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Autore: FairyCleo    07/11/2012    3 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Death

 

Aveva finalmente preso posto in quella meravigliosa villa, circondandosi di tutti i ragazzi più belli che era riuscito a trovare. Aveva fatto una lunga selezione fra i fotomodelli più ricercati della terra, scegliendo i migliori. Gli altri, quelli con qualche cicatrice nascosta, con qualche tatuaggio osceno o con qualche protesi di silicone di troppo, li aveva dati in pasto ai suoi nuovi cagnolini. Quelli rimasti, stavano gattonando sensualmente sull’enorme tappeto persiano del salotto, senza mutande e con tanto di collare attorno al collo. Era uno spettacolo davvero entusiasmante. Vedere tutti quei corpi perfetti ciondolare avanti e indietro solo per il suo piacere era la cosa più sensuale che gli fosse mai capitata. Poteva averne quanti voleva, doveva voleva, quando voleva, e poteva fargli fare tutto quello che voleva.
Proprio fra qualche minuto, sarebbe cominciato uno spettacolino davvero niente male con cinque o sei di loro.
E il Re dell’Inferno si era messo comodo per poterlo osservare meglio.

“Ne abbiamo trovate altre mille, signore” – aveva detto Dick Roman, spuntato all’improvviso da chissà dove.

“OH NO, NO NO!” – aveva starnazzato Crowley, battendo i pugni sui braccioli della poltrona come un bambino capriccioso – “Non sul più bello!” – aveva concluso, lasciandosi cadere pesantemente sull’elegante spalliera.
Era in momenti come quelli che avrebbe ucciso quel bastardo di un Leviatano. Eccolo lì, il cazzone di nome e di fatto, con l’osso dell’uomo retto che spuntava dal collo lurido di quella orribile melma nera e appiccicosa. Rivoltante!
“Che vuoi, Dick?”.
“Mi dispiace, signore. Gliel’ho detto, Sono qui per le anime”.
“E allora? Sai che devi fare quando le trovi! Le porti direttamente ‘di sotto’. O è davvero così difficile, DICK?”.

Era veramente un idiota!

“No, signore. E’ solo che…”.
“’Che’ che, DICK?” – stava davvero per perdere la pazienza.
“Angeli, signore. Sono vivi, e stanno lottando per evitare che le anime vengano portate via dal Paradiso”.

Incredulo, Crowley si era portato una mano al viso e aveva sollevato un sopracciglio.

“Angeli? Ma come? Il micino non li aveva decimati tutti? Epurare il Paradiso da chi lo aveva tradito e bla bla? Aveva detto qualcosa di simile, lo ricordo bene!”.
“A quanto pare, eravamo a conoscenza di una sola parte della storia, signore”.
“E allora? Sono solo un ammasso di inutili pennuti, voi siete Leviatani. Muovete il culo e tarpategli le ali!”.

Poco dopo, Dick era sparito.

*

 

Lo avevano salvato per il rotto della cuffia. Il dottor Robert aveva dovuto fargli un’iniezione dritta al cuore, ma almeno Cass aveva ripreso a respirare.
Non aveva la più pallida idea di cosa potesse essergli successo. Sapeva solo che era stata la cosa più spaventosa e imprevedibile a cui avesse mai assistito, escludendo lo spettacolo iniziato la sera prima, spettacolo che era continuato per tutta la notte.

Era stato Castiel a spiegare loro quello che stava accadendo. Subito dopo essersi calmato dalle convulsioni, aveva detto loro che il Paradiso stava morendo perché che i Leviatani stavano portando via le anime.
Aveva perso i sensi prima di dire come avesse fatto a saperlo, e loro, nonostante fossero sconvolti, non avevano insistito per saperlo.

Dean era stato troppo in pena per la sorte del suo angelo, e si ere ben guardato dal conferirgli ulteriore stress, e Ian… Ian aveva sparato allo spirito del suo patrigno un proiettile di ferro in testa spedendolo chissà dove e aveva raccattato suo fratello da terra, fratello che non si era ancora svegliato.
Per di più, avevano completamente dimenticato di chiamare Bobby anche se, ad essere precisi, non si erano neppure resi conto che i loro cellulari fossero stati distrutti dalla furia di Logan.

Il dottor Robert aveva portato ai ragazzi lo scotch migliore che aveva dopo aver barricato le finestre. Non aveva intenzione di assistere ancora a quello scenario deprimente. Era stata una stilettata dritta al cuore quella che gli avevano dato le parole di Castiel. E quello che avevano aggiunto Ian e Dean facendo un banale due più due era stato il colpo di grazia.

Il nuovo Re dell’inferno, un certo demone di nome Crowley, aveva assoggettato i Leviatani grazie ad un’antica profezia, e adesso li stava usando per rapire tutte le anime che c’erano in circolazione.
Presto la terra sarebbe diventata il dominio dei demoni e di qualunque bestia immonda, e per il genere umano, diventato una pedina inutile ed ingombrante, non ci sarebbero state altro che sofferenza e morte.

Eppure, ai due cacciatori che aveva di fronte sembrava non importare. L’unica cosa che contava per loro erano i due ragazzi di cui dovevano prendersi cura.
Forse, lui avrebbe fatto la stessa cosa se avesse avuto un figlio. Per ora, la sola cosa che gli era rimasto da fare era ubriacarsi fino a perdere i sensi.

*

 

Dire che erano disperati non sarebbe stato abbastanza per spiegare davvero come si sentissero Bobby, Billy, Jules e i cacciatori sparsi nel mondo che avevano assistito a quella scena desolante.
Tutta la fatica che avevano fatto per radunare le anime era stata vana. I Leviatani erano troppo forti per loro, e molti erano periti nel tentativo di difendere tutto ciò che avevano conquistato con un lavoro paziente e durissimo.
I cacciatori erano stati decimati, le anime erano state decimate. Non avevano più niente.
Crowley non era neanche lontanamente avvicinabile, e nel mondo regnava il caos. Molti si erano rintanati nelle chiese, nelle moschee, nelle sinagoghe o in qualsiasi altro luogo di culto e avevano cominciato a pregare. Anche chi aveva sempre asserito di non credere in Dio si era miracolosamente convertito. Altri invece, si erano dati alla pazza gioia, asserendo che la fine del mondo era ormai vicina e che non c’era momento migliore per scegliere di fare tutto ciò di cui si erano privati per una vita intera.

Bobby aveva sbarrato le finestre della sua casa, rintanandosi con Billy e la sua famiglia nella Panic Room.
Si sentivano vuoti ed inutili.
Dopo la terribile esperienza extracorporea di Jules le avevano impedito di uscire da casa, nonostante le sue suppliche e le sue lacrime. La ragazza voleva solo essere d’aiuto per le sue amiche, impedire loro di diventare merce di scambio, ma purtroppo non aveva questo potere. E, considerando che l’ultima volta aveva rischiato di non tornare più nel suo corpo e di finire fra la collezione di Crowley, l’unico posto sicuro per lei era proprio la stanza fatta di ferro costruita da Bobby.

“Dannazione, ma perché non rispondono al telefono?” – si era lamentato Bobby, premendo così forte il tasto di chiusura della chiamata da romperlo, quasi.
Era in ansia per i suoi ragazzi. Il mondo stava andando a rotoli, e lui era vittima della sua stessa trappola, mentre l’unica famiglia che avesse mai avuto era là fuori, in pieno pericolo, sempre se non fosse già morta.
C’era Crowley in tutto quel casino? Perfetto! I primi che avrebbe cercato sarebbero stati proprio Dean e Sam, per non parlare di Castiel. Aveva abbandonato il più piccolo dei suoi ragazzi in quella maledetta clinica e si era messo al sicuro. Che persona spregevole era diventata? Che padre surrogato era diventato?

“Non crucciarti così, Bobby. Non sarai utile a nessuno se ti farai ammazzare” – gli aveva detto Billy.
“Se loro sono morti non posso più essere utile” – aveva risposto, irato con se stesso – “La tua famiglia è al sicuro, qui con te. La mia è là fuori e non so neppure se sia viva o no! Non posso lasciarli lì, Billy”.
“E cosa vorresti fare? Hai provato a chiamarli, hai provato a rintracciare anche il dottor Robert, ma è stato tutto inutile! Non puoi andare là fuori Bobby!”.
“Invece posso, e lo farò! E non sarai di certo tu a… PERCHE’ CAVOLO QUEL COMPUTER CONTINUA A SQUILLARE COME UN TELEFONO??”.

Erano tutti così presi dal litigio fra Bobby e Billy da non essersi accorti che qualcuno stava cercando di telefonarli su Skype.

“Vado io…” – aveva detto il fratello di Jules e, subito dopo, un viso che Bobby conosceva bene era apparso sullo schermo.
“François? Ragazzo! Che succede? Come stanno gli altri?”.
“Bobby!? Sei tu? Oh Dio ti ringrazio! Non ho idea di che fine abbiano fatto gli altri! Non sono andato con loro perché stavo male e mi sono ritrovato isolato dal mondo! Non trovavo il tuo numero e mi sono dovuto infiltrare nella rete di…”.
“Sì sì, qualunque cosa tu abbia fatto va bene! Come stai adesso? Non hai proprio nessuna notizia di quei due idioti?”.
Possibile che nemmeno lui sapesse?
“No Bobby, mi dispiace. Io sto bene comunque. Ma si può sapere che diavolo sta succedendo? Che sono quelle luci uscite dal vortice? E’ il delirio qui! Mi sono dovuto barricare in casa! Le persone stanno morendo di paura!”.
“Sono anime” – aveva detto Billy, avvicinatosi a Bobby – “La questione è più complicata di quanto sembra”.

Velocemente, avevano spiegato a François come stavano le cose, e la webcam puntata sul suo viso aveva palesato loro il suo cambiamento di espressione dall’incuriosito al basito allo sconvolto.

“Crowley ha asservito i Leviatani? Porca puttana… Che cazzo vorrà farci?”.
“Niente di buono, figliolo…”.
“Avete un piano, Bobby?” – aveva chiesto, speranzoso.
“A dir la verità no”.
Un breve silenzio aveva seguito quella risposta.
“Ehi, non vorrai dirmi che hai in mente qualcosa??”.
“Forse… Conosci qualcuno che possa far avvenire un’eclissi?”.
Il vecchio Singer e Bobby si erano scambiati uno sguardo interrogativo.
“Che vorresti fare?”.
“Aprire il portale del Purgatorio e convincere le anime che avete catturato a tornare a casa, prima che le trovino tutte. Ho sentito che con voi c’è una giovane medium che sa fare magie. Loro saranno la nostra esca. Di questo passo, il Paradiso sarà presto svuotato, e a Crowley non basteranno sole le sue forze per controllare un simile potere”.
Si era preso un minuto per elaborare meglio il suo piano. Sembrava che stesse scarabocchiando qualcosa.
“Se non c’è riuscito un angelo a controllare tutto quel potere, sono certo che non ci riuscirà neanche lui. Sarà allora che lo spediremo nel Purgatorio insieme a tutte le altre gentili creaturine di mammina, e chiuderemo quel portale per sempre. Devo farmi perdonare da un ex-angelo, Bobby. Credo che non ci sia modo migliore di fottere chi aveva fottuto lui”.

*

 

Ian aveva vegliato su suo fratello per tutto il tempo. Se ore prima aveva avuto il desiderio bruciante di lottare e di farla pagare a Crowley, adesso voleva trovarlo di persona e torturarlo fino a fargli supplicare la morte.
Doveva solo trovare il modo. Perché arrivare nel suo covo in perfetto stile Rambo non sarebbe stato produttivo. Per fottere un demone doveva cercare di pensare come un demone, e non come uno qualunque di loro, ma come il Re dell’Inferno in persona.

Stava appunto valutando una plausibile soluzione quando suo fratello aveva aperto gli occhi, mettendosi dritto sul letto senza farsene accorgere. Lo stava osservando di soppiatto, mentre era concentrato sulle proprie mani. Avrebbe voluto fargli sapere che era sveglio, ma forse sarebbe stato meglio che si fosse accorto da solo di ciò che stava facendo. Temporeggiare gli stava rendendo meno difficile riordinare le idee.

Ed ecco che, all’improvviso, Ian si era girato e aveva incrociato il suo sguardo, trattenendo il fiato per un lungo istante.

“Colin… Stai bene?” – gli aveva chiesto, calmo.
“Morgan…” – aveva risposto quello, sorridendo sereno – “Io sono Morgan. E non sono mai stato meglio di ora”.

*


Quello che avevano deciso di fare era tremendamente rischioso. Richiedeva uno sforzo fisico e mentale non indifferente, e stavolta Bobby non era convinto che tutti sarebbero riusciti a venirne fuori illesi.
Sentiva nel profondo del cuore che qualcosa sarebbe andato storto, ma non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce per paura che i suoi timori potessero avverarsi.
Ma non c’era più tempo per avere dei ripensamenti. Dovevano agire immediatamente. E lo avrebbero fatto per salvare anche quegli uomini che avrebbero distrutto loro stessi in altri centinaia di modi estremamente fantasiosi.

Si erano dati appuntamento con François davanti alla clinica in cui era stato ricoverato Sam. Jules e suo fratello si sarebbero occupati di tenere al sicuro Sam, mentre loro avrebbero cominciato a fare il giro fra i casolari in cui non era ancora stata fatta razzia dai Leviatani per spiegare alle anime che avevano radunato quale sarebbe stato il loro piano.
Billy e sua moglie erano stati irremovibili: Jules non avrebbe preso parte a quell’operazione. Era quasi morta l’ultima volta, e non potevano rischiare di perdere la loro bambina. Le anime superstiti erano spaventate a morte e sapevano di potersi fidare di loro ciecamente. Non volevano fargli del male. Volevano solo aiutarle a ritornare a casa, e loro avevano finalmente capito che per quanto spaventoso fosse, quello era il posto a cui erano state destinate prima di accedere al Paradiso.
Stranamente, la ragazza non aveva fatto obiezioni, e aveva accettato di stare accanto a Sam sotto la supervisione del suo amato fratello. I suoi genitori non si erano lasciati abbindolare da questo suo nuovo temperamento così docile, ma non avevano potuto proprio starle addosso più di quanto avrebbero voluto.
Dovevano pensare a proteggere e radunare le anime, e occorreva tutta la forza e la tenacia di cui erano capaci.

Per questo, avevano lasciato i ragazzi in un luogo apparentemente sicuro ed erano partiti con un François armato di computer e tanta buona volontà per dirigersi verso la prima delle case che avevano usato come rifugio.
Avevano già contattato i cacciatori con cui avevano iniziato quella missione, e avevano deciso all’unanimità che il posto in cui sarebbe avvenuta l’apertura del portale sarebbe stato proprio quello in cui stavano per dirigersi, ammesso che chi l’aveva aperto la prima volta fosse stato in grado di aprirlo una seconda volta. Stando a quello che aveva detto Crowley, se Cass era ancora in vita, solo lui poteva fare ciò che andava fatto, ma solo se avesse avuto le forze necessarie. Sarebbe stato faticoso, e qualcosa suggeriva a Bobby che il ragazzo non stesse bene per niente.
Proprio per quello, l’anziano cacciatore si era precipitato dal dottor Robert, sperando con tutto il cuore che i suoi ragazzi fossero ancora lì.

*

 

Se i muri fossero stati in grado di parlare, non sarebbero stati ugualmente in grado di descrivere lo sgomento, la gioia, la confusione susseguitesi sul viso e nel cuore di Ian nel capire che colui che aveva davanti non era più quel ragazzo di nome Colin che non sapeva chi lui fosse. Quello che aveva davanti e che lo stava osservando con gli occhi umidi, era Morgan Wesley. Era il suo fratellino Morgan. E ricordava esattamente chi lui fosse.

Era scoppiato in lacrime, correndo da lui e abbracciandolo con tutta la forza che aveva in corpo, dimenticandosi quasi della ferita che aveva sul fianco.
“Ehi… su… non fare così...” – lo aveva preso un po’ in giro Morgan, ricambiando l’abbraccio – “Hai deciso di farmi fuori del tutto?”.
No che non voleva farlo fuori. Voleva solo stringerlo più forte che poteva e ripetergli all’infinito che lo amava più di ogni altra cosa perché era il suo amato fratellino e non lo avrebbe abbandonato mai più. Ma le parole gli erano morte in gola. Erano troppo difficili da dire perché troppo vere, perché troppo dolorose e sincere.
“Mi hai fatto fare il lavaggio del cervello eh? Dovrei essere infuriato con te, lo sai, vero?”.
“Io volevo solo proteggerti” – gli aveva detto, fra le lacrime – “Volevo solo che tu avessi una possibilità in più di sopravvivere, che finissi il più lontano possibile da questo schifo e…”.
“Ian… in questo schifo c’è qualcosa di buono, e questo qualcuno sei tu. Io ti voglio bene fratello… Ti voglio bene. E non c’è niente più importante di questo. O almeno credo”.
“Come sarebbe a dire ‘credo’?” – aveva domandato Ian, fingendosi irritato.
“Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare, lo so. Ma prima voglio andare da Castiel… Ho bisogno di sapere come sta”.

*

 
“Quali sono le tue vere intenzioni, sorellina?” – aveva chiesto Nicolas a sua sorella dopo essere rimasti da soli.
Jules non aveva risposto immediatamente. Si era presa un minuto per pensare mentre si allontanava dalla finestra per recarsi nei pressi del letto di Sam.
Era quasi impossibile che non avessero capito che stesse elaborando un piano. Suo fratello era rimasto lì con lei proprio per evitare che facesse sciocchezze, ma non avrebbe potuto impedirle di fare ciò che si era prefissata.
Era rischioso, più rischioso che mai, ma non avrebbe rinunciato a portarlo a termine. Non le importava di perdere la vita. Se le era stato donato quel potere c’era una ragione, ed essa doveva essere molto più importante di quanto aveva creduto fino ad ora.

“Non riusciranno a combinare nulla di buono senza una guida” – aveva risposto, senza staccare gli occhi da Sam – “Non senza una guida che non stia morendo dalla paura, almeno”.
“E dunque?”.
“E dunque, sono qui per parlare con Sam”.
“Jules… Non vorrai mica…”.
“Sai benissimo che non puoi impedirmelo” – aveva risposto lei, severa.

“Sì che posso!” – e l’aveva raggiunta con due grandi passi, scuotendola per le spalle – “Non ti permetterò di fare una sciocchezza del genere! Sei quasi morta prima! Non hai abbastanza energie e…”.
“E’ proprio per questo che siamo qui insieme, fratellino. Chiederò a Sam di venire con me, e tu… Tu, dovrai restare qui per vegliarci”.
“Sei completamente pazza Jules. Non puoi farlo… Non puoi! Papà e mamma morirebbero se dovesse accaderti qualcosa!”.

Aveva ragione. Suo padre sarebbe impazzito dal dolore, ma almeno sarebbe stato vivo se tutta quella questione fosse andata come aveva previsto. Eppure, sentiva di non avere scelta. Lei e Sam erano gli unici a poterlo fare. Certo, avrebbe potuto chiederlo a suo fratello Nicolas, ma in quel caso sarebbe stato veramente troppo rischioso. Mentre l’anima di Sam si trovava in una sorta di bilico fra il mondo dei vivi e quello dei morti, quella di Nicolas era attaccata alla vita in maniera morbosa. Aveva molte più probabilità di perdere la vita.
No, non poteva coinvolgerlo.

“Non mi fermerai, fratellino. Sam è qui, ha sentito tutto quello che abbiamo detto, ed è d’accordo con me”.
“Jules…”.
“Adesso basta Nicolas. Basta”.

Non si era mai rivolta a lui con un tono così duro. Era una cosa estranea alla sua natura. Jules era dolce e gentile, quell’espressione non le apparteneva.
Nicolas era rimasto spiazzato per un lungo istante.

“Riesci a capire che se non interveniamo non ci sarà pace da vivi e neppure da morti? Crowley sta giocando con le anime di tutti, Nick! Saremo tutti suoi schiavi, in questa vita, e nella prossima. E noi non possiamo permetterglielo”.

 *

 

Aveva guidato ininterrottamente per raggiungere la macelleria in cui operava l’amico di John. Aveva rischiato di investire due pedoni, e poi aveva frenato con tanta forza in una curva da finire quasi fuori strada.
Sarebbe stata davvero una beffa, un modo fantasioso per andarsene, almeno per un cacciatore di bestie infernali.
La verità era che aveva troppa fretta e poco tempo a disposizione, e la forte diminuzione di anime che venivano rapite dal Paradiso era un segnale più che negativo. Quel bastardo di Crowley doveva aver quasi completato la pulizia di primavera nei piani alti, e non voleva neppure provare ad immaginare le conseguenze di quell’abominio.
Tutto quel potere era una sorta di droga. Ricordava fin troppo bene l’effetto che esso aveva avuto su Castiel.
Cielo, ancora non riusciva a togliersi dalla mente i suoi occhi, gli occhi di un mostro.

Aveva praticamente lasciato il furgoncino per strada. La gente era troppo spaventata e si era rifugiata ovunque. Un giro non mancavano gli sciacalli, ma gli importava poco. Doveva raggiungere i ragazzi, e doveva farlo subito. Non aveva però previsto di trovarsi davanti ad una scena così straziante.

*

 

Ian era piombato da Dean per dargli la lieta notizia, trovandolo in compagnia di un Bobby rimasto a bocca aperta per lo shock, lo stesso shock che aveva colto anche lui e Morgan.

“Cass…” – aveva sussurrato il ragazzo, precipitandosi al suo capezzale.
Sembrava che stesse per morire. Aveva le labbra viola, ed era così pallido da fare quasi invidia al lenzuolo del suo giaciglio. Le occhiaie scure e profonde facevano da cornice ai bellissimi occhi che non riusciva quasi più a tenere aperti.

“Ehi…” – lo aveva chiamato ancora Morgan, inginocchiandosi e posandogli una mano fra i capelli – “Non puoi mollarmi adesso, hai capito? Ci sono tante cose di cui ti devo parlare, amico mio, ci sono tante cose che devo confessarti” – aveva precisato, soffiando sul suo orecchio – “Sei il mio angelo Cass, non mi abbandonare”.

“Porca miseria figliolo, chi lo ha ridotto in quello stato? E che cavolo ci sta a fare qui quell’idiota di un medico se non serve a niente! E chi sei tu, ragazzino?”.
Bobby aveva posto tante, troppe domande a cui i presenti non erano sicuri di poter dare una risposta adeguata.
“Cazzo, qualcuno mi spiega che succede??” – aveva sbraitato, incapace di staccare gli occhi da Castiel.

“Sono state le anime rapite dal Paradiso a ridurlo così. O meglio, un Leviatano si era già dato un bel po’ da fare con un paio di costole, ma Crowley gli ha dato il colpo di grazia. In qualche modo, Cass è ancora legato al Paradiso, anche se non abbiamo idea del perché” – aveva detto Dean con lo sguardo perso nel vuoto – “Il dottor Robert ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità ma lui… lui continua a stare male… Ha avuto solo la forza di dirmi quello che stava succedendo prima di perdere i sensi. Credo che stia morendo Bobby… E non so come salvarlo” – aveva concluso Dean, cercando di mantenere una parvenza di lucidità, di non abbandonarsi al dolore.

Ian si era avvicinato all’anziano cacciatore nella speranza di poter essere utile. La situazione era drammatica, ma c’era ancora del lavoro da fare, e non potevano fermarsi.

“Se sei arrivato fin qui è perché hai qualcosa da dirci, Bobby, e non mi importa se sia una cosa bella o una brutta, io voglio sapere di che si tratta. Siamo in tre, anzi no, in quattro. Lui è mio fratello Bobby, si chiama Morgan, e ci aiuterà di certo a fermare Crowley”.

La voce di Ian era ferma, quasi calma. Davvero non riusciva a credere come quel ragazzo potesse essere così tranquillo. Ma era certo che non lo fosse. Ian aveva paura, proprio come lui, solo che stava cercando di farsi forza per aiutare tutti.
Morgan aveva lasciato il capezzale di Castiel per permettere a Dean di avvicinarsi e di prendere il suo posto. Nonostante avesse recuperato tutti i ricordi della sua vecchia vita, non aveva dimenticato i momenti passati accanto a Castiel, non aveva dimenticato i momenti trascorsi insieme a lui, quello che aveva provato ogni secondo, le sue parole, i suoi tormenti, le sue risate. Stava soffrendo, ma non poteva comportarsi da persona egoista. Avrebbe represso quel sentimento creatosi in quelle settimane a tutti i costi. Lo avrebbe fatto per Cass, per Dean, per se stesso e per Ian. Sia ben chiaro, continuava a pensare che il Winchester non meritasse quell’amore così incondizionato, ma non poteva opporsi ad esso. Sarebbe stato da immaturi e masochisti, e lui non era nessuna delle due cose. Cass stava morendo. Probabilmente non avrebbe superato la notte, e non era lui a dovergli stare accanto, non era lui a dovergli tenere la mano, a sussurrargli che sarebbe andato tutto bene. Lui sarebbe stato uno spettatore, un semplice membro di un pubblico che sperava ancora nel lieto fine nonostante l’ultima pugnalata fosse già stata inferta, nonostante il veleno fosse già stato ingerito. Solo se avesse chiesto di lui si sarebbe avvicinato ancora, solo se avesse sentito ancora una volta pronunciare il suo nome, qualunque avesse deciso di fuoriuscire da quelle labbra che non era riuscito ad avere neanche per un solo istante.

“Io… Io non so che cosa dire” – aveva ammesso Bobby, totalmente disarmato – “Non so che cosa dire”.

Ed era vero. Non aveva la più pallida idea di cosa dire o di come agire. Cass era l’unico a poter aprire il portale, e se avesse voluto farlo uno di loro avrebbero dovuto aspettare che esalasse l’ultimo respiro. Ma davvero non riusciva a pensare ad una simile eventualità. Era sempre stato un uomo forte, o almeno ci aveva provato. Aveva sempre cercato di tirare avanti come meglio poteva, ma quella volta non aveva la forza materiale per farlo, non sapeva come uscirne. Castiel era uno dei suoi ragazzi. Cass era il terzo dei suoi figli, il più grande, ma allo stesso tempo il più piccolo, quella che aveva bisogno di più protezione, quello che aveva bisogno di essere preso per mano, di essere guidato. E invece di farlo, invece di insegnarli a camminare, poi ad andare in bici e poi a guidare, lo aveva piazzato direttamente su di un’auto da corsa, permettendogli di schiantarsi dopo la prima curva.

“E’ colpa mia” – aveva detto – “Non avrei mai dovuto permettergli di andare via. Avrei dovuto mettermi davanti a quella porta e impedirgli di andarsene! Avrei dovuto prenderti a calci in culo finché non avresti cambiato idea, Dean, ma non l’ho fatto! Sapevo che gli sarebbe capitato qualcosa, e non gli ho dato nemmeno un cellulare per permettergli di chiamarmi se avesse avuto bisogno di una mano. E invece… Invece l’ho lasciato andare e adesso… adesso sta morendo! E sono io ad averlo ucciso. Ho ucciso un angelo. Ho ucciso l’unico angelo che mi ha fatto sperare di poter vedere un giorno il Paradiso”.

I ragazzi presenti in quella stanza avevano chinato il capo, rinchiudendosi nel proprio silenzio. Era straziante vedere un uomo adulto, un padre, incolparsi per la perdita di un figlio.
Ma Dean non poteva permettergli di soffrire per qualcosa che non aveva fatto, non poteva. E lo avrebbe fatto se solo Ian non avesse preso di nuovo in mano la situazione, scuotendosi dal suo torpore.

“Adesso basta. Basta. Lui non è ancora morto. Cass è debole, è vero, ma ci ha già sorpresi in precedenza. E non vorrebbe che continuaste a spargervi il capo di cenere al suo posto. E’ lui qui a sentirsi in colpa, è lui quello che ha rischiato la vita. Per la miseria ragazzi, dobbiamo chiudere i giochi. E’ un lavoro come tutti gli altri, e vedete di muovere il culo, perché non vedo l’ora di risolverlo”.

*


Sue, erano solo sue. Luminose come stelle, più potenti dei reattori nucleari, erano solo ed esclusivamente sue. Crowley non riusciva a smettere di guardarle, di bramarle. Avevano fatto davvero un ottimo lavoro quegli orribili vermoni famelici. Gli angeli non costituivano un problema. Presto sarebbero tutti morti, e ogni regno sarebbe stato suo. Considerando l’idiozia del capo dei Leviatani, era stato l’affare migliore della sua vita. E aveva fatto tutto da solo, o quasi. Presto avrebbe dovuto fare una visita ad un paio di amici. Cominciava a sentirne la mancanza.

“Chissà cosa starà facendo il mio gattino… Dovrei ringraziarlo per il suo preziosissimo aiuto. Magari potrei portargli un regalo speciale… Un collare tempestato di zaffiri, magari… Sarebbe meraviglioso al suo bellissimo collo… Sono con quello addosso…”.

Da quanto era diventato così perverso non lo sapeva neppure lui. Non faceva altro che pensare per tutto il tempo a lui e al suo sguardo a tratti spaurito e a tratti spavaldo e fiero che ricordava la creatura angelica che era stato un tempo. Presto avrebbe avuto un ex-angelo fra la sua folta schiera di schiavi. Un ex-angelo e due cacciatori che gli avevano dato un bel po’ di filo da torcere per anni. Non riusciva nemmeno ad elencare tutte le cose che avrebbe fatto subire loro. Sapeva solo che sarebbero state tremendamente divertenti. Almeno, lo sarebbero state per lui.

Per questo, aveva osservato con attenzione il proprio riflesso nello specchio, sistemando al meglio il bellissimo colletto della camicia di seta italiana.

“Credo che sia arrivato il momento di fare quella visita” – aveva esclamato – “Ma forse dovrei passare prima a comprare il collare”.

*

Non sapevano se quella fosse una decisione saggia o no, ma non c’era molto da fare. Le alternative a quello che avevano fatto sarebbero state mettergli un cuscino in faccia e soffocarlo, o sparargli un colpo in testa, e non erano alternative plausibili. Così, nonostante le perplessità espresse con molta energia dal dottor Robert, avevano preso Castiel e lo avevano condotto presso il magazzino scelto per riaprire il portale. Non avevano la più pallida idea di come avrebbero potuto fargli pronunciare la formula, però. Stava malissimo. Riprendeva conoscenza per brevi istanti, per poi perdere i sensi senza rendersi neppure conto di quello che aveva attorno, di chi aveva attorno, diventando ogni istante sempre più pallido e provato.
Dean aveva lasciato ad Ian e a Morgan la sua auto, sorprendendosi egli stesso per non aver provato il minimo dubbio o rimorso, ed era salito sul furgoncino di Bobby senza fare storie, permettendo così a Cass di stare più comodo, e soprattutto di non stare solo. Il fratello ritrovato del suo braccio destro non era parso felice di lasciare Castiel alle sue cure, ma aveva preferito non esternare i suoi dubbi. Senza fare troppe storie, aveva preso il posto che solitamente veniva occupato da Sam, aspettando solo che Ian avviasse il motore e seguisse il furgoncino su cui era stato caricato il suo angelo.

Fra il cacciatore e il suo papà surrogato era sceso un silenzio innaturale. Le cose da dire erano tante, ma sembrava che non riuscissero a trovare le parole adatte per iniziare un qualunque tipo di argomento.
La verità era che tutti erano ancora troppo scossi per potersi rendere davvero conto di cosa si poteva o non si poteva dire, o cosa si poteva o non si poteva fare.
Crowley stava facendo incetta di anime: il Paradiso era stato svuotato, era già in possesso delle anime dell’Inferno, e ad una velocità strabiliante stava rapendo anche quelle scappate al Purgatorio. Aveva i Leviatani dalla sua parte, e il semplice fatto che non si fosse fatto ancora vivo con loro, i suoi nemici storici, era un sentore molto, molto evidente che ormai avesse in pugno ogni cosa, e che fosse talmente sicuro di sé da non avere alcuna fretta.
E loro? Loro cos’avevano? Erano un misero gruppo di cacciatori decimati dai Leviatani, stanchi di soffrire, e molti di loro erano stati abbandonati anche dall’ultima cosa che gli era rimasta, la speranza.
Dean continuava ad osservare Cass – o quel che ne restava – in silenzio. Aveva paura persino di sfiorarlo. Dio mio, forse avrebbe dovuto pensare a Sam in quell’occasione, ma non poteva fare altro che osservare l’angelo che l’aveva salvato dalla dannazione, pregando silenziosamente chiunque fosse in ascolto affinché gli donasse un’altra opportunità. Sapeva di chiedere tanto, sapeva di chiedere troppo, ma non poteva evitarlo. Se c’era anche solo un’opportunità per Cass di sopravvivere, lui avrebbe fatto qualunque cosa per far sì che la cogliesse.

“Ancora non ci credo! Un ragazzino che mi ha fatto la paternale! Sono proprio caduto in basso…” – aveva ad un certo punto esclamato Bobby, stanco di sopportare quel silenzio pesante come un macigno.
“Ian sa quello che vuole. E’ un ragazzo in gamba. Nonché il cacciatore migliore che io abbia mai conosciuto” – era stata la risposta sincera di Dean.
“Puoi dirlo forte ragazzo! Porca miseria, ha ritrovato il fratello dopo anni, e invece di scappare e portarlo su di un’isola deserta per tentare di metterlo al sicuro, lo ha reclutato e ha deciso ugualmente di lottare. Non si è lasciato sovrastare dagli eventi. Credo proprio che ci sia da imparare molto da uno come lui”.

Ed era vero. Bobby non avrebbe potuto trovare parole più adatte per descrivere Ian Wesley.

“Sam sta bene Dean. Jules ha parlato con lui”.
“Ha parlato con lui?” – non gli sembrava una cosa molto positiva dato che Jules era una sensitiva.
“Sì! E’ entrata in una sorta di trance ed è riuscita ad entrare in contatto con lui. Io ho assistito. E’ stata una cosa indescrivibile, credimi. Adesso, lei e Nicolas si trovano nella clinica e lo stanno sorvegliando. Ha chiesto Jules di poter stare accanto a lui”.
Dean aveva sorriso nell’apprendere quella notizia.
“Quella ragazza ha sempre avuto un debole per mio fratello… Ah, Sammy… Sono fiero di te! O almeno, lo sarei se arrivassi in terza base con lei!”.
Era incredibile come fosse in grado di sdrammatizzare persino e soprattutto in momenti come quello.
“Ragazzo, fai davvero schifo, lasciatelo dire”.
“Sei un finto puritano! Comunque, qual è il tuo geniale piano, Bobby? Perché davvero, io non credo che Castiel… che Cass possa farcela. Dovresti vederlo adesso… Dio mio, non so davvero come faccia a respirare ancora”.

Il vecchio cacciatore si era preso un lungo istante prima di rispondere.

“E’ Cass, Dean. E’ il nostro Cass. E’ il Cass di cui hai conservato per un intero anno il trench, è il Cass che ti ha salvato dall’Inferno. E’ quel Cass che è morto e ritornato in vita e che ogni volta ti è stato accanto, dandoti tutto quello che poteva, e forse anche di più. Resta vicino a lui figliolo. Non lasciargli la mano, e non se ne andrà”.
“Eh?” .
“Ma non l’hai ancora capito razza di idiota? Lui vive di te. Vive per te. Non so se sia amore, non so se sia ossessione, so solo che non ho mai visto niente del genere. Neppure fra te e Sam c’è un qualcosa di così forte, un qualcosa di così speciale. Ed io so che anche se non lo ammetterai mai, è lo stesso anche per te. Lui ti ha marchiato. E non parlo solo della sua impronta sulla spalla, Dean. Lui ti ha marchiato dentro, nell’anima, nel cuore. Qualunque cosa deciderai di fare, lui non ti abbandonerà. Quindi ti prego, non abbandonare lui”.

Un istante dopo, Bobby, imitato da Ian, aveva svoltato alla prima uscita sulla destra.

*

Concentrarsi era stato meno difficile della volta precedente, nonostante fosse molto più stanca e provata. Sam si era fatto trovare pronto, accogliendola a braccia aperte in quella sorta di prigione fra la vita e la morte in cui era intrappolato, e doveva molto all’energia che le aveva fornito suo fratello, energia scaturita dalla fiducia che aveva riposto in lei.
Non c’era un minuto da perdere.
Per questo, Jules aveva preso Sam per mano, seria più che mai, e lo aveva condotto presso uno dei magazzini in cui avevano riposto le anime radunate.

“Jules!” – aveva esclamato una delle anime, quella di un uomo di circa cinquant’anni che aveva parlato più volte con lei – “Dio mio, ti prego, non dirmi che…”.
“No! Non sono morta. Né io né lui lo siamo. Ascoltami Mark, lui è Sam, è un cacciatore, ed è momentaneamente uscito fuori dal suo corpo per aiutarvi”.
L’anima aveva guardato a lungo Sam. Non si fidava molto di lui, ma era amico di Jules, e questo gli bastava.
“La situazione è drammatica amica mia. Siamo spaventati e decimati. Quel mostro ci vuole usare! Questo non è un posto sicuro per voi, adesso”.
“Lo sappiamo” – aveva risposto Sam – “Sappiamo tutto, ma siamo qui per aiutarvi. Dovete fare esattamente quello che Jules vi dirà. Voi vi fidate di lei, no? Fatelo anche questa volta, e non ve be pentirete”.

Era bastato qualche sguardo fra di loro per capire quale fosse la cosa giusta da fare.

“Ti seguiremo. Qualunque cosa tu voglia fare, noi ti seguiremo. Sappiamo di poter contare su di te”.

*

 

Avevano fatto tutto più in fretta che potevano. Jules e Sam si erano divisi, passando da uno stato all’altro come se niente fosse. Era stato un lavoro meno lungo del previsto, ma alla fine avevano portato a termine la loro missione. Erano riusciti a recuperare tutte le anime e a portarle nel luogo prestabilito, e questo senza farsi vedere dai genitori di Jules. Se l’avessero scoperta si sarebbero arrabbiati da morire, e non solo per aver messo a repentaglio la sua vita, ma anche quello di Sam.


Billy era piuttosto soddisfatto e sorpreso.


“Chi vi ha detto di venire tutte qui?” – aveva chiesto ad un’anima a caso, profondamente incredulo.

“Non lo sappiamo” – aveva mentito quella, tenendo fede al patto fatto con la ragazza – “Ci hanno solo detto di venire in questo posto. E sappiamo di per certo che non è stato Crowley”.

Saperlo era un gran sollievo, ma ciò non toglieva il fatto che qualcosa puzzasse, e non poco.

“Credo che ci sia lo zampino di nostra figlia” – aveva asserito Sandra, più seria e preoccupata che mai.
“Dici?”.
“Una madre le sente queste cose… Spero solo che non abbia fatto qualcosa di terribilmente stupido!”.

Poco lontano da lei si era sistemato Francois, e con grande cura aveva riportato sul muro il simbolo che avrebbe permesso di aprire il portale per il Purgatorio.
“E’ stata una vera fortuna che Bobby avesse deciso di tenere da parte il sangue della sua amica venuta dal Purgatorio!” – aveva esclamato, mentre disegnava l’ultimo simbolo.
“Sì, ma ciò non toglie il fatto che non sappiamo ancora dove sia Castiel, e soprattutto come far avvenire l’eclissi! Non so se l’hai notato, ma nessuno di noi è dotato di un simile potere!”.

Sandra era molto, molto nervosa, e aveva le sue ragioni. Era vero che senza eclissi non sarebbero andati da nessuna parte, ma già era un gran passo essere entrati in possesso del sangue, l’aver disegnato il simbolo e aver radunato tutte le anime scampate alla furia di Crowley. Ben presto, poi, Cass sarebbe stato vicino, stando almeno a quello che aveva detto loro Bobby, e un’altra cosa sarebbe stata depennata dall’elenco.

Con grande attenzione, Jules e Sam si erano ritirati in un angolo più isolato del magazzino, discutendo proprio di quell’ultimo, enorme problema.

“Che possiamo fare?” – aveva chiesto la ragazza.
“Non ne ho idea” – era stata la risposta del gigante buono – “Non è che io abbia esattamente un’eclissi in tasca!”.
Il sarcasmo di Sam aveva spiazzato Jules, che aveva aggrottato le sopracciglia, sorpresa. Ma non era Dean il mago delle battutacce?
“Non è il momento di scherzare. Tu hai affrontato tante difficoltà in passato, non hai nessuno a cui poterti rivolgere?”.
Il Winchester si era rabbuiato per un lungo istante, pensando al suo passato.
“L’ultima volta, è stato Morte, il cavaliere, ad aiutarci, ma ha giurato che non l’avrebbe fatto di nuovo. Non possiamo chiederglielo ancora… Dean ha cercato di fregarlo un paio di volte e…”.
“Dean ha cercato di fregarlo, non tu!”.
“Credi che faccia differenza?”.
Jules aveva incrociato le braccia al petto, scuotendo la testa da una parte all’altra, contrariata.
“Certo che fa differenza, Sam! Sappiamo com’è fatto Dean! E sappiamo come sei fatto tu… Hai sofferto tanto amico mio. Forse, se tu parlassi con Morte, deciderebbe di ascoltarti. Magari, potrebbe fare anche qualcosa per i tuoi ricordi… Non credi?”.
Sam era diventato pensieroso.
“Non lo so. Certo, potrei provare, ma se… Se mi dicesse di no, cosa che farà sicuramente, cosa faremo? Jules, io davvero non so a chi potrei rivolgermi!”.

Ma Sam aveva fatto appena in tempo a finire la frase che il diretto interessato era piombato fuori dal nulla, apparendo davanti a loro in tutta la sua sinistra dignità.

“Volevi parlarmi, Sam Winchester?”.

Morte in persona si era scomodato per cercarlo. Il cavaliere dell’Apocalisse si era scomodato per parlare con lui. Doveva essere la sua giornata fortunata.

“Ecco... io… Sì, sì…”.
“Ho saputo che il crollo del muro ti ha causato qualche problema. Dimmi, ora come stai, ragazzo?”.
Era quasi impossibile guardarlo negli occhi. Il suo viso era così scarno, il suo sguardo era così maturo e vecchio. Racchiudeva in sé tutta la conoscenza del mondo, chi era lui, giovane e sciocco ragazzino, per poter sostenere una simile onniscienza?
“Potrei stare meglio, ma non… Morte, signor Morte, io non…” – non riusciva davvero a trovare le parole adatte per esprimersi.
“Sei così… così diverso da tuo fratello. Nonostante la tua arroganza, non sei venuto qui per sottomettermi, bensì per chiedere umilmente il mio aiuto”.
“Siamo disperati, signor Morte” – era intervenuta Jules, tremante. Era emozionata e allo stesso tempo terrorizzata di trovarsi davanti ad una simile creatura.
“La giovane sensitiva. Ragazza, credimi, non avevo mai visto prima d’ora poteri grandi come i tuoi, e dire che sono più vecchio di Dio stesso…”.
“Io…” – Jules era arrossita.
“Non sono qui per aiutare voi. Siete voi a dover aiutare me”.
Era evidente che avesse spiazzato i ragazzi.
“I mietitori sono stati decimati dalla furia dei Leviatani”.
“Che cosa??” – Sam era sconvolto.

“Non appena uno di loro si appresta a compiere il proprio dovere, una di quelle bestiacce interviene, portando distruzione. I miei figli sono spaventati, eppure cercano ancora di portare a termine il proprio lavoro. Ammiro la loro perseveranza, ma non posso permettere che altri di loro muoiano. Crowley ha davvero esagerato, questa volta. Quel demone di terza categoria deve esserfermato. Ed io so che voi sapete come fare. So che vi serve un’eclissi. E posso procurarvela”.

*


Ian, Morgan, Bobby, Dean e Cass erano entrati nel magazzino sotto lo sguardo atterrito e sorpreso di tutti. Il loro doveva essere stato degno di un ingresso da grande film cinematografico: Dean era in testa al gruppo e reggeva fra le braccia un Cass quasi esanime, e i cacciatori, armati fino ai denti, gli stavano coprendo le spalle.
Morga e Ian si erano guardati attorno, leggermente intimoriti da tutte le anime che si erano trovati davanti, al contrario di Dean che stava avanzando serio.

“Buon Dio…” – aveva esclamato Sandra, portandosi le mani alla bocca. Non aveva mai visto nessuno in quelle condizioni in tutta la sua vita.
“Ragazzo… Sei sicuro che sia vivo?” – gli aveva chiesto Billy.
“Ciao Billy. Sì, sto bene, e tu?” – aveva ironizzato Dean, facendolo sentire in colpa – “Respira ancora, e ce la farà. Ci aiuterà, non è vero Cass?”- e gli aveva stretto la mano.
L’ex-angelo aveva annuito debolmente, accoccolandosi ancora di più contro il suo petto.
“Cerchiamo di sbrigarci a trovare una soluzione per far avvenire questa eclissi, per favore, e poi attirate qui quel bastardo. Presto saremo pronti a riceverlo”.

Continua…
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Scusate per l’immenso ritardo. Ho avuto da fare e questo capitolo lunghissimo mi ha preso molto, molto tempo. Ormai siamo agli sgoccioli!
Scappo!
Un bacio

Ps: sì, Crowley è un pervertito!! U.U
Cleo

   
 
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