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Autore: LadyofDarkness    24/06/2004    62 recensioni
Sono Luna Lovegood, e voglio raccontarvi una storia. La mia storia, e quella di Harry Potter, di Hermione Granger, di Ronald e Ginevra Weasley, di Draco Malfoy… Vi ho voluto raccontare una storia, spero che voi l’abbiate capita.
Genere: Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sei vite…

e voglio raccontarvi una storia

 

La porta dell’ufficio si aprì di scatto.

Nella grande sala, alle cui pareti i ritratti dei vecchi presidi di Hogwarts facevano finta di dormire, entrarono una piccola furia dai biondi capelli completamente disordinati, immediatamente seguita da un uomo intorno ai 45 anni, che tuttavia sembrava molto più vecchio a causa delle profonde rughe che gli solcavano gli occhi, come se avesse visto troppo dolore nella sua vita, e a causa dei capelli, ormai completamente brizzolati.

«Oh Remus… sei in anticipo…» lo salutò l’uomo seduto alla scrivania.

«Lo so Albus, ma James non vedeva l’ora di venire da te… si diverte sempre immensamente giocando con tutti questi oggetti che popolano la tua stanza…» rispose il licantropo.

«Allora non vedevi l’ora di venire da me, furbastro?!?» disse l’anziano uomo, rivolgendosi allo scricciolo dai disordinati capelli biondi che vagava per la Presidenza, mettendola a soqquadro.

«Già nonno Albus!!» rispose il bambino, mentre l’uomo lo tirava sopra le proprie ginocchia, giocando con il pupo e guardando i suoi ridenti occhi verdi.

Dopo un poco il bambino prese a dimenarsi… chiaramente voleva scendere…

Quando fu a terra, con occhi da cuccioletto, chiese all’anziano preside «Nonno Albusposso giocare un po’?!?»

«Certo piccolo, ma vedi di non farti male!!» gli diede il permesso lui.

Il bambino, con un sorriso che gli attraversava tutto il volto da un orecchio all’altro, fece un forte cenno affermativo con la testa.

Mentre il piccolo James prendeva a rovistare nei vari armadi e cassetti, Remus si sedette su una sedia davanti a Silente, con l’aria stanca ed abbattuta.

«E’ arrivato il giorno…» commentò semplicemente, mentre si passava due dita sugli occhi stanchi.

«Già» constatò l’altro.

«Sei sicuro di volerlo portare?!? E’… così piccolo…»

«Sarà l’ultimo ricordo che avrà di suo padre…» disse risoluto l’altro.

«Nonno Albus, nonno Albus!! Che cos’è?!? Un libro di favole?!? Zio Remus, me lo leggi?!?» domandò il bambino, mentre si dirigeva zampettante verso i due adulti e, con l’ausilio di una sedia, saliva in ginocchio sopra la scrivania, mostrando quello che aveva trovato.

Una semplice rivista dalle pagine leggere…

La copertina era completamente nera, e sulla parte superiore spiccava una scritta in rosso: Il Cavillo.

Quando i due adulti lo videro, su entrambi i loro volti un’espressione di sorpresa e dolore passò veloce.

«Dove lo hai trovato?!?» domandò Silente a James.

«Là!!» rispose il piccolo, indicando un cassetto nero piuttosto nascosto, che stonava in tutto quell’ambiente dai mille colori.

«Allora, me lo leggete?!?» incalzò nuovamente il piccolo.

«James, questo non è un libro di favole… è… è una cosa che non devi toccare, e che, se vorrai, potrai leggere quando sarai più grande…» lo ammonì bonariamente Remus.

«Ma io lo voglio leggere ora!!!» fece un po’ i capricci il bambino.

«Suvvia James!! Dallo a me… perché non vai a vedere altri oggettini per la stanza?! Ti sarei grato tuttavia se lasciassi stare quel cassetto…» gli disse il nonno, prendendo dalle mani del bambino la rivista e facendo richiudere il cassetto in questione, sigillandolo.

«Va bene…» mormorò il bambino, con un piccolo broncio, che però durò molto poco, giusto il tempo di scoprire nuove meraviglie in quello studio perennemente pieno di oggetti stranissimi dalle forme e funzioni più varie.

«E’ quel numero?!» domandò Remus ad un pensieroso Silente, che fissava con aria melanconica quel giornale, all’apparenza quasi inutile, stupido.

«Si…» rispose semplicemente quello.

«Sembra strano che sia stato tirato fuori proprio oggi… una strana coincidenza davvero…» constatò il bel licantropo.

«Non ho mai creduto alle coincidenze»

«Posso?!?» domandò titubante l’ultimo dei Malandrini, mentre, con mano tremante, prendeva il giornale, sfogliandolo delicatamente, quasi fosse un cimelio di inestimabile valore… o forse perché, per loro, era proprio così.

Non una figura, non una semplice foto magica si trovava tra quelle bianche pagine deturpate esclusivamente da minuti caratteri di tipografia…

Era, per la verità, uno dei numeri dal minor numero di pagine che il Cavillo avesse mai stampato… pochi fogli, ma di un’intensità tale da mettere i brividi.

Remus, prendendo un respiro, lo aprì, cominciando a leggere quel giornale per l’ennesima volta, dopo tanto tempo, sempre però come se fosse la prima, quando lo aveva aperto e, con sorpresa, ne aveva scoperto il contenuto…

 

Salve a tutti… mi chiamo Luna Lovegood.

Alcuni di voi mi conosceranno dai tempi di Hogwarts, come la svampita ragazzina un po’ strana, dagli occhi perennemente sgranati e l’espressione assorta a vedere qualcosa che in realtà non esiste… altri magari sanno semplicemente che sono la proprietaria del giornale che state sfogliando… altri ancora ignorano la mia esistenza, e molto probabilmente continueranno a farlo.

Oggi non sono nessuna di queste…

Oggi sono solo una ragazza come tante, che ha combattuto in questa guerra che ci sta sopraffacendo, contro il regime di un mago oscuro che, piano piano, prende sempre più piede, perché a contrastarlo, siamo rimasti in pochi…

Sono Luna Lovegood, e voglio raccontarvi una storia.

La mia storia, e quella dei miei cinque amici…

Forse definirci amici è errato… i rapporti che intercorrevano tra noi erano di così vario genere, che forse nessuna parola riuscirà mai a racchiudere in essa il suo significato…

Sono Luna Lovegood, e voglio raccontarvi una storia.

La mia storia, e quella di Harry Potter, di Hermione Granger, di Ronald e Ginevra Weasley, che tutti conoscevamo come Ron e Ginny, e di Draco Malfoy.

Si, anche di Draco Malfoy, il Mangiamorte.

Tutti lo chiamate così, sputando sul suo nome come su tutti i nomi di quei dannati, sputando ingiustamente sul suo nome.

Perché Draco Malfoy era sì un Mangiamorte, ma un Mangiamorte che aveva tradito, che faceva la spia per conto di noi, che metteva a rischio la sua vita più di tutti quanti noi, per salvarne molte altre.

Perciò non sputate più sul suo nome, ma accostatelo a quello di coloro che voi tutti chiamate i Grandi Sconfitti, ma che sono in realtà i Grandi Vincitori, perché hanno saputo combattere per il loro ideale e per voi tutti, che tranquilli riposate nelle vostre case, chinando la testa a quel regime di terrore e morte che Lord Voldemort (non tremate al suo nome… non tremate ascoltando semplicemente il nome di un pazzo…) ha istaurato.

Voglio iniziare la mia storia, cominciando a raccontare proprio dal giorno in cui Draco entrò di diritto nel nostro gruppo…

A volte mi viene ancora da sogghignare ripensando al suo “brusco” arrivo.

Io, Harry e Ron eravamo nel grande salone della nostra sede, quando un forte CRACK ci avvertì che qualcuno si era appena materializzato a pochi metri da noi.

Ci girammo di scatto ed Harry, bacchetta alla mano, si premurò immediatamente di schiantare quello che avevamo erroneamente considerato come un nostro nemico.

Draco Malfoy, il Mangiamorte, era apparso nel nostro salotto, in quella sede coperta dall’Incanto Fidelius, della quale  il suo custode segreto non poteva avergli rivelato l’esistenza.

Eppure, quando Harry si avvicinò a lui, puntandogli contro la propria bacchetta, pronto a colpirlo questa volta mortalmente, fummo fermati da due persone, quelle a cui non avremmo mai pensato.

Richiamata dal trambusto, Ginny era scesa dal piano di sopra e, appena aveva riconosciuto la figura ancora accasciata a terra, si era interposta tra lui ed il Bambino-Che-E’-Sopravvissuto, facendogli da scudo con il proprio corpo.

«Che diavolo fai Ginny!! Spostati, è un nostro nemico!!» le aveva detto il fratello, affiancandosi ad Harry, anche lui bacchetta alla mano.

«Se lo fosse realmente stato non sarebbe potuto apparire qui!» aveva intelligentemente risposto lei.

«Avrà trovato un modo per aggirare l’incantesimo!» aveva provato Harry a convincerla.

«No – si era intromessa una voce forte ed autoritaria, la voce di Albus Silente – non vi è modo per aggirare l’Incantesimo che protegge questa casa, e comunque non avrebbe avuto senso che lui lo cercasse, visto che è a tutti gli effetti un membro dell’Ordine»

Era stata una rivelazione scioccante per tutti, tranne che per Ginny.

Sapemmo in seguito che era lei a tenere i rapporti tra l’Ordine e Draco.

«Draco, immagino che il tuo trovarti qui indichi che la tua copertura è saltata» domandò con la sua voce l’anziano uomo.

«Immagina bene, Silente… sono vivo per miracolo…» replicò il ragazzo, non muovendosi tuttavia di un millimetro da quella scomoda posizione.

«Che cos’hai?!» gli domandò Ginny, facendo per toccarlo, ma bastò appena sfiorarlo perché un mugugno di dolore uscisse dalle sue labbra.

«Fa piano…» sussurrò semplicemente, quando lei gli tolse il mantello con cui si copriva.

Sotto portava solo i pantaloni, e ci fu così a noi immediatamente visibile lo scempio che avevano fatto sul suo intero busto.

Era stato fustigato, ci disse in seguito, con una frusta dalle nove code, al termine delle quali facevano bella mostra di sé spuntoni di ferro arrugginito che, conficcatisi nella carne, la strappavano.

Era possibile vedere la pelle viva…

Furono quelle ferite a convincermi che lui era dei nostri

Furono quelle ferite a convincere Harry ed Hermione

Non bastarono quelle ferite a convincere Ron, ma si sa… tra Weasley e Malfoy vi era un odio atavico.

Un po’ come nelle famiglie di quella storia babbana… com’è che si chiama?!? Ah, si… Romeo e Giulietta…

Strano come proprio quella novella babbana avesse diversi punti in comune con la storia di Draco

«Come hai fatto a fuggire?!?» gli chiese nuovamente il Preside di Hogwarts, una volta che lo ebbero portato nella stanza adibita a piccola infermeria.

«E’ stato solo grazie a Severus. Ha slegato senza che quel fesso di McNair (sapete, il mio aguzzino) se ne accorgesse le catene che mi legavano, e così sono riuscito a fuggire…» spiegò lui, mentre Ginevra medicava le brutte ferite.

Entrò così nelle nostre forze attive in modo stabile, rivelandosi uno dei più forti ed abili combattenti che militasse al nostro fianco.

Draco e Ginny erano i migliori, non solo in campo… probabilmente, tra noi sei, erano gli unici ad aver capito cosa in realtà fosse la Seconda Guerra, che noi stavamo combattendo.

Furono i primi a lasciarci…

Non lo immaginereste mai, o forse, magari dal tono con cui io ne parlo, si, ma quei due si amavano

Fu un po’ burrascoso il modo in cui noi lo venimmo a sapere.

Li trovammo a letto insieme, abbracciati e con due sorrisi che sui loro volti non avevamo mai visto, e che parlavano da soli.

Ron non la prese molto bene, tanto che alla fine, si ritrovò a far a pugni con il ragazzo.

Uno perché per lui la sua piccola Ginny si sarebbe dovuta chiudere in un convento di clausura…

Due, perché era convinto che Draco la prendesse in giro, che non la amasse seriamente ma che, per lui, fosse un semplice trastullo con cui divertirsi la sera.

Solo troppo tardi scoprì quanto, in realtà, si fosse sbagliato.

Non erano soliti cimentarsi in effusioni pubbliche, preferivano appartarsi dove avrebbero avuto meno probabilità di essere scoperti.

A loro bastava anche un piccolo abbraccio, sfiorarsi le dita per sentirsi bene.

Draco sembrava trasformarsi durante quei brevi contatti, e nei suoi occhi allora il ghiaccio si scioglieva, lasciando ben trasparire lo sconfinato amore che provava verso Ginny.

Erano l’uno il mondo dell’altra, e quando stavano insieme nulla sembrava poterli scalfire…dividevano un’unica anima, un’unica essenza, un’unica vita…

C’era però un’intrinseca tristezza in tutti i loro gesti, forse perché si rendevano conto che ogni attimo poteva essere l’ultimo che passavano insieme.

Ricordo con il sorriso quando lui le chiese di sposarla.

Mi viene da ridere pensando che aspettò un giorno in cui Ron non fosse alla base, per prenderla da parte e farle la sua proposta… inutile dire che io, Harry ed Hermione, da brave suocere quali eravamo, li spiammo per tutto il tempo.

Avreste mai pensato ad un Draco Malfoy nervoso o meglio, propriamente impanicato?!?

Neanche noi, eppure era proprio il Draco Malfoy che ci trovavamo davanti, mentre cercava il modo migliore di chiedere la mano della sua bella… ma quando cominciò la sua dichiarazione, c’era una luce così intensa e così sicura nei suoi occhi, che, se anche ne avessimo avuti, tutti i dubbi sulla sincerità del suo sentimento verso Ginevra sarebbero spariti…

Erano dolcissimi…

Il loro sogno si infranse quattro giorni dopo…

Furono i primi ad andarsene…

Era domenica, il tempo non era bello, ma una lieve arietta afosa rendeva l’aria quasi irrespirabile.

Ginny era andata a comprare una torta gelato da Florian ForteBraccio, a Diagon Alley… quel giorno avrebbero comunicato la notizia delle future nozze a tutti quanti…

Peccato che, proprio quel giorno, Lord Voldemort avesse pianificato un attacco in quella zona…

Immagino che tutti voi lo ricordiate… avvenne tutto in pochi minuti, neanche il tempo di tentare qualcosa…  rase praticamente tutto al suolo…

Quando lo sapemmo vidi gli occhi di Draco sgranarsi, e perdere quella luce che avevano acquistato da quando la avevo rivisto dopo i tempi della scuola, quando lo avevo rivisto riverso a terra, non vergognandosi di venire protetto dalla donna con cui avrebbe voluto dividere la sua intera vita.

Si ritirò subito dopo in un angolo buio, seduto sopra una poltrona…

Non era stato ancora trovato il cadavere di Ginnysperavo tutti in un miracolo…non ci avevano permesso di partecipare alle ricerche.

Furono ore di angoscia, e alla fine la tensione si fece sentire.

Ron scattò.

Si diresse verso Draco.

Non si era mosso in tutto quel tempo… era rimasto fermo dove si trovava, a fissare il nulla, con un’aria che poteva sembrare indifferente.

Lo accusò di non avere minimamente a cuore la salute di Ginevra, di non amarla realmente.

Gli diede un pugno.

Draco perse la calma, si alzò di scatto e, ridandogli il mal subito, gli urlò in faccia «Sta zitto se non conosci le cose…»

Harry si ritrovò costretto a trattenere Ron, mentre Draco si ritirava in camera sua.

Ci vollero buoni trenta minuti di predica di Hermione per far capire a quella testa calda di un Weasley di essersi comportato male…

Fu dopo trenta minuti che lui salì, per andare a scusarsi con il biondo…

Lo obbligammo quasi…

Fu dopo trenta minuti che Ron riscese di corse le scale, portando con sé un foglio di pergamena ingiallita, ed un’espressione sbalordita e di paura.

La pergamena era scritta con un inchiostro rosso scuro, che poi fu riconosciuto come sangue…

Era il sangue di Ginny.

La calligrafia con cui era scritta era spigolosa ed austera.

 

Carissimo Draco, mio servo

Credo di avere qui con me un qualcosa a cui tu tenga in modo particolare, o mi sbaglio?!

La piccola Ginevra Weasley si sta dimostrando un intrattenimento davvero molto spassoso… ma io, che sono magnanimo, ti do la possibilità di riprenderla con te… Ci troviamo nella vecchi residenza estiva dei Malfoy… non credo di doverti dire dove si trova, o mi sbaglio?!? Raggiungici presto, se non vuoi che alla tua bella possa succedere qualcosa di ancora più spiacevole di quello che le è già accaduto…

Non so se riconosci l’inchiostro, ma ti posso assicurare che si tratta proprio del sangue della tua fiamma…

Ti aspetto con molta impazienza…

Ah! Che sbadato, stavo per dimenticarmene… Sappi che se dirai a qualcuno di questo, io lo saprò, e la ucciderò immediatamente.

Con un… grandissimo… affetto

 

                                                                                              Il Tuo Signore e Padrone

 

Ci recammo immediatamente nel luogo dell’appuntamento, sperando di non essere in ritardo…

Sapevamo, infatti, dove si trovava la residenza estiva dei Malfoy… era stato Draco a parlarne all’Ordine quando ci aveva raccontato delle varie ville della sua famiglia e delle famiglie purosangue di cui conosceva l’esistenza, sparse per l’Inghilterra, in quanto esse avrebbero potuto avere funzione di base per i nostri nemici.

Tirammo per un attimo un sospiro di sollievo quando, nel grande giardino della villa, li scorgemmo.

Draco sorreggeva una Ginny che sembrava impossibilitata a muoversi, difendendo entrambi con estrema abilità dagli attacchi portati dai loro aguzzini.

Era però palese il modo in cui quei bastardi si divertissero a giocare con loro come il gatto con il topo.

Li avevano circondati, braccati…

Draco fu il primo ad accorgersi del nostro arrivo… non so come fece, ma riuscì a mandarci Ginny… forse le lanciò uno schianteismo che la spedì lontano, non so davvero.

So solo che mi ritrovai sdraiata a terra, con lei, svenuta, addosso.

Fu a causa di quella mossa che anche gli altri si avvidero del nostro arrivo.

Lo catturarono definitivamente e, nel giro di pochi secondi, lo avevano portato via con loro.

Cercammo sue notizie in ogni dove… avremmo voluto chiedere a Piton, ma lui in quei giorni sembrava non rintracciabile.

Una settimana da pazzi.

Solo sette giorni, in cui, nel mondo magico, vi era stata una calma irreale…

Sapemmo solo in seguito che tutto era avvenuto perché Lord Voldemort aveva pensato bene di dare una dimostrazione a tutti i suoi sottoposti su cosa sarebbe avvenuto a chi, di loro, avesse deciso di tradirlo e schierarsi con noi.

Sette giorni dopo che era stato catturato il nostro amico Draco, un nuovo attacco, in un piccolo paesino babbano, ci chiamò tutti lì.

Anche Ginny volle venire, sebbene tutti noi glielo sconsigliassimo.

Povera Ginny

Arrivammo che ancora nessuna casa era stata distrutta, né sfiorato alcun abitante.

«Non vi preoccupate… - ci sibilò Voldemort, spuntando dai dietro i suoi seguaci. Era rarissimo trovare anche lui presente ad un attacco – Non siamo qui per combattere, ma solo per ridarvi un qualcosa di vostro» e così dicendo, con sommo disprezzo, gettò ai piedi di Ginny, posta in prima linea, una busta nera, simile a quella della spazzatura, dalla posa informe.

Tremava la povera piccola Ginny al pensiero di quello che ci avrebbe potuto trovar dentro… perché lei sapeva cosa ci avrebbe trovato.

La aprì, mentre la risata satanica di quell’essere a cui tutti voi ora state dando campo libero echeggiava nell’aria.

Dentro quella busta si trovava il corpo di Draco Malfoy… fatto a pezzi.

Ogni più piccolo lembo di pelle era coperto da ferite, pustole e quant’altro.

Lo avevano torturato e poi, in segno di sommo disprezzo, lo avevano fatto a pezzi.

Una risata crudele si alzò da quella folla nera, mentre Ginny prendeva tra le sue mani la testa del suo amato, il cui volto era deformato in un’espressione grottesca, congelata al momento della morte.

Lei chiuse i suoi occhi, in segno di pietà.

Quegli occhi in cui aveva tanto amato specchiarsi, che aveva tanto amato ammirare…

Quegli occhi che un tempo erano gelidi, ma a cui lei aveva saputo ridare calore…

Quegli occhi in cui si racchiudeva tutto l’amore del mondo che un ragazzo potesse provare verso una ragazza…

Quegli occhi che ora, non riflettevano più niente.

I Mangiamorte se ne andarono, lasciandoci lì, davanti allo scempio da loro commesso.

Tornammo nella nostra sede, portando con noi il nostro compagno.

Gli avremmo dato una degna sepoltura, almeno questo se lo meritava.

Ginny ci chiese di permetterle di occuparsi lei di tutto…

Non avemmo il coraggio di impedirglielo… c’era una così grande disperazione sul suo volto…

La lasciammo fare…

Piton ci raccontò come era avvenuta la condanna a morte di Draco

Qualcosa di assolutamente atroce, contro ogni morale o umanità, proprio perché compiuta da esseri che umani non si potevano ormai più considerate.

Lo avevano sottoposto a molte delle macchine utilizzate nel MedioEvo nella caccia alle streghe, tutte rigorosamente potenziate con la magia.

Lo avevano sottoposto a pozioni ed incantesimi che donavano pena, dolore, sofferenza, ma non la morte.

Non lo avevano lasciato dormire, né riposare, né fare niente, durante tutti e sei i giorni in cui la tortura si era compiuta, se non subire… subire… subire.

E poi solo all’alba del settimo lo avevano ucciso, tagliandolo a pezzi mentre era ancora vivo…

Sono contenta che Ginny non abbia mai saputo tutto il dolore a cui il ragazzo che lei amava era stato sottoposto…tutta la paura, l’angoscia e la sofferenza a cui era stato sottoposto.

Si sarebbe sentita ancor più in colpa di quanto non fosse già.

La ritrovammo due giorni dopo, il mattino del funerale, sdraiata nella bara del suo amato, abbracciata al suo corpo che aveva minuziosamente ricomposto, entrambi vestiti con sontuosi abiti neri dalle rifiniture argentate.

Ne aveva fatta fare una piuttosto grande… ci sarebbero state bene due persone dentro… era a questo che era stato destinato quel feretro.

Un foglietto, poche righe, si trovava sopra un tavolino nella stanza che era stata del ragazzo, ora adibita a camera mortuaria, accanto ad una piccola fialetta, che doveva aver contenuto il veleno con cui si era uccisa.

Uno dei veleni presenti nella stessa stanza, preparati dallo stesso Draco.

Ci consolammo del fatto che era morta dolcemente…

Non aveva provato dolore… non era destinato a questo quel veleno.

Si era semplicemente addormentata e, durante il sonno, le sue funzioni vitali erano cessate… il cuore si era fermato, i polmoni avevano smesso di respirare, il cervello di pensare…

La sua calligrafia bella e minuziosa si poteva leggere su quel piccolo pezzo di pergamena, ed il tutto era scritto con un’elegante inchiostro blu.

 

Vi prego, non me ne vogliate se vi lascio senza avervi neanche salutato… sono sicura che avreste tentato di dissuadermi, ma io desidero unicamente rimanere con lui… non siamo potuti essere uniti in vita… lo saremo nella morte… vi chiedo solo di seppellirmi così, accanto al ragazzo che amo, a dividere la stessa bara, proprio come dividevamo la stessa vita…

Vi voglio bene, per sempre nei vostri cuori.

                                                                                                          Ginny Malfoy

 

E così come ci era stato chiesto, facemmo.

Sebbene non fossero ancora sposati, il fatto che la nostra Ginny si fosse firmata con il cognome di Draco ci fece capire che quei due non si sarebbero mai potuti separare… sarebbero per sempre stati insiemi, condividendo la stessa anima.

Li chiudemmo nella stessa bara, sdraiati l’uno accanto all’altro, le loro mani intrecciate per l’eternità.

Sulla loro tomba troneggia ancora oggi questa scritta… fu Ron ad insistere a che fosse messa.

 

Qui riposano Draco e Ginevra Malfoy, uniti nella vita come nella morte da un amore puro ed incondizionato… finalmente felici, eternamente…

 

Ron

Fu quello più addolorato per la morte di entrambi…

Credo abbia sempre convissuto con il peso di non essere riuscito a capire quanto in realtà Draco tenesse a sua sorella, e di averlo trattato malissimo l’ultima volta che gli aveva parlato… di essere stato lui la causa per cui era salito in camera sua, trovando quella lettera che lo aveva condotto alla fine.

Quella fu per lui una grande lezione.

Capì ciò che Draco e Ginny avevano sempre saputo…

Quanto la vita fosse breve, e quanto andasse vissuta a pieno finché se ne aveva la possibilità.

Non voleva più sprecarla… sarebbe stato un atto vergognoso nei confronti della sorella e del suo ragazzo.

Si confessò ad Hermione, confessò il proprio amore, che scoprì ricambiato.

Sembravano non volersi staccare mai… dove si trovava uno, vi si poteva vedere anche l’altro.

Continuavano ancora a litigare, ma sembrava tanto un pretesto per poi poter fare pace.

Furono felici insieme per diversi mesi…

Troppo poco.

Gli attacchi si facevano sempre più intensi, più forti, più violenti…

Non credo di dover star qui a ricordarvi tutto quello che successe… saranno impressi nelle vostre menti a fuoco, come lo sono nella mia…

Noi eravamo sempre lì… molti di voi, magari, devono la vita a loro due.

Li catturarono… entrambi…

Oh… non era ancora tempo di ucciderli, no di certo…

Erano i migliori amici di Harry Potter!! E, per di più, avevano osato ribellarsi al volere dell’oscuro signore… addirittura avevano tentato di combatterlo!!! Dovevano pagare per la loro irriverenza e sfrontatezza… dovevano pagare per la loro temerarietà.

Li attirarono lontano dal grosso di noi, li isolarono, li presero.

Quanto pianse Harry… quanto pianse…

Aveva dovuto fare il forte quando aveva perso quella che, per lui, era stata come una sorellina, e quello che era diventato un fidatissimo compagno, ed un buon amico…

Come poteva trattenersi ora che aveva perso quella che per lui era come la propria famiglia?!

Mi si struggeva il cuore a vederlo così… povero amore mio…

Lo amavo, da tanto ormai, e lo amo ancora…

Lo consolai con me stessa… donai a lui il mio corpo insieme a tutto l’amore di cui disponevo, proprio a lui, sempre stato così avido di affetto, affamato d’amore…

Non so se mi contraccambiasse… non glielo chiesi mai… so solo che ha me è sempre andato bene così, e così mi andrà sempre bene.

Passammo un mese tra giorni angosciosi e notti di fuoco.

Harry gridava vendetta, e covava ancora speranza di riavere i suoi amici.

Severus Piton riuscì a rivelarci dove si trovavano… erano ancora vivi… non sapeva cosa stessero facendo loro, ma sapeva che erano ancora vivi.

Questo era tutto quello che ci bastava per andare avanti, solo questo.

Silente ritenne saggio non farlo tornare a rischiare la vita per nuove informazioni… si era esposto troppo per avere queste, la prossima volta sarebbe potuto essere scoperto.

Pianificammo l’attacco… quello che per noi sarebbe stata l’ultima battaglia… non fu l’ultima, e noi continuiamo a combattere tuttora.

Riuscimmo a penetrare nel castello, ma solo io ed Harry potemmo raggiungere la stanza dove sapevamo trovarsi i nostri amici.

Un puzzo acre si alzava da lì.

Fu uno spettacolo macabro ed agghiacciante.

Lord Voldemort attendeva il suo rivale, il bambino che anni prima gli era sopravvissuto…

Sul muro dietro di lui, legata da pesanti catene ad esso e sollevata da terra, stava la salma di Ronald Weasley, da cui partiva una scia di sangue rappreso che poi arrivava ai suoi piedi, in una grande pozza di plasma, l’intero corpo percorso da diverse ferite e tagli, il collo penzoloni.

Davanti a lui, su un letto dalle lenzuola nere come le tenebre, giaceva il corpo pallido e morto di Hermione Granger, nudo, tra le sue gambe il sangue impregnava la stoffa, macchiando anche quel pallido candore che circondava la figura su di essa adagiata.

Voldemort fu così gentile da raccontarci quali atrocità avesse compiuto su quei due.

Aveva fatto legare Ron in quella posizione per permettergli di osservare al meglio gli stupri a cui la ragazza che amava veniva sottoposta, i pestaggi e le percosse che le venivano riservate…

Poi, in base al comportamento della ragazza (se aveva pianto, se aveva cercato di divincolarsi o di fare resistenza), e alle proteste dello stesso ragazzo, a lui veniva inflitta una tortura che poteva essere più o meno dolorosa, ed ancora, se lui si era lamentato, si era lasciato sfuggire gemiti di dolore e grida soffocare ed Hermione aveva sofferto guardando come veniva ridotto, su questi elementi si basava il numero di uomini che l’avrebbero presa la notte, e la violenza con cui l’avrebbero fatto, in un circolo chiuso e vizioso, che non avrebbe avuto mai fine se non con la morte di entrambi, come era avvenuto.

Ci disse che li aveva tenuti in vita fino al giorno prima, e che ambedue ogni volta che si trovavano da soli, non facevano che consolarsi e leccarsi le ferite a vicenda, ripetendosi come un incantesimo autoconvincente che presto Harry, il loro amico Harry, che non li avrebbe mai abbandonati, sarebbe venuti ad aiutarli.

Li aveva uccisi il giorno prima

Con una Maledizione Imperius aveva costretto Hermione a torturare il suo amante fino alla pazzia con la Crociatus e, una volta raggiuntala, glielo aveva fatto uccidere con l’Avada Kedavra.

Giorni prima avevano scoperto che lei era rimasta incinta durante quegli abusi, e così le avevano fatto bere una pozione che le facesse perdere il bambino, ma anche che le provocasse un emorragia interna, di cui sarebbe morta lentamente, crogiolandosi nel dolore di aver perso la vita che cresceva, bisognosa di protezione, in lei, e di aver ucciso con le sue stesse mani colui che amava di più al mondo.

Ci raccontò tutto questo con un ghigno sadico sulle labbra, mentre Harry non poteva fare altro che rimanere impalato davanti alla porta, prenda di tutto l’orrore che stava provando.

Lord Voldemort era riuscito nel suo intento… lo aveva fatto deconcentrare, e aveva trovato il modo di far albergare nel suo cuore l’odio più cupo.

Si batterono, ma, come si sa, il male non gioca mai troppo pulito.

Un duello all’ultimo sangue tra due maghi finì per essere un tutti contro uno.

Io riuscii a scappare solo grazie all’aiuto di Silente.

Harry fu catturato…

O no, non crediate che sia morto… sono molte le voci che dicono che così sia, ma io sento che lui è ancora vivo…

Voldemort ha passato tredici anni della sua esistenza a cavallo fra la vita e la morte a causa di Harry Potter… si vorrà riprendere tutto quel tempo divertendosi a torturarlo… sono sicura che sia ancora vivo, chiuso in una segreta della base di quegli esseri spietati, aspettando il momento opportuno per potersi ribellare, e tornare nuovamente a combattere.

E’ un anno esatto da quel giorno.

Ora, giunti alla fine di questa storia, vi chiederete perché io abbia voluto raccontarvi tutto ciò…

Sono Luna Lovegood, e vi ho raccontato una storia.

La mia storia, e quella di Harry Potter, di Hermione Granger, di Ronald e Ginevra Weasley, che tutti conoscevamo come Ron e Ginny, e di Draco Malfoy

La mia storia, e quella di sei ragazzi che non si sono mai tirati indietro, ma hanno vissuto, hanno combattuto ed alcuni sono morti, ma lo hanno fatto con la loro dignità di Grandi Vincitori, di gente che non è scappata davanti a nulla, ma ha combattuto anche per voi, di persone la cui coscienza non potrà mai rimproverare nulla.

Voi potreste dire lo stesso?!?

Siamo ed eravamo persone normali, persone come voi, che amano come voi, che ridono come voi, bisognosi di sicurezza come voi,  ma differenti da voi perché hanno deciso di mettere in campo se stessi, per proteggere tutto ciò che avevano e che volevano.

Sono Luna Lovegood, e vi ho voluto raccontare questa storia per farvi capire quale orrore state accettando passivamente, senza muovere alcun dito per fermarlo, aspettando che siano altri a rischiare la vita, altri a combattere per voi, crogiolandovi nell’illusione di una vita felice, senza alcuna preoccupazione.

Sono Luna Lovegood, e vi ho raccontato questa storia per invitarvi a combattere, per ribellarci a quell’onta di dolore e crudeltà che, piano piano, come un morbo insano, sta corrodendo il nostro mondo, inglobandolo in una bolla di crudeltà e disperazione.

E’ davvero questo che desiderate?!

E’ davvero questo che volete per le vostre famiglie, per i vostri figli?!

Un mondo in cui non sia più possibile ridere, scherzare… dove non sia più possibile credere… dove non sia più possibile vivere?!?

Perché, non crediate che stando lì, chiusi nelle vostre belle case, facendo finta che nulla stia succedendo fuori da quelle mura di cartone che credete vi possano proteggere dalla furia del diavolo, voi vi possiate salvare da questo diavolo.

Non è questo il mondo che io auspico per mio figlio…

E perciò mi appello alle vostre coscienze, ai vostri affetti, ai vostri cuori ed alle vostre anime.

Sono Luna Lovegood, e vi ho raccontato una storia.

La mia storia, e quella di Harry Potter, di Hermione Granger, di Ronald e Ginevra Weasley, che tutti conoscevamo come Ron e Ginny, e di Draco Malfoy.

Spero che voi l’abbiate capita.

 

Il giorno stesso in cui Luna aveva fatto pubblicare quel numero del Cavillo, era stata catturata dai Mangiamorte, nella redazione del giornale, in cui lei li stava aspettando, bacchetta alla mano.

Aveva combattuto con una forza ed una tenacia che non aveva mai mostrato.

Se solo loro avessero potuto immaginare cosa lei avesse in mente…

Eppure, neanche quando la sera prima, all’ora di cena, si era presentata nella sede dell’Ordine della Fenice, con una bella borsa piena della roba di James, bimbo ancora di neanche quattro mesi, figlio suo e di un Harry che neanche sapeva di essere diventato padre, e lo aveva lasciato alle sue cure e a quelle degli altri membri, non avrebbero potuto immaginare che dietro quell'aria un po’ svampita, gli occhi perennemente sgranati a guardare lontano, i biondi capelli tirati su con la bacchetta tra di essi, si nascondesse un simile piano, una simile fermezza, un simile intento.

L’aveva lasciato a loro, perché erano l’ultima famiglia che al piccolo rimanesse, visto che anche il padre di Luna era morto per un infarto, tempo prima.

L’avevano catturata, e l’avevano uccisa davanti ad Harry, un Harry che, quasi subito dall’inizio della loro relazione, si era riscoperto ad amarla…

Glielo aveva confessato proprio a lui, a Remus, all’ultimo appiglio di famiglia che gli era rimasto, il giorno prima che venisse catturato.

Già… il giorno in cui i suoi due migliori amici venivano uccisi.

Che pensiero macabro gli era venuto ora in mente…

Era stato grazie a quell’articolo che la coscienza della gente si era risvegliata da quello stato di apatia in cui era caduta, ormai rassegnata, dopo la cattura del ragazzo in cui avevano riposto tutte le loro speranze, diventando facile preda di un oscuro signore a cui ad opporsi ormai erano rimasti in pochi.

Senza che neanche loro se ne accorgessero, era stata una sommossa popolare, a cui aveva preso capo Silente.

Erano penetrati nella base del nemico, erano riusciti a liberare Harry, scoprendo così che le parole di Luna erano vere, e lui questa volta non si era fatto battere… non era solo… ma aveva comunque pagato la sua vittoria a caro prezzo.

Avevano chiesto ad un ragazzo ormai senza forze di combattere l’essere più potente e malvagio che, in quei tempi, popolasse il loro mondo.

Lui l’aveva fatto, ed aveva vinto, ma non era più riuscito a rialzarsi.

«E’ ora…» lo risvegliò dai suoi pensieri la voce di Albus, mentre si alzava, con un’aria stanca.

«Andiamo James…» aveva richiamato il bambino a sé… cinque anni erano passati dal giorno in cui avevano vinto, dal giorno in cui Harry si era addormentato e non si era svegliato mai più.

Con la MetroPolvere si diressero al St. Mungo, nel reparto Lesioni da Incantesimo, al quarto piano dell’Ospedale per malattie e ferite magiche.

Eccoli lì.

Tutti i membri dell’Ordine della Fenice che erano sopravvissuti.

C’erano tutti gli Weasley, tranne gli ultimi due, c’era Tonks, e Kingsley… la McGranitt… c’era anche Severus

Erano tutti lì, i membri dell'Ordine della Fenice che erano sopravvissuti alla Seconda Grande Guerra.

«Alla fine hai proprio deciso di farglielo vedere…» domandò Arthur a Silente, mentre il piccolo si staccava dalla gamba di suo zio Remus e si gettava a salutare la zia Molly, lo zio Severus e nonna Minerva (ancora ridevano quando pensavano alla prima volta che la professoressa di Trasfigurazione era stata chiamata nonna, e all’espressione fintamente disgustata che Severus faceva ogni volta che il piccolo gli rifilava le proprie effusioni).

«Si» rispose serafico l’anziano uomo.

In quel mentre si avvicinò un MediMago.

«Stiamo per procedere, prego, accomodatevi…» disse semplicemente, aprendo una porta e lasciandoli entrare.

Era la camera di Harry Potter.

La camera in cui Harry si era addormentato cinque anni prima, per non svegliarsi mai più.

I MediMaghi si avvicinarono al corpo e, dopo un cenno affermativo da parte di Silente, presero a staccare tutte le macchine che lo tenevano ormai in vita da cinque anni.

Un bip ininterrotto iniziò a riecheggiare nella stanza, finché anche quel monitor non fu spento, ed i MediMaghi lasciarono la stanza, dove il silenzio era stato pressoché totale.

«Che cos’hanno fatto al mio papà, nonno Albus» domandò il piccolo James, in braccio all’anziano uomo.

Il vecchio gli sorrise «Lo hanno mandato dai suoi genitori, dallo zio Sirius, dalla tua mamma e dai suoi amici» gli disse semplicemente.

Il piccolo sorrise di rimando, facendo vedere le piccole finestrelle che si aprivano sulla sua dentatura «Così non sarà più solo!! – poi però, facendosi pensoso, disse – ma tornerà un giorno?!?»

«No… però un giorno sarai tu ad andare da tutti loro…» gli disse Silente.

«Ah bhè… allora va bene!!» commentò il bambino.

Poi si fece irrequieto, e domandò di venire messo giù.

Quando il suo desiderio fu esaudito, si mise a zompettare dirigendosi verso il capezzale del genitore.

Sedendosi su una sedia si issò sopra il letto, e diede un bacino sulla guancia ruvida dell’uomo.

«Buonanotte papà… fai buon viaggio, e salutami la mamma…».

 

 

 

 

 

 

Alcuni di voi si chiederanno come me ne sia potuta uscire con una storia del genere… io vi rispondo che proprio non lo so…

E’ partito tutto dall’idea dell’incontro tra Draco e gli altri… insomma, mi piaceva l’idea di far malmenare un po’ il biondino e poi far rimanere un po’ male gli altri.

L’incontro non era minimamente come poi si è presentato alla fine… eh si… era partito tutto da un’idea comica… (potete dirlo, siamo malate… ndLady  Tu sei malata!! Ma si può!! Una mia idea bellissima, in cui tutti poi finivano felici e contenti, e tu guarda come me l’hai ridotta!!! ndMarcycas)

Poi, rileggendo alcune parti del 5° libro di HP mi sono soffermata sui punti dell’intervista di Harry.

E mi è così venuto in mente l’articolo… quindi è entrata in gioco anche Luna, e la coppia lei/Harry, che io non amo ma che qui mi stava bene (ripeto: io Harry proprio non riesco a vederlo con qualcuno in particolare… forse con Herm… certo tutti meno la Chang… l’unica coppia per me intoccabile è Draco/Ginny!!!)… da li il tutto è venuto dietro da sé. La fine prima era anche peggiore, visto che il mondo cadeva nella mani dell’Oscuro, ma poi Marcycas per qualche secondo a ripreso il sopravvento e così nasce James.

La storia mi piaceva molto, ma non avevo ancora intenzione di scriverla.

Sono un tipo che non riesce a gestire più storie in contemporanea (in mente ne ho fin troppe!!! Se mi mettessi a scriverne più di una alla volta finirebbe prima JKR di pubblicare tutta la saga…), e così l’avevo rimandata a quando avrei concluso quella che sto portando avanti ora.

Poi ho pensato di farne una one-shot e mi sono ritrovata così, a non sapere che fare ieri pomeriggio, e mi sono detta : “Quasi quasi mi metto a scriverla…”.

Quattro ore di getto ed ecco qui il lavoro concluso!!

Ci ho dato un paio di rilette, per rifinire i punti ed aggiungere idee che mi ero dimenticata e… spero che il risultato sia convincente.

E’ la pima one-shot che scrivo, e spero proprio che vi sia piaciuta.

Un bacione a tutti quanti voi!!!

Vi rimando all’altra mia opera (The Little Scarlet Rose), e vi invito calorosamente a commentare!!

Chissà, magari un giorno mi riprende a scriverne un’altra (però scrivo io!! ndMarcycas  Dipende da chi ha il colpo di genio prima, bella mia!!! ndLady).

Eh ehTipsy, sei contenta che, per una volta, anche lo sfregiato ha fatto una brutta fine?!?

Emh… spero di non aver fatto troppo inviperire Ryta Holmes e Luna MalfoyEmhvisto che la prima mi aveva già minacciato per TLSR che, se avessi provato a infilarci morti e tragedie greche mi sarei dovuta aspettare qualche Anatema Volante in casa mia… non vorrei che si alleasse con la cara Lunetta (visto la fine che ho fatto al suo amato Draco). Suvvia!!! Almeno ho inserito qualcosa presto [Lady evita una decina di Avada Kedavra, sperando in bene per l’altra decina che si prepara ad arrivare… -____-‘’]

Un bacione a tutti voi che avete letto questo mio piccolo genocidio, io scappo…

Ciao ciao

 

Marcycas – the Lady of Darkness


Nota al 31/07/2014: Se voleste leggere altro scritto da me, ho pubblicato un libro a quattro mani che potrete trovare a questo link http://www.amazon.it/Guilty-Pleasure-Ludovica-Valle-Marcella-ebook/dp/B00K37549M. Dateci un'occhiata mi raccomando!
  
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