Il
primo giorno d’estate
Avviso:
I personaggi di questa one-shot appartengono tutti a J.K. Rowling. Io li ho utilizzati solo per divertirmi e per far
divertire chi leggerà questa breve storia. Posti ed avvenimenti sono frutto della mia fantasia. Nei libri della saga di Harry Potter nulla, di quello che
racconterò, è mai accaduto.
Questo è un racconto
scritto senza nessuna intenzione di lucro, quindi, si
ritiene che nessun diritto sia stato violato.
Buona
lettura.
Angéle
Il
sole caldo del primo giorno d’estate filtrava intenso dalle grandi finestre
della villa Granger.
Tra
le lenzuola candide e profumate, una mano piccola ed affusolata si allungò fin
sulla leggera coltre di stoffa che ricopriva la graziosa fanciulla.
Con
un gesto rapido e coinciso, buttò all’aria il lenzuolo bianco. Stirò i muscoli
della schiena emettendo strani rumori che assomigliavano molto a dei versi di
civette.
Sbadigliò
rumorosamente mentre con uno scattò si metteva seduta sul morbido materasso.
Guardò
fuori dalla finestra. La leggera tenda di velo veniva sospinta da una gradevole brezza. Un sorriso le si disegnò sulle morbide labbra rosa.
“21
Giugno!” pensò. “10° compleanno!”
Si
portò una mano tra i lunghi capelli boccolosi. Attese un secondo, in silenzio.
Sapeva che qualcosa sarebbe successo.
Guardò
speranzosa la porta di legno chiaro della sua stanza. Un sorriso beffardo e
furbo si impossessò del suo viso, quando udì dei passi
ed una serie di lamenti concitati provenire dal corridoio.
Velocemente,
si risistemò sotto le coperte ed attese l’arrivò di qualcuno.
Pochi
minuti dopo, il leggero rumore della serratura che scattava e della porta che
si apriva riempì delicatamente la camera ormai del tutto illuminata.
-
Fa piano, Mary...- la voce di suo padre ammonì dolcemente sua madre.
Hermione
serrò forte le labbra per non ridere.
-Certo!
Allora dove lo mettiamo...- un grosso e lungo pacco
ingombrava le braccia sottili della Signora Granger.
-Qui...-le
suggerì l’uomo indicando la scrivania sempre perfettamente ordinata della
bambina.
-Ottima
idea...-
Hermione
sentì qualcosa di pesante appoggiarsi delicatamente sul legno chiaro della sua
scrivania.
Una
risata soffocata dei suoi genitori riempì l’aria prima che loro lasciassero tranquilli la camera.
La
bruna attese febbrilmente lo scatto della porta che veniva
richiusa. Immediatamente, le lenzuola ritornarono disordinate ad occupare il
pavimento.
Scattò
in piedi. La sottile camicia da notte bianca
evidenziava perfettamente il suo fisico da bambina minuto. Troppo
minuto.
Corse
veloce alla scrivania.
Il
pacco era lì. Silenzioso, ad attendere che la destinataria del regalo, si decidesse a scartarlo.
Hermione
allungò le mani sottili tremanti. La forma era alquanto rivelatrice. L’osservò
un attimo. Cosa poteva avere l’aspetto di un tubo cilindrico?!
Hermione
si lasciò scappare un piccolo urlo, mentre agitata iniziava a strappare la
carta rosa.
Finalmente,
dopo aver tolto un paio di strati di involucri
protettivi, l’oggetto si rivelò ai suoi occhi.
La
bruna saltò letteralmente dalla gioia.
Un
telescopio.
L’aveva
chiesto così tante volte ai suoi genitori, che ormai non ci sperava
più.
Lo
sapeva però che prima o poi gliel’avrebbero comprato.
Lo
guardò ancora con gli occhi luccicanti. Era arrivato giusto in
tempo! Il giorno dopo sarebbe partita per la villa dei suoi nonni, in campagna,
dove abitualmente trascorreva gran parte della vacanze estive.
Lì,
le luci della città non riuscivano ad arrivare! Sarebbe stato stupendo, poter
guardare il cielo da quella piccola collina vicino alla grande
villa.
Ripose
con cura il regalo nella sua custodia. Si girò verso il suo
armadio, mentre ancora saltellando, iniziava a prepararsi per la
colazione.
Il
rumore infernale di uno scoppio riempì l’aria. La grande
casa pericolante, tremò inquietamente.
Un
ciuffo di capelli rossi spuntò dalla coltre di lenzuola.
-Cosa
diavolo succede!- un ragazzino magro ed estremamente
alto, che doveva avere ad occhio e croce 12 anni, scattò nervosamente mentre
accartocciava la ventesima pallina di pergamena.
Il
ciuffo di capelli rossi che spuntava dalle coperte, fu seguito da un visino
magro ma simpatico. Il naso sottile ricoperto da una piccola cascata di efelidi.
-Percy...
ti vuoi stare un po’ zitto?!- il bambino dalla chioma fulva
si era appena messo seduto sul letto. Il pigiama era stato sostituito
dalla semplice canottiera e da un paio di pantaloncini azzurri.
-Buongiorno,
Ronald...- disse sarcasticamente il ragazzo più grande. Si alzò velocemente
raggiungendo il letto. –lo sai che ore sono, piccoletto?!- lo afferrò per il naso trascinandolo vicino alla porta della
stanza.
-LASCIAMI!- protestò Ron cercando di afferrarlo in qualche
modo.
-Vai
a fare colazione!- così dicendo lo sospinse in malo modo fuori
dalla camera chiudendo velocemente la porta.
Ron
batté i piccoli pugni sul legno.
-Cretino!
Fammi entrare!- ruggì nel corridoio.
-Cosa
succede, Ronnie?!- la voce sottile e tremendamente dolce di sua sorella minore
gli arrivò alle orecchie.
-Niente,
Gin. Poi ti ho detto di non chiamarmi....- le parole
gli morirono in gola.
Ginny
era vestita di tutto punto. I lunghi
capelli rossi leggermente ondulati erano stati raccolti in due pon-pon sulla
testolina. Il vestito bianco, i calzini candidi e le scarpe
nere a bambola. Sorridendo stringeva al petto una grande
borsa nera.
-Ma dove stai andando?!- le chiese velocemente il rosso
togliendole lo zaino alquanto pesante dalle braccia sottili.
-Dove stiamo andando. La mamma ha detto
che io e te andiamo
in campagna per un po’. Dice che infastidiamo troppo Percy, Bill e Charlie.... Rimangono qui
solo i gemelli. Perché la mamma non è riuscita a
convincerli.- spiegò la bambina mentre con Ron scendeva le scale.
-Ma io volevo imparare a volare quest’estate!- si lamentò il
rosso lasciando pesantemente la valigia nera sulla poltrona.
-Niente
storie Ronald!- sua madre era in piedi davanti alla cucina. -Andrete in
campagna dai vostri zii. Alicia e George. Vedrete vi divertirete...- concluse la donna mentre infilava un paio di panini nello
zaino rosa di Ginny.
-Ma mamma! Charlie
aveva detto che mi avrebbe insegnato a volare! L’anno prossimo vado ad HOGWARTS!- esclamò il bimbo sedendosi pesantemente sulla
sedia del tavolo della cucina.
-Nessuno
è mai entrato nella squadra di Quidditch al primo anno, Ronald. Non dire
sciocchezze!- il tono imperioso della signora Weasley non ammetteva repliche.
Il
bambino sbruffò mentre sua sorella cercava di afferrare un biscotto al
cioccolato sul tavolo.
Ron
ne afferrò uno porgendoglielo bruscamente.
-Ma
saremo solo io e Ginny?!- domandò guardando avvilito
la bambina che mangiucchiava tranquilla il dolcetto.
Molly
sorrise mentre dolcemente accarezzava la testolina rossa di Ginevra.
-No
tesoro. I tuoi zii hanno una bambina. Deve avere più o meno l’età di Ginny...-
La
bambina si grattò il nasino mentre velocemente seguiva il fratello su in camera
sua.
-UFFA!-
urlò Ron sulle scale. –Un’altra femmina!-
Ginny
trotterellò contenta alle sue spalle.
-Non
ti piacciono le bambine?!- domandò al fratello, mentre
Percy lanciava un’occhiataccia ad entrambi.
Ron
sprofondò sul letto afferrò la borsa rossa ed iniziò ad infilarvi alla rinfusa
una serie di vestiti sporchi e aggrinziti.
Ginny
fece una piccola smorfia con le labbra ciliegia mentre osservava disgustata gli
abiti del fratello.
-No,
non mi piacciono affatto.- rispose secco mentre
afferrava un piccolo boccino d’oro sul comodino.
-Io non ti piaccio?!-
la bambina sgranò gli occhi verdi.
Ron
si sentì male.
-Tu non sei una
bambina!- esclamò cercando sotto il letto il suo paio di scarpe da
ginnastica.
Ginny
ci pensò su.
-Certo
che sono una bambina!- ribatté porgendo al fratello le
piccole scarpe blue da ginnastica che erano finite magicamente sul davanzale della finestra.
Ron
sbruffò mentre con poca grazia le afferrava.
-Tu
sei mia sorella... è diverso.-
Gin
corrucciò le sopraciglia.
-Se lo dici tu...- affermò poco convinta.
-Ehi,
voi due!- la voce noiosa di Percy interruppe il loro
ragionamento.
I
bambini si voltarono velocemente verso di lui.
-Se
avete finito di parlare su cose del tutto inutili
potete farmi la cortesia di uscire da questa stanza...-
Gin
lo guardò storto.
-Anche a me i bambini non piacciono poi
tanto e tu, Percy, non mi piaci anche se sei mio fratello!-
Ron
cercò di soffocare una risata mentre la piccola Ginevra abbandonava velocemente
la stanza.
-Ronnie!-
la signora Weasley era entrata nella camera con una gran quantità di vesti puliti e stirati. –Sei ancora in pigiama?!-
Ron
scrollò le spalle.
-Uffa...
ho fatto la valigia!-
rispose mostrando il sacco rosso completamente ricolmo.
Molly
guardò disgustata la borsa.
-E con che abiti,
tesoro, hai riempito quella valigia?!-
Il
rosso si grattò la nuca.
-Gli
abiti che ho trovato in giro!- disse mentre sua madre
la svuotava ed iniziava ad infilarci i vestiti puliti.
-Tieni...- la Signora Weasley gli porse un paio di
calzoncini blue ed una camicia bianca. Erano gli abiti delle feste importanti.
Ron
la guardò storto.
-Perché
devo vestirmi elegante?!- domandò mentre Molly richiudeva velocemente la borsa rossa.
-Oh,
tesoro devi prendere il treno babbano, voglio che tu
ti confonda bene tra gli altri!- spiegò la signora trascinando Ron verso il
bagno.
-Fatti
una doccia e vestiti. Papà sarà qui tra poco, vi accompagnerà
lui alla stazione!-
Ron
chiuse la porta sbruffando.
“Un’altra
estate super noiosa...” pensò prima di infilarsi sotto
il getto caldo della doccia.
Non
sapeva quanto si sbagliava.
-Ci
vediamo più tardi!- la voce di Hermione riempì il
porticato dell’elegante villa bianca.
Scese
velocemente i pochi gradini di legno e immediatamente si trovò circondata
dall’alta erba del prato incolto.
Si
guardò intorno.
Cosa avrebbe potuto fare per prima cosa?!
Ma certo! Sarebbe andata a vedere il panorama da quella
bellissima collina.
Iniziò
velocemente a correre verso il sentiero che l’avrebbe
condotta in quel piccolo paradiso.
Lungo
il percorso lanciò uno sguardo all’unica casa vicina a quella di suo nonno.
Un
paio di ragazzini della sua età stavano combattendo
con una bici rossa un po’ troppo alta per tutti e tre. Persino per quello
spilungone con i capelli rossi che scorgeva da lontano.
Lo
fissò per qualche istante senza smettere di correre. Aveva avuto una strana
sensazione nel guardarlo.
Scrollò
il capo mentre sorridendo allungava ancora di più il passo.
-Dai,
Ron!- la voce simpatica di Amelia, sua cugina
acquisita, lo riportò alla realtà.
Il
suo sguardo era stato catturato da un figura che
correva veloce lungo il sentiero.
I
lunghi capelli bruni venivano mossi dal vento, mentre
leggera come una brezza, si perdeva alla vista del rosso.
Scrollò
le spalle, mentre Amelia rinunciava con Ginny ad insegnargli come si andava su
una bicicletta.
-Sei un caso disperato!- gli disse sedendosi
sorridendo accanto alla bambina con i capelli rossi.
Ron
si girò velocemente verso di lei.
-Chi
era?!- chiese mentre cercava di allungarsi il più possibile per toccare terra.
La
bambina bionda lo guardò storto.
-Chi
era... chi?!- gli rispose afferrando la bambola dietro di lei.
-Quella
bambina che è passata poco fa!- esclamò scocciato
mentre cercava qualcosa per abbassare quel dannato sellino.
Amelia
ci rifletté su.
-Io
non ho visto nessuno... però se era una bambina bruna con i capelli ondulati era Hermione...- affermò mentre iniziava a pettinare la sua
bambola.
Il
suono di quel nome fece correre un lungo brivido lungo la schiena minuta del
ragazzino rossiccio.
-Hermione?!-
chiese mentre finalmente aveva trovato un gancetto strano sotto il sellino –Che
razza di nome è?!-
Amelia
sollevò le spalle.
-Ed
io che ne so!- esclamò mentre Ron finalmente riusciva
ad abbassare la piccola sella.
-Ce
l’hai fatta!- esclamò Ginny abbandonando la bambola sulla
scale.
Ron
sorrise trionfo.
-Posso
fare un giro!?- chiese la bimba iniziando a saltellare
attorno al fratello.
Il
rosso le mise una mano sulla testa.
-Sei troppo piccolina...- le disse mentre si sedeva sulla
bici.
Gin
abbassò gli occhioni verdi.
-Ma appunto per questo posso portarti dietro!-
Ginevra
si illuminò mentre sorridendo si metteva seduta dietro Ron.
Amelia sorrise.
-Poi
posso farne uno anch’io?!-
Ron
rise a fior di labbra mentre lentamente iniziava a pedalare.
La leggera brezza estiva soffiava
delicatamente dalla collina.
Hermione
era sdraiata sull’erba morbida. Le gambe incrociate, le braccia dietro la testa
e l’espressione appagata di chi si sta godendo una vacanza rilassante.
Sospirò
divertita mentre si rotolava contenta
tra i fili d’erba.
Si
fermò ridendo a pancia all’aria.
La
camicia verde piena di filaci di prato, il jeans
azzurro chiaro tirato fin sulle ginocchia.
I
lunghi boccoli bruni tenuti fermi ai lati della testa da due
ferma capelli a forma di
farfalla.
Si
tirò a sedere quando un urlo strano riempì l’aria.
-AAARGHHHH!-
Il
ragazzo rossiccio si dirigeva a tutta velocità giù dalla collina.
Hermione
sgranò gli occhi.
Si
sarebbe suicidato se no si fosse lanciato
immediatamente giù da quel aggeggio infernale.
Hermione
corse a perdi fiato su per la collina.
-SALTA!- gli gridò portandosi le mani alla bocca.
Ron
la guardò terrorizzato.
-Ti
ammazzerai!- continuò la bruna.
In
quel momento, Ron si gettò giù dalla bici finendo dolorosamente addosso ad Hermione.
-Ahia!-
gemettero entrambi quando le loro teste si cozzarono.
Ron
si tirò bruscamente in dietro mentre guardava negli occhi ambrati della
ragazzina.
Hermione
arrossì mentre osservava le iridi blue
del rosso.
-Mi...
mi stai schiacciando...- mormorò la bruna mentre Ron
fissava terrorizzato la bicicletta che giaceva miracolosamente intatta a pochi
centimetri dal precipizio.
Ron
arrossì mentre velocemente si toglieva da Hermione.
Le
offrì una mano per aiutarla ad alzarsi.
Hermione
l’afferrò con delicatezza.
Il
tatto morbido e fresco delle mani della bruna fece presto rabbrividire il
ragazzino.
-Ma sei impazzito!- lo sgridò la bambina non appena si fu
tirata su.
Ron
arretrò di qualche passo.
-Non
sai che dopo quella collina c’è un precipizio!- Hermione si portò
le mani ai fianchi assumendo una posa che al rossiccio ricordo molto sua madre.
-Veramente
sono nuovo...- disse abbassando gli occhi.
Hermione
sbruffò.
-Se sei nuovo, allora non dovresti andare in giro da solo!-
gli confessò avviandosi verso la sua bici.
-Che... che fai?!- le chiese mentre lei afferrava il manubrio.
Hermione
si fermò.
-Vuoi
che rimanga qui?!- gli domandò a sua volta appoggiandovisi.
Ron
scrollò le spalle, mentre correva ad aiutarla.
Afferrò
la ruota posteriore.
-Andiamo,
al mio tre. 1...2...3!- entrambi la sollevarono nello
stesso istante.
Ron
si stupì della forza di quella ragazzina minuta.
Raggiunsero
velocemente la cima della collina. Lasciarono andare la bici prima di
stramazzare entrambi al suono senza più fiato.
-Grazie
–sussurrò il ragazzino voltando il viso per guardarla.
Hermione
sorrise mentre si rizzava in piedi.
-Hermione...-
gli disse allungando velocemente una mano sottile.
Ron
la guardò negli occhi. Vivi ed intelligenti.
Rispose
al suo sorriso stringendole la mano.
-Ron...-
-Allora,
Ron. Ti va di venire a fare un giro con me?!- gli chiese
alzandosi dall’erba.
Il
rosso guardò la bici.
-Con
questa?!- rispose indicando con un pollice il mezzo a due ruote dietro di loro.
Hermione
scosse la testa.
-No,
a piedi. Credimi, è molto più divertente...-
Il
rosso si mise in piedi.
-
D’accordo...-
Ron
si guardò intorno sgranando gli occhi.
Una
piccola radura con un laghetto cristallino era circondata da un fitto
raggruppamento di alberi.
-Non
pensavo ci fosse il mare!- esclamò seguendo
Hermione giù per il terreno scosceso.
La
bruna rise.
-Non
è il mare, Ron. E’ un lago!-
Il
rosso divenne scarlatto in zona orecchie.
-
E’ la stessa cosa...- mugugnò sedendosi sulla sponda.
Hermione
scosse il capo.
-Facciamo
il bagno?!- chiese subito il bambino togliendosi le scarpe.
La
bruna serrò la mascella.
-Veramente...
io non amo molto fare il bagno...- affermò poco
convinta.
Ron
la guardò storto mentre noncurante si toglieva il calzino bianco.
-Perché?!- le chiese ancora avvicinandosi
all’acqua.
Hermione
sbruffò.
-Non
mi piace...- sentenziò seccamente.
Il
bambino la guardò. Sorrise.
-Non
sai nuotare?!-
Quella
domanda rimase sospesa in aria.
-No,
certo che so nuotare...- lo strano rossore sulle
guance della ragazzina convinse Ron che stava spudoratamente mentendo.
Il
rosso alzò le spalle.
-Anche
se non sapessi nuotare, non sarebbe un problema...- il tono dolce e comprensivo
con il quale Ron le si era rivolto la fece sentire
male.
-Se vuoi... io ti potrei
insegnare...- il tono di Ron continuava ad essere sempre uguale.
-No...
non fa niente- il rossore sulle sue guance non accennava a diminuire.
Sentiva
i suoi occhi blue puntati addosso.
-Dai!
Non ti devi preoccupare. Ho insegnato a nuotare a mia sorella Ginny, a mio
fratello Percy, anche se lui non vuole ammetterlo.-
Ron
le sorrise.
Hermione
sentì le sue difese crollare.
-Va
bene...- gli disse.
-Se vuoi ti aspetto qui mentre tu vai a metterti il costume!-
Hermione
arrossì.
-Io
ce l’ho già il costume...-
Ron
la guardò strano, ma non le disse niente.
Hermione
entrò tremante in acqua.
-Non
ridere, però...- lo ammonì quando lo raggiunse.
Ron
alzò le spalle.
-Non
avevo alcuna intenzione di farlo...-
Hermione
si sentì rincuorata da quel commento.
-Iniziamo?!-
La
bruna rimase in silenzio un momento prima di annuire e
seguire Ron in una zona un po’ più profonda del lago.
Hermione
rideva mentre soddisfatta schizzava il viso di Ron.
La
prima lezione di nuoto era terminata. In quel momento, entrambi si stavano divertendo a schizzarsi.
-No,
basta!- gridò Hermione mentre il rosso le lanciava addosso
una quantità esagerata di acqua.
Il
silenzio che era calato tra i due ,quando entrambi si
erano fermati a riprendere fiato, fu interrotto da un tintinnio strano.
Hermione
si voltò veloce.
-Oh,
mio dio!- esclamò uscendo velocemente dall’acqua.
Ancora
bagnata iniziò ad infilarsi il jeans e la camicia.
-Svelto,
Ron!- gli gridò lanciandogli la sua camicia. –Dobbiamo recuperare la tua bici e
tornare velocemente a casa. I miei nonni mi sgrideranno se salto il pranzo!-
Ron
infilò velocemente la camicia e le scarpe.
Corsero
a perdi fiato su per il terreno scosceso.
Attraversarono il ponticello e si arrampicarono velocemente lungo il sentiero.
Finalmente
raggiunsero la bicicletta rossa abbandonata sulla cima della collina.
-Salta su!- esclamò Ron sedendosi sul sellino.
Hermione
rise.
-Sono
in ritardo non pazza! Lasciami!-
Il
rosso ignorò le sue lamentele mentre velocemente iniziava a pedalare.
-Non
correre!- gli gridò Hermione stringendosi forte alla sua schiena.
Ron
sorrise mentre una strana sensazione di completezza e felicità si impossessava di lui.
Fece senza freni una lunga discesa, sentì la ragazzina
stringersi ancora più forte a lui.
Si
fermò di scatto a pochi centimetri dal cancello della villa Granger.
Hermione
scese un po’ stravolta.
-Gr...grazie-
gli disse prima di entrare nel cancello.
Ron
la richiamò.
-Ci
vediamo domani!-
Hermione
si girò.
Gli sorrise.
-Sempre
sulla collina!- esclamò di rimando mentre velocemente spariva dietro la porta
della grande villa bianca.
Due
settimane volarono veloci e senza che Ron se ne accorgesse.
-Due settimane,
Ron... passeranno in fretta!- la voce del Signor Weasley
rimbombò pesantemente nella sua testa.
Mai
come in quella occasione Ron diede pienamente ragione
a suo padre.
Si
tirò su il colletto del giubbino in jeans mentre velocemente raggiunse la
collina.
-Domani è l’ultima
sera che sei qui?!- gli aveva chiesto Hermione dopo
che finalmente era riuscita a nuotare senza la sua mano.
Ron aveva annuito
senza felicità.
-Bene, allora ci
vediamo sulla collina alle 10,00!- gli aveva detto mentre come al solito usciva velocemente dall’acqua.
Ron
sentiva un peso opprimergli il cuore. Lo sentiva. Quel posto gli sarebbe
mancato. Il piccolo laghetto gli sarebbe mancato, le passeggiate in bici, gli
zii, sua cugina; ma soprattutto gli sarebbe mancata quella ragazzina bruna,
Hermione.
Si
sedette pesantemente sul prato mentre osservava silenzioso il cielo stellato.
-Ciao!-
la voce squillante della bruna lo riportò alla realtà.
Si
voltò velocemente sorridendo alla sua amica.
-Sei
arrivata finalmente!-
Hermione
sistemò il telescopio sull’erba.
-Che
cos’è?!- chiese stranito il rosso.
La bruna sorrise di risposta.
-
E’ un telescopio...-
Ron
sbruffò.
-So, cos’è! Ma a cosa ti serve qui?!-
Hermione
guardò un attimo nella lente.
-Sì,
è perfetto...- si disse mentre sistemava l’angolazione.
-Allora?!-
incalzò il rosso osservando la bruna.
Hermione
si sedette pesantemente sull’erba accanto a lui.
-
Questa sera, Ron, passerà accanto alla terra la cometa di Harem*(l’ho inventato
di sana pianta). E’ un evento straordinario. Capita una volta
ogni 100 anni...- spiegò la bruna grattandosi il naso.
Ron
ascoltava rapito ogni singola parola del discorso. Le stelle gli erano sempre
piaciute.
-Interessante...-
osservò prima di allungarsi sull’erba.
Hermione
sorrise compiaciuta.
-Allora,
sei contento di ritornare a casa?!-
Ron
rimase in silenzio prima di risponderle.
-Sì...-
Hermione
si voltò.
-
Cos’è quel tono triste?! A casa ti divertirai un mondo! Con tutti quei
fratelli!- esclamò la bruna stendendosi accanto a lui sul prato.
Ron
si girò su un fianco. Guardò il profilo dolce e corrucciato della ragazzina.
-Mi...
mi sono divertito con te!- le disse arrossendo
pericolosamente in zona orecchie.
Hermione
sorrise compiaciuta mentre una spolverata di rosso scarlatto le riempiva le
guance.
-
Anch’io...- gli rispose.
Ron
abbassò lo sguardo.
-Mi...-
ma prima di poter completare la frase la
bruna era schizzata in piedi.
-Guardala!- esclamò puntando il dito verso il cielo.
Ron
voltò velocemente lo sguardo issandosi a sua volta.
Hermione
osservò la cometa da vicino, grazie al telescopio.
Il
rosso la guardò sorridere.
-
E’ bellissima...- gli disse cedendogli il posto.
Ron
sentiva l’imminente bisogno di dirle che gli sarebbe mancata.
-Mi
mancherai...- sparò fuori tutto d’un fiato.
Ron
continuava a tenere gli occhi bassi mentre, silenziosamente, si torturava le
mani.
Hermione
si issò in punta di piedi e gli sfiorò dolcemente una
guancia.
Ron
rabbrividì mentre il suo cervello realizzava quello
che era successo.
La
bruna ritornò alla sua statura normale.
-Mi
mancherai anche tu, Ron.-
Il
rosso sentì il cuore saltargli un battito.
Sorrise.
Vide
Hermione arrossire e mai nessuna bambina
gli piacque così tanto.
Va bene, va bene!
Non esagerate con i
pomodori! Quelli fanno male!
Lo so. Questa
seconda one-shot non mi piace molto. Ma l’idea mi è
venuta all’improvviso! Ero seduta in giardino sulla mia altalena quando
passando davanti a me un bambino rosso (dovete credermi aveva i capelli fiamma)
ed una bimba bruna molto carina. Più o meno stessa età.
Erano davvero così
carini che mi hanno fatto venire l’ispirazione!
Quindi, se questa
storia vi facesse schifo dovete prendervela anche con
loro!
Va, beh... Grazie
cmq, a tutti coloro che hanno commentato quella
precedente!
Grazie mille!
Beh... vi lascio un
bacio grande
AngéleJ
p.s.
Lasciatemi un
commentino!