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Autore: Columbrina    03/11/2012    3 recensioni
Avvertimento OOC per sicurezza. Perdonare qualunque incongruenza con il personaggio.
 Quattro storie nello stesso destino, come non andrebbero mai raccontate.
 
 
Birth.
 Aerith Gainsborough, presto, sarebbe andata all’altare. Se lo promise, o meglio gliel’aveva promesso. Sarebbe stata la sposa più bella del mondo, con quegli occhi brillanti che avrebbero esaltato un colore così tenue come il bianco, al suo fianco solo gioia. Nessuna barricata poteva ferrare la certezza.
 
 
Life
 “Trascorri così il tempo quando non hai rogna in giro?”
 “O faccio questo o prendo a pugni qualche belloccio. La più allettante è sicuramente quest’ultima, ma non posso fare questa carognata al futuro marito della mia migliore amica”
 “Giusta osservazione. Comunque, non dovresti essere con Aerith?”
 “E tu non dovresti essere con Cloud?”
 
 
 Death
 “Tu cosa pensavi di fare, piuttosto. Volevi ucciderti? Perché? Pensavo ormai che fosse tutta acqua sotto i ponti. Mi sbagliavo? Certo, perché sono stata una stupida a credere di poterti dare una chance …”
 “Una passeggiata. Ecco cosa volevo fare”
 “No, un suicidio premeditato. Ecco cos’era.”
 
 
 
 Synthesis
 Questa è una fantasia ancora da scrivere.
 
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife, Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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#21. What is about men
 

 
Come al solito, era a scaldarsi in cucina.
Non perché ne sentisse il bisogno, però l’impellente mistura di aromi che incalzava ogni suo sesto senso erano un’alternativa piuttosto allettante al crogiolarsi miseramente in una spirale senza fine di dubbi e supposizioni, che poi si scoprivano infondate.
Decise di non biasimarlo più di tanto, perché conosceva a memoria ogni parte di lui e purtroppo – o forse no – non avrebbe mai perso quel piglio fugace, che il suo volto elargiva ogni qual volta che c’era Aerith nei paraggi, o un qualcosa che richiamasse a lei, perché per Cloud qualunque cosa poteva essere tutto o niente.
Tifa, di per sé, non era mai stata una donna rancorosa e riusciva a percepire anche un minimo di gratitudine nella sua uscita plateale e trafelata, perché ora aveva più tempo per sé stessa, e poteva bearsi profondamente degli scalpiccii allo stato embrionale, che le pareva solo di sentire in modo tanto tangibile quanto concreto, perché era al primo stadio e l’embrione non era ancora cresciuto abbastanza da poter far sentire la sua presenza. Chissà, forse aveva la stessa patologica timidezza che accomunava ambedue i suoi genitori, o forse era un caso recessivo. Ancora non lo sapeva, ma adorava fantasticare.
Una cosa che non potranno mai capire le donne sugli uomini è, forse, l’incapacità di manifestarsi apertamente alle loro emotività, un atteggiamento comune quasi a tutti. Tipo Barret era sempre un fascio di nervi, nella rigida compostezza di chi si sente sempre in dovere di dare un senso di sicurezza. Si chiedeva se anche Denzel sarebbe diventato così, ma i bambini non si pongono mai molti problemi, sono indiscreti, in pace con i loro pensieri, fin troppo estraniati e avrebbe voluto che rimanessero tutti così.
Peccato non ricordi di quando anche lei e Cloud ponevano fine alle loro inibizioni con un sorriso o anche un piccolo segreto che li rendesse reciprocamente partecipi.
Sì, era la complicità la moneta corrente dell’universo dei bambini. Peccato che con gli anni perda valore.
“Mi raccomando non dirlo a Tifa, altrimenti mi uccide …” sentì dire, sul ciglio del corridoio deserto, da Denzel a Marlene, in fitto tono di complice cospirazione.
“Va bene, sarà il nostro segreto” rispose la bambina di conseguenza
“Grazie” soffiò Denzel, scoccando un bacio sommesso sulla guancia della complice, suggellando quello era l’ennesimo di tanti altri tesori nascosti nei meandri di quelli che un giorno sarebbero stati ricordati come marachelle infantili.
Tifa neanche volle sapere quale birichinata aveva combinato Denzel, perché si sentì pervadere da una piacevole sensazione nostalgica, che avvolse i suoi occhi con una patina lucida. Si augurò che quei due non perdessero mai la loro complicità, anche quando l’affetto avrebbe sostituito il profitto. Perché la burocrazia dei bambini era diversa e per certi versi più bella; per esempio, a Marlene non importava essere punita o venir meno a tutti gli insegnamenti imboccati da Tifa da quando era in fasce, perché Denzel l’aveva coinvolta non appena gli aveva confessato della marachella e lei si era sentita in dovere di non tradire la loro complicità, quell’affetto comune a tutti gli esseri speciali, per quanto violasse il suo codice morale.
Quelli erano i segreti più belli che si potessero condividere.
Le piccole rese non mancavano mai, naturalmente, ma finivano per affrontare le conseguenze insieme, i bambini.
Tifa sorrise e si promise di affrontare con Cloud, qualunque conseguenza sarebbe accaduta, perché c’era un amore in ballo, non dell’accezione emotiva, ma era tangibile, lo portava dentro sé come il peso di un qualcosa di fragile che avrebbe potuto spezzarsi da un momento all’altro. Chissà se lui avrebbe fatto di conseguenza.
Si alzò e prese a trafficare con alcune stoviglie lasciate a poltrire nel lavello, in un bitume da stralciare, come quello delle foglie autunnali. L’acqua prese a scrosciare e Tifa si sentì premere forte contro la vescica, con uno stimolo imprescindibile, che però non le destava alcun bisogno di correre al gabinetto, perciò restò a fissare il vuoto, attanagliata dai pensieri più recessivi e grotteschi, scanditi solo da moto lineare del fruscio dell’acqua, che andava forte e fragoroso. Una quiete chiassosa, che fu squarciata da un sogghigno di Zack, la cui figura liscia e ben piazzata attirò subito l’attenzione di lei, che si portò una ciocca ribelle dietro l’orecchio, pinzandola per bene. L’acqua continuava a scrosciare e sgorgare dalla bocca di metallo.
“Sprechi così le riserve idriche mondiali? Credevo fossi un’ecologista” esordì, col solito impeto di chi la sa lunga e Tifa convenne con un sorriso socchiuso.
“Ti hanno aperto i bambini?” cambiò discorso lei, dando un taglio al fruscio tonante dell’acqua e innestando un cicaleccio assordante di pentolami vari, così senza guardarlo
“Diciamo che ho preso in prestito le chiavi di Cloud e mi sono fatto fare un doppione dal ferramenta” fu la sua confessione, tanto genuina che Tifa non poté fare  a meno di riservargli un sorriso ben più ampio del precedente.
Zack stava seduto e la scrutava con crescente attenzione, senza però trovarvi difetto.
“Allora, dov’è il biondo?”
Essenza di dejà – vu.
“Ronda di consegne. Mi ha mandato un messaggio”
“O forse sta scopando con Aerith. Se non sbaglio ieri non è tornato a casa e neanch’io sono andato a dormire lì” soffiò, con una tale imperturbabilità da turbare profondamente Tifa, che smise di trafficare con i pentolami gracchianti, lasciandoli ammollo nell’acqua. Gettò sul lavandino un tovagliolo, con impeto incredibile, che tagliò sottile l’aria.
“Lo dici come se fosse la cosa più naturale del mondo”
“Scopare è la cosa più naturale del mondo” affermò, sornione, come da un pulpito ciceronesco del tipo il sesso è l’ingranaggio che fa muovere il mondo
“Maschilista. Vedi le donne solo come macchine del sesso” rise con tono sottile, mettendosi dinanzi a lui, scaricando il peso nelle mani appoggiate allo schienale della sedia
“Voi, sadiche creature, non siete da meno. Guarda Lucrecia come ha ridotto quel povero Valentine …”
“Touché”
Erano queste le piccole rese di cui parlava, perché per giungere a un accordo si deve scendere a compromessi e solo con Zack riusciva a permettersi queste piccole pecche d’umorismo indipendente e gratuito. Forse perché avevano ancora da dirsi tutto.
“Zack …” esordì lei, a un certo punto, uscendo da una catalessi che venne spontanea ad entrambi
“Dimmi”
“Volevo chiedertelo da un po’, ma non c’è stata mai l’occasione …” O forse troppe occasioni “Come sta Aerith?”
Zack racimolò ogni stimolo pacato incanalato nel suo corpo, pur di non mostrarsi turbato dinanzi a una domanda che rientrava nelle aspettative, ma che lo rese insperabilmente inquieto, perché non aveva mai affrontato di petto la situazione. Il suo volto s’imbrunì e i suoi vividi occhi non trasparivano più quella voglia di vivere, che invece, continuava a brillare di speranza in quelli di Aerith. Questo era dovuto a una mancanza di tatto verso sé stesso, perché prendeva le cose troppo alla leggera, trovandosi poi – dinanzi a situazioni di tanta carica emotiva – con un fascio di nervi a fior di pelle.
Tifa non diede segno di essersene accorta e iniziò a cercare un diversivo per scampare da quell’impiccio. Stava per dire qualcosa, ma Zack la precedette con un sorriso.
“Sta meglio. Ora mangia di più e riesce a scandire il tempo. Mi ha detto una cosa ultimamente. Si sentiva guarita da qualcosa … E io non ho idea di cosa possa essere. Magari l’ha detto perché si sentiva torturata dal senso di colpa, come me del resto, o forse era qualcos’altro … Non so, ho le idee confuse.”
Tifa elargì un premuroso sorriso.
“Probabilmente è come hai detto tu. Magari ha finalmente ingerito il colpo ed è andata avanti. Questo non può far altro che giovare alla vostra relazione”
Zack prese a meditare con prudenza, rammaricandosi di averla lasciata convivere con un peso che non lasciava scampo, tradendo un certo egoistico bisogno di allontanarsi da una realtà che in quel momento gli stava scomoda. Era suo ardente desiderio riprendersi ciò che la viltà aveva tentato di soffiargli via, seppur implicitamente, dato che Aerith – nei laconici momenti che trascorrevano insieme nella plateale solitudine – non pareva avergli biasimato nulla e continuavano a tirare avanti con i pochi sprazzi che offrivano quelle giornate senza dimensione temporale, imbambolate in un eterno fastello di nembi densi e tormentati da silenzi che sconquassavano la carne, fino a renderla completamente volubile agli sbalzi dettati dalla monotonia. Sarebbero stati definitivamente pronti a riprovarci, fortificati dalla rinnovata guarigione emotiva, che celava moventi ben più reconditi, ma non era motivo di cruccio o sospetto. Per entrambi.
Rivolse un sorriso grato a Tifa, che si lusingò enormemente, a giudicare dal vivido colorito che avevano acquisito i suoi occhi, al solo battito di ciglia che intercorreva in un’istante di cui nemmeno loro si erano accorti.
“Una sera di queste dobbiamo organizzare una lauda cena per quattro” esordì lei, tornando di punto in bianco a trafficare i suoi pensieri in stoviglie di latta
“Se cucini tu, ritienimi invitato”
“Credi che lascerei sprecare i nostri preziosi viveri a un ex – soldier che non conosce la differenza tra volere e potere?” affermò sorniona, rivolgendogli perfino uno sguardo da cui traspariva tutta la sua eloquente chiarezza
Poi fu Zack a elargire un sorriso furbescamente studiato per passare inosservato, come parte integrante del suo cipiglio, che pareva celare una certa fiducia repressa.
“Con la differenza che io posso e voglio …” sorrise “Poi è uno spreco rovinare tanto bene materiale
Tifa colse l’allusione al volo, senza perdere la sua compostezza sobria.
“Mi prendi in giro?”
“Assolutamente no. Anzi ti do ragione su tutto. Cloud non saprebbe mai dove mettere le mani”
“E immagino che tu lo sappia, vero Fair?”
Il sorriso di Zack si allargò scandalosamente, fino ad assumere la forma indefinita di un ghigno soddisfacente, che potesse abbracciare qualunque pensiero che vertesse verso le vere – o false – intenzioni che proseguivano in folti e furbi giri di parole tra loro.
“Altroché. Se vuoi ti do una dimostrazione”
Si guardarono un ultimo istante negli occhi, giusto per realizzare quale piega grottesca stava prendendo quella semplice riflessione di gusto su un argomento che potevano facilmente toccare a cielo aperto; l’intesa che intercorreva tra loro fece sì che non ne facessero un tentativo blando d’adescamento, anzi finirono per ridere come due compagni che si sbellicano dinanzi alla loro vita sventurata, senza aggiungere alcuna pretesa.
“Sono allergica agli imbecilli, quindi passo”
La Lockheart era uno spasso.
Zack alzò le mani, come in una battuta d’arresto, abbassando un po’ lo sguardo per reprimere quei pruriti alla soglia delle labbra che si traducevano in divertiti singulti convulsi, gli occhi anche loro traslucidi di lacrime gioiose e il volto soffiato dal calore.
“Come non detto”
E poi prese di nuovo a meditare su sé stesso. Zack Fair, quel mistero che non avrebbe mai smesso d’infittirsi dinanzi ai suoi occhi, tanto che era sempre più volubile, il che instillava in lei una disperata voglia di rettificare quelle che erano le sue priorità, quelle di entrambi, poiché sentiva la necessità di farle sue.
Instillarono nuovamente i loro sguardi nell’altro, questa volta profondamente scavati negli spessori emotivi l’uno dell’altro, che li fece sentire spaesati per certi versi e incantati da quell’allettante magia soffusa.
Intanto Cloud era rientrato in casa.
Il suo tono ascetico li abbracciò come un fendente di velluto, che tagliò la magia con la sua imperturbabile presenza. Ebbe come la sensazione che stessero parlando di qualcosa, poco tempo fa.
Infatti Zack rise di gusto e Tifa fece di conseguenza.
A pomeriggio inoltrato, senza essere pressato dall’indulgente discrezione di Tifa, Zack si sentì in dovere di passare a salutare l’amico di sempre, anche se troppo preso da riflessioni che lo portavano via da una concezione che sembrava troppo vicina all’immaginario. Puntellato contro lo stipite della porta, gli rivolse uno dei suoi sorrisi di marca, efficacemente studiati su un equilibrio geniale tra impertinenza e compiacenza; e la cosa non stupiva Cloud più di tanto, quindi si limitò a una fugace occhiata e una bozza di sorriso, o meglio di sogghigno.
“Hai finito di provarci con la mia ragazza?” esordì Cloud, senza dischiudere gli occhi dalle sue riflessioni assorte, sul ciglio del letto. Zack mosse la testa all’indietro, con un cenno. Da che pulpito, gli venne da dire.
“Tu, piuttosto, non mi hai detto dove sei stato”
Il bagliore celestino di Cloud era riflesso in piccoli interspazi di pulviscolo che intercorrevano tra il punto di contatto del cielo vizioso con l’aranciato terso che rifletteva sul vetro dell’unica finestra che illuminava la stessa, quell’intersezione che era il punto di concepimento di tanti piccoli corpi efebici e di quant’altro, come se fossero le concretizzazioni di pensieri assorti dopo lunghe riflessioni.
“OK, come non detto …” Sembrava, anzi era poco convinto, ma decise di non indagare oltre. Era fin troppo sfinito. “Ci si vede, biondo!”
Si salutarono con uno sguardo poco forzato, che riassumeva tutta l’innata complicità di rivedersi ancora lì, senza rese, a condividere ogni piccola inerzia della giornata. Zack fece per andarsene, ma solo dopo altri istanti d’indeterminata lunghezza, sparì definitivamente, inghiottito dalla penombra della scalinata, proprio quando un fagotto di lana rosa, dalla consistenza informe, di fattura estremamente familiare atterrò sulle ginocchia di Cloud, corredato da una frase melanconica.
“Questo lo manda Aerith”
E Zack soffocò un sorriso che non arrivò mai alle orecchie di Cloud.

 
 
 
 
Synthesis
 
#What is about men: Piccoli appunti introduttivi, giusto per ovviare la mia incapacità di essere coerente con me stessa e con gli altri: Denzel e Marlene sono la mia croce e la mia delizia; Cloud è un’ipocrita, ma con cognizione di causa perché non ha tutti i torti; Zack riesce a boicottare Tifa senza che lui stesso se ne renda conto; Tifa, a propria volta, non riesce a biasimare Cloud non perché provi un sentimento vicino alla comprensione, ma perché sente che prima o poi si ritroverà nella sua stessa situazione; Aerith è sempre lì: è nella testa e negli occhi malinconici di Zack, nei tormenti di Tifa ed è sempre vicina a Cloud, come se lui fosse sposato al suo spettro.
 
Come si suol dire: un po’ per uno non fa male a nessuno.
E se Cloud ed Aerith hanno avuto quell’attimo di intimo cameratismo, era giusto concedere la rivincita a Zack e Tifa, la cui tensione sessuale supera ampiamente ogni flusso transonico o qualsivoglia limitazione fisica o dinamica. Si crea una sorta di campo magnetico tra i due, in contrasto con la bolla che racchiude Cloud ed Aerith.
E’ imprescindibile che accada una cosa del genere, insomma: è quasi una ripicca, una rivalsa o anche una conseguenza diretta del principio azione – reazione. Lontanamente dalle aspettative, Tifa e Zack si concedono nudi e dimessi agli eventi, senza cercare di forzarli – a differenza delle rispettive antitesi – e cercare un compromesso. Il loro feeling è del tutto dettato dalle emozioni, una vicinanza che li porta su piani pericolosi, che li mantiene in equilibrio su un filo di piombo. Una sintonia che è venuta meno, se così possiamo dire, in precedenza perché il tempo è infame: solo ora Tifa e Zack si stanno scoprendo amici, confidenti e complici… E, credetemi, sono gli unici capaci di portarsi su un livello intimo.
Nella mia infima concezione dell’attrazione – o della relazione – Fack, li avevo portati dinanzi a questa intimità così agognata – da me, come da alcuni che condividono i miei pensieri – anche se poi si sono tirati indietro … La frase giusta sarebbe “io li ho tirati indietro altrimenti avrei fatto passare Zack per la puttana di Tifa e Tifa per il sex toy di Zack” ma è complice anche una certa ascendenza nomuriana che non ha voluto approfondire il loro rapporto in Crisis Core… Anche se una certa sintonia l’avevo notata, eccome.
 
Tifa e Zack sono complementari, eppure non combaciano perfettamente. Motivazioni? Si deduce dall’ultima parte del capitolo, in cui vi è il primo vero confronto diretto tra Cloud e Zack.
Confronto verbale, s’intende.
 
 
Ringraziamenti vivissimi alla mia carissima Shiny, che riesce sempre a divertirmi con le sue supposizioni così vicine alla mia linea di pensiero. Non per altro, è la migliore in campo Fack e non ho ancora trovato nessuno che sappia gestire le tempeste emozionali tra i due bruni come lei.
 
E a Manila, la mia mentore, che si arma di una santissima pazienza… Ormai conosce meglio lei Cheats che io stessa…
Accetta passivamente anche la mia propensione Clerith. Che santa donna!
 
 
A bientot,
S.
 
   
 
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