Doveva batterla, purificare la sua anima e inviarla nella Soul Society: persino gli angoli più miseri del Rukongai erano un rifugio migliore delle tenebre di Hueco Mundo. Con un po’ di fortuna sarebbe stata al sicuro dalla guerra incombente. Era il minimo che lo Shinigami potesse fare, dopo tutto quello che le aveva attirato addosso.

Sì!, gongolò Kazeshini. Voglio vedere il suo sangue!

Falla finita.

In silenzio, Shuhei sguainò la Zanpakuto. Si sentiva come se un macigno gli stesse schiacciando lo stomaco. Tra le sue mani, la spada fu attraversata da una leggerissima scossa di esultanza: la prospettiva di un combattimento all’ultimo sangue riempiva Kazeshini di gioia. Shuhei arricciò il labbro, disgustato dalla brutalità della sua Zanpakuto, e soprattutto dall'idea che una simile arma di distruzione potesse essere il riflesso della sua anima. 

Rendiamola una cosa veloce e indolore, Kazeshini, gli disse. 

Ahh, ma così ci perderemo tutto il divertimento!, sbuffò la Zanpakuto. Sei un guastafeste, Shuhei! D'accordo, se proprio desideri le regalerò una fine così immediata che nemmeno s'accorgerà di essere stata trafitta. E adesso andiamo!

Rayen s’irrigidì e brandì a sua volta la spada, puntandola minacciosamente contro Shuhei. I due lunghi nastri azzurri legati all’elsa ondeggiarono nel vento.

Ma che spadina carina!, la derise Kazeshini.  

Shuhei scattò verso Raiha – Rayen – e aprì le danze con un rapido fendente al fianco. Lei parò facilmente. Le loro lame non si erano ancora disimpegnate che la ragazza trasvolò alle spalle dello Shinigami e tentò un affondo a sorpresa. Le due Zanpakuto s'incrociarono, sprigionando una cascata di scintille.

« Alla fine ti sei svegliato » commentò lei.

« Con troppi anni di ritardo. »

Shuhei liberò la Zanpakuto e assalì Rayen, che s’abbassò fluidamente sotto il nuovo attacco e rotolò a distanza di sicurezza, prima di riprendere l'offensiva. 

Per essere tanto minuta, se la cavava sorprendentemente bene. Ma non aveva la stessa esperienza di Shuhei, e i suoi movimenti, per quanto agili, tradivano una certa sofferenza... come se qualcuno l'avesse già ferita, e lei non si fosse ancora ripresa del tutto. 

Non abbassare la guardia!, urlò Kazeshini. 

Un tondo particolarmente veloce lo raggiunse al braccio, disegnandogli una striscia rosso sangue appena sopra il gomito. Shuhei strinse i denti. Il pensiero di ferirla lo tormentava, ma non poteva fare altro che purificarla. Glielo doveva.

Adesso, pensò, con una nota di disperazione. 

Adesso, concordò maligno Kazeshini.

« Kare, Kazeshi… »

Una sorda detonazione investì l’aria, seguita da una prepotente frustata di reiatsu azzurro elettrico. Shuhei la analizzò in fretta. Kurosaki Ichigo aveva attivato il suo Bankai: probabilmente era nel bel mezzo di un duello mortale con un altro Arrancar. Di colpo, il Vice-Capitano sollevò il capo, realizzando che quella reiatsu era terribilmente simile a quella di…

« Ehi... » Rayen, sul punto di rilasciare a sua volta, abbassò la spada, stupefatta. « Questa è... la mia reiatsu? »

« Non esattamente, però ci assomiglia molto. »

Lei lo fissò con sospetto. « È uno dei vostri soliti sotterfugi, Shinigami? »

Un’altra sferzata di energia spirituale li travolse. Proveniva dalla parte opposta di Karakura, e stavolta apparteneva ad un Arrancar.

Shuhei tese i muscoli. Quanta forza… sembra un Espada.

« Ah, la diva ha rilasciato » commentò Rayen con voce incolore, più a sé che a lui. « Forse s'è rotto un'unghia, povero piccolo Luppi. »

Shuhei strinse forte Kazeshini. Poteva percepire le reiatsu di Madarame, Ayasegawa e Matsumoto nei pressi di quella dell’Arrancar… più quella del capitano Hitsugaya, che però stava lentamente svanendo.

« Hitsugaya-taichou! » Lo Shinigami serrò i pugni, in conflitto tra il dovere di esorcizzare la ragazza Hollow e quello di assistere i compagni in difficoltà.

Non mi sembra così difficile come scelta, sbuffò Kazeshini. Ammazza in fretta l’Arrancar, così puoi correre a salvare il culo ai tuoi amichetti!

« Io… » Shuhei chinò il capo, ma un'eco lontana lo ricosse: un grido di Matsumoto. « Devo andare, adesso. »

Portò un braccio allo sterno in posizione difensiva, intercettando al volo un calcio di Rayen.

« Stai scherzando? » sbottò lei. « Tu non te ne vai da nessuna parte! »

Lui l’allontanò. « Non mi sembravi così impaziente di volermi qui, quando cinque minuti fa mi hai intimato di lasciarti in pace. »

« Hai ragione, mi sono espressa male. Non te ne vai finché non mi hai detto di chi è quella reiatsu e perché è così simile alla mia! »

« Il perché non lo so nemmeno io, ma ho tutta l’intenzione di scoprirlo. » 

Rayen lo fissò negli occhi, cercando di capire se stesse mentendo. Shuhei ricambiò, saldo e flemmatico. Arrancar e Shinigami si squadrarono a vicenda, con le spade sguainate. 

« D’accordo » capitolò la ragazza. « Allora prendiamola come una tregua. Io vado a cercare quella maledetta reiatsu e tu vai a dare una mano ai tuoi colleghi. Ma la prossima volta che ci vediamo concludiamo la faccenda, okay? »

« Mi sta bene. »

Shuhei rinfoderò la spada. La prossima volta l’avrebbe liberata una volta per tutte, pensò, prima di trasvolare.

*

Rayen correva al massimo della velocità consentita dal sonido. Non era da lei interrompere uno scontro, ma era intenzionata a scoprire da dove provenisse quella strana reiatsu. E poi, tra sé e sé, era contenta di non avere più Hisagi davanti agli occhi: ora che si era allontanata, il dolore al petto era quasi completamente svanito, insieme alla sensazione di malessere. Prima o poi avrebbe dovuto indagare anche su quello. 

La reiatsu azzurra, quella che le ricordava tanto la sua, si stava ferocemente scontrando con un’altra energia, più densa e aggressiva. Rayen l’avrebbe riconosciuta fra mille, anche perché una volta l’aveva provata sulla propria pelle.

« Grimmjow » disse piano.

Si sforzò di accelerare ulteriormente il passo. Attorno a lei, gli edifici di Karakura erano un confuso turbinio nero e argenteo. 

Finalmente, con un ultimo scarto, l’Arrancar arrivò all’improvvisato campo di battaglia. Le si mozzò il fiato in gola.

Davanti a lei, in mezzo alla strada cosparsa di tegole, lamiere piegate e mattoni scheggiati, c’era il ragazzo del suo Focus. La divisa da Shinigami gli pendeva addosso in brandelli insanguinati. Stava inginocchiato sull’asfalto, con il dorso delle mani trafitto da una spada saldamente piantata a terra. Sotto le ciocche di capelli arancione, il suo viso era una maschera di rabbia e sofferenza.

Sopra di lui torreggiava Grimmjow, un sogghigno trionfante stampato in viso, il palmo della mano teso in avanti e illuminato da un Cero.

« No! »

In un supremo slancio di sonido Rayen volò attraverso l’ultimo tratto che li separava e si scagliò contro l’ex Espada, con tanta veemenza da fargli perdere l’equilibrio. Deviato dal suo obiettivo, il Cero partì verso l’alto fischiando come un fuoco d’artificio, mentre i due Arrancar rotolavano a terra in un groviglio di arti, ossa e imprecazioni.

« Fie, togliti di mezzo! » ringhiò Grimmjow. « Che cazzo pensavi di fare? »

Rayen si rialzò in piedi al volo. « Non puoi ucciderlo, Grimmjow! L’ho visto in un Focus, è importante... »

« Importante per cosa, per Aizen? Fantastico, una ragione in più per farlo fuori. E adesso levati dai piedi, o vi ammazzo tutti e due. »

In preda alla disperazione, lei lanciò un rapido sguardo allo Shinigami. E rimase folgorata.

Il ragazzo dai capelli arancione la stava guardando, sorpreso. Aveva occhi grandi ed espressivi, di una vibrante sfumatura nocciola che in parte lambiva il castano, in parte l’ambrato. I suoi stessi occhi, identici.

Rayen batté le palpebre, stupita. « Kurosaki Ichigo? »

« Già » sbuffò Grimmjow.  

Senza più alcuna esitazione, la ragazza avanzò verso lo Shinigami. Dentro di lei, qualcosa scattò, come se un vecchio meccanismo corroso dal tempo e dalla ruggine si fosse di nuovo magicamente sbloccato.

La buona notizia: era sicurissima di stare facendo la cosa giusta.

La cattiva notizia: la cosa giusta era un suicidio bello e buono. 

Sarebbe stato meravigliosamente facile farsi da parte e lasciare che Grimmjow uccidesse il ragazzo, ma non poteva farlo. Un filo invisibile legava lei e Kurosaki, adesso ne era certa. Sentiva che il giovane Shinigami era fondamentale, che rappresentava lo spartiacque che avrebbe radicalmente cambiato il senso della sua esistenza. Aveva bisogno di lui. 

Rayen sapeva benissimo che tra lei e Grimmjow c'era troppa differenza, che se si fossero scontrati non avrebbe avuto nemmeno mezza possibilità, così come non l’aveva avuta con Nnoitra. A dire la verità, non avrebbe voluto battersi con lui neppure se fossero stati allo stesso livello. Era la cosa più vicina ad un amico che avesse. 

Ma se intendeva fare del male a Kurosaki non si sarebbe tirata indietro. 

« Non posso permetterti di ucciderlo » insisté.

Si pose davanti a Kurosaki, fronteggiando il suo ex Espada.

Quello era il momento in cui, secondo il copione, Grimmjow avrebbe dovuto fermarsi e confessarle che era la persona più importante della sua vita. Dopodiché sarebbero tornati insieme a Las Noches, avrebbero sconfitto Aizen e sarebbero diventati il nuovo re e la nuova regina di Hueco Mundo, e tutti vissero felici e contenti.

Ma sfortunatamente la vita di Rayen non era una fiaba, le cose andarono in modo leggermente diverso.

Grimmjow la squadrò con incredulità e disprezzo, poi scrollò le spalle e borbottò un annoiato « Come vuoi ». Sollevò di nuovo la mano, che già iniziava a risplendere di Cero rossastro. 

Rayen non fece neppure in tempo a spaventarsi che istintivamente evocò: « Erabe, Trèbol! » Non appena la Resurreciòn s’avviluppò intorno a lei, più in fretta di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua esistenza, la ragazza sfiorò freneticamente i quattro simboli impressi sullo scudo, chiamandoli per nome e accendendoli del familiare chiarore azzurrino. « Al azar! »

La lancetta sullo scudo cominciò a ruotare, mentre il calore sprigionato dal Cero andava poco a poco rafforzandosi.

Ti prego, Trèbol, niente scherzi, implorò mentalmente Rayen.

Angosciata, azzardò un’occhiata allo scudo… e quasi tirò un sospiro di sollievo. La lancetta indicava il calice, Templanza. Forse da qualche parte c’era davvero un essere divino che di tanto in tanto posava i popcorn e tendeva l’orecchio alle suppliche dei disperati.

« Escudo Templado! »

Il Cero di Grimmjow esplose.

*

Un boato scosse la terra, facendola tremare sotto le ginocchia di Ichigo. Il ragazzo batté le palpebre, allibito: l'Arrancar che aveva placcato Grimmjow era davanti a lui e gli dava le spalle, avvolta in una sorta di bianca armatura vegetale. Teneva il braccio sinistro piegato di fronte a sé; lo scudo a quadrifoglio che vi era allacciato pulsava di energia. 

Tutto attorno a loro era comparsa una barriera circolare, traslucida, formata da migliaia di delicatissimi fili di reiatsu intrecciati tra di loro. Sembrava fragile come una bolla, ma per il momento resisteva tenacemente al Cero di Grimmjow, che bruciava e guizzava ferocemente contro la sua superficie cristallina senza riuscire minimamente a penetrarvi. Era come trovarsi sotto un'incredibile cupola di diamante. 

Ichigo non aveva idea di chi fosse quella tizia, né del perché lo stesse aiutando, ma una cosa era certa: nessuna barriera poteva durare per sempre, soprattutto sotto i colpi di un Espada. Con rinnovata determinazione, il Delegato si tese in avanti, addentò l’elsa della spada ancora conficcata tra le sue mani e tentò di svellerla con tutte le sue forze. Una fitta di dolore puro lo attraversò dalla punta delle dita ai muscoli del collo, ma non s’arrese.

Grimmjow prese a tempestare la cupola con una pioggia di Cero, intervallati a scariche di Bala. Gli attacchi si facevano sempre più veloci e intensi. Ichigo
 moltiplicò i suoi sforzi per strappare la spada. Doveva farcela, doveva…

Crac.

Un’enorme crepa bianca apparve sulla barriera. La ragazza Arrancar gridò, e per un secondo la luce dell’Escudo Templado parve brillare più luminosa. Poi un altro Cero si schiantò contro la sua superficie adamantina e una seconda crepa si unì alla prima.

Un velo rosso di sofferenza calò sugli occhi di Ichigo, ma lui continuò a lottare per estrarre la spada. La lama scivolò via di qualche millimetro, lentamente, troppo lentamente.

« Ichigo! » strillò improvvisamente una voce femminile dietro di lui.

Ci fu un altro Cero e la barriera esplose in mille pezzi.

In quello stesso istante, una ventata gelida come la quintessenza dell’inverno spazzò la strada, ghiacciando l'aria a un soffio dal suo viso. 

 

 

**************

Sixy: wow... sto aggiornando la storia e non nel cuore della notte o.o

Rayen: mah, sinceramente penso che il fatto che tu stia aggiornando è già abbastanza strano di per sé -.-' comunque sei PAZZA! Stai delirando! Cosa diavolo passa per quella tua mente malata?!

Sixy: *impugna una penna con fare intellettuale* come disse zio Baudelaire... ho sentito su di me il frullo d'ali dell'imbecillità!

Ne approfitto per ringraziare caldamente tutti i recensori, Angel of hope, AriCastle66, Erre e Mistero95 che l'hanno messa tra le preferite, e Akisan, CHOCMyself_, Justine_Law, KayeJ, Lightning00, murasachinkeo, Rebecca Lestrange Buki, Saeko_san, Saliman e sosia che l'hanno messa tra le seguite, e anche tutti coloro che leggono e basta *.* grazie ragazzi, vi adoro!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: TooSixy