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Autore: Serena_Potter    01/11/2012    8 recensioni
Otto date. Il 31 ottobre di Lily e James Potter, dal 1971 al 1981, quando tutto "finì".
1971: «Se ti do un bacio vieni?» le chiese con tutta la spontaneità e l’ingenuità che solo un bambino poteva avere. Lily diventò inevitabilmente rossa di imbarazzo e tossicchiò, spiazzata.
1973: «Crescerò davvero quando ammetterai che quella piuma non aveva tutti i torti, Evans» rispose prontamente James, strizzandole l’occhio.
1975: «No? Oh, scusami, Evans, sono questioni di cuore, questioni delicate! Non avrei mai dovuto girare il coltello nella piaga, perdonami» finse d’implorare ma nei suoi occhi chiunque – tranne Lily – avrebbe visto la determinazione nel non voler credere alle sue stesse parole.
1977: «Sono una bambina. Fuori di qui la gente muore, intere famiglie vengono distrutte e la mia potrebbe essere la prossima, e tutto ciò che sto facendo è.. pensare a te.» parve che dirlo le costasse una fatica enorme.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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From the beginning.





31 ottobre 1971

«Nick-Quasi-Senza-Testa ci ha invitati al suo complemorte!» l’esclamazione entusiasta del piccolo James Potter giunse alle orecchie di tutti coloro che si trovavano nella Sala Comune di Grifondoro.
Lui, comunque, si stava rivolgendo a tre ragazzini seduti attorno ad un tavolo.
«Davvero?» esclamò il più grassottello, gli occhi brillanti d’emozione.
«Forte!» aggiunse quello dall’aria un po’ sciupata.
«Ci divertiremo, amico» concluse quello bello ed elegante. James Potter gli batté il cinque con entusiasmo.
«Puoi giurarci!» esclamò appena prima di venire interrotto da una voce di bambina che mostrava già i segni di maturità.
«Dove siete stati invitati, voi?» esclamò Lily Evans, fissando Potter dall’alto del suo metro e cinquanta.
«Al Complemorte di Nick, Evans» rispose quello con un sorrisone spontaneo.
Lei si rivolse alla piccola biondina che aveva affianco. «Alice, noi non ci andiamo» borbottò sottovoce ma James colse quelle poche parole e sgranò gli occhi.
«Siete state invitate anche voi? Fantastico!» quasi gridò, ancor più entusiasta di poco prima.
«Non credo verremo» annunciò altezzosamente la ragazzina, e James s’imbronciò per un secondo soltanto.
«Se ti do un bacio vieni?» le chiese con tutta la spontaneità e l’ingenuità che solo un bambino poteva avere. Lily diventò inevitabilmente rossa di imbarazzo e tossicchiò, spiazzata.
«Non provarci neanc..» iniziò, con tono chiaramente minaccioso. Non ebbe il tempo di finire la frase che James Potter si chinò – era più alto di lei di qualche centimetro – e le stampò un rumoroso ma dolce bacio sulla guancia. I suoi amici ed Alice Prewett si bloccarono, come sorpresi da un Incantesimo delle Pastoie Total-Body. Sirius fischiò sommessamente, forse prevedendo una brutta fine per l’amico.
Lily restò immobile, senza sapere cosa dire o cosa fare. James la fissava con un sorriso smagliante.
«Allora, ci vieni alla festa?» le domandò speranzoso. Lei esitò.
«Ma non provarci mai più. Andiamo, Alice» e, con tutta l’altezzosità possibile, prese a braccetto l’amica e si diresse, mento alto e senza voltarsi mai, verso il dormitorio femminile.
«Amico, pensavo ti odiasse!» esclamò Sirius, gli occhi sgranati, stupefatto dall’accaduto.
James sorrise come un ebete.




31 ottobre 1972

Lily Evans era confinata in un letto dell’Infermeria di Hogwarts a causa di una fastidiosa influenza. La giovane Madama Chips si era rifiutata di lasciarla andare al banchetto di Halloween nonostante lei le avesse assicurato di stare benissimo, così le amiche le avevano promesso che sarebbero passate con una valanga di dolci direttamente dalla Sala Grande.
Chi arrivò a svolgere suddetto compito, il volto coperto da una catasta di dolci in precario equilibrio, non fu né Alice né una delle amiche di Lily.
«Buon Halloween, Evans!» esclamò James Potter, lasciando cadere sul letto la montagna di dolci. Lily Evans lo guardò ad occhi sgranati, stupefatta.
«Cosa.. cosa ci fai qui, Potter?» biascicò spostando lo sguardo sul cibo sparso sul letto, attorno ai suoi piedi.
«Mi sembra ovvio, ti tengo compagnia e ti risollevo il morale» rispose lui come fosse la cosa più scontata del mondo. Lily restò a bocca aperta per qualche secondo, poi si sporse ad afferrare due dolcetti a forma di zucca. Ne passò uno a James e addentò l’altro.
«Un po’ troppo dolce per i miei gusti» commentò sotto lo sguardo stupito e divertito di James, che si era aspettato di esser cacciato via. Addentò comunque il resto della mini-zucca proprio mentre James faceva lo stesso.
«Hai ragione. Guarda, quello lì è meglio!» le consigliò il Grifondoro indicando un dolciume incartato, prendendo nel frattempo un cioccolatino ripieno di succo di zucca. Lily afferrò ciò che lui le aveva consigliato, scartò la caramella gommosa e la masticò lentamente. Dopo quella che parve un’attenta analisi, annuì con convinzione ed alzò addirittura il pollice verso James.
«Squisita» commentò ingoiandola. James rise.
Andarono avanti così finché Madama Chips non spedì James fuori dall’Infermeria, gridandogli contro di rispettare gli orari di visita.







31 ottobre 1973

«Evans, mi presti la piuma per favore?» chiese James Potter con gentilezza, mentre gli amici, nascosti dietro un divanetto, osservavano la scena sghignazzando.
Lily Evans alzò lo sguardo dal suo tema di Incantesimi per posarlo, stupita, sul giovane Grifondoro in piedi accanto a lei con gli occhiali storti e il sorriso speranzoso. Annuì, passandogli la piuma.
«Grazie, Lily!» esclamò subito James, correndo verso un tavolino lì vicino. Si chinò, scrisse qualcosa e tornò presto da lei. Le restituì la piuma e la ringraziò di nuovo.
«Di niente, Potter» borbottò stupita dalla gentilezza del giovane. Quando riprese a scrivere il tema, le parole che si tracciarono sulla pergamena una volta che la piuma ebbe iniziato a muoversi da sola furono sempre le stesse quattro.
«POTTER!» l’urlo della Grifondoro si propagò nella Sala Comune contemporaneamente con la risata di James, che si stava già dando alla fuga fuori dal buco del ritratto. Lily lo inseguì nel corridoio.
«Un omaggio da Zonko, Evans, ti è piaciuto?» esclamò lui, sghignazzando apertamente. Lei, rossa in volto, rispose inviperita: «Non è divertente, Potter. I tuoi scherzi non sono mai divertenti. Deciditi a crescere, una volta per tutte!».
«Crescerò davvero quando ammetterai che quella piuma non aveva tutti i torti, Evans» rispose prontamente James, strizzandole l’occhio. Lily, esasperata, si voltò con un guizzo di capelli rossi e rientrò nella Sala Comune. Lui la seguì poco dopo.

Le parole “Io amo James Potter” non svanirono mai da quella pergamena, che Sirius salvò in extremis prima che Lily la gettasse tra le fiamme del caminetto.







31 ottobre 1974

Albus Silente aveva organizzato una festa di Halloween nella Sala Grande, alla quale potevano partecipare tutti gli studenti. Lily Evans era stata invitata decine e decine di volte da James Potter ma aveva preferito andarci con Andrew Davies. Potter aveva ripiegato su una Tassorosso dalla dubbia intelligenza che, una volta arrivato alla festa, aveva provveduto a perdere di vista.
«Remus, hai visto la Evans?» chiese con tono disinteressato, finendo il bicchiere di Acquaviola, la bevanda con il più alto tasso alcolico che servissero quella sera.
Remus Lupin, che era venuto alla festa con una simpatica Grifondoro del terzo anno momentaneamente sparita nel bagno, assunse un’espressione pensierosa.
«Credo di averla vista uscire con Davies, poco fa» rispose, scrollando le spalle. James gli batté una pacca amichevole sulla spalla come ringraziamento e uscì velocemente dal portone principale. Il Parco di Hogwarts era immerso nella semioscurità. Su una delle panchine che si affacciavano sul Lago Nero, Lily Evans ed Andrew Davies sussurravano tranquillamente, come avessero paura di svegliare la Piovra Gigante. James si avvicinò silenziosamente.
Poi Davies provò a baciarla.
Preso da un attacco di pura e bruciante gelosia, James Potter estrasse dalla tasca dei pantaloni un ragno di gomma e con un colpo di bacchetta lo animò. Lo lasciò cadere sulla spalla di Davies e notò, con una certa soddisfazione, che Lily si stava allontanando, non contenta della mossa del Corvonero.
Passarono pochi secondi, poi un urlo stridulo si levò e James Potter crollò a terra scosso da risate convulse.
«Toglimelo, toglimelo!» strillò Davies sfregandosi le mani sui capelli nel tentativo di far cadere il ragno.
«Aspetta!» esclamò Lily, per metà divertita dalla situazione e per metà irritata dall’infantilità di Potter. Afferrò il ragno tra due dita e lo gettò via, dando prova del suo coraggio da vera Grifondoro.
«Toglimelo, toglimelo!» fece il verso James, che si era faticosamente rialzato da terra e stentava a trattenere le risa. «Un vero uomo, Davies, complimenti! Buona serata, ragazzi» esclamò avviandosi verso il Castello, e la risata fragorosa scoppiò nuovamente, contagiando anche Lily che non riuscì a nascondere un mezzo sorriso.









31 ottobre 1975

«Levicorpus!» esclamò James Potter ridendo rumorosamente. La bacchetta alzata contro Severus Piton, nuovamente appeso a testa in giù.
L’intervento di Lily fu provvidenziale.
«Smettila, Potter!» urlò, abbassandogli il braccio con uno strattone poco delicato. Piton crollò a terra ma nessuno dei due se ne accorse, troppo impegnati a fissarsi, sconvolti da quella piccola scossa d’elettricità partita dal punto in cui si erano toccati. Il contatto visivo durò non più d’un secondo ma nessuno dei due lo dimenticò mai.
«La paladina della giustizia salva per l’ennesima volta l’eterno sfigato» annunciò con voce solenne James, le braccia aperte platealmente a rivolgersi alla piccola folla che si era creata intorno a loro. «Non ricevendo neanche un misero ringraziamento» aggiunse questa volta rivolgendosi principalmente a lei, abbassando le braccia e contemporaneamente il tono di voce.
Lily gettò una vaga occhiata a Piton che aveva approfittato del trambusto per andarsene senza degnare d’uno sguardo la sua migliore amica.
«Non sono affari che ti riguardano, Potter» sibilò lei, avanzando d’un passo ed alzando il viso in modo da incontrare i suoi occhi. Ora lui era parecchio più alto di lei.
«No? Oh, scusami, Evans, sono questioni di cuore, questioni delicate! Non avrei mai dovuto girare il coltello nella piaga, perdonami» finse d’implorare ma nei suoi occhi chiunque – tranne Lily – avrebbe visto la determinazione nel non voler credere alle sue stesse parole.
«Smettila di fare il simpatico, Potter, non ti riesce» sbottò Lily, indietreggiando di un passo e guardandolo con aria schifata. «Sempre il solito sbruffone. Sei nauseante» concluse, incamminandosi con passo deciso lungo il corridoio.
«Esci con me, Evans» le urlò dietro lui. Non ricevette risposta.








31 ottobre 1976

James Potter era in Infermeria, con un braccio appeso al collo dopo esserselo rotto durate la partita di Quidditch contro Serpeverde. Avevano vinto nonostante l’inconveniente, ma lui era rinchiuso lì dentro da tre giorni e neanche quella sera era riuscito a sgattaiolare via.
Si era quasi addormentato quando la porta dell’Infermeria si aprì lentamente con un lieve cigolio. James gettò un’occhiata alla porta della stanza di Madama Chips che rimase chiusa e dall’interno non provenne alcun rumore. Si voltò di nuovo verso il visitatore, convinto di trovarsi davanti a Sirius e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva quando vide arrivare accanto al suo letto l’ultima persona che si sarebbe mai aspettato.
«Cosa.. cosa ci fai qui?» sussurrò sconvolto, gli occhi sgranati in un’espressione di puro stupore.
Lily Evans ridacchiò sommessamente e lasciò cadere i dolci che teneva tra le braccia sul letto di James, proprio come fece lui quattro anni prima.
«Ti tengo compagnia e ti risollevo il morale, mi sembra ovvio» rispose lei con un sorriso straordinariamente sincero. Si sedette sul bordo del letto di James e lui le fece immediatamente più spazio. Poi scrutò attentamente nell’ammasso di dolci e ne pescò uno dalla forma tonda, chiuso in carta rossa.
«Questo ti piaceva, o sbaglio?» domandò tendendoglielo. Lily lo prese e lo scartò. All’interno c’era la caramella gommosa che James le aveva consigliato quattro anni prima. Lei pescò dal mucchio un cioccolatino ripieno di succo di zucca e glielo passò.
«Questo piaceva a te, o no?» domandò senza davvero aspettarsi una risposta. Il sorriso di James illuminò presto il suo volto e contagiò anche Lily. Addentarono i rispettivi dolcetti nello stesso momento.









31 ottobre 1977

«Evans! Che ci fai qui fuori?» gridò James per farsi sentire sopra l’ululato del vento e lo scroscio della pioggia. Diluviava e Lily non si trovava più da nessuna parte, così era andato a cercarla e l’aveva trovata proprio dove si aspettava di trovarla.
Era in piedi davanti al Lago Nero, incurante della pioggia che l’aveva completamente bagnata, penetrandole fin nel midollo. Si voltò verso James quando la chiamò, ma non rispose.
Lui avvertì una morsa tremenda alla bocca dello stomaco nel vedere gli occhi della ragazza che amava da sempre così straziati e pieni di dolore. Si avvicinò a lei a grandi passi e ben presto fu fradicio anche lui.
«Cos’hai?» sussurrò, a pochi centimetri dal suo viso. Lily scosse il capo e tornò a fissare il Lago Nero.
Restarono in silenzio per diversi minuti e James stava pensando di prenderla di peso e portarla al chiuso, quando finalmente parlò.
«Sono una bambina. Fuori di qui la gente muore, intere famiglie vengono distrutte e la mia potrebbe essere la prossima, e tutto ciò che sto facendo è.. pensare a te.» parve che dirlo le costasse una fatica enorme.
A James per poco non cedettero le gambe e si sentì un bambino anche lui.
«A me?» ripeté, stupito.
«A te. E non è giusto, perché non è il momento per concentrarsi su problemi da adolescenti, dobbiamo crescere.» sospirò con voce tremula, come se tentasse di trattenere le lacrime.
«Lily.» la richiamò dolcemente. Lei scacciò una piccola lacrima dalla guancia e si voltò verso di lui.
«Hai ragione. Dobbiamo crescere. Ma possiamo farlo insieme.» mormorò sfiorandole la guancia col dorso della mano. Lei alzò lo sguardo e lo incatenò al suo.
«Insieme?» ripeté, ancora scombussolata.
«Insieme.» annuì James. Le prese entrambe le mani ed intrecciò le dita alle sue. Le posò un lieve bacio tra i capelli e rimasero immobili, tanto vicini da poter sentire l’uno il battito dell’altra.
La pioggia continuò a cadere e loro rimasero fermi, incuranti. L’uno l’ancora di salvezza dell’altra.








31 ottobre 1981

Non finì tutto dopo due semplici raggi di luce verde.
Niente poteva fermare il loro amore.
L’amore custodito nel cuore di un bambino da quando aveva undici anni.
L’amore nascosto al cuore di una bambina da quando aveva undici anni.
L’amore imperfetto, fatto di urla, litigi e baci rubati.
L’amore che li tenne in vita, ancorati l’uno all’altra.
Quella notte il loro amore andò oltre la morte. 

   
 
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