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Autore: Gaia Bessie    03/11/2012    3 recensioni
In your head, in your head they're still fighting
I bugiardi non meritano di vivere. Ed Asteria è sempre stata brava a dire le bugie.
Affoga lentamente in un mare vermiglio che entra nel naso, nella bocca. Sangue sulle labbra, sangue giù per la gola. Stanno combattendo ancora, mentre lei soffoca fra le sue bugie.
{ Seconda classificata al contest "This is war" indetto da May_Z sul forum di Efp }
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Fred Weasley, Percy Weasley | Coppie: Astoria/Fred
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Asteria è sempre stata una bugiarda: mentire è l’unica cosa che sa fare. Mentire è l’unico metodo che conosce per non affogare.
Asteria rischia di morire per colpa delle sue bugie.

 

In your head, in your head
They are fighting


Passi veloci, una corsa disperata che porta solo alla morte. Un bambino piange, in un angolo, tenendo stretta la sua macchina fotografica. Asteria l’ha visto, conosce il suo nome. Qualche volta ha parlato con lui, gli ha sorriso. Adesso non importa: tutti sono nemici, potenziali assassini. Anche lei.
Corre senza una meta reale, le mani strette attorno alla bacchetta, ciocche di capelli che sfuggono dalla coda di capelli color miele. Un basso mormorio le invade la testa, offusca i pensieri. Bugiarda.
Asteria lo è davvero, una bugiarda. Ha mentito per aver salva la vita, solo per poter continuare a respirare. Ha guadagnato qualche minuto, ora, anni di vita. Una vittoria non indifferente, per lei che  è ancora una bambina. È debole, non è come sua sorella.
Asteria ha imparato col tempo a diventare una Serpeverde, lei che era una Corvonero mancata. Ha mentito per salvarsi, non per salvare gli altri. Non per salvare Pansy, Theodore, Tracey, Blaise…
Ha mentito perché il suo unico desiderio era continuare a vivere. Ogni corpo che cadeva e non era il suo era una vittoria, un respiro che aveva guadagnato sottraendolo a qualcun altro.
Ha mentito, la minore delle Greengrass, perché il suo unico desiderio era raggiungere lui. Trovarlo fra tutte quelle persone che combattevano, prenderlo e portarlo via da lì. Al sicuro, dove lei avrebbe potuto lavare via il sangue che aveva macchiato la pelle nivea delle mani. Dove avrebbe potuto spiegargli che l’aveva fatto solo per lui, per la vita che non avevano ancora vissuto. Che meritavano entrambi.
Bugiarda.
Asteria sa di esserlo, di meritare quell’appellativo. Bugiarda, sì, ma per amore. Questo non lo ricorda mai nessuno, nessuno l’ha mai saputo, nessuno lo saprà. Asteria nasconde il lato migliore di sé, in questa corsa disperata contro il tempo. Che corre più veloce di lei, supera più facilmente gli ostacoli che a lei sembrano insormontabili.
“Sono dei vostri” ha urlato Asteria, quando Lucius Malfoy l’ha trovata. Ed è corsa via quando lui si è distratto. Adesso ascolta il suo cuore che batte forte, che cerca di riprendersi dallo spavento. Asteria fissa il suo braccio, la manica della camicia arrotolata per scoprire quella pelle così pallida da sembrare trasparente. Adesso la sfiora e sente la pelle bruciare sotto il suo tocco delicato, come se avesse il Marchio tatuato sotto la pelle. Solo che non c’è niente.
Si volta, quando chiamano il suo nome. E vede solo quel corpo che conosce così bene che cade, sul pavimento, vinto da una Maledizione che non è riuscito a respingere. Sorride anche nella morte, circondato dai suoi fratelli. Un urlo graffia la gola di Asteria.
A cosa è servito dire tutte quelle bugie, sporcarsi le mani di sangue, ora che lui non c’è più?
Non sa rispondere a questa domanda, è troppo difficile. Perfino per lei che è sempre stata intelligente. Un nome fatica ad uscire dalla gola, rimane impigliato nelle corde vocali. Si rifiuta di crederlo: non può essere morto. Le aveva promesso che sarebbe tornato e, dei due, è sempre stata lei quella brava a mentire.
-Fred?- chiama lei, una bambina sperduta in una valle di sangue che ha contribuito a versare.
Lui non può rispondere. Ed Asteria annega, lentamente, senza che nessuno l’aiuti a tornare a galla.
I bugiardi non meritano di vivere. Ed Asteria è sempre stata brava a dire le bugie.
Affoga lentamente in un mare vermiglio che entra nel naso, nella bocca. Sangue sulle labbra, sangue giù per la gola. Stanno combattendo ancora, mentre lei soffoca fra le sue bugie.

What’s in your head
In your head…


La notte è una vecchia signora vestita di nero che non permette ad Asteria di trovare la pace, quando l’accoglie fra le sue braccia. Non le permette di trovare la pace, la spinge sott’acqua per farla affogare. Ed Asteria fatica a tornare a galla, ogni volta.
Si sveglia urlando, le mani che stringono la testa. Ciocche di capelli solleticano i palmi, Asteria li ha tagliati tanto tempo fa. Ha preso le forbici ed ha provato uno strano calore al petto quando le ciocche color miele hanno iniziato a cadere sul pavimento. Ha riso quando le ha raccolte, una alla volta, per poi lanciarle nel caminetto. Non ha mai lasciato che i capelli tornassero a crescere, tagliandoli ogni volta che iniziavano ad assomigliare a quell’alone dorato che, un tempo, aveva ingentilito i suoi lineamenti. Adesso, Asteria è cambiata: la pelle è diventata color cenere, gli occhi troppo grandi, la bocca troppo sottile. Le forme tondeggianti che erano state il suo cruccio sono sparite, le curve hanno lasciato il posto alle ossa sporgenti.
È malata, Asteria, lo sanno tutti. Nessuno riesce a trovare un collegamento fra quel corpo debilitato e la ragazzina che era un tempo. La pelle è sempre più chiara, di un pallore malato, lividi violacei che costellano il suo corpo fragile. Nessuno sa cosa provochi quei lividi che sembrano non guarire mai, fiori malvagi che Asteria annaffia con le sue stesse lacrime. Non appassiscono mai.
È malata, Asteria, ma le curve ed i lividi ne sono solo la manifestazione più evidente. Delle voci la tormentano, la tengono rinchiusa in un angolo della sua mente, oscilla continuamente fra follia e sanità mentale. Si aggrappa ai ricordi con tutte le sue forze, per non affogare nel sangue. E funziona solo quando non sono i ricordi a vincere. A  mandarla giù, nell’abisso, dove lei deve lottare solo per guadagnare una boccata d’aria.
Asteria odia l’abisso, precipitare in tutto quel sangue, raggomitolata fra corpi che lei ha visto cadere. Che ha spinto nell’abisso con le sue menzogne.
La parte peggiore è quando arriva Fred, con il sorriso sul volto, a chiederle perché non l’ha salvato. Ed Asteria urla, ogni volta, la testa che rischia di esplodere quando le voci si uniscono a quel coro che sa di disperazione.
L’urlo di Asteria rimbomba fra le pareti, riempe ogni  angolo di quella stanza che le è estranea. Pareti troppo bianche, tende che coprono le finestre. Sangue che scorre sulle pareti ogni volta che Asteria chiude gli occhi.
-Lasciatemi!- urla, finché non le fa male la gola. –LASCIATEMI!-
Si riferisce alle mani invisibili che la tengono ferma, sotto quel mare di sangue che la soffoca, impedendole di respirare. Lacrime salate lavano via il sangue dal viso, disegnano linee immaginarie scivolando sugli zigomi sporgenti di Asteria. Sulla pelle martoriata e solcata da segni rossi di unghie che affondano nella carne, cercando di mandare via persone che non esistono realmente. Che forse, un tempo, sono esistite. Sono morte per colpa sua, durante quella corsa alla ricerca di vita, ossigeno, salvezza.
Le mani stringono la testa, ossa che sfiorano ossa. Ogni tanto si chiede se la sua testa non si romperà sotto la pressione rabbiosa delle sue mani ogni volta che cerca di soffocare i demoni della sua testa.
Si agitano in un angolo, la tengono stretta, la ossessionano come solo loro sanno fare.
-Basta- mormora Asteria, tirando le punte dei capelli. Qualche capello color miele rimane sulla mano, appiccicato al palmo sudato. –Vi prego…-
Nessuno risponde, come sempre. Asteria è costretta a condividere la sua mente con le persone che sono morte per colpa delle sue bugie.
-Sta succedendo solo nella mia testa- mormora Asteria, ricordando le parole che le sono state dette, settimane prima. –Solo nella mia testa-
Asteria non ha mai smesso di mentire.

In your head, in your head
They’re crying


Li vede chiaramente, tutti raccolti attorno al corpo di Fred, tutti in lacrime. Lei non piange, ha smesso di farlo da tanto tempo. Da quando Daphne l’ha lasciata sola, nella stanza buia, ad aggrapparsi ad una vecchia bambola di pezza. Piccola Asteria, era stata lasciata sola a combattere con i mostri che vivevano nella sua testa di bambina di otto anni. Aveva urlato, chiamato sua madre, suo padre, Daphne. Nessuno era arrivato. Erano passati minuti eterni che lei aveva contato, snocciolando numeri a  bassa voce. Quando sua madre era arrivata, le gote arrosate ed un sorriso sul volto, era già troppo tardi: Asteria aveva smesso di piangere. Non avrebbe più ricominciato.
Adesso piange, è scivolata sul pavimento, in un angolo. Le ginocchia dolgono a contatto con il pavimento duro, dove ha camminato, mano nella mano con lui.
Li vede chiaramente e non ha la forza né il coraggio di raggiungerli, di piangere con loro. Di parlare della perdita che ha sconvolto lei, almeno quanto tutti loro. Ma non si muove: Asteria non piange mai e, quando piange, nasconde sempre le sue lacrime perché nessuno le veda.
Le mani stringono la testa, cerca di frenare i singhiozzi che sembrano quasi volerla spezzare, distruggere e poi gettare in quel mare di sangue che lei stessa aveva provocato per salvare lui. Niente avrebbe potuto farle male più di quel fallimento, di quella perdita che rimpiangeva con tutta sé stessa. E  le lacrime scorrevano. Bagnavano la pelle del viso, cadevano sulla divisa come una pioggia estiva. Continua, triste e del tutto imprevedibile.
Cercava di frenare le lacrime che cadevano sul petto, cercando di riaccendere la tristezza sepolta nel suo cuore e che Asteria aveva creduta morta, una volta. Tanto tempo prima.
Tempi remoti e dimenticati, che lei non ha mai voluto riesumare. Emergono lentamente, adesso che Asteria sta iniziando a perdere il controllo. Come quando da bambina piangeva, convinta che qualche  fantasma l’avrebbe portata via, nel regno oscuro sotto il suo letto.
E, per un attimo, è di nuovo bambina ed ha ancora paura dei suoi fantasmi. Solo che quelli che teme adesso sono più reali, più concreti di quanto potessero essere i fantasmi di una bambina. Sono nati da una sofferenza viva, reale, da sangue innocente sacrificato sull’altare di un amore senza lieto fine.
Un tempo, Asteria aveva fermamente creduto in quella frase magica, da fiaba per bambini. Beda il Bardo l’aveva scritta così tante volte da farla sembrare reale ai suoi occhi di bambina: “e vissero felici e contenti”. E poi seguiva la parola “fine” che lasciava sottintesi una mare di finali, tutti felici. Non c’erano lacrime, in quei finali. Non c’erano bugie.
Asteria non merita un lieto fine, lo sa bene. È una bugiarda, lo dicono anche le voci. Accade tutto nella sua testa, ne è sicura: non può essere reale.
Si costringe a guardare un’altra volta il corpo di Fred, le mani che cadono lungo i fianchi, come appendici superflue che non riesce a comandare.
-Sta succedendo nella mia testa- si dice, senza troppa convinzione. Asteria riesce a mentire anche a sé stessa. –Solo nella mia testa- ripete, piano.
Nella sua testa, stanno piangendo tutti.


In your head, in your head
They’re still fighting


-Sta succedendo nella mia testa- ogni parola viene pronunciata lentamente, ogni parola graffia la gola di Asteria come una lama ben affilata. –Solo nella mia testa-
Nella sua testa le persone muoiono, piangono. Combattono ancora, anche se è passato tanto tempo. Fantasmi di guerre finite da anni, che ossessionano lei quasi quanto ossessionano i sopravvissuti. Chi, come Draco, si è trovato a far parte dello schieramento sbagliato. Asteria non ha combattuto, ha fatto ampio uso delle sue bugie solo per salvare Fred. L’unica persona che non sarebbe dovuta morire, l’unica persona in grado di mandare via i fantasmi.
Adesso i fantasmi fanno parte di lei, vivono nella sua testa. Continuano a combattere una battaglia immaginaria: bene contro male, pazzia contro sanità mentale. Asteria non sa che questa battaglia a cui non può prendere parte potrebbe condizionare il suo futuro. Sa solo che Fred non è lì, a tenerle la mano quando il cuore fa così male da farla quasi impazzire, a dirle che andrà tutto bene. Non sussurra quel “Buonanotte, amore mio” a cui lei si aggrappava con tutta sé stessa, per non affogare, per non morire in un mondo troppo silenzioso per lei, sott’acqua, dove nulla è certo: solo il sale che fa bruciare gli occhi e le mani che toccano il fondale sabbioso. Asteria ha visto il mare solo una volta, in un sogno troppo bello per essere reale.
Una volta, tanto tempo fa. Quando ancora non era una bugiarda.
-Solo nella mia testa- ripete Asteria, una nota d’isteria nella voce. –Non può essere reale-
C’erano tempi lontani, in cui Asteria riusciva ancora a pensare con lucidità. Le bugie non l’avevano ancora avvelenata, non erano entrate nelle vene per distruggere tutto quello che di buono c’era in lei.
-Basta- mormora, stanca. Un’ondata di rabbia cresce, dentro di lei. –BASTA!-
Un tempo, Asteria avrebbe potuto avere un lieto fine.
-Lasciatemi- adesso piange, piano, per non fare rumore. Qualcuno potrebbe sentirla e tutti credono che lei abbia smesso di piangere, tanto tempo fa. Quando era ancora una bambina. Le mani si aggrappano alle ciocche di capelli color miele, rischiando di strapparle. Il dolore le permette di pensare, di segregare i fantasmi in un angolo della sua mente.
Nella sua testa, i fantasmi continuano a combattere.

In your head, in your head
They are dying


Asteria si avvicina al corpo in punta di piedi, per non fare rumore. Ogni passo è un’agonia, la distanza che la separa da lui è troppa. Passi veloci, il cuore che batte troppo forte. Non bisogna fare rumore, anche se tutti stanno combattendo. Morendo per una causa che Asteria non condivide.
Scivola accanto a quel corpo abbandonato, che presto vedrà altri cadaveri al suo fianco. Sfiora quelle mani che conosce così bene, guarda quel sorriso congelato sul volto di Fred. Immobile, come dipinto su una tela, colori tetri che Asteria detesta. Morte dipinta sulla pelle pallida, negli occhi vuoti.
-Buonanotte, amore mio- mormora lei, usando le sue parole. Quelle a cui lei si aggrappava, per non affogare. Adesso rimane solo il vuoto, dentro di lei.
Manda giù la parola che vorrebbe dire, che ha già preso forma nella sua mente. Che non può dire, altrimenti rischierebbe d’impazzire.
“Parlami”.
Stringe la mano fredda di Fred, come faceva prima di addormentarsi. Sprofondare giù per sempre, in uno stato d’incoscienza tremendamente piacevole. Sarebbe troppo facile.
Qualcuno scivola accanto a lei ed è come guardare indietro, in quel passato che presto sbiadirà anche nella sua mente.
-Era mio fratello- Percy Weasley la squadra, con quella sua aria insopportabile. Asteria ingoia le lacrime che non può versare, che non deve versare.
-Lo so- risponde lei, calma. Vorrebbe dirgli che sa che ha perso un fratello. Ma lei ha perso molto di più.
-Non dirlo a nessuno- aggiunge Asteria, prima di alzarsi. Corre via solo quando capisce che Percy non dirà niente: Fred rimarrà il suo piccolo segreto, da custodire gelosamente.
Sente quel sussurro, quello che le fa male. Che è la verità.
-Non sta accadendo solo nella tua testa-
Asteria fa finta di non sentirlo. Nella sua testa, le persone muoiono.

Zombie, zombie, zombie.


Asteria fissa quella lapide che conosce fin troppo bene, le lettere che non riesce a leggere. Che sono stampate nella sua mente di bugiarda, che non riesce a dimenticare.
-Sto bene- mormora, mentre depone i fiori bianchi sul terreno che profuma di pioggia.
Asteria riesce a mentire perfino a sé stessa.




BC:  Ennesima Frastoria scritta in un momento di depressione più totale :3 Usando la canzone (ascoltatela!) dei Cramberries, 'Zombie'. Ehm... non ho molto da dire. Sono tremendamente contenta di essere arrivata seconda e questo qui sotto è il giudizio u.u
R & R
B.
§
Correttezza grammaticale 8/10
La tua grammatica è sostanzialmente buona; oltre ad alcune frasi inutilmente interrotte da segni di punteggiatura errati, la maggior parte degli errori che ho riscontrato sono semplicemente di battitura/distrazione che, a mio parere, sarebbero potuti essere evitati con un'ulteriore rilettura del testo. Oltre agli errori che qui sotto troverai segnati uno per uno, ho notato delle frequenti imprecisioni riguardo l'utilizzo della punteggiatura nei dialoghi: il trattino per segnalare l'inizio di un discorso diretto è questo “–” (lungo), mentre tu, a volte, utilizzi questo “-” (corto); inoltre, tra i trattini e l'inizio della parola seguente/precedente, va inserito uno spazio.
Qui sotto gli errori a cui accennavo poco fa:
- “… ha provato uno strano calore al petto, quando le ciocche…”: la virgola dopo “petto” va tolta, interrompe la frase in modo troppo brusco e innaturale.
- “…le curve ed i lividi sono solo la manifestazione più evidente”: tra “lividi” e il verbo “sono” va inserita la particella “ne” (essendo “manifestazione” riferito alla malattia di cui hai appena accennato).
- “…pressione rabbiosa delle sue mani, ogni volta che cerca…”: la virgola dopo “mani” va tolta.
- “ossesionano”: ossessionano, errore di battitura.
- “… camminato, mano nella mano con lui”: la virgola dopo “camminato” va tolta.
- “… cerca di frenare i singhiozzi che sembravano…”: il verbo “sembrare” va coniugato al presente
- “volerva”: volerla, errore di battitura.
- “… spezzare. Distruggere e poi gettare…”: il punto fermo va sostituito da una semplice virgola, altrimenti la seconda frase risulterebbe incompleta.
- “Beta il Bardo”: Beda, errore di battitura.
- “schiaramento”: schieramento, errore di battitura.
- “… per non affogare. Morire in un mondo troppo silenzioso per lei. Sott’acqua, dove…”: i due punti fermi dovrebbero essere sostituiti da due virgole, altrimenti (come ti ho segnalato prima) le frasi rischiano di apparire incomplete, private di elementi necessari. Inoltre, nella seconda frase, dovresti aggiungere “per non” prima della parola “morire”.
- “C’erano tempo lontani”: tempi, errore di battitura.
- “non bisogna fare rumore”: maiuscola mancata in “non”.
- “ignoia”: ingoia, errore di battitura.
- “conoce”: conosce, errore di battitura.

Stile 8,25/10
Allora, partiamo dalle note, per così dire, negative (anche se davvero negative non sono in quanto, a mio parere, la storia è davvero bella nonostante le imperfezioni che passerò a segnalarti). Innanzitutto l'utilizzo della punteggiatura. Come avrai potuto notare, nel parametro della Grammatica ho segnalato solamente quelle frasi in cui un uso errato della punteggiatura mina alla comprensione complessiva della frase, separando elementi che dovrebbero essere legati tra di loro. Oltre queste singole situazioni che ho già trattato in precedenza, però, ho riscontrato anche una presenza eccessiva di “pause” che, a volte, rendono lo stile eccessivamente spezzato; essenzialmente si tratta di punti fermi laddove potrebbero essere utilizzati altri segni di punteggiatura, e di virgole inserite anche dove non sono strettamente necessarie. Ora, comprendo che questo utilizzo dei segni di punteggiatura possa essere una precisa scelta stilistica volta a creare una certa drammaticità di narrazione – scelta che, peraltro, ho apprezzato durante la maggior parte della storia –, ma ritengo che, in alcuni casi, l'utilizzo di pause interrompa una frase che risulterebbe molto più scorrevole e naturale se suddette pause fossero tolte. Un esempio? Questa frase, “La notte è una vecchia signora vestita di nero, che non permette ad Asteria di trovare la pace, quando l’accoglie fra le sue braccia”, senza le due virgole da te inserite, suonerebbe molto meglio all'orecchio e, soprattutto, risulterebbe anche più comprensibile.
Per il resto (oltre qualche ripetizione e un paio di colloquialismi che ti riporterò poi) nulla da dire. Trovo che il tuo stile sia davvero bello, adatto al tipo di storia da te narrata, in grado di coinvolgere il lettore e farlo entrare completamente nella testa di Asteria; è uno stile caratterizzato da drammaticità, da quel pizzico d'ansia che a me, personalmente, non dispiace mai, e, pur evitando barocchismi che potrebbero renderlo troppo artificioso, mantiene comunque quell'eleganza, quella raffinatezza che dà al tutto un tocco in più. Insomma, nonostante sia stata costretta a toglierti alcuni punti, il tuo stile mi è piaciuto molto.
Qui sotto le imprecisioni stilistiche di cui parlavo poco fa:
- “arrotolata per scoprire quella pelle”, “sente la pelle bruciare”, “tatuato sotto la pelle”: ripetizione della parola “pelle”.
- “dei due”: questa espressione, a mio parere, è un po’ troppo colloquiale; trovo che stoni con il resto della narrazione.
- “tornassero a crescere”: colloquialismo; penso sarebbe più adeguata un’espressione come “Non ha mai lasciato che i capelli crescessero nuovamente”.
- “Asteria non piange mai e, quando piange, nasconde…”: ripetizione di “piange”.
- “Come quando da bambina piangeva”, “è di nuovo bambina”, “i fantasmi di una bambina”: ripetizione della parola “bambina”.

Originalità 9,5/10
La storia è indubbiamente originale – temi trattati, ambientazioni, avvenimenti… assolutamente nulla che sappia di già visto.
Quel mezzo punto che vedi scalato dal totale è semplicemente per l’utilizzo della morte di Fred come una delle “tappe” (permettimi il termine) della storia; la morte del ragazzo, infatti, penso sia uno degli avvenimenti maggiormente utilizzati nel fandom, preso in esame sia come fatto singolo che come tassello di un quadro più ampio. Tuttavia, nonostante il suo frequente utilizzo, tu sei riuscita a rivisitare il tutto in maniera personale, dando alla morte di Fred un significato completamente nuovo e inesplorato
Il resto della storia, come ti ho già detto, è davvero originale: a partire dal pairing (Fred e Asteria, chi ci avrebbe mai pensato!), alla prospettiva da cui viene raccontata l’intera storia (quella distorta dalla pazzia), alla conseguente confusione della narrazione che ti fa entrare direttamente dentro la testa di Asteria, all’incontro e alle poche parole che la ragazza scambia con Percy Weasley, fino addirittura al finale, che ti lascia con quell’amaro in bocca tipico di quelle conclusioni che sono inevitabili ma che, comunque, giungono inaspettate.
Insomma, a mio parere, non potevi inventarti nulla di meglio.

Caratterizzazione dei personaggi e IC 10/10
Bene bene, da dove iniziare?
Be’, dal fatto che nei libri non è presente una caratterizzazione di Asteria, e proprio per questo l’ho valutata come valuterei un OC, giudicandone non l’IC ma la caratterizzazione. E su questa, ragazza mia, hai fatto un lavoro davvero eccelso! Io, la tua Asteria, l’ho adorata, in tutto e per tutto.
L’hai presentata come una ragazza umana, non perfetta e stereotipata – come si rischia di fare quando si decide di trattare personaggi non ben caratterizzati e definiti dalla Rowling. Asteria è una ragazza consapevole dei propri limiti e difetti, che segue il cuore nonostante la ragione insista per spingerla in un’altra direzione. È debole, egoista, mente per proteggere se stessa, ma non se ne vergogna; ha un groviglio di sentimenti dentro di lei, sentimenti che è restia a esprimere ad alta voce.
Inoltre Asteria è coerente con se stessa, la sua caratterizzazione e il suo atteggiamento non cambiano da un momento all’altro e rimangono costanti anche durante la pazzia – la pazzia rende tutto distorto, ma è comunque evidente che Asteria è sempre la stessa.
Non ho potuto che darti il massimo, bravissima!

Utilizzo personalità 5/5
Anche qui è tutto perfetto, la caratteristica del “bugiardo” è una vera e propria colonna portante dell’intera storia e mi è piaciuto il modo in cui hai deciso di utilizzarla – sia in senso letterale (il mentire agli altri, per avere salva la vita), sia in senso metaforico (il mentire a se stessa).

Gradimento personale 5/5
Che io abbaia amato la tua storia penso si sia capito già dal resto della valutazione e ti confesso che questa, tra le cinque ricevute, è quella che più mi è piaciuta e che mi ha maggiormente colpita.
Penso sia straordinario il modo in cui tu sei riuscita a trascinarmi fino dentro la mente di Asteria, facendomi percepire la sua disperazione, la sua confusione, il suo insensato continuare a tenere in piedi tutte quelle illusioni che, per lei, sono come un'ancora di salvezza. Ho amato il modo in cui i versi della canzone si incastrano con la storia, ho amato quell'alternarsi tra passato e presente, ho amato il modo in cui la pazzia diventa, per Asteria, una sorta di rifugio dalla crudeltà della realtà. Ho amato le immagini che sei riuscita a creare, ho amato quelle frasi che ti colpiscono come lame e fanno male. Ho amato il finale, mi ha lasciata senza parole: “Asteria fissa quella lapide che conosce fin troppo bene, le lettere che non riesce a leggere. Che sono stampate nella sua mente di bugiarda, che non riesce a dimenticare. – Sto bene – mormora, mentre depone i fiori bianchi sul terreno che profuma di pioggia. Asteria riesce a mentire perfino a sé stessa.”
Bene, ora penso si sia capito quanto questa storia mi sia piaciuta.

TOTALE 45,75/50
   
 
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