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Autore: Attide    09/11/2012    2 recensioni
-Granger...-
-Dimmi, Malfoy-
-Te ne intendi di musica babbana?- le chiese con tono affabile.
Lei lo guardò, vuota, immobile.
Le prese il volto tra le mani, senza biasimare il suo silenzio.
-Lascia che sia io a ricomporti-.
In un mondo in cui ognuno deve combattere la sua battaglia c'è sempre bisogno di una luce che ti riporti a casa.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Sorpresa | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Buonasera, eccomi ancora qui! Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le seguite e le preferite, ma soprattutto voglio fare un ringraziamento speciale a coloro che hanno commentato: siete importantissimi, non mi stancherò mai di dirlo! Detto questo vi lascio al secondo capitolo, invitandovi a dirmi cosa ne pensate se ritenete che ne valga la pena :D buona lettura.
I personaggi di questa fiction appartengono esclusivamente alla scrittrice J.K.Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 



Cap. 2


 



Può un solo ricordo avere la dolcezza e l'amarezza di una vita intera?

 

-Guardami-.

 

Ed Hermione lo fece.

Si specchiò in quei due occhi color del cielo, talmente belli da star male.

Si sforzò di sorridere pur non sentendo di avere più alcun potere sul suo corpo, e quello che ne uscì fu solo una patetica smorfia.

 

Alzò la mano tremante, affondando le dita tra i capelli fulvi con la delicatezza di una madre e la dedizione di un'amante.

 

-Manca poco, tesoro. Manca poco e poi sarà tutto finito- gli sussurrò con voce flebile.

 

Ron tese le labbra verso l'alto, chiudendo gli occhi ed abbandonandosi sul cuscino bianco del letto.

 

-Sono stanco, Hermione. Sono...- si bloccò, inspirando forte tra i denti serrati.

-tu non sei stanca?-.

 

Oh si Ron, non hai idea di quanto lo sia.

 

-No Ron, no. Ma non ti sforzare, tra poco torneremo a casa- disse Hermione, lo sguardo fisso sui lineamenti dell'altro, pronta a non perdersi nulla.

 

-Si...torneremo a casa- bisbigliò Ron, più a se stesso che in risposta al dolore della ragazza.

 

Passarono pochi minuti, oppure delle ore.

Nessuno saprebbe dirlo, o semplicemente Hermione non saprebbe farlo.

La stretta delle loro mani si affievolì a poco a poco e quegli occhi, quei magnifici pezzi di cielo, trovarono pace.

 

 

 

 

§§§




 

 

Parole vuote.

Solo parole vuote.

-
Nessun discorso potrà mai racchiudere il valore ed  il coraggio di questi uomini che hanno sacrificato la loro vita per l’intera comunità, ma sarebbe ingiusto non provarci nemmeno…-


Il vento le scompigliava le ciocche sfuggite alla costrizione delle forcine, il mantello nero le frustrava  le gambe come un animale feroce che si attacca sulla pelle della preda.
Non voleva piangere, non poteva piangere: in un qualche luogo nascosto sicuramente vi erano degli occhi pronti a raccogliere quella sua debolezza e cibarsene come avvoltoi.

Strinse forte a pugno le mani nascoste sotto la veste, il dolore delle unghie conficcate nel palmo sembrava quasi un balsamo per il suo animo lacerato.


-Q
uesti uomini nell’incertezza del successo si affidarono alla speranza, ma nei fatti, di fronte alla situazione che avevano davanti agli occhi, credettero di dover  fare affidamento su loro stessi;
in quel momento ritennero che difendersi e soffrire fosse più nobile che cedere e salvarsi, ed affrontarono con le loro vite i rischi di questa professione  e nel brevissimo momento decisivo della loro sorte, al culmine della fama ma non della paura, scomparvero-
  proclamò la profonda voce di Kingsley Shacklebolt dall’alto del palco montato ad arte al centro della piazza del Ministero.


Lei non poteva sentire altro, non voleva:  tutto arrivava nella sua mente ovattato, lontano,  quasi fosse in una specie di sogno.
E forse lo era…chissà, magari fra pochi minuti si sarebbe risvegliata e non avrebbe più dovuto soffrire…

 

Manca poco e poi torneremo a casa.

Si, sicuramente si doveva trattare di un frutto della sua mente: tutte quelle emozioni non sarebbero state concepibili nella realtà, un solo paio di polmoni non avrebbero potuto sopportare i graffi di tutta quell’ angoscia.

-Hermione…-

E poi…
Poi accadde.


 Si voltò di scatto  come scottata da quella voce, quella voce che come un ago aveva rotto la bolla che le aveva consentito di respirare fino a quel momento.

E poi accadde.

Un dolore così grande, un dolore indescrivibile che le impediva di respirare. Le sembrò di annegare, nulla aveva più senso, nulla avrebbe avuto più senso.

E poi accadde.

Gelide lacrime rovinarono il latteo candore della sua pelle, facendo brillare di un cupo splendore quegli occhi che tanto l’avevano contraddistinta.
Se quello era ciò che l’aspettava per il resto dei suoi giorni, non sarebbe riuscita ad arrivare a vedere l’alba seguente.

Due braccia la strinsero, con forza e disperazione. Quelle stesse braccia che per tutta la loro vita non avevano fatto altro che cercare appoggio in lei.

-Hermione, andrà tutto bene, andrà tutto bene- le sussurrò Harry sui capelli, guardando il cielo con occhi chiusi.

-Andrà tutto bene- continuava a ripetere, come una litania.


-
So che è difficile convincervi, poiché di questi figli avrete spesso il ricordo nel vedere le occasioni di felicità altrui, felicità di cui una volta anche voi godevate.
Il dolore non si sente quando si è privati di beni dei quali non si è fatta esperienza, ma quando viene tolta una cosa a cui si era abituati.
Raccogliete il vostro dolore, e portatelo nel cuore fintantoché potrete, e fate onore a queste anime con il ricordo-



Un singulto soffocato scosse quei due corpi avvinghiati, come due alberi che, cresciuti insieme,  non avrebbero potuto  più vivere se uno dei due fosse stato reciso.

-Andrà tutto bene…- ripeteva  Harry, più per convincere se stesso che per ribadire una realtà, con la voce rotta dal pianto che faticava a scendere.

Hermione aprì gli occhi, appannati dalle lacrime e rossi di dolore.

Un dolore rosso sangue.

Rosso sangue. Rosso come il suo sole.

Rosso come il suo amore.

Quell’amore che ora veniva condiviso da tutti, chi per pietà, chi per commozione, chi per conformismo.
Quell’amore che ora giaceva inerme con la persona che lo aveva suscitato, avvolto da morbido velluto e duro legno.

I bisbigli delle persone la infastidivano, nessuno avrebbe dovuto essere là, nessuno avrebbe dovuto sporcare il suo sentimento con inutili frasi di circostanza.
L’encomio terminò, lasciando fluire verso le loro vite tutti i presenti  ed in quel momento Harry si staccò da lei, lasciandole un senso di vuoto.

Hermione sentì i pezzi del suo corpo cigolare, pronti a crollare ad una minima spinta.

Poi un’altra mano più delicata e discreta le si posò sulla spalla, facendola voltare.

-Per quanto possa essere utile, ti porgiamo le nostre più sentite condoglianze Hermione. A te ed a tutta la famiglia Weasley-  disse una donna dai capelli biondo grano e dall’espressione distinta.

Narcissa Black le stava di fronte, ancora con la mano protesa  e la guardava come se conoscesse fino all’ultima goccia quello che stava provando.
Che sciocchezza, nessuno sarebbe mai riuscito a sopravvivere ad un dolore come quello.

Hermione rimase per alcuni istanti interdetta, alternando dentro di sé la rabbia di un compatimento che non voleva ricevere e il disgusto per la presenza di persone come quella donna.

No, non di persone come quella donna...ma di quella donna.

Immagini di un passato che non voleva ricordare riaffiorarono prepotentemente.

Volse lo sguardo verso la destra di Narcissa.
Al suo fianco, prendendola a braccetto, vi era l’alta figura del figlio che serbava ancora alcuni tenui tratti dell’aspetto che ricordava.

Colorito diafano, capelli chiari ed acconciati ordinatamente, occhi grigi come il cielo che li opprimeva.
Occhi ormai limpidi, curati dai dolori di una guerra lontana eppure dannatamente vicina.
Occhi diversi da quelli che ricordava.

Occhi troppo puliti per tutto ciò che realmente avevano visto.

-La ringrazio signora Malfoy. Spero di poterla rivedere in una circostanza più lieta- rispose Hermione, senza un’ombra di sorriso, senza perdere quell’educazione impeccabile che aveva ricevuto.

 

Nel suo animo,tuttavia, si scontravano pensieri ben diversi da quelli che aveva espresso.
Da lontano , altezzoso e insinuante come sempre, scorse Lucius Malfoy parlare pacatamente con il Ministro Shacklebolt, in mezzo a tutta quella gente come se avesse realmente il diritto di essere libero e non di marcire per il resto dei suoi giorni ad Azkaban.

Socchiuse le labbra, cercando aria.


Con un brusco cenno del capo si allontanò dalla coppia, passando tra le file di sedie ormai vuote ed arrivando fino al feretro che più la riguardava, scansando le mani che cercavano di toccarla per darle conforto.
L’irritazione di poco prima stava lasciando nuovamente posto al dolore, facendole egoisticamente odiare tutti coloro che osavano immettersi nella sua strada verso il buio.

Si fermò a pochi passi dalla foto appoggiata di fianco alle corone di fiori celesti, aggrappandosi al mantello e torturandosi il labbro con i denti.

Nulla sarebbe stato più come prima, nulla avrebbe avuto più senso.


Ron. 

Guardare quella foto le fece tornare le lacrime agli occhi.

Ron.

Il mondo cominciò a vorticare, ad oscurarsi.
Un urlo straziante le uscì soffocato dalla gola, mentre si accasciava a terra, coprendosi il volto con le mani.
Di nuovo quella stretta calda la avvolse, ricomponendola e calmandola.


-Andrà tutto bene Hermione, fidati di me, fidati di noi- le sussurrava Harry.


Niente sarebbe stato più come prima.

 


 
 
 








N.B:  per il discorso del Ministro ho preso liberamente spunto dall’encomio di Pericle scritto da Tucidide.
 

   
 
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