Solitude à deux
Afferrò il cellulare, ben
decisa a mandargli un messaggio per comunicargli dove fosse.
Si avvicinò alla finestra, per
poi sedersi sul cornicione.
Chiuse gli occhi, ascoltando il
rumore assordante della natura.
Healin Lodge, un posto isolato
e calmo, immerso nella natura. Perfetto per rilassarsi e pernsare con tutta la
calma di cui aveva bisogno.
I padroni di casa erano usciti.
Apparentemente erano andati al lago che si trovava lì vicino.
Immaginarsi i Turks e Rufus che
pescavano la fece sorridere.
Forse poteva raggiungerli e
godersi la scena dal vivo...
Quella era la pace a cui sua
madre aspirava. La totale mancanza di conflitto. I Turks che pescavano...
Scoppiò a ridere.
Probabilmente sua madre non ci
aveva neppure pensato, ai Turks che pescavano.
Li immaginava sterminati.
Credeva che dovessero essere puniti per le loro azioni per conto della Shinra.
Neppure sua madre era esente
dal rancore.
In ogni caso, riusciva a non
sentirsi a disagio o eccessivamente oppressa dalla loro presenza.
Li conosceva abbastanza da
poter vivere con loro, ma non abbastanza da rischiare di essere bersagliata di
domande; sempre nel caso avessero scoperto in che situazione si trovava.
Era ciò che le importava di
più, in quel momento.
Era trascorso un mese da quando
si era trasferita a Healin. Un mese da quando aveva scoperto di essere incinta.
Un mese dall’ultima volta in cui aveva dormito per quattro ore di fila.
Non aveva la più pallida idea
di che età potesse avere il bambino. Non meno di tre mesi, comunque. Non sapeva
neppure quanto avesse senso pensare al proprio futuro senza di esso.
-Come stai, bellissima? Perchè
non vieni con noi al lago? Hai paura di metterti in costume?- chiese Reno,
entrando senza bussare.
Sussultò e scattò in piedi.
Il rosso era l’eccezione che
conferma la regola.
Faceva di tutto per renderla
partecipe della loro vita. Entrava sempre in camera sua senza bussare, faceva
molto rumore e poneva centinaia di domande inutili.
Lo fulminò con lo sguardo.
-Avanti, senza di te non è
divertente, lo sai!- insisté il Turk, con un largo sorriso. –Ti aspetto giù!-
Tentò di fermarlo, ma quello
aveva già chiuso la porta.
Sbuffò vedendo che le aveva
anche lasciato un bikini sul letto. Ci mancava solo quello.
Chiuse la finestra ed afferrò
l’indumento rosso, osservandolo. Non l’avrebbe mai indossato. Neanche morta.
Anche perché da un mese non
indossava altro che vestiti larghi e coprenti.
Alzò la maglietta e si osservò
allo specchio, di profilo.
Era fin troppo visibile: era
incinta.
Non voleva che qualcuno se ne
accorgesse.
Non voleva essere obbligata a
tenerlo solo perché qualcuno l’aveva scoperto.
S’infilò il costume da bagno ed
una maglietta lunga, si legò i capelli ed uscì dalla stanza.
-Ti piace il posto?- chiese il
rosso.
-Sì, mi piace il silenzio.-
Lo fissò in modo eloquente.
Il rosso tacque e il suo
sorriso svanì.
Era troppo dura con lui.
Cercava solo di tirarle su il morale, dopotutto.
Non era colpa del Turk se non
aveva nessuna intenzione di essere felice.
Osservò la schiena della
padrona di casa: era ricoperto di cicatrici.
Aveva un bel fisico, slanciato
e longilineo... Ma, soprattutto, era veramente molto colta ed intelligente...
Avrebbe potuto fare dell’altro... Perché decidere di sacrificare sé stessa per
una società oppressiva e despotica?
Ma forse, fare il Turk non era
una sua scelta...
Come non era stata una scelta
di Yuffie diventare una ninja.
-Perché mi fissi?- chiese
Elena, voltandosi di scatto.
-Chi? Io? Non ti stavo
fissando!- mentì la principessa.
-Lo so, ho delle cicatrici
sulla schiena. Tseng insiste nel dire che non disgustano affatto... Invece...-
cominciò la bionda, abbassando la testa.
Tseng... Ogni volta che
pronunciava quel nome, il suo viso pallido si colorava di un rossore diffuso ma
tenue, che la rendeva incredibelmente tenera...
-Così questo è il tuo vero
nome...-
-Sì... Vorrei mi chiamassi
così...-
-Ok... Astharoth.-
Sembravano una coppia molto
felice, nella loro estrema serietà...
-Non ti preoccupare! Non si
notano neppure!-
La Turk azzardò un piccolo
sorriso ed andò in camera.
Un singhiozzo. E un altro. Un
altro ancora.
Si voltò di colpo, ritrovandosi
davanti alla bionda in lacrime.
Arretrò lentamente, coprendosi
il ventre con la maglietta.
Negli occhi celesti della donna
vide invidia e frustrazione.
E comprese il senso di quelle
uscite mensili con Tseng, dalle quali tornavano stanchi ed affranti.
Stava cercando di avere un
bambino, senza risultato.
Era giunto il momento di
andarsene dalla sua isola felice.
L’angolo degli
amichetti di Chaos
Che bello, come scrivo veloce!!
Niente aggiornamento per due settimane! Posso finire i costumi! ^_^
Dunque, dopo questo capitolo,
molto corto (come i primi due, del resto...), si passerà all’azione! La trama
partorita dalla mia mente malata prenderà pian piano forma... E speriamo bene!
Non sono ancora riuscita a spiegare il prologo a nessuno.
Reno ha finito col trasformarsi
inevitabilmente in Rikku... Poverino... Speriamo almeno non si vesta anche lui in
quel modo perché altrimenti è finita...