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Autore: Chara    05/11/2012    4 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 11

 


Duff saltellava e parlava ininterrottamente da quando avevano messo piede giù da quel cazzo di pullman. Beh, in realtà aveva iniziato a sparare puttanate a raffica da molto prima, ma da quando la suola consumata dei suoi stivali aveva toccato l’asfalto della sua città natale nessuno era più riuscito a fermarlo. Non che ci avessero provato, in realtà, perché a nessuno piaceva troppo perdere tempo. C’era sempre qualcosa di meglio da fare, come ad esempio andare a caccia di alcol e donne.

Jen lo guardava da lontano come un bambino guarda l’albero di natale con la speranza che, miracolosamente, appaiano decine di pacchi scintillanti sotto di esso. Non si capiva bene per quale motivo la groupie avesse quell’espressione, ma probabilmente sperava che il biondo decidesse arbitrariamente di rivolgerle la parola e, perché no, portarla a pranzo dai suoi genitori e presentarla loro come la sua fidanzata.

D’accordo, forse quello no, ma quei due erano cotti a puntino e dio solo sapeva per quale fottuto motivo non si rivolgevano la parola. Beh, in realtà lo sapevano tutti ma l’orgoglio sapeva essere più grosso ed ingombrante di un elefante in una cristalleria e avrebbero dovuto accontentarsi di ipotizzare vari piani per farli riappacificare, piani che puntualmente venivano abbandonati perché erano tutti troppo ubriachi per metterli in atto.

In quel momento Slash, Angie e Jen erano in giro per le vie di Seattle per far passare un po’ il tempo. Più che altro, erano andati in esplorazione cercando di capire se ci fosse qualche spacciatore degno di nota e quali fossero i pub migliori in cui sbronzarsi fino a perdere il senno e anche il fegato. Sarebbe stato decisamente più semplice chiedere a Duff, e lui stesso sarebbe stato più che felice di fare da guida turistica per i suoi amici, ma la presenza di Jen l’aveva improvvisamente reso reticente e allora avevano deciso di fare tutto da soli.

Chissà come mai.

Per la prima volta, Angie sentì su di sé il peso di qualcosa di simile alla notorietà. I Guns N’ Roses erano approdati in quella città già più di un anno prima per l’ultima, e quasi unica, data del disastroso tour che avevano organizzato per promuovere quella loro unione forse proficua, e avevano decisamente lasciato il segno. Quindi, nonostante riuscissero ancora a camminare indisturbati, capitava spesso che qualcuno li additasse e si mettesse a parlottare in modo concitato. La groupie aveva l’orecchio buono, aveva captato chiaramente di essere stata etichettata come una delle classiche puttanelle dei gruppi rock, pronta ad aprire le gambe a comando e ad eseguire ogni sconsiderata fantasia di quei cinque depravati solo per un po’ di fama.

Ma l’invidia faceva parlare anche chi non aveva le mani in pasta, soprattutto quel genere di persone, e lei aveva sempre saputo a cosa sarebbe andata incontro intraprendendo quel tipo di vita: non aveva paura del giudizio della gente, soprattutto perché la sua coscienza era linda come un fazzolettino bianco. Lei era lì per Slash, punto. Al diavolo la gente idiota.

- Ciao Slash! – esclamò all’improvviso un vulcano biondo dalla voce stridula, piazzandosi davanti ai tre - Ti ricordi di me? –

Slash non rispose, ma invocò l’aiuto di Angie con uno sguardo parecchio confuso e quasi impaurito. Quella sogghignò, stringendosi nelle spalle. Lei non ci era mai stata a Seattle, non ne sapeva proprio nulla. Glielo fece capire con un’occhiata vaga e un sorrisino, ma la rockstar non sembrava troppo tranquilla. Anzi, probabilmente era anche terrorizzato da quella biondina, perché si mosse di un passo verso la sua groupie, come a cercare una protezione. Come se avesse rischiato lo stupro.

- Ci siamo conosciuti quella volta in cui sei venuto a Seattle con i tuoi amici… E avete suonato – gli spiegò con finto tono spazientito, masticando un chewing-gum alla velocità del suono, e pure con la bocca aperta.

Angie la etichettò immediatamente come una ragazzina insopportabile e viziata, a giudicare dall’abbigliamento fin troppo curato e artificiosamente glam rock, e senza cervello. Ma quella tizia era bionda, e nella sua mente non poté fare a meno di associarla a quell’altra gallina di Gilda e, forse, il suo giudizio non era poi così obiettivo.

- No, dolcezza – sbuffò Slash, accendendo una sigaretta da quella che stava fumando Angie. La biondina guardò male entrambi, ma riservò uno sguardo carico d’odio alla groupie, che si domandò se sentirsi onorata oppure offesa - Io mi ricordo solo di essere stato molto ubriaco durante il mio soggiorno a Seattle. Quindi capirai che di te non mi ricordo affatto –

Quella roteò gli occhi azzurri e decisamente troppo truccati, piantando poi le mani sui fianchi.

Jen lanciò uno sguardo all’amica, e ad entrambe ricordò una madre un po’ troppo infuriata. Le mancavano solo lo spazzolone in mano e i bigodini tra i capelli.

- Come no? – si stizzì la tizia, attirando anche un paio di sguardi perplessi con la sua voce non proprio musicale - Abbiamo anche fatto l’amore –

- No, frena, ragazzina – sbottò Angie, giunta al limite della sopportazione. Non poteva andare lì a fare l’aspirante rockstar e poi dire che aveva fatto l’amore con Slash. Dio, quel povero cristo avrebbe perso tutti i capelli! - Al massimo vi sarete fatti una bella scopata, sempre che di bella si possa parlare –

Le lanciò uno sguardo di superiorità, notando il reggiseno spudoratamente imbottito che spuntava fuori dal borchiato gilet di jeans che indossava. A Slash piacevano le donne abbondanti, doveva essere stato parecchio ubriaco per essere andato a letto con quella. Sempre che fosse vero, naturalmente.

- Ma fare l’amore mi sembra una frase un po’ surreale – continuò senza pietà, approfittando dell’attimo di smarrimento della tizia, rimasta vomitevolmente con la bocca aperta per quell’uscita spudorata della groupie - Per non dire che è una cazzata, che renderebbe anche meglio l’idea –

- E tu chi sei? – sibilò dopo un momento, quando finalmente riuscì a riprendere le poche facoltà mentali di cui era miracolosamente dotata.

- Quella che si fa sbattere da Slash al momento – rispose piccata, piantando le mani sui fianchi. Non aveva bisogno di masticare a bocca aperta per sembrare più carismatica, le bastava camminare al fianco della sua rockstar e sapere che le sue tette gli piacevano più di quelle di chiunque altra. Era una groupie, d’accordo, ma l’orgoglio femminile era ben radicato anche in lei. Tanto più che Slash sembrava essersi annichilito dallo sconvolgimento e non più in grado di intagliare una conversazione decente. Nemmeno per dire di sì o di no a quella piaga della società.

- Beh, allora vai a farti sbattere da qualcun altro – rispose la bionda, facendo sbarrare gli occhi ad Angie - Sono qui perché voglio stare con Slash –

Jen si era allontanata di qualche passo, decidendo che lei non aveva alcuna intenzione di marchiare il territorio, soprattutto se quel territorio era Slash. Aveva già abbastanza casini con i suoi due uomini, preferiva lasciare alla sua amica quella testa riccioluta. Insomma, lo sapevano tutti che ogni riccio è un capriccio. Non ci teneva a mettersi le mani in pasta, ecco.

Angie sogghignò all’affermazione della bionda, ma decise di non replicare. Fece poi dietrofront, sempre sotto lo sguardo terrorizzato della sua rockstar, che proprio non si sentiva nelle condizioni di rimanere da solo con quella che si prospettava essere una piovra. Mentre si allontanava con passo felino, ancheggiando in modo sfrontato, morse senza preavviso un orecchio di Slash e gli diede anche uno schiaffo ben assestato su quel culo da mordere, strappandogli la bandana che teneva sempre nella tasca posteriore dei pantaloni. Se la legò attorno al collo, lasciando un’estremità a penzoloni nella sua scollatura. La rockstar rimase a guardarla imbambolato per un momento, e poi Angie si dileguò con una strizzatina d’occhi.

Era fottutamente brava a rimanere un chiodo fisso nel cervello delle persone, soprattutto se era obbligata ad andarsene. Jen, dal suo piccolo angolino ai margini della scena, se la rideva beatamente, poiché sapeva che non sarebbe stato faticoso per lei rimanere nei pensieri di Slash. Era sicura che, senza nemmeno impegnarsi troppo, sotto quella scorza da duro, il chitarrista pensava alla sua groupie molto più spesso di quanto lasciasse trapelare.

- Ehi, ti sei imbambolata? – le domandò Angie, sventolandole una mano davanti agli occhi. Jennifer scosse il capo, riprendendo a sogghignare con furbizia per la scena di poco prima.

- Sei diabolica – le disse.

- Non sviare – sbuffò la groupie, senza però riuscire ad impedire ad un sorriso di affiorare sul suo viso – Pensavi a Duff? Ti abbiamo vista, io e Slash, con quello sguardo… -

- Invece pensavo proprio a te e Slash – la rintuzzò, scuotendo il capo quando vide Angie voltare il capo dall’altra parte. E sì che avrebbe dovuto capire che chiudersi a riccio con lei non funzionava. Erano in quella faccenda da più di due settimane, per non parlare dei dieci mesi di convivenza a Los Angeles e tutto quello che era successo anche prima. Si conoscevano fin troppo bene per riuscire a seminarsi con le parole.

- A cosa pensavi? – sbuffò seccata, alzando gli occhi al cielo senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo – A come starei bene con l’abito bianco? –

- Ti sei arresa, vedo – Jen ridacchiò brevemente per poi tornare di nuovo seria – No, non pensavo a quello. Pensavo alla vostra meravigliosa intesa, a come il suo viso si sia disteso quando hai preso le sue difese con la biondina lì dietro –

- Oh, adesso è lui che si è innamorato di me? –

- Chi è innamorato di te? – sbottò Slash, apparendo dal nulla dietro di loro. Le ragazze saltarono per aria e il giovane sghignazzò beato, decisamente più tranquillo da quando si era lasciato alle spalle la biondina – Non ti azzardare, capito? Voglio l’esclusiva sulle tue tette giganti –

- Le mie tette non sono giganti – si sconvolse Angie, sprofondando con il naso nel collo della sua maglietta senza un minimo di pudore, come se non avesse mai visto il proprio corpo durante la sua vita – Sono tette grandi, ma grandi normali

- Veramente dicevo che tu sei innamorato di lei – Jen dovette intromettersi in quel delirio per riprendere il filo del discorso, perché sapeva che altrimenti sarebbe finito tutto nel dimenticatoio un’altra volta e lei era disposta a tutto per svegliare quei due.

- No, Jen – Slash scosse il capo con convinzione, i lunghi ricci sfiorarono il viso di entrambe – Io sono innamorato di te… e delle tette di Angie –

- Di me? – scoppiarono tutti a ridere, ma era come se Angie dicesse di essere innamorata di Izzy. Insomma, non ci azzeccavano nulla!

- Sì – il chitarrista annuì computo, cercando di trattenere il sorriso dalle sue belle labbra morbide – Tra me e te c’è un sacco di alchimia. Abbiamo anche gli stessi capelli! –

- Quelli di Jen assomigliano un po’ ad un pagliaio, però – rise Angie, passando un braccio in vita a Slash – Io tuoi sono più ricci e basta -

- Stronza – sibilò l’amica con un sorrisetto mellifluo, attaccandosi all’altro braccio del chitarrista – Dì un po’, Slash, ma la biondina dove l’hai lasciata? –

Indurì la mascella e, se non avesse avuto gli occhiali da sole a coprirgli lo sguardo, Angie era sicura che avrebbe visto i suoi grandi occhi scuri sbarrarsi di terrore.

- Si chiama Stephanie – gemette disperato, stringendo di più la sua groupie al suo fianco – Per liberarmene le ho detto che ci saremmo visti stasera –

Angie alzò gli occhi al cielo: avrebbe dovuto rivederla e sprizzava gioia da tutti i pori, quasi quanto Slash.



*



Scusate la latitanza, ma oggi pomeriggio ho un esame (alle 4, io l'ammazzo quell'uomo!) e quindi sono stata un po' presa. Adesso ho deciso che BASTA, perché è inutile e in ogni caso non lo passerò lo stesso perché è un infame bastardo, quindi aggiorno e la finiamo così.
Stephanie è QUI, simpaticissima come due dita in gola proprio. Non pare anche a voi? xD
Altra cosa. Dunque, il tour con i Cult non si è protratto tutto l'inverno come la sto menando io, anzi probabilmente non era nemmeno in inverno. Al momento non ricordo perché sono un po' fissata con il periodo di St. Louis (è solo che sto ragionando sul seguito di quell'altra storia u.u), quindi ho un vuoto, però se AFD è uscito a luglio... no, oggi non devo fare conti perché sarebbero tutti sbagliati xD Comunque, beh, prendetela per buona. Pensate a tutta questa gente che copula in allegria e non guardate la collocazione spazio-temporale xD Bene, ho finito. Se non mi vedete più è perché il professore mi ha stroncata. A presto (?)! :3

Giuggi

   
 
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