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Autore: Gaia Bessie    09/11/2012    10 recensioni
Si voltò solo all’ultimo, incontrando gli occhi celesti di Gabrielle. Tredici anni. Un sorriso triste gli si congelò sul volto. Una delle venti sopravvissute. Si voltò, quando vide un accenno di speranza negli occhi della ragazzina. Di quelle venti, ne era certo, solo poche sarebbero arrivate indenni al Natale successivo.
{ Seconda classificata al contest "Pairing improbabili per menti fantasiose - Seconda edizione" indetto da LilyScam sul forum di Efp }
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Gabrielle Delacour, Viktor Krum
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La polvere mulinava attorno alle rovine, invisibile dalla densa foschia in cui Viktor si era addentrato. Stringendo la bacchetta, era uscito trionfante dalle rovine di Beuxbatos, trascinandosi dietro un’esiguo gruppo di ragazzine. Bambine, si corresse. La più grande non avrà avuto più di tredici anni, i capelli di un biondo quasi argenteo, piccoli singhiozzi che sembravano volerla spezzare. Scosse la testa, senza nemmeno soffermarsi su quelle figure tragiche ed un po’ stereotipate – aveva cortesemente chiesto al suo senso di colpa di tornare a visitarlo durante le prossime calende greche – che cercavano di non crollare fra la neve. Dicembre, ricordò malinconico. A dicembre lui l’aveva conosciuta, una ragazzina di appena quattordici anni, insicura e mai sbocciata sotto il tiepido raggio di un amore mai ricambiato. A gennaio, capì di averla già persa, intuizione dettata dal modo elegante di lei di fuggire – che  il suo cuore avesse già trovato un altro da amare? – e di evitarlo accuratamente.
Eppure, lui aveva continuato a combattere. Per sentirsi vivo. O, forse, per essere sicuro – per illudersi – che lei fosse in salvo. Guardò da sotto le palpebre socchiuse il suo migliore amico che si avvicinava alle rovine, per trovare la persona – la morte – che gli era sfuggita via dalle mani. Axel correva, i capelli di un rosso scuro fin troppo simile al sangue, la bacchetta dimenticata in mano. Il suo sguardo volò su quelle bambine. Le più grandi erano andate – cadute – in Guerra. il suo sguardo indugiò un minuto di troppo su quel gruppo di anatroccoli spaventati, per poi scivolare via oltre la neve che tutto copriva. I suoi compagni dovevano essere lì vicino, con altre ragazze. Le sue erano un gruppo troppo esiguo per la pace della sua coscienza. Venti sopravvissute. Venti superstiti a quel Natale infernale, venti superstiti ad un attacco dei Mangiamorte. Solo venti ragazze da salvare in nome del suo amore impossibile.
– Veniamo con voi.
La voce tremante della tredicenne lo fece sobbalzare, il marcato accento francese aveva una cadenza melodiosa che era certo di aver  già sentito. Scosse la testa, mentre la ragazzina lo fissava ostinata, come se si aspettasse qualcosa di lui.
–  Non mi sembra che abbiate un’altra scelta – osservò, rude, mentre le portava alla nave. Il freddo si attaccava alle  ossa, freddo pungente che permetteva di scorgere perfino la nebbiolina bianca prodotta da un semplice respiro.
Venti sopravvissute, recitò mentalmente. Venti giorni erano passati da quando aveva sentito parlare di Hermione per l’ultima volta. Il cielo stava sfumando nei toni del rosa.
– Non ti ricordi di me? – chiese la ragazzina, camminando docilmente al suo fianco. Una delle venti, senza un nome. – Sono Gabrielle, la sorellina di Fleur.
Lui l’aveva a stento sentita, preoccupato com’era a guardare avanti. Indietro, non si era mai voltato. Mai. La consapevolezza che Axel non sarebbe tornato l’aveva invaso fin da quando l’aveva visto correre verso le rovine, forse convinto che avrebbe potuto recuperare un’altra ragazza.
Si voltò solo all’ultimo, incontrando gli occhi celesti di Gabrielle. Tredici anni. Un sorriso triste gli si congelò sul volto. Una delle venti sopravvissute. Si voltò, quando vide un accenno di speranza negli occhi della ragazzina. Di quelle venti, ne era certo, solo poche sarebbero arrivate indenni al Natale successivo.



L’Inghilterra appariva lontana come un miraggio, i contorni vaghi ed avvolti dalla nebbia. Gabrielle non riusciva nemmeno a caire se si stessero allontanando o avvicinando, presa com’era a contemplare l’acqua scura del mare. Lei, il mare, l’aveva sempre odiato. Soprattutto a dicembre, quando l’acqua era così fredda che quasi t’impediva di respirare.
Sospirò, mentre una vecchia lettera cadeva nell’acqua scura, l’inchiostro che veniva cancellato dal sale e l’acqua. La pagina strappata di una pagina del suo diario di bambina, quando un semplice nome era in grado di farla avampare. In quel momento, dei nomi non le importava poi molto: sono solo nomi. Pronunciarli può essere pericoloso – l’aveva imparato a sue spese –  dimenticarli può sembrare saggio. Eppure, di tutti i nomi scritti in quella pagina, uno solo le era rimasto impresso. Forse perché alcuni non erano importanti come il suo, forse perché il proprietario di quel nome straniero era proprio accanto a lei, pelle contro pelle. Si chiese distrattamente se Viktor Krum fosse in grado di sentire il suo cuore che batteva fuoriosamente, quasi a volerle squarciare il petto. Chiuse gli occhi.
Era viva. Quasi non riusciva a crederci. Aveva visto ragazze andar via e non tornare. Aveva visto sue amiche morire davanti a lei che le guardava, impotenti. Poi, lui l’aveva salvata. Insieme ad altre venti, l’aveva portata via dalle fiamme.
– Grazie – le uscì dalla bocca come una confessione, il “ti amo” che mai aveva pronunciato. “Troppo piccola” era una spiegazione comune. “Mai stata amata” era quella, forse più melodrammatica, che lei preferiva.
– Dovere – replicò lui, alzando le spalle. Un soldato fatto e finito. Quello che l’aveva salvata.
Gabrielle sorrise fra sé, per quel lieve scambio di parole. Lieve come una carezza di sua sorella, prima della favola della sera. Inclinò la testa, spiando Krum da sotto le ciglia. Lui non la guardava. Fissava con ostinazione l’orizzonte, come se sperasse in un qualche miracolo. Abbassò lo sguardo, delusa.
– Dimmi un tuo segreto – sussurrò, avvicinandosi a lui. Il candore di una bambina nascosto sotto le ciglia.
– Non ho segreti – borbottò lui, alzando le spalle. – Tu, invece, ne hai?
Gabrielle sorrise, l’innocenza mangiata da quel sorriso malizioso. Né donna né ragazza, Gabrielle non riusciva a comprendere i comportamenti del suo salvatore. Sbuffò.
– Non sono mai stata baciata – mormorò, il viso rosso. Si avvicinò leggermente, sperando che lui cogliesse quel messaggio inespresso. Mai stata baciata. Per Gabrielle, era una vergogna. La sua unica vergogna, quel bacio mai dato le bruciava il cuore.
Viktor sospirò, senza guardarla negli occhi. Si chinò verso di lei, senza una parola.
Non la baciò. Fissò i suoi occhi in quelli di lei, in un contatto doloroso e stranamente necessario.
– Amo ancora lei.
E, per Gabrielle, il mondo cominciò a tremare.



Per Gabrielle, il mondo non aveva mai smesso di tremare. Come una costante che non poteva annullare, il terremoto era continuato, implacabile. Più volte aveva cercato una spiegazione logica del perché proprio per lei fosse stato scelto quel destino crudele. Amante di un uomo che amava. Raccolto fra le sue ceneri, il giorno del matromonio di Hermione Granger. Raccolto fra ceneri e lacrime non versate, la scorza dura del soldato che gli impediva di piangere.
L’aveva raccolto, strappandolo via da quel terreno avvelenato, colto come un fiore selvatico che aveva custodito gelosamente. Stupida, si disse, mentre lo guardava dormire. Stupida innamorata. Si era lasciata toccare –
ferire – da lui che non riusciva a controllare le sue mani troppo forti per essere innoque. Si era lasciata baciare con violenza, consapevole del fatto che lui non stava veramente baciando lei. Con la mente, Viktor era sempre su Hermione Granger.
Sospirò, mentre le lacrime bagnavano il guanciale. Si diede della stupida, mentre la terra –
il suo cuore, in verità –  continuava a tremare.
Si era lasciata baciare più volte, sperando di riuscire a smettere di tremare. In verità, ammise, continuava a credere di non essere mai stata baciata veramente.





BC:  Ora rido. Ho trovato il coraggio di postare questa cosa. Cioè. Wow. Ho perso anche l'ultima bricola di dignità. Eccellente. In verità, la sto postando perché questa settimana è un po' (solo?) piena. Quindi vi tengo buoni con qualche shot pescata dalla cartella delle "da postare". Eccola qui. ViktorGabrielle. Angst. Spero che vi sia piaciuta. Qui sotto, il giudizio :3
P.S. Il personaggio di Axel è un tributo al suo omonimo nonché mio pg preferito di Kingdom Hearts :3
§
Grammatica e Ortografia: 14.7/15 (essendo il conteggio complessivo dei punti scalati di 0.3)
Complimenti, praticamente perfetta :) Giusto una virgola e un errore di battitura.
- Dicembre, ricordò malinconico (-0.25 per la punteggiatura)
- Hai scritto "caire" invece di "capire" (-0.05 per l'errore di battitura)

Stile: 8/10
Allora, questa che ti faccio è una critica costruttiva, ma molto molto soggettiva. Il tuo è un bello stile, corretto, ben studiato ed elegante, ma non mi convince molto. In certi tratti - spero di spiegarmi bene xD - è troppo pomposo, esagerato, lento. Almeno personalmente mi ha lasciato un senso di smarrimento e inquietudine, e non è scorrevole, più volte ho dovuto rileggere dei paragrafi per essere sicura di aver capito bene. E c'è qualcosa di leggermente forzato… So che non è facile scrivere una storia fra due con troppa differenza di età, ma non credo sia credibile che un ragazzo di 17/18 anni dia retta a una di tredici che chiede un bacio rispondendo freddissimo "Io amo ancora lei" xD
Detto questo, in ogni caso ti faccio i miei complimenti, perché nel complesso è molto bello, sono praticamente solo annotazioni soggettive :)

Utilizzo del pacchetto: 9/10
Brava, non esageratamente approfondito, ma comunque ben calibrato anche alla lunghezza della storia.

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 (xy: 5/5; xx: 5/5)
Ben descritti entrambi, bravissima :) Niente da dire!

Originalità: 10/10
Originale, sìsì, mi è piaciuto. Non è che si capisca proprio bene questa storia di Beuxbaton distrutta, ma è comunque un ottimo incipit, anche se non è molto rilevante ai fini della storia romantica. Forse avresti dovuto concentrarti più su quella :)

Gradimento personale: 4/5
Bella, davvero, mi è piaciuta, ma leggermente inquietante. Non lo so, mi ha lasciato un senso di tristezza, in particolare quando ripeti di continuo di questi venti giorni… brr :/

Totale: 55.7/60
   
 
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