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Autore: Serena_Potter    04/11/2012    3 recensioni
Questa storia è già stata scritta da me, ma la piega che stava prendendo non mi piaceva affatto. Come avevo già scritto nell'avviso, questa sarà una revisione della storia, con personaggi nuovi ma creati dalla Rowling.
Dal primo capitolo:
«Senti Al, non è che hai parlato con la Evans, prima?» domandò James ad un tratto, fingendo indifferenza, ma nei suoi occhi si leggeva trepidazione.
Alice lo guardò comprensiva ed annuì.
«Ha.. detto qualcosa di me? Tipo, che so.. qualcosa oltre ai soliti insulti» scrollò le spalle, sconsolato, mentre Sirius accanto a lui sbuffava ripetutamente, rimediando diverse occhiatacce da parte di Remus.
«No James, mi spiace.. più che altro ha ripetuto che ti comporti da buffone» ammise, stringendosi nelle spalle, un po’ in difficoltà.
Spero di avervi incuriositi almeno un po', e anche che i lettori che mi seguivano continueranno a farlo!
Serena_Potter.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Consigli per James Potter











Remus alzò gli occhi quando centinaia di gufi planarono dalle alte finestre della Sala Grande, lasciando cadere nelle mani dei proprietari pacchetti e giornali.
La voce di James invase la Sala Grande deliziando tutti i presenti con una delicatissima imprecazione, tanto delicata che lo sbuffo stizzito della McGranitt si sentì fin lì. Remus abbassò lo sguardo su di lui con un sopracciglio inarcato, pronto all’ennesima ramanzina sull’educazione che ci voleva nei posti pubblici, soprattutto quando erano presenti persone importanti, ma le risa bloccarono sul nascere il nobile proposito, quando vide il gufo reale di James tuffare ripetutamente il becco nel suo calice di succo di zucca e frugare nel suo piatto.
«Direi che è affamato» farfugliò Lunastorta tra le risate cercando di riprendere fiato, cosa che sarebbe stata d’aiuto a Peter che rischiava di collassare, soffocato dalle eccessive risa.
James borbottò qualcosa, contrariato, arruffando le piume del gufo dei Potter, che gli becchettò affettuosamente il dito prima di levarsi in volo e sparire fuori dalle finestre.
«Cosa ti ha portato?» domandò Codaliscia, ripresosi dall’attacco di risa convulse ma ancora rosso in viso.
James prese una busta in carta pregiata, la aprì e ne tirò fuori una pergamena piegata in tre parti. Dopo averla dispiegata, scorse lo sguardo sulle parole scritte dalla calligrafia elegante di Dorea Potter. Poi scrollò le spalle.
«I soliti saluti di mamma, e dice di avvertire Sirius che ha dimenticato il libro di Storia della Magia.. come se fosse importante» aggiunse alzando lo sguardo sul ragazzo di fronte a sé, che aveva la testa affondata tra le braccia e russava lievemente.
«Sveglia, Felpato!» esclamò Peter dandogli un colpo sulla nuca, dopo aver ingoiato un’abbondante dose di porridge.
James e Remus scoppiarono a ridere quando Sirius fece scattare la testa all’insù, guardandosi intorno come se non sapesse dove si trovava. Batté un paio di volte gli occhi impastati di sonno e sbadigliò rumorosamente.
«Buongiorno» borbottò tranquillamente, incurante delle risate degli amici.
All’improvviso però una cascata di capelli biondi invase la visuale di James.
«Jamie!» esclamò l’esuberante, sorridente, sarcastica e bellissima Marlene McKinnon. I lunghi capelli solleticarono il viso di James quando lei gli si gettò addosso abbracciandolo da dietro. Gli scoccò un rumoroso bacio sulla guancia.
James scoppiò a ridere, voltandosi ed abbracciando la giovane.
«Marley, luce dei miei occhi!» sussurrò al suo orecchio ridacchiando e scompigliandole amabilmente i capelli. Lei sciolse l’abbraccio e s’infilo tra James e Remus, dando un bacio anche a quest’ultimo, seppur meno rumorosamente.
«Buongiorno Malandrini!» sorrise dolcemente, rubando un toast imburrato dal piatto di James ed addentandolo. Subito dopo fece una smorfia schifata. «Ma cosa mi fai mangiare, Potter?!»
Lui scoppiò nuovamente a ridere, seguito a ruota dagli altri tre.
«Non ci ho ancora messo la marmellata».
«E cosa aspettavi?!».
«Forse sarebbe meglio se guardassi cosa stai per mangiare, prima di farlo» scherzò Sirius e Marlene gli lanciò un’occhiataccia, sminuendo l’effetto con una linguaccia giocosa.
Prese un coltello e spalmò una dose abbondante di marmellata d’arance sul toast, addentandone poi un morso. Si guardò distrattamente intorno, masticando con lentezza. Poi, all’improvviso si alzò – rischiando di far cadere Remus dalla panca – e sventolò un braccio in direzione di qualcuno.
«Devo lasciarvi, ci si vede a lezione!» posò il toast mangiato per metà nel piatto di James e mandò un bacio volante a tutti e quattro, prima di dirigersi verso le sue compagne di dormitorio.
Sirius la seguì con lo sguardo, sghignazzando sottovoce. James gli rivolse un’occhiata interrogativa e al contempo divertita, ma lasciò cadere l’argomento senza dire niente.
«Chi abbiamo alla prima ora?» domandò Peter, ancora rosso in viso probabilmente a causa di Marlene.
«Trasfigurazione» rispose Remus scorrendo l’orario settimanale, e James davanti a lui sospirò soddisfatto.
«Sono un mito in Trasfigurazione!» esclamò senza alcuna modestia, passandosi una mano tra i capelli, per l’ennesima volta.
«Non sarai mai bravo quanto me» s’intromise Sirius con nonchalance.
«Starai scherzando, spero».
«Affatto, avevo una E lo scorso anno!» farfugliò Sirius, con la bocca piena di pane tostato e marmellata.
«Anche io!»
«Non è possibile!»
«Non potreste essere semplicemente allo stesso livello?» s’intromise Peter, esasperato.
«Potremmo, ma..» iniziò James, lanciando un’occhiata complice a Sirius.
«Duello in classe?» propose quello, esaltato alla prospettiva.
«Espulsione immediata?» commentò Remus con lo stesso tono di Sirius. Quest’ultimo cercò lo sguardo di James, si fissarono per qualche momento, poi scrollarono le spalle ed assunsero un’espressione da «non m’interessa». James alzò il pugno chiuso e Sirius batté contro il suo, poi scoppiarono in una risata fragorosa.
Dopo averli fissati per qualche secondo, con sguardo che variava dall’incredulo al rassegnato, Remus prese a sbattere ripetutamente la testa contro il legno duro del tavolo, ripetendosi mentalmente, come ad auto-incoraggiarsi, che la loro idiozia non era inguaribile, e che ci doveva essere sicuramente un modo, una terapia intensiva, qualsiasi cosa che facesse loro recuperare l’ormai perduta sanità mentale.
Peter si limitò a spostare lo sguardo dai due che ridevano a Remus che rischiava di fracassarsi il cranio, senza sapere bene cosa fare. Nel dubbio, ridacchiò un po’ e portò la sua attenzione di nuovo sul bacon nel piatto.
 
 




 
«La McGranitt vi ucciderà» li avvertì Peter, lanciando ai due Animaghi un’occhiata preoccupata. Sia James che Sirius passarono un braccio attorno alle spalle di Peter, più basso di loro di una spanna. Sirius attirò a sé anche Remus.
«Non preoccuparti, Coda» minimizzò James, sorridente e tranquillo.
«Al massimo finiremo in punizione» Sirius scrollò le spalle, noncurante.
«Sì, a vita» aggiunse infine Remus, lanciando loro un’occhiataccia.
Entrambi scoppiarono a ridere, seguiti a ruota da Peter. L’ilarità contagiò presto anche Remus, che si limitò a sorridere. Intanto constatò mentalmente che sarebbe stato meglio per lui e Peter sedersi il più distante possibile dagli altri due, così da non finire nei pasticci a causa loro.
Nell’aula di Trasfigurazione c’era tramestio sia da una parte che dall’altra. I Grifondoro, raggruppati attorno alle finestre dell’aula, ridevano e schiamazzavano ed ogni tanto rispondevano alle occhiate in cagnesco che i Serpeverde, dalla loro parte di aula, indirizzavano loro.
James e Sirius, seduti su due banchi, erano i più rumorosi. Intorno a loro volavano piume e risate. Persino Lily Evans sorrise di sfuggita nel vedere James rischiare di cadere dal banco. Remus lo notò, ma non fu sicuro che fosse una buona cosa, così decise di evitare di riferirlo a James.
«… E quindi Alan ha fatto esplodere il calderone» stava raccontando Marlene, tra una risata e l’altra. «Mamma si è arrabbiata tantissimo, i residui della pozione sono andati a finire dappertutto».
«Le ripetizioni che ho dato ad Alan lo scorso anno non sono servite a molto, allora» scherzò Lily, ridendo di gusto.
Prima che Marlene potesse replicare la McGranitt fece il suo ingresso nell’aula e un improvviso silenzio scese su tutti i ragazzi, che diedero il buongiorno alla professoressa ed andarono a sedersi.
Lily e Marlene si sedettero al penultimo banco e scoprirono – la prima con enorme fastidio, la seconda con entusiasmo – di essere sedute davanti a James Potter e Sirius Black.
«Ehi ragazze» sussurrò loro Sirius, attento a non farsi vedere dalla professoressa.
«Che c’è?» mormorò in risposta Marlene, mentre Lily rimase in un ostinato silenzio, decisa a non rivolgere neanche una parola ai due ragazzi dietro di sé.
«Vedrete uno spettacolo entusiasmante, avete fatto bene a sedervi qui» le informò James, divertito. Poi, come se si fosse appena reso conto che la ragazza seduta accanto a Marlene era proprio Lily Evans, si sedette composto sulla sedia, premuto contro lo schienale come se volesse starle il più lontano possibile o non volesse farle notare la sua presenza.
Sia Marlene che Sirius gli rivolsero uno sguardo interrogativo e lui scosse quasi impercettibilmente la testa, il viso solitamente sorridente attraversato da un’ombra di distacco freddo che forse voleva coprire un sentimento più profondo. Più doloroso.
«Oggi continuerò la spiegazione della Trasfigurazione Umana» iniziò la professoressa McGranitt, il tono di voce asciutto e sbrigativo come sempre. «Ma prima devo ritirare i temi assegnati ieri» e detto questo, con un colpo di bacchetta appellò a sé una trentina di temi che andarono ad impilarsi in perfetto ordine proprio davanti a lei.
«Niente duello, amico» borbottò Sirius che a quel sussurro ricevette un’occhiataccia dalla McGranitt. Aspettò che avesse distolto lo sguardo, poi aggiunse verso James, coprendosi la bocca con una mano: «Si rimanda, o Minnie ci fa fuori». Un sorrisetto solcò il suo viso e si affrettò a distanziarsi da James quando la professoressa gli rivolse un’altra occhiata fulminante.
James non ebbe nessuna grande reazione. Non mostrò sollievo – ma comunque non sarebbe stato possibile – ma neanche un accenno di scocciatura. Fece un lieve cenno con la testa e restò immobile, le braccia incrociate al petto e lo sguardo torvo fisso sulla nuca di Lily Evans.
Sirius, dal canto suo, si chiese se non avesse subito un grave trauma che l’aveva rimbambito completamente. Poi però, notando i movimenti nervosi di Lily che ticchettava con le dita sul banco producendo un rumore che, a lungo andare, diventava davvero fastidioso, comprese che la faccenda poteva essere decisamente più seria.
«Devi dirmi qualcosa?» borbottò in direzione di James, che si voltò verso di lui, sorpreso, distraendosi finalmente dall’osservazione dei capelli di Lily.
«Cos..» iniziò, ma la professoressa McGranitt non gli diede il tempo di proseguire.
«Potter, Black! Un’altra parola e sarete in punizione per una settimana!» esclamò, le narici dilatate nella sua solita espressione di furia mal controllata.
«Scusi, professoressa» disse James, e Sirius annuì con convinzione.
«Dopo» sillabò Sirius e James annuì impercettibilmente.







 
Quel pomeriggio la pioggia arrivò a rendere il paesaggio attorno ad Hogwarts meno accogliente di quanto in realtà non fosse. Anche il castello risentì di quell’improvviso temporale, e spifferi di vento gelido s’infiltrarono tra le imposte delle alte finestre, costringendo gli studenti a girare per i corridoi con le sciarpe avvolte strette attorno al collo. Gli studenti di Grifondoro del settimo anno avevano l’ultima ora buca, e ne approfittarono per rifugiarsi al caldo nella Sala Comune.
«Merlino, odio la pioggia» si lamentò Marlene per l’ennesima volta. Gli unici momenti in cui la sua solita felicità divagante cedeva il posto ad un più ombroso disappunto si verificavano quando la pioggia cadeva imperterrita. Considerato il tempo non propriamente caldo e soleggiato di quel punto della Scozia, si poteva dire che l’umore di Marlene tendeva a cambiare molto spesso.
«Lene, te ne stai lamentando da ore» sbuffò Alice, ormai quasi al limite della sopportazione. 
«Già, perché non giochi e basta?» aggiunse Dorcas, che quel giorno era decisamente poco incline alla pazienza, tamburellando con le dita sul tavolo attorno al quale erano sedute. La partita a scacchi magici che aveva intrapreso contro Marlene non accennava a velocizzarsi, visti i continui lamenti di quest’ultima.
«Va bene, scusa» borbottò, spazientita, aggiungendo qualcosa di poco comprensibile sulla scarsa pazienza dell’amica. Fece la sua mossa, senza stare a pensarci troppo e tornò a guardare fuori dalla finestra, sbuffando ripetutamente.
«Scacco matto» proclamò Dorcas senza particolare entusiasmo. Marlene quasi non se ne accorse, Lily continuò a leggere senza distrarsi neanche per un secondo e solo Alice rivolse un sorrisone a Dorcas.
«Brava Cas» si complimentò, gentile come al solito. Dorcas le rivolse un sorriso, poi sbadigliò e si stiracchiò, guardandosi distrattamente intorno tra le amiche.
«Dov’è Mary?» domandò quindi, confusa. Non vedeva l’amica dalla fine della lezione precedente.
«Laggiù, a lucidare la scopa con James» rispose Alice, indicando un punto della Sala Comune verso i divanetti rossi, sfondati ma lo stesso comodissimi. Lily si mosse appena sulla sedia al nome di James, sul suo volto comparve una smorfia ma per il resto non diede segno di star seguendo, almeno in parte, la loro conversazione.
Marlene, invece, che da quando pochi secondi prima aveva perso la partita con Dorcas si stava girando i pollici, osservandoli con concentrazione, si riscosse dal suo stato di catalessi e si voltò a guardare Mary e il resto dei Malandrini.
«A quanto vedo vuole rubarmi il ragazzo» scherzò con un sorrisetto sul volto, e Alice e Dorcas scoppiarono a ridere. Persino sul volto di Lily comparve l’ombra di un sorriso, ma nessuna delle tre se ne accorse.
«Quando Mary si renderà conto di essere una ragazza..» iniziò Alice.
«E di attirare i ragazzi come l’oro attira uno Snaso» aggiunse Dorcas, che aveva già capito dove voleva andare a parare Alice.
«..allora potrai preoccuparti che possa rubarti il ragazzo, Lene. Ma non credo succederà mai, conoscendola» concluse la biondina, lanciando un’occhiata rammaricata a Mary che in quel momento stava ridendo rumorosamente di una battuta di James.
Neanche Alice metteva troppo in evidenza la sua femminilità, anzi, era più occupata a preoccuparsi di ciò che succedeva nel mondo magico per cercare d’attirare l’attenzione dei ragazzi, ma non era neanche un maschiaccio come Mary McDonald. E oltretutto, il suo cuore apparteneva ad un ragazzo già da molto tempo, e l’amore infinito che provava per lui la rendeva totalmente indifferente a tutti gli esseri umani di genere maschile di quella scuola. O almeno quasi tutti.
«James farebbe capitolare anche lei» sbuffò Marlene, incrociando le braccia al petto in una finta espressione scocciata, quando in realtà si stava divertendo.
«Conto più su Black per questo» buttò lì Alice, osservandosi distrattamente le unghie.
«Black e Mary, una coppia? Ancora più inverosimile di Mary con Potter. Io punto tutto su Remus» s’intromise Lily che da qualche secondo, abbandonata la lettura, osservava l’amica lanciare sguardi a Lupin, di tanto in tanto.
Dorcas annuì con convinzione e puntò un indice verso Lily.
«Questa ragazza ha buona capacità d’osservazione» disse annuendo e tutte le altre scoppiarono a ridere.
«Quindi il problema è ancora più grande» osservò Alice, poco dopo.
«Perché?» chiese Marlene, confusa.
«Perché Remus, in fatto di amore, è ancora più ottuso di Mary!» spiegò la biondina con ovvietà, sospirando sconsolata.
Lily ridacchiò appena, poi scrollò le spalle. «Se Mary non vuole impegnarsi è una sua decisione» osservò, spostando lo sguardo sulle amiche come a chiedere una conferma.
Tutte e tre annuirono con convinzione.
«Certo, tanto ci sei tu a tenerle compagnia, no?» commentò Dorcas, scuotendo lentamente la testa.
«Finché James non riuscirà finalmente nel suo intento» concluse Marlene, ricevendo l’approvazione di Alice. Dorcas le batté il cinque. Lily alzò gli occhi al cielo, irritata ed al contempo infastidita da una strana sensazione allo stomaco che le riportò alla mente spezzoni della conversazione avuta con James due giorni prima.
«Dubito accadrà» commentò categorica, riaprendo il libro e nascondendocisi dietro con decisione.
Marlene mosse le labbra a dire «accadrà, accadrà» e Alice e Dorcas dovettero trattenersi dallo scoppiare a ridere forte.
Lily, troppo impegnata a fingersi irritata con loro, non si accorse di niente. Fissava senza in realtà vederlo il libro aperto davanti a sé, ma sulla pagina, al posto delle righe, sembravano apparire ricordi.
«Avrei cercato di capire il motivo della sua insistenza»
Questa era la frase che più spesso faceva capolino tra i suoi pensieri, sconvolgendole per qualche secondo la mente e lasciandola spiazzata. Non sapeva cosa pensare, perché era vero: non aveva mai cercato di capire il motivo dell’insistenza di James, poiché lo dava per scontato. Potter era solo un arrogante pallone gonfiato che per infastidirla la stuzzicava e la invitava ad uscire solo per aggiungere il suo nome alla lista dei trofei conquistati.
O forse no? Ma l’alternativa era semplicemente troppo inverosimile per essere presa in considerazione.
 
 





 
Era davvero inverosimile quell’alternativa? James Potter se lo chiedeva ininterrottamente da due giorni interi, senza trovare una risposta. Era stato distratto, poco incline alla conversazione e a volte scontroso anche con i suoi tre migliori amici, senza quasi rendersene conto.
Quel mercoledì, però, aveva deciso di smettere di torturarsi con quelle paranoie. Gli serviva l’aiuto di un amico e a quel punto c’era solo l’imbarazzo della scelta.
La prima persona a cui pensò di raccontare tutto fu Sirius, naturalmente, ma si rese conto che non era il più adatto a quel tipo di conversazioni, considerata anche la sua antipatia per Lily Evans. Ciò non tolse che James si ripromise di parlargliene al più presto, perché certe cose non si possono tenere nascoste al proprio fratello.
Poi c’erano Remus e Marlene, che gli sarebbero stati sicuramente d’aiuto, ma erano i migliori amici di Lily e ciò bloccava James, che non voleva correre il rischio che la ragazza venisse a sapere qualcosa di quella storia dalla quale lui non riusciva a districarsi.
In quel momento, la persona che probabilmente sarebbe stata meno adatta di Peter a quel genere di cose, gli sembrò la scelta giusta.
Mary McDonald era assolutamente perfetta. James la conosceva bene da anni, precisamente da quando erano entrati nella squadra di Quidditch al secondo anno. Sul campo erano affiatati, e nella vita fuori dallo sport tenevano l’uno all’altra, sebbene non se lo fossero mai detti. James era sicuro che non si sarebbe fatta scappare niente con Lily. Rimuginò per un po’ su questa decisione, usando la lucidatura della scopa come scusa per estraniarsi dalla conversazione, e finalmente giunse ad una conclusione.
«Mary, verresti un attimo con me? Devo chiederti una cosa» le chiese d’un tratto, sorridendole. Lei si bloccò a metà di una risata e annuì, un po’ spiazzata.
«Certo, figurati» rispose, sbrigandosi a posare con delicatezza la scopa a terra, vicino ai piedi di Remus, che come Sirius e Peter guardava James senza capirci niente.
James era già scattato in piedi e Mary lo seguì fuori dal buco del ritratto.
«Uhm, sediamoci allora» borbottò James con tutta l’aria di dover intraprendere un discorso importante, sedendosi sul primo gradino della scalinata. Mary lo imitò, osservandolo ora con un po’ di preoccupazione.
«Cosa c’è che non va, Jimmy?» chiese con delicatezza, utilizzando il diminutivo che gli aveva dato al terzo anno. Inclinò la testa di lato per guardare verso di lui. I grandi occhi scuri lo scrutavano con attenzione.
«Nulla, è solo che.. beh, io e Evans abbiamo parlato, l’altra sera. E, ecco, non è stata una delle solite conversazioni» iniziò, titubante. Indugiò per un momento a fissarsi la punta delle scarpe, poi le raccontò tutto quello che era successo, a partire da quando si erano incontrati in biblioteca fin quando non se ne era andato, infuriato per la testardaggine di Lily che non voleva saperne di capire, ma confuso perché neanche lui capiva.
Fu sorpreso di ricordare tutti i dettagli con precisione estrema, ma pensò fosse perché erano passati solo due giorni. Tuttavia l’espressione spiazzata e confusa di Evans non voleva saperne di abbandonare la sua mente.
Mary si prese qualche secondo per rimuginare sul racconto, scrutando davanti a sé con concentrazione.
«Da quanto tempo chiedi a Lily di uscire, James?» chiese ad un tratto.
James, spiazzato, si passò una mano tra i capelli e fece un rapido calcolo.
«Dal quarto anno, se non sbaglio» rispose, inizialmente non convinto, poi annuì per confermare le sue parole.
«Dal quarto anno le chiedi di uscire ottenendo solo no come risposta» osservò Mary, passandosi la lingua sulle labbra per inumidirle. «E questo perché ti approcci male con lei. È per questo che lei non ha mai pensato che ci fosse qualcosa dietro».
James la fissò sgranando gli occhi. «Qualcosa dietro? Ma di che parli, Mar?» chiese, spiazzato.
Lei ipotizzò per un momento di prenderlo a schiaffi finché la parte attualmente spenta del suo cervello si decidesse a funzionare, poi però si convinse che alla consapevolezza di un sentimento forte come quello doveva arrivarci da solo, e comunque lei non era la persona adatta per farglielo scoprire.
«Quindi neanche tu pensi ci sia un motivo dietro a questi tre anni di continue richieste?» domandò con finta ingenuità e James scosse la testa, senza troppa convinzione.
«Non credo.. insomma, lo avrei capito, giusto? Non si ama una persona senza accorgersene» borbottò, confuso fino all’inverosimile. Non appena pronunciò il verbo “ama”, lo stomaco si attorcigliò dolorosamente e Mary si congratulò mentalmente con lui; forse non ci avrebbe messo poi tanto a capire.
«Non lo so, James, ci sono tante persone che amano senza saperlo» buttò lì come se niente fosse, scrollando le spalle.
«Cosa pensi che debba fare?» domandò lui, se possibile ancor più confuso di prima, ma con una nuova consapevolezza che aveva aperto una breccia in tutta quell’intrico di sensazioni, non mostrandosi però ancora totalmente.
«Cerca di capire se tieni a lei. Dalla conclusione a cui giungerai, capirai se lasciarla stare o provarci ancora» rispose pratica Mary, voltandosi verso di lui. «Anche se ti consiglio un diverso approccio, davvero» aggiunse con convinzione, annuendo per accentuare il concetto. James rise, sentendo finalmente il suo petto liberarsi da un peso enorme.
«Grazie Mar» sorrise, attirandola a sé e stringendola in un abbraccio che lei ricambiò con allegria e affetto.
«Figurati» sussurrò al suo orecchio, prima di scostarsi con delicatezza dalla stretta. «Ora torniamo dentro, o penseranno che ci siamo persi» aggiunse poi, alzandosi agilmente.
James ridacchiò appena, imitandola. «Questo lo vedo difficile» borbottò divertito, pensando alla Mappa del Malandrino al sicuro nella tasca dei pantaloni. Mary gli lanciò uno sguardo interrogativo e lui fece un gesto come a dire «lascia stare». Rientrarono insieme nella Sala Comune e si diressero verso i Malandrini. Né James né Mary notarono la fugace occhiata che Lily Evans rivolse loro.
«Cos’avete combinato là fuori?» chiese maliziosamente Sirius quando i due si sedettero nuovamente su uno dei divanetti.
«Segreto» rispose James, ghignando e strizzando l’occhio a Mary, che scoppiò a ridere.
Lo stomaco di Peter brontolò e Remus gettò un’occhiata all’orologio da polso. «E’ quasi ora di cena, scendiamo?» chiese, alzando lo sguardo sugli altri.
«Assolutamente» esclamò subito Peter, provocando le risate degli amici. Arrossì appena, ma sorrise anche lui.
«Vado a posare la scopa, non azzardatevi a scendere senza di me!» minacciò James puntando l’indice a turno sui tre Malandrini. Sirius ridacchiò e Remus alzò il pollice verso James, che salì le scale che portavano ai dormitori a due a due.
«Vado anch’io, poi scendo con le ragazze. Ci vediamo in Sala Grande, Malandrini» salutò Mary, alzandosi e dirigendosi anche lei verso i dormitori con la scopa in spalla.
Sirius le mandò un bacio volante come saluto, poi si stiracchiò pigramente. «Mary è fantastica» commentò con un sorriso rilassato sul viso, distendendosi sul divanetto e portando le mani dietro la nuca.
Peter annuì, d’accordo con lui, e Remus accennò un sorriso vagamente imbarazzato.
 
 
 






Quella sera, dopo cena, i Malandrini si stavano rilassando attorno al caminetto acceso della Sala Comune, vuota per metà. Era già tardi e quasi tutti gli studenti si erano ritirati nei dormitori, tranne quelli frequentanti il quinto e il settimo anno. La scuola era iniziata da pochi giorni e il carico di compiti si faceva già sentire.
Sirius, sdraiato comodamente su un divanetto, aveva lo sguardo fisso fuori dalla finestra, vacuo, a guardare la pioggia che ancora non voleva saperne di smettere di cadere. Remus leggeva, scompostamente accasciato su una poltrona. Cambiava posizione ad intervalli regolari, senza tuttavia staccare gli occhi dalle pagine. Peter, seduto a terra, era impegnato in una partita a Gobbiglie con Frank Paciock, che era stato perdonato dai Malandrini dopo il brusco risveglio del primo giorno di scuola.
James, invece, seduto al contrario su una poltrona – letteralmente al contrario, con le gambe distese sullo schienale – giocherellava con il Boccino d’Oro. Lo lasciò andare per l’ennesima volta, aspettò qualche secondo e lo riacchiappò svogliatamente. Sfortunatamente nessuno vide la straordinaria presa e James non ricevette complimenti neanche da Peter, troppo impegnato con le Gobbiglie per accorgersi di cosa accadesse attorno a lui. Tuttavia, a James Potter non importava più di essere ammirato e lodato, o almeno non come prima.
Per l’ennesima volta lanciò un’occhiata di sottecchi a Lily Evans, per l’ennesima volta Sirius lo notò e alzò gli occhi al cielo. Per l’ennesima volta James sentì una strana sensazione allo stomaco e sospirò.
Stava seguendo il consiglio che Mary McDonald gli aveva dato nel tardo pomeriggio, ovvero cercare di capire se tenesse davvero a Lily Evans, ma la faccenda si era rivelata molto complicata. I pensieri s’ingarbugliavano e non era ancora giunto ad una conclusione, nonostante stesse pensando all’argomento da diverse ore.
«James, ti stai facendo scappare il Boccino» lo avvertì una voce e per poco non cadde dalla poltrona, nel tentativo di riacciuffare il Boccino e contemporaneamente voltarsi verso colei che aveva parlato.
«Porco Salaz..» sbottò sottovoce, assumendo una posizione naturale. Alzò gli occhi ad incontrare quelli di Marlene, che lo guardavano con una scintilla di divertimento.
«Vieni qui» la invitò James, spalancando le braccia e lei si sedette compiaciuta sulle sue gambe.
«Come mai i Malandrini sono così tranquilli, stasera?» domandò sottovoce, accennando agli altri con un movimento del capo. James ridacchiò appena, scrollando le spalle.
«Ci stiamo rilassando prima del grande botto, baby» rispose scherzosamente, strizzandole l’occhio.
«Il botto lo farai tu se Lily vi becca» lo avvertì lei, ma sminuì l’effetto con un occhiolino.
«Okay, scherzavo! Anche noi abbiamo bisogno di tranquillità» spiegò scrollando le spalle e Marlene annuì appena, sedendosi meglio su di lui. Appoggiò la testa sulla sua spalla e si dedicò alla contemplazione di una ciocca di capelli particolarmente scuri.
Qualche secondo dopo Remus si alzò dalla poltrona, sbadigliando rumorosamente.
«Io v-vado a d-dormire» borbottò, dimenticando addirittura di coprirsi la bocca con la mano. James ridacchiò appena. «Cercate di non svegliarmi, quando verrete su» detto ciò diede la buonanotte a Marlene e si avviò verso il dormitorio. Prima di salire le scale si fermò a salutare Lily e le sue amiche. La giovane gli diede la buonanotte con un bacio sulla guancia e James, che li stava fissando insistentemente, provò un moto di gelosia che inizialmente gli sembrò ingiustificato.
«Smetti di fissarla, Jamie, diventa imbarazzante» borbottò Marlene, afferrandogli il viso con una mano e facendolo voltare delicatamente.
Lui tossicchiò appena.
«Si nota?» domandò, sconsolato.
«Scherzi? Non fai altro».
James sospirò, rassegnato. Quelle poche parole servirono solo a confondergli ancor di più le idee, provocandogli anche un lieve mal di testa. Aveva bisogno di riposare, e magari dopo una bella dormita tutta quella situazione gli sarebbe parsa più chiara e comprensibile.
«Vado a dormire anch’io, Lene – buonanotte» borbottò, lievemente abbattuto. Le posò un bacio tra i capelli e si avviò verso il dormitorio, senza degnare di uno sguardo nessuno dei pochi ragazzi ancora presenti nella Sala Comune.
Si trascinò su per le scale e dopo quella che gli sembrò essere una salita infinita giunse davanti alla porta del dormitorio.
Girò il pomello ed entrò con la massima delicatezza nella camera. Remus non dormiva ancora, ma era sdraiato sotto le coperte con lo sguardo rivolto alla falce di luna che s’intravedeva attraverso le nuvole.
«A che pensi?» domandò curioso James, spogliandosi ed infilando velocemente il pigiama rosso-oro, scosso da brividi di freddo.
Remus spostò lo sguardo su di lui e fece spallucce.
«Niente in particolare. Tutto bene, Ramoso? Hai una pessima cera» commentò mettendosi seduto più comodo.
James scrollò le spalle, infilandosi sotto le coperte. «Sarà la stanchezza! Ho davv-v-vero» e sbadigliò rumorosamente, «bisogno di dormire.»
Remus ridacchiò appena, sdraiandosi nuovamente e tirandosi le coperte fin sopra la testa.
«Spera che Sirius e Peter non facciano il solito casino quando verranno su» gli augurò, afferrando la bacchetta e spegnendo la lanterna sul suo comodino.
La risata di James giunse sommessa da sotto le coperte. «Buonanotte, Remmie» borbottò, sbadigliando nuovamente.
«Buonanotte Jamie» rispose l’altro, chiudendo gli occhi.
Ben presto – per non dire in un batter d’occhio – entrambi caddero tra le braccia di Morfeo. Quando Sirius e Peter entrarono in camera li trovarono addormentati a russare con la bocca aperta. Nessuno dei due si premurò di fare silenzio – Peter andò a sbattere rumorosamente contro un’asta del letto a baldacchino e Sirius non trattenne le risate – ma né James né Remus avevano il sonno leggero. 








Angolo Autrice:
Okay, il finale di capitolo è orribile e sembra che abbia tagliato una frase a metà, ma mi sono scervellata per trovare una frase differente senza concludere assolutamente niente ed ora, alle due della notte, ho rinunciato.
Questo è un capitolo piuttosto statico - è stravolto rispetto a quello "originale", me ne rendo conto. Più che una revisione della vecchia, questa storia sta prendendo una piega totalmente diversa.
Quindi, l'unica cosa davvero importante è il consiglio che Mary (persona meno adatta non c'è) da a James riguardo Lily. Avrebbe potuto scegliere chiunque, è vero, per farsi dare un semplice consiglio, e non ci sarebbe voluto un genio per dirgli ciò che gli ha detto Mary, ma la scelta di questa ragazza è stata ponderata a lungo, e penso che questo ponga le basi per una solida amicizia tra James e Mary, che prima erano stati solo compagni di squadra e "amici" per modo di dire.
Ora. Mi sorgono dubbi su dubbi per quanto riguarda Marlene McKinnon. Questa ragazza non mi darà mai pace per due ragioni.
Uno: non riesco a capire che aspetto abbia (e quindi che "prestavolto" assegnarle), ed è importante sotto certi punti di vista, specialmente per il punto due.
Due: non so se far nascere qualcosa tra lei e Sirius. Per esserne certa dovrei trovare la ragazza ideale dal punto di vista fisico, ma comunque ora CHIUNQUE mi sembra sbagliata per Sirius perché sono troppo influenzata da un'altra fanfiction e non riesco a vedere Black con nessun personaggio all'infuori della tipa di cui è innamorato in quella fanfiction. 
Sono una complessata.
Il succo è: per favore, consigliatemi una ragazza-volto per Marlene o credo che potrei ricominciare la storia per la terza volta cancellandola definitivamente (non so se lo farei sul serio, ma conoscendomi ne sarei capace).

Beh, ho concluso!
Grazie a chi ha letto i capitoli precedenti!
Un bacio,

Serena_Potter.
   
 
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