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Autore: Jo_The Ripper    03/11/2012    6 recensioni
[Terza classificata al contest: "Chi è il mostro?" Indetto da MisticSword]
La sua vita era sfumata, andando alla deriva ogni giorno di più.
La vita del bambino minuto e gracile nato nell’odio della guerra, che portava sulle spalle il peso dei torti della sua gente. Essere malvagio era ciò che tutti si aspettavano da lui. Doveva interpretare il ruolo del mostro dal quale i genitori mettevano in guardia i propri figli prima di andare a dormire...
Ma nell’arazzo del destino tessuto dalle Nornir, può un dio rinnegato, subdolo, falso doppiogiochista senza possibilità di redenzione, la cui mente è ottenebrata dalla ricerca di vendetta e riscatto, diventare vittima del suo stesso inganno?
“Skuld, non vorrai mica rivelargli il futuro?”
“Il futuro… certo che no! Ho guardato il suo, ed è proprio quello che mi aspettavo.”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Urðr.
“Vedrete. Stavolta il nato Jötunn imparerà una grande lezione, e compirà il suo destino.”
Skuld sorrise. Lei aveva visto il futuro che attendeva il giovane principe di Asgard.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nobody wants him
They just turn their heads
Nobody helps him
Now he has his revenge

Black Sabbath – Iron Man
 
[Nessuno lo vuole/ Girano la testa e basta/ Nessuno lo aiuta/ Ora ha la sua rivincita]

 
“E così questi sono i fascicoli che lo S.H.I.E.L.D. ha raccolto su Stark” guardo la pila ordinata di cartelle che Gylfi mi ha fornito.
“Tutte, signore. Pare che lo S.H.I.E.L.D. tenesse d’occhio suo padre, prima di lui”
“Vedo” dico aprendo una cartella e leggendo un vecchio dossier “E così la sua è un’ex fabbrica esportatrice di armi, armamenti di alto calibro e tecnologia superiore…” scruto l’elfo oscuro dinanzi a me, rigido ed impettito: ha il viso pallido e tirato. Credo che allo stato attuale stare troppo lontano dal suo mondo stia cominciando ad indebolirlo, ed io ho bisogno che resti fino alla fine dei giochi.
“Puoi andare Gylfi, riposati, o non mi sarai di alcun aiuto qui”
Lo vedo tirare un sospiro “Sì, signore” senza accennare ad altro si dilegua. Getto un’occhiata alle cartelle che attendono di essere studiate con perizia; una buona trappola parte sempre dalla conoscenza ottimale del nemico, sfrutta i suoi punti deboli per farne la tua forza. E tra queste pagine c’è sicuramente ciò di cui ho bisogno.
 
È ormai buio, e sono a poco più di metà dell’opera. Mi massaggio gli occhi che sono leggermente arrossati dal troppo sforzo di lettura, e le tempie che pulsano a causa di rumori provenienti da alcuni lavori in strada. La concentrazione si spezza con il trapanare del martello pneumatico sull’asfalto, magari potrei fare qualche incantesimo di insonorizzazione alla casa…
Il suono del campanello alla mia porta mi distrae. Sono sorpreso, non sono tipo da ricevere visite, sarà sicuramente qualche venditore ambulante, o qualcuno che ha voglia di farmi firmare petizioni o cose del genere. Ma meglio procedere con cautela, anche se non credo che se i Vendicatori mi avessero trovato, busserebbero amabilmente alla porta di casa. Sicuramente preferirebbero un’entrata in scena più…teatrale. Poso la mano sulla maniglia della porta, mentre abbasso la testa per guardare. Sento le spalle rilassarsi mentre le palpebre si abbassano. Avevo ragione, è una seccatura.
 
“Ciao Gil, che ci fai qui?” domando incrociando le braccia davanti alla soglia di casa.
“Sempre felice di vedermi, vero mr. Laufeyson? Ti avevo avvisato che sarei passata per la cena. Non hai controllato la posta?”
Perdo un giorno di controllo, e succede l’irreparabile “No, sono stato impegnato”
La vedo sbirciare l’interno di casa mia curiosa; regge tra le mani una busta.
“Allora, mi fai entrare, o devo fare richiesta formale?”
Sbuffo inarcando un sopracciglio a quella pessima manifestazione di humor, e mi scanso facendola passare. Fa un lungo fischio.
“Però…questa è Sparta?” mi chiede voltandosi verso di me dopo aver poggiato la busta sul tavolo.
“Sparta?” non capisco cosa intenda dire.
“Sì beh, tutto questo…” solleva l’indice descrivendo un cerchio nell’aria “…arredamento essenziale. Spartano, semplice”
“Non saprei cosa farmene dei fronzoli. La casa poi era già arredata, e non ho apportato modifiche ulteriori” mi stringo nelle spalle.
“Oh sì, hai ragione. Suppongo che sia inutile chiederti di fare un tour delle altre stanze, sento che rispecchiano fedelmente l’atmosfera del soggiorno”
“Cosa c’è nella busta?” chiedo sviando il discorso arredamento.
“La cena, mio caro” comincia ad estrarre dalla busta piccoli incarti, disponendoli sul tavolo.
“Non fissarmi con quell’aria così curiosa, prendi dei piatti e dei bicchieri, su” mi fa cenno con le mani di sbrigarmi. Non sono il classico tipo di persona che prende ordini, ma nonostante questo le porto un piatto grande da portata, due più piccoli, due bicchieri, e sto per prendere le posate, quando lei mi fa cenno di rimetterle nel cassetto.
“Quelle non serviranno”
“Hai intenzione di mangiare con le mani da brava donna delle caverne?”
“Ah ah, spiritoso come sempre. Useremo queste” mi sventola di fronte agli occhi due piccole bacchette di legno. Come si potrebbe mangiare con quegli affari infernali?
“Si direbbe che tu non abbia mai provato la cucina giapponese, ho fatto bene allora a sceglierla. Devi essere iniziato a questo culto divino”
“Se lo dici tu…” rispondo sospettoso.
Gil dispone ordinatamente tutto nel piatto grande, poi riempie il mio con ogni pietanza che ha preso, e me lo porge.
“Allora, questi a forma triangolare sono onigiri,involtini a base di riso e alghe crude. Ne ho presi di tre tipi: con ripieno di tonno e maionese, gamberi e maionese, con ripieno di salmone. Poi, queste palline rotonde sono i takoyaki, polpette di polpo, ed infine la specialità più nota del Giappone, il sushi. Anche qui ne ho presi vari tipi, con ripieno crudo, cotto e marinato. Intingili nella salsa di soia per dare un po’ più di sapore, ma non troppo, altrimenti renderai il piatto salatissimo. Buon appetito!” con abilità afferra le piccole porzioni bagnandole nella salsa, e gustandole. Io scruto ancora un po’ il piatto, sembra invitante, ma l’uso di queste bacchette non mi convince. Le prendo, e cerco di imitare la posizione e i movimenti di Gil, ma il risultato è un disastro. Tendono a ricadermi nel piatto, non riuscendo a mantenere la presa a lungo. Tutto ciò è davvero molto irritante. Vedo la dottoressa che mi osserva mordendosi il labbro inferiore per trattenere una risata, facendomi impermalire ancora di più.
“Ti diverte questo spettacolo? Io prendo una forchetta” faccio per muovermi, ma lei mi blocca.
“Sei davvero buffo! Ma ok dai, ti faccio vedere come si fa” si alza e si avvicina, prendendo la mia mano, e le bacchette.
“Allora, questa va qui, mentre l’altra devi reggerla così, capito? Ora prova a muoverle, così, bravo…” le sue mani sono fredde come il ghiaccio, constato mentre con gesti fluidi mi fa prendere il boccone, e poi intingerlo nella mistura di soia. In seguito guida la mano verso la bocca. Valuta la mia reazione tenendo ancora l’arto gelido poggiato sul mio.È buono.
“Ti piace?” domanda.
“Non mi dispiace”
Lei fa un sorriso compiaciuto, ed è il momento per prendermi una piccola rivincita. È ancora vicina a me tanto che posso sentire il suo delicato profumo.
“Hai le mani congelate. Hai freddo?” le chiedo posando le bacchette, e stringendo la sua mano tra le mie, strofinando delicatamente il pollice sul dorso. Vedo il suo viso imporporarsi.
“No, è che d’inverno mi capita sempre di avere le mani fredde…” con un sorriso nervoso tenta di sfilarla.
“Vuoi qualcosa per scaldarti?”
Scuote debolmente il capo, e la libero dalla stretta, divertito. A volte sottovaluto la bellezza di essere un dio degli inganni e della seduzione.
“Allora, hai chiamato poi tuo fratello?” si informa cercando di rilassarsi per far sparire la nota rosa sul suo viso.
“Sì”
“Bene! Hai fatto un’ottima scelta a seguire il mio consiglio” sembra davvero entusiasta.
“Quindi se le cose dovessero andare male, posso sempre venire a porgere a te le mie lagnanze”
“Le cose non andranno male, anzi, vorrei proprio conoscerlo”
Qualcosa fa scattare in me la sensazione che non sia una buona idea.
“Credo sia meglio di no”
“E perché no? Cosa ci sarebbe di male?” domanda inclinando leggermente il capo.
“Nulla, è solo che…”
Che non voglio, risponde la vocina interiore in maniera così subitanea da sembrare irreale.
“Cosa?”
“Niente. Ci vedremo nei prossimi giorni, potrei anche presentartelo”
“Eccellente, mi farebbe davvero piacere. Piuttosto, ti porti il lavoro a casa? Sei sempre così serio e diligente…” ridacchia.
“Sì, purtroppo quando vuoi un lavoro fatto bene, devi fartelo da solo”
Lei annuisce, continuando a mangiare, ma la vedo guardare sott’occhi quella pila di cartelle, sicuramente incuriosita dal contenuto. Si trattiene ancora un po’, ma poi riceve una telefonata dall’ospedale, e quindi in fretta e furia deve andar via.
“Per essere la prima volta che vedo casa tua, è stato divertente! Fammi sapere quando incontrerai tuo fratello!”
“Ti sei solo infiltrata, sei peggio di uno di quei ceppi virali che ti diverti ad illustrarmi quando ci vediamo”
“Oh signor Laufeyson, non merito tali colti complimenti, lei mi lusinga invero! Alla prossima” mi stampa un leggero bacio sulla guancia e corre via, sistemandosi la sciarpa alla bene e meglio mentre scende le scale. Quella donna è un mistero, nonostante cerchi di capirla e di entrarle in testa, sembra sempre che mi sfugga qualcosa, che mi perda un’altra sua sfaccettatura.
 
Non avendo assolutamente voglia di riprendere la lettura interrotta in precedenza, per una volta provo ad accendere il piccolo televisore del soggiorno, sedendomi sul divano. Non so come gli umani possano stare attaccati allo schermo per ore.
Facendo un po’ di zapping, trovo un canale che trasmette un’intervista a Tony Stark. Arrogante, tronfio, presuntuoso, ride e scherza con l’intervistatore, si pavoneggia dei suoi risultati in capo tecnologico, e delle sue opere filantropiche gestite dalla Fondazione Maria Stark. Tutto molto noioso, finché l’intervistatore non accenna all’amministratore delegato, Virginia Potts. Allora la reazione di Stark cambia, perde quella sua sfacciataggine e sicurezza, e diventa goffo, maldestro, mentre balbettando tenta di tessere le lodi della sua collaboratrice.
Il che rende ai miei occhi tutto molto lampante: lei gli piace.
Allora diventa tutto molto più semplice: devo prendere in ostaggio la ragazza, negoziare il suo rilascio a spese di Stark, e ucciderlo. Tanti saluti al caro Iron Man.
Soppeso questo piano, ma non credo che Amora si stesse riferendo a lui però, quando parlava di uomo dai saldi principi morali, dedito al paese…Stark ha gestito una fabbrica di armi, non so quanto possa essere pio ed immacolato. Vendere armi di distruzione di massa non ti fa ottenere buona pubblicità presso il pubblico. Infatti continuano a parlare dei problemi con la giustizia, con il senatore Stern, la rivalità con Justin Hammer…ma no, Anthony Stark ne è sempre uscito senza macchia. Eppure lo S.H.I.E.L.D. lo considerava prima un pericolo, poi un alleato tanto da reclutarlo, seppure non fosse propriamente idoneo, nella squadra degli Avengers. E la relazione è stata addirittura firmata dalla lamentosa, che l’ha definito ‘completamente inaffidabile’. No, non è questa la strada da percorrere, per quanto possa voler difendere quella donna, ci sarà sempre qualcosa alla quale terrà più di tutto. Spengo il televisore, con impressa ancora l’immagine di Stark che esce dallo studio beandosi delle acclamazioni del pubblico.
Ed è allora che trovo risposta alla mia domanda: devo distruggere la sua reputazione, macchiarla e sporcarla fino a che non considerino lui un nemico, di nuovo. Fargli perdere tutto, sfruttando le stesse leggi umane, fargli perdere il rispetto anche della donna alla quale è legato, e dei cittadini. Questo richiederà uno sforzo magico superiore, ma ne sarà valsa la pena, quanto è certo che sta ancora provando a cercarmi. Ma quando avrò finito, sarò io ad aver voglia di essere trovato.
 

 


***


“Come procede la nostra ricerca Henry?”
Il dottor Pym se ne stava tra provette e alambicchi nel laboratorio dove si era trasferito quando Fury aveva accantonato il progetto di ricerca di Loki.
“Direi che ci siamo, Tony. Il siero è stato sintetizzato, ora dobbiamo solo effettuare il test primario”
“Ottimo” Stark prese una delle ampolle nella quale si trovava un liquido dall’aspetto opalescente, lattiginoso. Lo scosse leggermente, e vide muoversi piccoli cristalli che si depositarono sul fondo. Sorrise soddisfatto.
“Quanto credi che ne serva per metterlo k.o.?”
“Non sono sicuro, è difficile fare una stima, anche perché questa è la prima prova sul campo che faremo. Una dose leggera potrebbe privarlo temporaneamente dei poteri, d’altro canto una dose elevata potrebbe anche arrivare ad ucciderlo…non abbiamo dei precedenti da confrontare, e ricorda che avrai un unico…colpo in canna”
“Dopo i proiettili e questo siero, è rimasta ancora una piccola quantità di Uru, per non parlare di come sia difficile reperire la dargonite (*)per trattarlo…non di certo posso chiedere a Beowulf di portarmene altro. Non dopo che l’ho pizzicato a voler stare con due piedi in una scarpa facendo il doppiogioco per aiutare il fratellino psicotico”
Il dottor Pym annuì, continuando “Il siero potrebbe anche non avere lo stesso effetto dei proiettili. Se quelli non l’hanno ucciso, c’è possibilità che questo gli faccia solo il solletico”
“No, è un concentrato, ho la sensazione che funzionerà. Ora devo solo trovargli un posticino nell’armatura, e sono a cavallo. E per quanto riguarda il localizzatore?”
“Ultimato. È stata una bella fortuna che tu abbia salvato il progetto, Tony”
Il magnate scrollò le spalle “Una copia di backup in più non fa mai male. Specie poi quando sai che potrebbe esserci un qualsiasi imprevisto. Posso far accedere Jarvis al programma di localizzazione?”
“Certo, è tutto tuo. Sei davvero la previdenza fatta persona, Stark” ironizzò il dottore.
“Non per vantarmi ma sì, sono un tipo previdente. Ora Henry, ti saluto, vado a mettere a punto la mia piccola cerbottana anti cervo”
Prese la fiala dal tavolo, ed uscì fischiettando.
 
***


Non è stato facile, ma alla fine sono riuscito a trovarle: armi. Messe al sicuro e al riparo da occhi indiscreti nei container di Newark Bay, nella zona portuale di New York. Lo spesso strato di polvere che le ricopre indica che sono qui da molto, alcune probabilmente dai tempi dell’ex amministratore delegato Obadaiah, destinate sicuramente al contrabbando estero. Poi Stark ha deciso di redimersi, e le ha lasciate qui, in attesa di essere dismesse. Ma altri pensieri hanno occupato la sua mente geniale e così tutto è rimasto immobile. Adesso non mi resta che creare dei falsi fascicoli e farli pervenire all’ufficio del Senatore Stern. Sarà su Stark prima ancora che possa pensare di avviare quella sua stupida interfaccia virtuale.
 
I palazzi della zona amministrativa di New York scintillano con le loro vetrate al sole. Nella tasca del cappotto è ben conservata una chiavetta USB contenente dei file manomessi con la magia riguardanti la Stark Industries. Entro nell’ampio androne rivestito di marmo, so che il senatore ha un suo ufficio qui, l’ho letto nei vari rapporti. Ovviamente un tipo come lui non avrà alcun interesse nel voler incontrare me, ma al nome di Stark sicuramente drizzerà le orecchie.
Una donna alla portineria è intenta a far volare le dita allenate sulla tastiera del computer. Mi avvicino a lei, deve trovarmi simpatico, accettare la mia richiesta, e poi dimenticarsi di me.
 
“Buongiorno signorina, sono qui per una consegna per il Senatore”
“Buongiorno a lei, mi dispiace ma non possono salire estranei ai piani superiori a meno che non abbiano un appuntamento. Sa, sicurezza”
“Certo, lo capisco benissimo, non ho un appuntamento, devo solo recapitargli qualcosa di importante. Può chiamarlo e chiedergli se è interessato, in caso contrario tornerò da dove sono venuto” alzo le mani in un simbolico gesto di resa. La donna ci riflette su, ma poi acconsente alla mia richiesta, e compone il numero.
“Gli dica che è qualcosa che riguarda Anthony Stark” sottolineo per essere sicuro di avere la completa e totale attenzione del senatore. Lei annuisce, e riferisce esattamente ciò che ho detto. Devo essere stato convincente, poiché mi viene detto di salire, ma rifiuto cortesemente.
“Può portargliela lei, dica solo al senatore che un bravo cittadino fa sempre il suo dovere” le sorrido posando la penna sul bancone tamburellando con le dita, e facendo un cenno alla donna. Ora non mi resta che tornare alla zona portuale, e tendere la trappola finale.
 
Il senatore dava la schiena alla grande finestra, seduto sull’alta sedia rivestita di morbida pelle nera. Tamburellava nervosamente con la penna sulla scrivania in pesante legno; era ansioso di scoprire se quella era una bufala, o verità. L’uomo non aveva chiesto denaro per le informazioni che, se si fossero rivelate veritiere, avrebbero segnato la condanna di Stark. Non era neanche salito volontariamente, probabilmente una misura precauzionale, anche se l’avevano visto bene in viso al piano inferiore. Non sarebbe comunque stato così sciocco da denunciare il suo benefattore. La sua segretaria entrò porgendogli la piccola unità di memoria. La soppesò tra le mani, congedando la ragazza, e si avviò verso il computer inserendola fremente d’ansia.
E comparvero davanti a lui; centinaia di registri, foto, documenti che attestavano il contrabbando di armi da parte della Fondazione Maria Stark. Con la patetica scusa di importare all’estero medicinali, aiuti umanitari, il miliardario trafficava ogni genere di arma ai guerriglieri in tutte le zone rosse del Medio Oriente, dell’Asia, e dell’Africa. Aveva ingannato tutti con il fatto di essere Iron Man, un difensore della giustizia, creando una copertura pressoché perfetta. Ma cosa ci si poteva aspettare da un uomo che aveva commerciato armi per tutta la vita? Che all’improvviso diventasse un pacifista? No, quello lì era nato guerrafondaio, e così si stava dimostrando, sfruttando a suo vantaggio ilprogramma "green line" della dogana U.S.A., che consentiva a trasportatori che si dimostravano degni di fiducia di avere un minor numero di container ispezionati. Un sorriso gelido tirò le labbra del senatore, finalmente aveva in mano tutte le prove di cui necessitava per riaprire il processo contro il magnate, compreso l’indirizzo dove si trovava la merce accumulata in attesa di essere esportata. Senza ulteriore indugio compose il numero del procuratore, preparandosi a far emettere il mandato di cattura contro Tony Stark. Una cosa era certa, stavolta quella sua armatura non l’avrebbe salvato.

 

 
***

Tony aveva appena finito di apportare modifiche  alla sua armatura inserendo a fiala di siero in uno scomparto del guanto metallico, quando il segnale del suo localizzatore si attivò con il classico bip bip. Fissò quasi meravigliato la mappa sullo schermo olografico, gli sembrava improbabile che Loki fosse uscito allo scoperto così in fretta.
Il punto rosso fisso sulla cartina indicava il porto, Newark Bay.
“Cosa stai tramando al porto, turista? Non di certo progetti una crociera” disse sospettoso.
“Devo preparare il decollo, signore?”
Tony restò a fissare ancora lo schermo, cercando di capire cosa avesse in mente l’asgardiano. “Perché lì? Perché adesso?” pensò.
Il pensiero di chiamare lo S.H.I.E.L.D. o Rogers per un attimo gli sfiorò la mente, ma lo accantonò; poteva anche essere un malfunzionamento nel dispositivo, anche se la competenza di Henry era indiscutibile. Si sarebbe accertato prima di allarmare tutti, ma dentro di sé covava il desiderio che ci fosse davvero il Dio degli Inganni lì. E poi aveva la sua collaudata strategia: l’attacco.
“Sì Jarvis, prepara tutto per il volo, e ricarica le armi”ordinò.
“Prevede uno scontro, signore?”
“Già, prevedo un bel po’ di movimento oggi. Cancella anche la lezione di pilates”
“Vuole che chiami la signorina Potts?”
“Jarvis, ma da che parte stai? Credi sempre che ogni volta il mio viaggio sia di sola andata? Mi dai per spacciato ultimamente” si risentì.
“Mi scusi, signore”
“Poche storie, e prepariamoci”
Dieci minuti dopo il tetto della Stark Tower si aprì permettendo ad Iron Man di prendere il volo nel cielo di New York.

 

 
***


Le navi solcano placide le acque dell’Hudson. Il silenzio viene rotto da una sirena, o dal moto di una gru che con il suo sferragliare metallico solleva quei container per portarli su una nave da carico.
E poi la vedo, la lucente armatura che riflette le luci di una citta che non dorme, i propulsori che con i loro colori caldi disegnano una scia nel cielo crepuscolare. Atterra con un pesante tonfo dinanzi a me.
“Non avrei mai creduto che ti avrei beccato proprio qui, Bambi”
“Com’è strana la vita, vero Stark?”
“Beh, sai cosa dicono i profiler di voi assassini? Che smaniate dalla voglia di farvi catturare per avere poi un posto in prima pagina. E fino ad ora tu sei rimasto nell’ anonimato” mi dice cercando di risultare pungente e sarcastico.
“Non sarò io ad essere catturato qui, Stark” rispondo placido.
“Devo ammetterlo, mi hai giocato un bel tiro alla Torre. Infiltrarti, rubare lo scettro, lasciare il biglietto…”
“Non lo considererei rubare, era piuttosto un riprendermi ciò che era mio di diritto” sottolineo, e la sua voce si inasprisce.
“Hai perso i tuoi diritti da quando hai cominciato ad uccidere senza scrupoli. Gli agenti Barton, Coulson, Romanoff, una delle mie guardie alla torre, innumerevoli innocenti durante l’attacco dei Chitauri…hai spedito il dottor Banner alla neuro per un crollo mentale, tanto che preferisce starsene sdraiato imbottendosi di farmaci…quanto è lunga la tua lista, Loki?”
“Non farmi certi discorsi, che non attacca. La mia lista è lunga quanto la tua ai tempi d’oro della vendita di armi. Non sei certo un esempio da seguire quanto a comportamento retto”
Assume una posa rigida di guardia, posso quasi sentire i click preparatori delle armi, ma se tutto va’ secondo i miei piani, non avrà tempo di sferrare il suo attacco.
“Come hai fatto a sopravvivere? Ti ha aiutato tuo fratello?” devo aver assunto un’espressione sorpresa che muta velocemente in scherno.
“Vi avrebbe prima fornito l’arma per uccidermi, e poi mi avrebbe aiutato? Un comportamento contraddittorio, non credi? E poi non è da Thor elaborare complicate strategie”
“E cosa posso saperne io del vostro cervello alieno? Avanti, ricordi Stoccarda? Arrenditi graziosamente, ed io non sarò costretto ad usare le maniere forti”
“Maniere forti? Forse non hai ancora capito che sei tu quello che deve stare attento. Cosa succederebbe se malauguratamente tu dovessi come dire…perdere la faccia con la popolazione mondiale? Sarebbe un bel peso da reggere, vero? E tu sei solo un comune mortale... Senza la tua armatura sei vuoto, una nullità”
“Pensieri molto profondi e commoventi, in prigione avrai tutto il tempo di scrivere un libro delle tue memorie millenarie” si avvicina puntando la mano a palmo aperto, ma io non mi muovo.
“Mi dispiace ma sta per esserci un’interessante svolta negli eventi. E dove sono i tuoi preziosi alleati? Dov’è la signorina Potts?”
“Pepper…” mormora scagliandosi poi su di me con violenza, facendomi impattare contro l’asfalto, ma non riesco a reprimere una risata.
“Dov’è Pepper, cosa le hai fatto?”
“Io? Assolutamente nulla. Mi chiedevo solo come debba sentirsi adesso”
“Sentirsi adesso per cosa, parla maledizione!”
Alzo il capo per avvicinarmi contro l’armatura, e poter fissare i suoi occhi metallici.
“Come debba sentirsi per aver scoperto che il suo amato è in realtà un losco doppiogiochista”
 
Il cielo si illumina come se fosse giorno grazie alla luce proveniente dai fari di due elicotteri spuntati dal nulla. Sirene di auto della polizia rompono il silenzio. In un attimo la zona diventa un luogo pullulante di poliziotti.
“Anthony Stark, deponi le armi!” gli intima una voce al megafono.
“Cosa? Che volete, che è successo? Sono qui per farvi un favore, idioti! Per prendere lui!” mi strattona facendomi alzare, e sono costretto a coprirmi il viso con il braccio per via della luce intensa.
“Lascia andare quell’uomo e arrenditi!”
I poliziotti sono usciti dalle loro auto e puntano le pistole nella sua direzione. Altri cecchini sono appollaiati sui tetti dei container, siamo praticamente circondati. Dubito che questo piccolo esercito abbia una speranza contro la sua armatura, ma lui non scapperà, non se sarà lei a chiederglielo…e sono sicuro che l’abbiano portata…
“Tony!”
“Pepper!”
Prevedibile e scontato.
“Pepper, cosa sta succedendo?”
“Tony, hanno trovato dei registri, tu hai…lascia andare quell’uomo, e parliamone…ti prego” ha la voce rotta di lacrime, sento la sua presa che si allenta su di me.
“Cosa hai fatto, piccolo cervo?” mi sussurra all’orecchio.
“Gli ho dato quello che volevano: il vero Tony Stark, trafficante di armi, e omicida”
Aspetto che le parole gli arrivino al cervello, imprimendosi per bene.
“Maledetto bastardo!” mi solleva scagliandomi lontano contro una rete metallica. Non reagisco, finché vedono il suo lato animale, questo non farà altro che avvalorare le loro ipotesi, dipingendo me come la vittima, e lui come il carnefice.
“Lascialo andare Stark, o apriremo il fuoco!”
“Tony!” grida la donna ormai sciolta in lacrime.
“Dovresti andare Tony…”
“Certo andrò, ma dopo aver fatto questo”
Apre la mano, e sento il fischio sibilante di qualcosa che viene sparato a velocità. Sento sul collo la fastidiosa sensazione di una puntura, come quella di un insetto. Mi porto la mano estraendo l’ago dal collo; il mio corpo si irrigidisce, e poi si rilassa totalmente, prosciugato delle sue forze.
“Cosa mi hai fatto?” la mia voce è flebile.
“Buon viaggio, piccolo cervo” mi alza e mi scaglia con violenza verso il fiume. Cado inerme come una bambola di pezza, continuando ad inabissarmi nelle acque fredde. Apro gli occhi  e vedo un indistinto e fluttuante mondo di luci colorate, probabilmente quelle degli elicotteri, e del porto. Attorno a me c’è silenzio, c’è pace. Sento la ferita al collo bruciare come immersa nell’acido, in bocca un sapore amaro come il fiele. Forse dovrei lasciarmi cullare dal movimento regolare del fiume, farmi portare via dalla corrente fino a ritrovarmi in mare aperto, finché gli squali non mi dilanieranno le carni. Sarebbe meglio rispetto all’essere trovato gonfio e con le membra imputridite, in qualche canale di scolo attorniato da rami e melma. A poco a poco sento il corpo riacquistare un po’ di forza, nemmeno questa si vede che è la mia ora, ma ho trattenuto a lungo il fiato, ed apro involontariamente la bocca. Posso farcela a scuotermi dal torpore, uno, due, tre bracciate, e poi ancora, finché non riemergo, e quel mondo di luci torna ad essere una realtà tangibile.
La corrente mi ha portato poco lontano, ma fortunatamente ancora nella zona portuale, vedo alcune scalette dove arrampicarmi. Mi lascio cadere sul pontile tossendo acqua, ed inspirando aria a pieni polmoni. Vedo ancora un tafferuglio con andirivieni di agenti che passano sotto il nastro giallo della ‘scena del crimine’. Devo andare via di qui presto, prima che comincino a cercarmi. Probabilmente mi credono già morto e disperso nell’oceano, tanto meglio, così Stark dovrà affrontare un doppio processo, come gli avevo predetto. Riesco a malapena a rimettermi in piedi, barcollante e malfermo sulle gambe, ma ancora tutto intero. Usare la magia è fuori questione, mi sento indebolito fin nelle ossa. Camminerò fino a casa, sperando che il mio corpo non crolli.

 

 
***


Il ritorno è estenuante, uno sforzo fisico immane. Apro la porta e mi lascio cadere sul divano. Ho i palmi delle mani e la fronte madidi di sudore, il respiro accelerato, la gola arsa e secca. Chiudo gli occhi sentendo solo la spossatezza che mi invade, ma devo sapere. Con fatica accendo il televisore, dove i notiziari trasmettono la notizia dell’arresto di Tony Stark, il magnate dell’industria accusato di contrabbando illegale di armi. Inquadrano il senatore Stern, che dice di non aver mai smesso di credere alla colpevolezza di Stark, nonostante apparisse puro come un angelo. Un lupo travestito da agnello, così lo definisce. Era presente anche lui al momento dell’arresto, quando all’apertura dei container hanno trovato le armi, la prova definitiva di cui avevano bisogno. Il senatore si era procurato un mandato di cattura per il miliardario poco dopo la mia consegna, compreso di mandato di perquisizione per la sua Torre. Era stato proprio il suo amministratore delegato, apparentemente innocente, a fornire la posizione di Stark, anche se non si esclude la possibilità di una complicità nel commercio; ritengono possibile che lei fosse a conoscenza di tutto, ma avrebbe taciuto a causa del loro legame. Ed eccolo lì, Iron Man, l’uomo di metallo, preso con forza dagli agenti, spogliato della sua corazza protettiva, e arrestato. Quanto può essere piccolo un uomo quando alla fine non gli resta niente? Quando nessuno ti vuole, quando tutti voltano la faccia, quando nessuno ti aiuta. La sua azienda ed i suoi beni sono sotto sequestro, la Torre verrà sgomberata, la Fondazione bloccata. Gli hanno negato la cauzione, comprensibile.
“Questo si prospetta essere il processo più importante della storia contemporanea” cita il presentatore, e comincia, insieme ad altri, ad analizzare la vita di Stark dagli albori ad oggi, cercando di capire cosa l’abbia spinto a diventare quello che è. C’è chi parla di megalomania, narcisismo, un disturbo dell’abbandono sfociato in complesso del superuomo.
Non sanno che la risposta è molto più semplice, e che ci sono io dietro tutto questo. Spengo il televisore, soddisfatto di ciò che ho ascoltato. Piano mi alzo, afferrando il bordo della sedia per placare un capogiro. Mi avvicino alla cucina per riempirmi un bicchiere d’acqua, dopo aver bevuto un sorso però, la mano viene scossa da un fremito, ed il bicchiere cade a terra frantumandosi. Mi abbasso per raccogliere i cocci quando una scheggia mi ferisce. Guardo il sangue disegnare una spirale ed una goccia infrangersi al suolo. Tra poco il taglio si rimarginerà.
Ma non succede.
Resto a guardare il sangue che continua ad uscire dal taglio, come ipnotizzato da quello spettacolo cremisi.
Chiudo gli occhi e mi sforzo di richiamare la magia. Li riapro, ma il taglio è ancora lì. Sento un freddo instillarsi fin nel midollo, una sensazione di angoscia che mi sovrasta mozzandomi il respiro. Il cuore prende ad accelerare i battiti in un ritmo sempre più incalzante.
Devo calmarmi, tutto questo non è reale.
 Ritento un’altra volta, ma ottengo lo stesso risultato: il niente.
Ed è allora che capisco cosa ha fatto, a cosa serviva quella puntura.
La mia magia è scomparsa.
 
Note
(*)La dargonite è la lega più dura presente nell'universo Marvel. È in grado di perforare l’ Adamantio e anche di distruggerlo. In passato si pensava che fosse la stessa cosa dell'Uru ma recentemente si è scoperto che la cosa è del tutto sbagliata. La dargonite è in oltre in grado di semi-distruggere l'uru.
 
***
Hello gente! Eccoci qui con un nuovo diabolico piano di Loki che ha messo fuori gioco il buon Tony…Perdonate la citazione dei Black Sabbath, è abbastanza abusata, però ci stava bene XD Se dovesse esserci qualche imprecisione chiedo scusa, ho cercato di creare un bell’intrigo internazionale :P
Ok, detto questo vi lascio e vi auguro un buon proseguimento! Alla prossima settimana ^^

  
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