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Autore: Lushia    07/11/2012    1 recensioni
La vita di una giovane Arina, costretta a crescere immersa nella vita quotidiana di una famiglia mafiosa, con i suoi problemi adolescenziali e le situazioni strane e nonsense che la circondano.
La sua allieva, una bambina di sette anni tutto pepe che non riesce a stare un attimo tranquilla assieme ai suoi amichetti.
Cosa è accaduto in passato e cosa accadrà?
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 14 - La nebbia

cover

Era ormai pomeriggio inoltrato, le nuvole coprivano il sole estivo e le strade erano affollate.
Ragazzini e adulti, indaffarati nelle loro compere, passeggiavano rapidamente su e giù per il marciapiedi, lungo una strada laterale.
Tra i tanti edifici che affacciavano sulla strada ce n'era uno in particolare, all'apparenza simile agli altri. Cinque piani, costruito recentemente con uno stile moderno, con porte in vetro automatizzate e vasi fioriti che adornavano l'ingresso.
Le vetrate si aprivano e chiudevano senza un preciso ritmo, lasciando entrare ed uscire indaffarati impiegati in giacca e cravatta.
Al lato, un cancello verdastro con apertura automatica invitava le macchine ad entrare per giungere al garage sotterraneo e difatti, tra le tante automobili che passavano per quella strada, alcune di loro erano dirette proprio lì.
Assomigliava a un normale ufficio di chissà quale agenzia, eppure loro sapevano che non era così.

Il bambino dai capelli rossi restò in silenzio, non trovando le giuste parole da pronunciare, mentre osservava il volto della sua amichetta, contratto nella rabbia ma silenzioso, con gli occhi di un castano ambrato oscurati da chissà quali nefasti pensieri.
La piccola lasciò scorrere lo sguardo sull'edificio, quasi studiandolo, finchè la sua attenzione non si spostò sul palazzo adiacente, un condominio di sette piani con il portone aperto e due anziane che discorrevano simpaticamente.
La piccola si guardò a destra e a sinistra, attendendo che la strada fosse libera, per poi attraversarla rapidamente seguita dal ragazzo, giungendo infine all'ingresso del palazzo.
Claudio lasciò scorrere la sua attenzione sulle due anziane che si voltarono a fissarli con un ampio sorriso, prima di tornare ai loro discorsi.
Quando si girò nuovamente notò che Nozomi si era spostata più in avanti, verso l'edificio incriminato, osservando in alto.
Non ebbe il tempo di raggiungerla poiché l'amica aveva fatto dietro-front ed era entrata nel condominio.

Non riuscì nuovamente a dir nulla, non sapeva nemmeno cosa dire. Si limitò a seguirla su per le scale, verso il primo piano, e si avvicinò a lei quando aprì la finestra dell'androne e si affacciò, guardando a destra e a sinistra.
Salì sul davanzale e si protese verso il muro dell'altro edificio, salendo sul cornicione e appiattendosi al muro per non cadere.
Il rosso, seppur titubante, la imitò, salendo sul davanzale e allungando il piede per aggrapparsi al cornicione. Seguì rapidamente la bambina che, un passo dopo l'altro e verso sinistra, si dirigeva verso una finestra aperta.

Ha visto quella finestra poco fa e ha pensato di entrarci da qui?" pensò lui, incredulo "Che figo, sembra uno di quei videogiochi dove salti per i tetti...

Il bambino seguì l'amica dentro la stanza, fortunatamente vuota, scendendo dal davanzale e osservandosi attorno. Si trattava palesemente di un ufficio, c'erano scaffali con documenti e carte sparse in giro, una scrivania con un computer di ultima generazione e un macchinario accanto alla porta che, probabilmente, doveva essere una fotocopiatrice.
Non ci diede molta attenzione, dopotutto doveva star dietro i ritmi della bambina.

Ma perchè si trovava lì?
Sapeva di quale edificio si trattasse e sapeva delle intenzioni di Nozomi.

Cos'era successo poco prima?
Quando tutti e tre erano arrivati fuori all'appartamento di Arina-san, avevano sentito dei rumori e sia lui che Fabio erano rimasti indietro, quasi intimoriti per ciò che potevano trovarsi davanti, mentre Nozomi era corsa verso la porta ed era rimasta immobile con uno sguardo preoccupante.
Cos'era successo in quell'appartamento? Cosa aveva visto la bambina?
Arina-san stava sicuramente bene, aveva sentito la sua voce, aveva visto Nozomi parlarle prima di fuggire e di lanciarsi al suo inseguimento.
Non voleva lasciarla sola, non in quello stato.
Aveva sempre affermato che Nozomi stava diventando cupa come quando l'aveva conosciuta, tre anni prima, quando aveva fatto di tutto per vederla sorridente. Odiava vederla da sola in disparte mentre tutti giocavano. Non parlava, non sorrideva, era sempre pensierosa e leggeva libri come se li divorasse.
Dove volava la sua fantasia?
Voleva conoscerla, voleva avvicinarsi a lei, voleva vedere il suo sorriso.
C'era qualcosa di speciale in lei, una strana luce che lo attirava. Voleva starle accanto, voleva non doversi mai separare da lei.
Voleva stare con lei per sempre.
Erano strani pensieri per un bambino di otto anni, eppure era quello che provava.

Si limitò a seguirla, affacciandosi nel corridoio per controllare quante persone ci fossero in giro, aspettando il momento opportuno per spostarsi oltre.
La bambina si lanciò verso l'ufficio più vicino, nella porta alla loro sinistra, aprendola con gran fortuna e infilandosi dentro.
Il rosso diede un'occhiata al suo interno e notò che era esattamente come il primo. Scartoffie, computer, macchinari a caso, una pianta sotto alla finestra, una scrivania disordinata, un telefono e un televisore in alto fissato al muro.
Si voltò verso l'amica, che sembrava rimuginare su qualcosa.
Prese fiato e decise di parlare.

- E ora? - chiese lui.
Non immaginava quale sarebbe stata la reazione della ragazza. Forse non avrebbe risposto, poteva andare avanti nel suo operato senza dargli retta oppure poteva rispondergli in modo freddo.
Sospirò, già conscio che non sarebbero arrivate risposte.
Tuttavia la piccola parlò, alcuni istanti dopo.

- Serve un diversivo. - rispose.
- Per cosa? -
- Lui sarà sicuramente in uno degli ultimi piani. -
- Ne sei sicura? -
- I capi sono sempre nei piani alti, è ovvio. - spiegò lei.
- Potrebbe essere un capo diverso... -
- No, sono sicura che è lì. Ad ogni modo lo scopriremo. -
Il rosso si guardò intorno, storcendo la bocca, quando non gli venne in mente un'idea. Si voltò e osservò la porta bianca dell'ufficio.
- Forse so cosa fare. -
La piccola, ancora abbastanza fredda, portò la sua attenzione su di lui.
- Cosa? -
- Però devi promettermi che non lo ucciderai. - il rosso non distolse lo sguardo da lei e la piccola si limitò ad osservarlo - Non lo fare. Non è una bella cosa. Non si uccidono le persone, saresti anche tu un'assassina. -
- Non te lo prometto, non lo so. -
- Almeno... promettimi che farai di tutto per trovare un altro modo. -
- Forse, sì. Ma dipende... -
- Non penso che Vongola Primo sarebbe felice se tu lo facessi... -
- … Lui... non è un santo. Anche lui ha dovuto prendere decisioni molto brutte. -
- Ma l'avrà fatto perchè è grande e sa cosa fare. - affermò lui - Tu no. Se tu fossi più grande forse potresti pensare in modo diverso. -
- Non importa, è adesso che devo pensarci. - scosse il capo, afflitta - Per Arina... per quello che ha fatto alla mia Arina... -

Il rosso si avvicinò alla bambina e, incredibilmente, l'abbracciò.

- Tu... le vuoi molto bene, eh? Pensavo fossi gelosa... -
- No, non è così. Arina non mi sopportava perchè doveva starmi dietro... - spiegò lei - penso che non riuscisse a capire come doveva trattarmi perchè io sono... strana. Però alla fine è sempre stata con me... non mi ha mai abbandonata, anche se sono stata solo un peso. -
- Tu non sei un peso! - affermò il rosso.
- Se io dovessi prendermi cura di me stessa, mi manderei all'inferno perchè sono insopportabile... perciò la capisco. -

Il bambino rise, staccandosi da lei e osservandola negli occhi.
La piccola arrossì, dondolandosi.
- Non voglio che soffra ancora! Ha già sofferto abbastanza per colpa di quell'uomo! -
- Quell'uomo? Il capo della Lhumor? -
- Miles! Victor Miles! -
- Ma può pensarci tuo padre... -
- No! Devo pensarci io! Mio padre è troppo buono, non gli darebbe la pena che merita! -
- E perchè pensi che tu puoi decidere la pena che merita? -

La piccola sembrò rimanere interdetta, fissò il rosso con sguardo perplesso.
- Promettimelo. -
La bambina scostò lo sguardo, imbarazzata. Gli lanciò fugaci occhiate, rimuginando, per poi annuire con il capo.
- Cercherò... -
Il rosso sorrise, prendendole la mano.
- Mentre attraversavamo il corridoio c'era una cosa di vetro, proprio qui fuori. C'era scritto “premere in caso emergenza”. Forse... se lo premiamo succede qualcosa... -
- Oh? Ah, quel bottone... giusto. -

La piccola si avvicinò ad uno scaffale e afferrò una statuetta grigiastra, un elefante con la proboscide alzata, per poi tornare dall'amico e porgergliela.
Aprirono lentamente la porta, controllando che non passasse nessuno. Attesero trepidanti, mano nella mano, guardando dallo spiraglio per circa un minuto.
Claudio aveva il cuore che batteva rapidamente e, ogni tanto, osservava la sua amica e sorrideva.
Nozomi era nervosa quanto lui, meno fredda e più umana.
Era felice, sapeva che così avrebbe mantenuto la promessa.

Quando la strada fu finalmente libera, Nozomi aprì rapidamente la porta e il rosso raggiunse il riquadro in vetro, rompendolo con la statuetta, per poi premere il pulsante al suo interno.
Nell'infilare la mano si ferì leggermente a causa dei vetri che non si erano frantumati, ma non ci diede peso, piuttosto tornò nella stanza di poco prima proprio mentre suonava un assordante allarme che rimbombava per i corridoi dell'edificio.
I piccoli, che si erano rintanati nell'ufficio, restarono in ascolto e udirono il rumore delle porte delle stanze adiancenti che venivano violentemente spalancate. Seguirono passi e voci confuse, mentre, dall'altoparlante, una donna invitava i dipendenti ad evaquare l'edificio.
Si affacciarono nuovamente verso il corridoio centrale e approfittarono della confusione per sgattaiolare verso l'ascensore alla fine del corridoio, fortunatamente libero poichè tutti si erano lanciati verso le scale.

La brunetta saltò, riuscendo a raggiungere il bottone che raffigurava il numero cinque, l'ultimo piano.
Il rosso era nervoso, tremava, così come la sua amica, che per quanto avesse sognato guerre mafiose e scontri, sicuramente non si era mai trovata a dover vivere una situazione del genere sulla sua pelle.
Le porte dell'ascensore si spalancarono su un corridoio affollato, pieno di uomini dall'aria preoccupata e che parlavano ad alta voce.

- Vai a vedere se è arrivato l'elicottero del capo, doveva essere già su in terrazza! -

Nozomi prese la manica del rosso e iniziò a trascinarlo, lanciandosi per i corridoi e guardandosi attorno.
Stava forse cercando la stanza del capo? Come avrebbe fatto a riconoscerla? Gli uffici erano tutti uguali o, almeno, così sembravano dall'esterno.

- Nono... come lo troviamo? -
- Dobbiamo trovare la terrazza! Non hai sentito quell'uomo? Deve prendere un elicottero. -
- Pensi che sia andato su? -
- Se non è lì, ci arriverà. -

La voce dall'altoparlante invitò tutti i dipendenti a calmarsi, probabilmente dalla sala di controllo avevano già scoperto che non c'era alcuna emergenza.
Ma il danno era fatto, i due bambini stavano sfrecciando nel corridoio, passando tra gli impiegati che li avevano visti.
Claudio giurò di aver sentito uno di loro chiamare le guardie. Ormai la presenza degli intrusi era evidente, perciò dovevano agire in fretta.
Altrimenti qualcosa di brutto potrebbe accadere.
Non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe successo loro se li avessero catturati.
Il suo cuore palpitava velocemente e brividi percorrevano il suo corpo. Sentiva come se stesse per accadere qualcosa.
Strinse d'istinto la mano di Nozomi.
La sua Nozomi.

Cosa ne sarebbe stato di loro? Sarebbero riusciti nel loro intento o avrebbero fatto una brutta fine?

Si bloccò, terminò la sua corsa, lasciando la mano di Nozomi.
Due braccia possenti lo avevano afferrato e sollevato, dall'alto riuscì ad osservare l'amica che si era fermata di scatto, ad un passo dalle scale che, probabilmente, portavano alla terrazza.
La brunetta si era voltata, osservò il bambino e i suoi aguzzini con sguardo confuso e incredulo.

Claudio sapeva di essere tra le mani delle guardie, erano due e stavano osservando i bambini con viso truce.

...Siamo solo dei bambini...

Sentì la voce di un uomo, profonda e fredda, quasi divertita.

- Si tratta proprio della Vongola! - gli sentì dire.
- Prendiamola e portiamola dal capo. - rispose l'uomo che lo stava trattenendo.
Il suo fiato raggiunse il collo del bambino e la mano si mosse rapidamente verso il fianco.

Un rumore metallico.

Claudio osservò il viso di Nozomi, sereno.
Sorrise.

Nono... lo sai che ti amo, vero?

Un rumore, forte.

Nero.


La brunetta osservò la scena con sguardo vacuo, come se la sua anima fosse altrove.
Il suo sguardo era fisso sull'amico, i suoi occhi osservavano il liquido scarlatto che solcava il suo viso.
Era a terra, l'avevano lasciato cadere.
Via.
Per sempre.

- Cla...udio? -

Sangue.
Sangue.
Oscurità, dolore, nebbia.

Nebbia.

Sentì i due avvicinarsi, lentamente.
Non li vedeva, non voleva vederli. Vedeva solo Claudio, solo sangue, solo dolore.
Frammenti di sorrisi, di risate, di cielo.
Via, via per sempre.

E poi buio.

Le frasi disorientate delle guardie sembravano perdersi nei meandri della sua mente.
Perchè quegli uomini erano ancora lì? La stavano intralciando.

E ancora buio.

No, non era buio, era indaco.

“Voglio un'arma, devo cancellarli.”

Si guardò le mani, stringeva davvero una pistola.

“E' perfetto!”

Non bastarono due colpi, ne seguirono altri dieci.

Le guardie erano a terra in un lago di sangue.
Indaco.

Si voltò, salì le scale. Le urla non la tangevano, vorticavano attorno a lei come una soave melodia.

"Urlate, piangete, soffrite, disperate.
La morte che portate vi distruggerà a sua volta."

Senza che se ne fosse resa conto i suoi capelli erano già mossi dal vento. Davanti a lei si muoveva una figura, un uomo sulla quarantina dai capelli biondi tirati indietro e un po' di barba che attorniava il suo viso.
Smosse gli occhiali, stava osservando l'orologio per poi voltarsi disorientato verso di lei.

“E' lui, è lui!”

L'uomo scosse il capo, indietreggiando.
- … tu... sei la figlia di Decimo?! -

“Eccolo, è qui!” sorride, forse per non piangere.

- Aspetta, possiamo parlarne... dai, non prendere decisioni affrettate... -
Indietreggiava, spaventato, osservando la ragazzina con preoccupazione.

“Avanti, avanti!”

L'uomo la scrutò con perplessità, osservando il corpo della bambina.
-
Cos'è... quella cosa bluastra che ti esce dal petto? -

Non capiva, l'uomo parlava in modo incomprensibile.

- Una fiamma? Ma quella del cielo non dovrebbe essere diversa? ... Aspetta... quella fiamma, io l'ho già... -

Avanzò, ancora, e l'uomo indietreggiava.

- Ti prego, fermati. -

“Avanti. Manca poco.”

L'uomo era davvero spaventato e adirato, non sapeva se osservare la strana fiamma indaco o la pistola puntata su di lui.
- Maledetta... tu e tuo padre.... -

“Sparisci, sparisci!”
Un passo ancora e Miles si ritrovò sul cornicione. Non c'erano reti né ringhiere.
- No, aspetta! -

Lei avanzò, ancora.
Ancora e ancora.
Lui portò un piede dietro, perse l'equilibrio e cadde.

Giù dal tetto.

“E' fatta! E' fatta!”

La brunetta corse, voleva vederlo con i suoi occhi, ma una mano la trascinò via prima che potesse osservare in basso. Venne violentemente voltata verso l'entrata, stretta al petto da una donna bionda.
D'istinto lasciò cadere la pistola, che svanì.

Arina stava piangendo, disperata.

“Perchè piangi? L'uomo che ti ha fatto soffrire è caduto giù, è morto!”

- Mi dispiace! Mi dispiace! E' tutta colpa mia! -
Singhiozzava e continuava a stringerla, ma Nozomi non capiva.
Perchè piangeva? Eppure avrebbe dovuto gioire!

La brunetta alzò il capo e incrociò degli intensi ma cupi occhi castani, simili ai suoi.
Sorrise.

- Papa... Nozo-chan ha fatto sparire l'uomo cattivo! Papa è fiero di Nozo-chan, adesso? Nozo-chan è stata una brava bambina? -
L'uomo non rispose, si limitò ad osservarla con tristezza, mentre i suoi uomini si avvicinavano lentamente alle due.

All'improvviso, un pensiero.

- Uh... dov'è Claudio? -

   
 
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