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Autore: Mitsuki91    09/11/2012    2 recensioni
Questa è la storia d'amore fra Kingsley Shacklebolt e Amelia Bones.
Amelia è una donna con una vita tutto sommato soddisfacente, a parte un matrimonio ormai finito, e Kingsley un giovane Auror appena entrato nel Ministero. La donna rimane subito colpita da quel giovane e, anche se non può saperlo, lo stesso vale per lui. Passeranno anni prima che i due trovino il coraggio di confidarsi i reciproci sentimenti... E il tutto avrà un finale assolutamente inaspettato.
Prima classificata al contest 'Pairing Improbabili per Menti Fantasiose - seconda edizione' di LilyScam.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
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Nome autore: Mitsuki91
Titolo storia: Senza rimpianti
Pacchetto usato: Patronus
Coppia: Amelia Bones/Kingsley Shacklebolt
Rating: Giallo
PS = gli errori segnalati sono stati corretti, ove possibile.
Eccoci qui! A pubblicare questa storia che mi è piaciuto molto ideare e scrivere. Sono molto fiera del risultato, anche se certi errori si potevano evitare tranquillamente (me ne assumo tutta la responsabilità: avrei dovuto rileggere una volta di più >..<).
Che dire? Vi lascio alla storia, sperando che vi possa piacere =)
Fatemi sapere! =D
Buona lettura =)


Senza rimpianti

Ero appena diventata membro del Wizengamot quando accadde.
Eravamo in piena guerra, la prima guerra magica. Un ragazzo di colore, alto, capelli scuri e occhi penetranti, era appena diventato Auror, e ci portò uno dei primi Mangiamorte catturati perché lo giudicassimo.
Ne rimasi subito colpita. Portamento serio, professionale, molto dedito al suo lavoro. Io avevo all’incirca quarant’anni – venti più di lui, accidenti! – e lui riuscì ad entrarmi subito sottopelle e a sconvolgermi.
Non si può dire che fino ad allora avessi vissuto una vita infelice. Ero stata una bambina – poi ragazza e donna – amata, mi ero sposata giovane sotto l’influsso di una grande passione, stravedevo per la mia prima e unica nipote e avevo fatto carriera in fretta all’interno del Ministero della Magia. Però non avevo avuto la grazia di un figlio, quando la passione con mio marito si era spenta avevo concluso che gli volevo bene, sì, ma non lo amavo come si dovrebbe amare un marito, e avevo recuperato il mio cognome da nubile per prendere le distanze da lui, che si era adeguato alla situazione senza fiatare. Forse anche per lui era finito l’amore, non so, ma sta fatto che mi ero buttata a capofitto nel lavoro per superare la noia di una vita coniugale monotona e che, quando non ero in ufficio, andavo sempre a trovare mio fratello con moglie e figlia, la piccola Susan. Lei era la figlia che non avevo mai avuto, la gioia della mia vita familiare.
Poi arrivò lui.
Ero indubbiamente troppo vecchia per Kingsley Shacklebolt, ero sposata e, non per ultimo, lui non mi aveva dato segnali che mi facessero sperare, almeno non in quel primo incontro. Che segnali avrebbe dovuto mandare, poi?! Aveva solo consegnato un sospetto Mangiamorte alla giustizia.
Quella sera stessa, però, tornando a casa, persino mio marito si era accorto della mia irrequietudine. Il fatto era che vederlo mi aveva sconvolta nel profondo: finora avevo letto il suo nome in qualche rapporto, sì, ma non l’avevo mai incontrato e in ogni caso non mi era mai passato nell’anticamera del cervello che potessi sentirmi… Attratta, ecco, da un nuovo cadetto più giovane di me di vent’anni.
Mi buttai su mio marito sperando di dimenticare. Il miglior sesso del mio matrimonio, ancora meglio dei giorni infuocati di passione del primo periodo. Lui, alla fine del rapporto, mi guardò sbalordito, mentre io cercavo di assumere un’aria innocente e dentro di me mi sentivo malissimo: perché non avevo fatto l’amore con mio marito, no, nella mia testa erano altre le mani che mi toccavano, era un’altra la bocca che mi baciava, e quando mi aveva preso… Era stato Kingsley, non lui.
Andò avanti così per parecchio tempo. Ero diventata una donna divisa, lacerata: la passione che mi divorava la scaricavo su mio marito, mentre dentro di me il sangue ribolliva per quel giovane Auror… E mi sentivo infinitamente in colpa. Povero Arold! Se il nostro rapporto fosse stato solo un po’ più profondo, probabilmente si sarebbe accorto del mio stato d’animo.
Intanto le cose al lavoro per un verso miglioravano, e per un altro peggioravano. Kingsley continuava a portarci prigionieri… E aveva iniziato a guardarmi, insistentemente, ma senza abbandonare i toni professionali. Credevo che fosse una mia impressione, finché anche Dolores Umbridge me lo fece notare. E se me l’aveva fatto notare lei, regina dei pettegolezzi leziosi, sempre a caccia dell’ultimo scandalo, potevo star sicura che fosse vero.
Mi confondeva. Cosa significavano quegli sguardi? Possibile che fosse davvero interesse nei miei confronti? In ogni caso, io ero più grande, sposata… E lui era giovane, con tutta una vita davanti per, eventualmente, cambiare idea.
La guerra finì. Harry Potter, un semplice bambino che Colui Che Non Deve Essere Nominato non era riuscito ad uccidere, era diventato l’orfano più famoso di tutto il mondo magico inglese. Per ancora qualche mese Kingsley portò al Wizengamot prigionieri: ci furono un sacco di processi, accuse, nomi… Poi tutto finì. E io mi sentii perduta, perché non potevo più vedere quell’uomo che mi aveva sconvolto nel profondo.
Lui però mi cercò. Ormai era indubbio che provava un certo trasporto nei miei confronti, ma non successe mai nulla di eclatante… Divenne il mio ‘porta-notizie’ personale, mi informava su tutto ed in ufficio, forse divertiti da questa sorta di ‘pettegolezzo’ su una nostra presunta relazione, iniziarono ad affibbiargli – e ad affibbiarmi – incarichi che prevedessero la nostra collaborazione.
Non che me ne lamentassi, anzi. Potergli stare così vicino, ancora di più di quando lo vedevo in tribunale, era una cosa… Esaltante. E presto iniziarono i primi contatti, quasi per sbaglio: lo sfiorarsi passando per un corridoio stretto, il raccogliere documenti caduti insieme mettendo a contatto le mani… Forse potevo illudermi? Ma non successe nulla. Magari era frenato dal fatto che fossi sposata. Magari dall’età. Di certo quelle cose fermavano me dall’avere un approccio più diretto… Ma lo desideravo, eccome se lo desideravo! Non mi ero mai sentita così, non lo credevo possibile… Ma a quanto pare la mia adolescenza non si era presa i miei ormoni, che vagavano sempre liberi in sua presenza. Mi salvai solo adottando un contegno professionale.
Passarono gli anni. Mio marito morì in un incidente sulla scopa. Credo che non scorderò mai il suo funerale… Sempre per via di quel giovane Auror, Kingsley Shacklebolt. Ero triste, certo, per la scomparsa della persona con cui nel bene o nel male avevo diviso la vita… Alla cerimonia vennero quasi tutti i miei colleghi, oltre agli amici di famiglia e di mio marito. Kingsley era presente. Mi abbracciò per le condoglianze. Era il primo vero contatto fra di noi, un qualcosa fatto sotto gli occhi di tutti perché concesso, e non solo uno sfioramento rubato in un angolo di corridoio. Mentre le sue braccia mi stringevano sentii più a fondo il suo profumo, affondando la faccia nel suo petto: un misto di vaniglia, cuoio e pelle. Era perfetto. Era suo. E i miei ormoni, che credevo sopiti dopo la menopausa, si risvegliarono improvvisamente, mandandomi in subbuglio.
Ero al funerale di mio marito, e lo desideravo. Nel profondo, come la prima volta che lo avevo visto, come in tutti quegli anni in cui avevo imparato, bene o male, a conoscerlo. Forse ora che Arold non c’era più si sarebbe fatto avanti… Ma Kingsley era un uomo dalla forte integrità morale, o mi considerava troppo vecchia, o semplicemente non provava quello che provavo io, perché non lo fece. Dopotutto quando ancora avevo quarant’anni se ne poteva parlare, ma adesso? Invecchiavo sempre di più. Certo, non mi ritenevo una brutta donna, ma non potevo fare molto contro l’età avanzante…
E venne una nuova guerra, in un certo modo più devastante della prima. Colui Che Non Deve Essere Nominato agiva nell’ombra, la politica al ministero stava cambiando rapidamente, e iniziai a sentirmi come un pesce fuor d’acqua. Già solo poco tempo prima il processo a Harry Potter mi era sembrata un’assurdità: ma poi? Metterci in guardia da lui, velatamente, piuttosto che da Colui Che Non Deve Essere Nominato… Assurdo. Era semplicemente assurdo, e in qualche conversazione con Kingsley espressi i miei dubbi. Lui mi ascoltò attentamente e si professò d’accordo con me, ma m’intimò di tacere e di adeguarmi, almeno per il momento. Cos’era quell’espressione negli occhi? Preoccupazione? Kingsley si preoccupava per me? Eppure lui era il primo a rischiare la vita – e la carriera, dati i tempi – per arrestare Mangiamorte.
Credo che dopo qualche tempo arrivò ad un punto di rottura. Il Ministero scivolava sempre di più nel caos, leggi assurde venivano varate, noi del Wizengamot venivamo messi alle strette, ben noti Mangiamorte iniziarono a ricoprire cariche di prestigio… Kingsley esplose, con me, per me.
Eravamo in archivio. Dovevo mettere a posto della documentazione importante, e lui mi stava aiutando: il lavoro di per sé era noioso, ma se Kingsley era nella stessa stanza…
“E questi dove vanno, Miss Bones?” mi chiese, togliendo un altro fascicolo da quelli sul tavolo.
Gli gettai una rapida occhiata.
“Quinto scaffale a destra, sotto la lettera ‘F’.”
“Ricevuto.”
Presi anch’io un fascicolo. Quinto scaffale a destra, manco a farlo apposta… Però sotto la ‘P’.
Mi avvicinai all’uomo, cercando la lettera giusta. Era in basso, tanto da dovermi chinare un po’… E Kingsley trovò in quel momento la ‘F’, nella mia stessa fila ma sopra, e si allungò oltre di me per posizionare il fascicolo. Lo sentivo vicino, a pochi centimetri di distanza dal mio corpo… Mi rialzai, mentre il suo profumo mi investiva, facendomi ribollire e impedendomi di andarmene.
“Amelia.”
Una voce nuova, che non gli avevo mai sentito, roca, quasi…
Mi girai. Kingsley mi sovrastava, era dannatamente alto, ed era serio, mi fissava negli occhi… Non mi aveva mai chiamata Amelia prima d’ora, era sempre stato molto professionale…
Poggiò le mani sullo scaffale, ai lati della mia testa, chiuse a pugno, come per non farmi scappare. Si avvicinò un po’ con il viso.
“Non resisto più, Amelia.” mi disse, ed il suo sguardo era così ardente… Poteva significare solo una cosa…
Gli poggiai una mano contro la guancia, e lui sobbalzò leggermente.
“Kingsley…” mormorai, e fu questo a farlo scattare, credo.
Mi baciò, con passione, mentre i miei ormoni impazzivano, mentre la mia mano che era ancora sulla sua guancia si apriva e lo accarezzava, mentre il braccio libero si avvolgeva dietro al suo collo per avvicinarlo a me… E poi finì.
Lui si staccò da me piano, io aprii lentamente gli occhi e lo trovai ansimante, che mi fissava.
“Kingsley, non possiamo.” sussurrai, ancora sconvolta dalle sensazioni provate.
“Perché?” mi chiese, e sembrava un lamento.
“Sono più vecchia di te, io… Di certo ti meriti di meglio e…”
“Voglio solo te. Ho sempre voluto solo te…”
Ero confusa. Le sue parole erano belle, perfette, un sogno proibito che si avverava…
“… Ma allora?”
“Eri sposata, Amelia. Ed io ero appena uscito dal corso per Auror: sarebbe stato complicato. E c’era una guerra. E poi rimanevi sposata, e distante, e professionale… Pensavo che non volessi sconvolgere la tua vita. E poi tuo marito è morto, ma mi sembrava così presto… ‘Fra poco’, mi dicevo, ma era passato solo un mese dalla morte di tuo marito, e poi sei, e poi un anno, ed era sempre troppo presto e poi… Questa nuova guerra… Io non posso più aspettare, Amelia. Non posso rischiare di morire ogni giorno, con questo rimpianto.”
Ero stupefatta. Sconvolta. Lui aveva aspettato tutto questo tempo… Per me? Come era possibile? Perché non aveva parlato prima? Perché io non avevo parlato prima? Se solo… Ma poi pensai che comunque ero una donna vecchia, e lui un bellissimo uomo giovane, e…
“Kingsley, io… Non credo di meritarti… Tu ti meriti una donna giovane, bella e sana… Una donna con cui costruire un futuro, che possa magari darti dei figli e…”
Stavano per venirmi le lacrime agli occhi, lo sentivo. Era tutto così… Confuso, e meraviglioso, e impossibile…
“Voglio solo te, Amelia.”
Mi baciò di nuovo.
Mi arresi.
Io e Kingsley iniziammo una relazione, in segreto. Lui sembrava tenerci a me, io indubbiamente ero attratta da lui… Parlammo molto, durante i nostri incontri segreti. Più di quanto avremmo mai fatto da semplici colleghi, lontani da occhi ed orecchie indiscrete.
“Sai, Amelia…” mi disse un giorno, dopo che avevamo fatto l’amore, mentre gli accarezzavo i capelli e lui aveva la testa sul mio seno. Oh, il mio nome detto dalla sua bocca… Non capivo come facesse a farlo sembrare miele, così dolce…
“Vorrei poter dire a tutti che sei la mia ragazza…”
Ridacchiai. Ragazza, io?
“Semmai vetusta amante.”
Mi ignorò.
“Ma questo per ora deve essere il nostro segreto… Alla fine della guerra, però…”
Mi aveva detto di far parte dell’Ordine della Fenice, la società segreta che combatteva contro Colui Che Non Deve Essere Nominato. Per questo, più che per altro, insisteva nel mantenere il segreto… Ed io ero ben contenta di farlo, dato che in questo modo avrei potuto averlo. Anche per questo stavamo molto attenti e, soprattutto al Ministero, continuavamo a comportarci in modo professionale. L’episodio all’archivio era stato l’unico, e Kingsley mi passava a trovare a casa quando poteva, materializzandosi direttamente in salotto così che nessuno potesse vederlo. Non era molto il tempo che potevamo trascorrere insieme, ma mi accontentavo. Pur di averlo con me…
Un’altra volta si confidò con me a proposito del lavoro di Auror.
“Sono stanco, Amelia.”
Eravamo seduti al tavolo della cucina, una tazza di tè davanti e qualche pasticcino. Erano le sei e mezza, fra poco saremmo dovuti essere al lavoro.
“Di che parli?”
“Del lavoro di Auror. Non fraintendere!” mi disse, osservando la mia espressione sconcertata “Credo ancora nella causa, ed è anche per questo che combatto per porre fine al regno di Voldemort.”
Sussultai, come sempre, sentendo quel nome.
“Però… Mi manca la motivazione, ecco. Ho visto troppi uomini feriti, troppi uomini morti… E troppi carnefici reputati innocenti. A che serve il mio lavoro, mi chiedo, se i criminali che catturo vengono rimessi in libertà poco dopo?”
Allungai una mano per prendere la sua.
“Oh, non dire così. Rischi la tua vita per salvarne molte altre. E’ nobile.”
Mi sorrise.
Rischiava la vita, già. Era la cosa che più mi preoccupava, il fatto che potesse morire. Ci eravamo negati l’uno all’altro per così tanto tempo: cosa avrei fatto se fosse morto? Il pensiero era talmente orribile che non riuscivo a pensarci.
Ecco perché colsi dell’ironia, quando vennero a prendermi.
Ero una semplice impiegata al ministero. No, ok, facevo parte del Wizengamot, però… Avevo mantenuto un ‘basso profilo’, d’accordo con Kingsley. Quindi mi chiesi: perché io?
Guardai il cadavere di mia cognata, riversa sul tappeto del salotto, sopra una pozza di sangue che si allargava sempre di più. Mi si strinse il cuore: sì, le volevo bene, ma ciò che più mi preoccupava in questo momento era Susan, sua figlia. Chi si sarebbe preso cura di lei? Mio fratello era ancora vivo, vero? Ci eravamo trovate solo noi due, per un semplice tè fra cognate. La casa aveva incantesimi di protezione, ma non erano stati abbastanza forti per respingerli.
Osservai il Mangiamorte davanti al cadavere, che aveva la bacchetta tesa, pronto a colpirmi. Altri due erano dietro di lui: tentare di difendermi sarebbe stato inutile. E poi avevo lasciato la bacchetta in cucina.
Kingsley.
Provai un’enorme fitta di rimpianto e rimorso. Che avrebbe detto? Che avrebbe fatto? Si sarebbe vendicato? Si sarebbe fatto sopraffare dal dolore?
No, Kingsley, non soffrire.
Era ancora giovane: poteva andare avanti. Ed io non lo ero più tanto, e avevo vissuto una vita tutto sommato soddisfacente. E nell’ultimo periodo ero stata più felice che mai: una breve parentesi, troppo breve forse, ma gioiosa. Non potevo chiedere di meglio.
Non sentii il Mangiamorte gridare l’incantesimo. Sentii però il dolore, quando il fascio di luce mi colpì e il mio petto si squarciò, letteralmente. Caddi, e li vidi smaterializzarsi mentre il dolore mi sopraffaceva. Inutilmente, in un gesto disperato, mi portai le mani al petto, cercando di arginare il sangue che usciva copioso.
Sarei morta.
La consapevolezza giunse improvvisa, in mezzo al mare di dolore.
Avrei rivisto qualcuno? O mi aspettava l’oblio eterno?
Mi stavo interrogando sulla vita dopo la morte, mentre mi sentivo sempre più stanca e dolorante, quando arrivò.
Kingsley si precipitò sul mio corpo. Aveva la faccia sconvolta, la bocca aperta, gli occhi lucidi.
Volevo parlargli, volevo dire che sarebbe andato tutto bene. Non riuscivo, non trovavo più la mia voce.
“Amelia… Amelia, no, per favore…”
Però ci sentivo. Sentivo tutta la sua sofferenza. Vidi una lacrima scorrere sul suo volto, mentre mi concentravo per rendere i contorni meno sfuocati. Il dolore stava scemando, e mi sentivo terribilmente stanca. E fredda. Ancora non riuscivo a parlare.
Però trovai la forza per alzare una mano. Era tutta sporca di sangue, ma non me ne curai. La appoggiai sulla sua guancia, proprio come quella prima volta. Lui mi si appoggiò contro, ed io aprii a fatica le dita, per accarezzarlo. Mi resi conto di stare piangendo.
No, Kingsely, non soffrire per me.
“Ti prego, Amelia…”
Ma non c’era nulla da fare: lo sapevo io, come lo sapeva lui. Ero sempre più debole, sempre più lontana. E Kingsley piangeva, aggrappandosi alla mia mano come se fosse l’unica ancora.
“Li troverò, Amelia, e gliela farò pagare.”
Sapevo che l’avrebbe detto, che mi avrebbe vendicato.
Non metterti in pericolo per me, Kingsley, non ne vale la pena.
Non riuscivo a parlare. Quante cose avrei voluto dirgli! E invece ogni secondo ero trasportata sempre più lontano da lui. Stavo scivolando via…
“Ti amo, Amelia…”
Lo disse chiudendo gli occhi, sopraffatto dal dolore. Per un secondo mi sentii finalmente completa: e non importava che fossi vicina alla fine, non importava che mia cognata fosse morta, non importava il dolore… La mia anima ribolliva ancora, quelle due parole mi avevano regalato qualcosa che valeva molto di più della mia vita…
Un sentimento corrisposto, Kingsley.
Chiusi anche io gli occhi. Non ce l’avrei fatta a tenerli ancora aperti, e non volevo che la morte mi trovasse così: sarebbe stato oltremodo brutto, per Kingsley, vedermi con gli occhi vitrei.
Avrei voluto dirgli anch’io che lo amavo. Avrei voluto, ma ormai non mi era più possibile.
Il mio ultimo pensiero fu solo uno: per la mia eternità, per la durata della sua vita… Sarei stata a guardia del suo cuore, della sua anima, del suo corpo. Lui era ancora giovane, bello, sano: avrebbe dovuto amare ancora, e non vivere nel mio ricordo.
L’avrei aiutato, perché lo amavo anch’io.

***

Dieci anni dopo

Gli invitati sembravano agitati, nervosi. Molti uomini si erano tolti la giacca e si stavano addirittura slacciando la camicia, le donne si accontentavano di sventolarsi con qualsiasi cosa capitasse a tiro: era una giornata particolarmente calda, e il fatto di essere a luglio non aiutava.
Io ero eccitato, in visibilio. Dopotutto, fra poco si sarebbe celebrato il mio matrimonio.
Mi misi in attesa sotto l’arco di rose.
Ero certo che lei l’avrebbe apprezzato.
Pensai con un sorriso a come sarebbero potute andare le cose, per noi. Chissà che avrebbe detto la sua famiglia… Suo fratello. Che ero troppo giovane per lei? Forse nel modo in cui adesso ero troppo vecchio per la mia sposa. Pazienza. Non l’avrei mai saputo.
Ma lei doveva sapere che c’era un motivo per cui l’avevo scelta. Oh, Amelia lo sapeva, ne ero certo, lo sapeva bene e forse approvava, sorridendo, o forse mi condannava. Quando sarei morto l’avrei scoperto anch’io.
Era ora. Tutti gli invitati si erano seduti. Il celebrante, alle mie spalle, era agitato: forse per il caldo.
Sentii la marcia nuziale partire e guardai verso l’entrata del tendone.
La mia sposa era bellissima. Il pancione della gravidanza si vedeva appena, e lei lo accarezza debolmente con una mano mentre con l’altra teneva il bouquet. Suo padre mi sorrise: nonostante all’inizio ci fossero state alcune divergenze, adesso era tutto apposto.
La osservai.
Ti somiglia, sai, Amelia?
Lei arrivò davanti a me e sorrise, radiosa.
Quanto avrei voluto un giorno così per noi due, amore.
Non importava. Forse non sarei stato felice per sempre, forse sarei bruciato nelle fiamme dell’inferno per questo mio amore non puro, ma era necessario.
Allungai una mano sulla sua pancia mentre il celebrante recitava le formule di rito.
“Vuoi tu, Kingsley Shacklebolt, prendere Susan Bones come tua legittima sposa?”
“Lo voglio.”
Sono due gemelle, sai, Amelia?
“E vuoi tu, Susan Bones, prendere Kingsley Shacklebolt come tuo legittimo sposo?”
“Lo voglio.”
Abbiamo già deciso i nomi. E presto ritornerai alla vita, Amelia, solo con il mio cognome. Come sarebbe dovuto essere fin dall’inizio, non trovi?




PRIMA CLASSIFICATA:
MITSUKI91

"Senza rimpianti"



Grammatica e Ortografia: 13.5/15 (essendo il conteggio complessivo dei punti scalati di 1.5)

- "Un ragazzo di colore, alto, capelli scuri e occhi penetranti, era appena diventato Auror" (-0.25 per la punteggiatura)
- "all'incirca", non "l'incirca" (-0.2 per forma lessicale sbagliata)
- "mrs.": credo sia più corretto "Miss", ma in ogni caso va con la maiuscola (-0.2 per forma lessicale sbagliata)
- "Familiare", non "famigliare";
so che ci sono un po' di controversie su questo, e so che "famigliare" non è del tutto sbagliato (vedi Lessico Famigliare, ad esempio), ma è arcaico, e sinceramente a me non piace affatto. (-0.5 per forma lessicale sbagliata -lo trovo più grave degli altri due-)
- Hai scritto "quinti" invece di "quinto" (-0.05 per errore di battitura)
- "Com'era", non "come era". So che tecnicamente va bene anche la forma non contratta, ma rende la frase meno scorrevole. (-0.3 per la forma che appesantisce)

Stile: 9.25/10 (essendo il conteggio complessivo dei punti scalati di 0.75)

La storia è davvero bella, prende molto, e mi pare scritta anche molto bene, ma ci sono alcuni punti in cui ho avuto la leggera impressione che non fosse troppo scorrevole. Forse è dovuto a qualche congiunzione di troppo, non lo so, ma lo stile è quello quindi non mi sono permessa di stravolgerlo. Per qualche punto di poca chiarezza ho deciso di toglierti 0.25, giusto come annotazione, e di cose da farti notare invece c'è soltanto questo:

- "…la piccola Susan, per cui stravedevo."
"per cui stravedevo" lo dici già all'inizio del racconto, non c'è bisogno di ripeterlo anche tre righe dopo, rende l'amore della zia sulla nipote leggermente assillante. (-0.5 per ripetizione)

Utilizzo del pacchetto: 10/10

Su questo devo farti i miei più sinceri complimenti: hai saputo sviluppare una storia pazzesca partendo neanche dal suo inizio, pure da prima per quanto possibile, e allo stesso modo la conclusione post-fine. Bravissima!

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 (xy: 5/5; xx: 5/5)

Assolutamente perfetta: li hai descritti con precisioni dalle fattezze fisiche fin nelle profondità dell'anima. Bravissima!

Originalità: 9/10

La storia è bellissima e originale, sei riuscita incredibilmente a creare tutto un mondo di eventi e situazioni che girano intorno a dei personaggi pressocchè di sfondo. Bravissima, davvero!
Il punteggio, però, non te lo do pieno per una piccola pecca: il "ti amo" finale alla morte di Amelia, che, in queste occasioni, è terribilmente abusato e sa di cliché.

Gradimento personale: 4/5

Non nascondo che la tua storia sia una di quelle che ho apprezzato di più, ma non ti do il punteggio pieno per il leggero senso di inquietudine che mi ha lasciato alla fine xD Non mi è piaciuto questo matrimonio con Susan, non tanto per la differenza d'età e cose simili, ma per l'ostinazione di Kingsley a pensare soltanto ad Amelia: molto romantico, sì, ma insomma, il voler avere una bambina soltanto per farla "rivivere" è abbastanza raccapricciante..

Totale: 55.75/60 

   
 
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