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Autore: pop pop bananas    11/11/2012    3 recensioni
La guerra si è conclusa, ma questo non vuol dire sia finita. Nuove scoperte insegnano che bisogna tagliare i problemi alla radice per liberarsene. Ma affrontare il nemico non è mai così semplice come sembra.
[Prima di una trilogia. Aggiornata ogni domenica.]
[Dall'ultimo capitolo:]
Riddle mantenne il silenzio. Quando parlò, lo fece con una voce così sorprendentemente calma che Ginny quasi non lo sentì. “Se proprio lo vuoi sapere” disse, con tono basso ed a malapena udibile: “In realtà sono venuto per assicurarmi che non ti venisse un altro attacco davanti a tutti”.
Ginny seppe in quell'istante che avrebbe preferito, e di molto, sentire una bugia, un insulto, una battuta, qualunque cosa – piuttosto che sentirlo confessare di essere reale ed umano e di avere un cuore e di persino tenere a lei.
Perché quello avrebbe reso così difficile ucciderlo.
“Me la caverò” replicò Ginny in breve, mantenendo il suo sguardo glaciale in quello di lui, come in una gara di superiorità. Incredibilmente, lui cedette quasi immediatamente e si allontanò senza neppure guardarsi indietro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Disclaimer: Harry Potter ed i suoi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Capitolo Due: P sta per Passaporta


Era in biblioteca quando Fanny entrò. La biblioteca non era più un luogo di studio, poiché la maggior parte dei libri contenevano opinioni di parte e prevenute contro Colui-A-Cui-Si-Deve-Obbedire, Il Signor Sovrano del Mondo, quindi erano stati tutti bruciati. Restavano soltanto diciassette libri, all'incirca.

Hermione sarebbe furiosa se lo sapesse. Caro Signor Voldemort, l'Esercito di Hogwarts è un semplice riscaldamento per una Hermione Jane Granger in fase tutti-i-libri-sono-stati-distrutti, quindi guardati le spalle.

Ginny sedeva in un angolo, in quella che una volta, prima che tutto fosse bruciato, era la Sezione Proibita. Fissava il soffitto e si chiedeva come questa cosa chiamata vita fosse divenuta un tremendo inferno tanto velocemente.sc

Nel giro di tre mesi, la vita della ragazza del sesto anno era stata distrutta. I suoi migliori amici, il suo ragazzo, la sua intera famiglia – tutti morti. Ron, Luna, Harry ed Hermione le mancavano più dei “suoi migliori amici” del sesto anno – più, persino, del suo caro fidanzato, Seamus.

Volevo rompere con lui. Stavo rimandando le cose. È morto credendo che lo amassi. È morto, avvolto in una bugia.

Soffocò un singhiozzo. E poi un enorme uccello di fuoco atterrò dinanzi a lei.

La rossa sbatté le palpebre. “Ehm”, disse, "Si?"

La fenice piegò la testa lateralmente, poi lanciò un fischio soffuso e melodioso. Abbassò la testa dagli occhi brillanti e ricoperta di magnifiche piume, quindi fece cadere un rotolo di pergamena dal becco.

Accigliata ma anche incuriosita, Ginny spinse in avanti una delle braccia, che fino ad allora se ne erano state strette attorno alle ginocchia avvicinate al petto, e raccolse il foglio. Lo spiegò e lesse le seguenti parole: Signorina Weasley. La prego di venire nel mio ufficio. È una questione di una certa urgenza. Porti Fanny con sé. Professor Albus Silente.

Scrollò le spalle e si alzò in piedi, stiracchiandosi per un attimo i muscoli contratti. “Sei tu Fanny?” chiese alla fenice, che se ne stava seduta ai suoi piedi sul pavimento. A mo' di risposta, l'uccello allargò le ali e si posò sul suo braccio, tubando lievemente. “D'accordo, allora”.

Si diressero fuori dalla biblioteca. Ginny camminava come in un sogno, galleggiando, senza mai fermarsi troppo a lungo in un posto. Guardava ogni ritratto – quella che una volta sarebbe stata una impresa di cui andare fieri non lo era più. La sua amata Signora Grassa e perfino l'irritante ma amabile Sir Cadogan erano stati rimossi e bruciati. Rimanevano pochi ritratti, e la maggior parte erano nuove immagini che ritraevano il coraggioso, potente e sempre molto bello Lord Voldemort.

Non sei coraggioso, né potente. Sei un codardo, e non meriti un ritratto. Dovrebbero esserci i dipinti di Harry, Hermione e Ron. Loro erano eroi, e persino da morti sono ben più di quanto tu potrai mai essere.

Ricordardare cose tanto commoventi fece pungere gli occhi a Ginny, ma mise tutto da parte con fierezza, ed in particolare chiuse tutto il dolore nel più profondo del suo cuore, dove magari avrebbe potuto dimenticarne l'esistenza.

La ragazza e la fenice, una volta arrivate davanti ai gargoyle posti a protezione dell'ufficio di Silente, si fermarono. Fanny fischiò una volta ed apparove una porta che subito dopo si aprì, rivelando una rampa di scale a chiocciola. La fenice agitò le ali, creando una raffica che fece vorticare i capelli rossi di Ginny attorno al suo viso ora dolorosamente magro, e una volta così pieno. Chiedendosi che cosa l'attendesse, Ginny varcò la soglia.

---

Fanny superò la porta a doppia anta e atterrò con grazia sul suo trespolo, per poi cominciare a lisciarsi le piume dorate scarlatte. "Ciao”, disse Silente, facendo un cenno del capo alla sua fedele compagna, poi, sentendo qualcuno che si avvicinava quietamente, spostò gli occhi azzurri verso la porta.

Ed eccola lì.

Ginevra Molly Weasley non era più la ragazza di un tempo. Molto del suo carattere festaiolo e senza pensieri era stato lentamente succhiato via mentre tutti coloro a cui lei teneva morivano o “scomparivano” per puro caso a causa del loro status di sangue. Era piuttosto sorprendente che la ragazza “traditrice-del-suo-sangue” non fosse morta.

Una volta, Ginevra era ragazzina piccola e tozza, che mostrava chiaramente l'eredità dei geni di sua madre, Charlie, Fred e George; era bassa e grassottella. Ora, però, gli zigomi le spiccavano prominenti sul viso emaciato, e quei suoi occhi color nocciola una volta così brillanti non erano più animati dall'allegra scintilla di un tempo. Sembrava che persino i suoi capelli avessero perso la loro nota vibrante, e la vitalità che una volta aveva nell'atteggiamento era sparita.

Un anno di dolore e solitudine l'aveva distrutta.

“Si sieda” disse Silente gentilmente.

Ginny obbedì, lasciandosi cadere con lentezza ed in modo sottomesso sulla sedia più vicina. Aveva gli occhi bassi, puntati sui piedi stretti in un paio di pesanti scarpe da ginnastica.

“Sa che cos'è questa, signorina Weasley?” domandò Silente, posando una mano sulla sfera di cristallo abbandonata sulla propria scrivania. Aspettò che lei volgesse lo sguardo verso l'oggetto e poi lo raccolse, posizionandolo in equilibrio in una delle sue grandi mani dalle dita lunghe.

“Sì, signore” disse Ginny. La stava fissando. “È una profezia, signore”.

Signore di qua, signore di là. Cosa è successo alla sua sfrontatezza da “Sì, ma certo che lo so. E' una profezia, no?”

Silente sospirò. “Esattamente. Vorrebbe sapere per chi è?” chiese.

“No, ma credo che me lo dirà comunque” commentò Ginny. Era una risposta di quelle che avrebbe dato un anno prima, ma il sorrisaccio sfacciato ed il tono canzonatorio mancavano; le sue parole erano piatte e senz'anima.

“Già” rispose Silene sorridendo, ma prima che potesse dirglielo la sfera di cristallo si illuminò e prese a fumare e brillare, levitando di un paio di centimetri sopra il suo palmo.

Allora è vero. È Ginny la ragazza della profezia.

---

Quel che stava avvenendo catturò improvvisamente e totalmente la sua attenzione; sembrava aver raggiunto la stessa conclusione di Silente, all'incirca nello stesso momento. Ginny fissò la profezia mentre parlava, e non sollevò lo sguardo neppure quando concluse. Quando Silente si schiarì la voce, tirò di scatto gli sul preside.

“Sono io” disse. Aveva della sorpresa nel tono. Era così abituata a tenersi tutto dentro ed a non sentire nulla che la voce cominciò a romperlesi. “Sono io a dover salvare il mondo”.

“Esattamente”. Silente la stava osservando da vicino. “È a conoscenza di tutto l'equivoco riguardo Neville ed Harry, signorina Weasley?” domandò, sollevando le sue folte sopracciglia oltre gli occhiali a mezzaluna.

“Sì, certo” replicò lei in modo assente. Non stava davvero prestando granché attenzione. Voleva toccare la sfera di cristallo rosa-verde che ancora brillava, ma sospettava che non le sarebbe stato permesso, e che la cosa sarebbe stata maleducata. “Una profezia riguardo due ragazzi. Voldie ha scelto quello sbagliato, il mondo magico è stato distrutto". Un piccolo ghigno le incrinò le labbra. “Fa sembrare la scelta dell mio eyeliner del giorno una cosa piuttosto trascurabile”.

Anche se sono piuttosto soddisfatta del mio eyeliner verde, oggi.

Ginny! Ascoltalo con attenzione. Esci dalla terra delle sciocchezze.

Oh, d'accordo.

Allora?” chiese Ginny incrociandosi le braccia sul petto magro. “Come salvo il mondo? Come aiuto il genere umano? Dove devo firmare la domanda di assunzione?”

Signorina Weasley” rispose Silente. La sua voce era seria e pesante, e la sua solennità colpì la rossa, inducendola a prestargli la massima attenzione. “Questo non è il momento di scherzare. La vita di ogni strega e di ogni mago sulla faccia della terra sono nelle sue mani ora”.

Ginny annuì, ed arrossì per la vergogna. “Cosa devo fare?”

Il professor Silente sospirò. “Ho soppesato attentamente ogni possibilità” la informò. “E ne resta solo una...deve recidere le radici dell'albero prima che cada”. Ginny lo guardava senza capire, e quindi l'insegnante si sporse leggermente in avanti, dicendo con voce tranquilla: “Signorina Weasley, ho bisogno che lei torni indietro nel tempo”.

Il respiro le si bloccò in gola. “D-di quanto?” sussurrò.

“Molto. Fino al 1958*, per essere precisi” spiegò l'anziano preside. “Sua Altezza il Signore e Padrone dell'Universo avrà diciassette anni. Sarà all'ultimo anno ad Hogwarts. Lo trovi. Non ci familiarizzi troppo. E lo distrugga in qualsiasi modo, con qualsiasi mezzo, a qualsiasi prezzo”.

La rossa rantolò.

“Le devo sembrare un mostro, signorina Weasley, ma è ciò che deve fare. Lo mandi ad Azkaban. Lo uccida. O anche – per quanto anche io rabbrividisca al solo pensiero – lo torturi fino alla pazzia” disse Silente con solennità.

Uno sguardo orripilato comparve sul bel viso di Ginny.

È terribile!

Ma – Non potrei mai!” disse. “Per quanto lo detesti non posso ucciderlo. È un essere umano, ed ha dei sentimenti, e quando lo conoscerò non si sarà neppure trasformato nella persona diabolica che è adesso!”

Per favore – mi ascolti. Ricorda cosa le fece cinque anni fa? Ricorda quanti anni avesse? Quindici, Ginny. Quindici. Lei lo raggiungerà due anni dopo – avrà già creato il diario, creato l'Horcrux. Avrà già dato origine a qualcosa che, dopo quarantotto anni, cercherà di ucciderla” replicò Silente con asprezza.

Sul viso di Ginny comparve una smorfia, mentre cercava di bloccare i dolorosi ricordi che le parole di Silente le facevano affiorare alla memoria.

Tom Riddle ha ucciso selvaggiamente, con crudeltà e senza battere ciglio tutti quelli che lei...ed io – amiamo e di cui ci importa. Non si fermerebbe a considerare il fatto che lei è 'un essere umano' o che lei 'ha dei sentimenti'. La ucciderebbe come ha fatto con il resto della sua famiglia. Le devo forse ricordare cosa ha fatto al signor Weasley...davanti ai suoi occhi?”

No!” gridò Ginny. “No – Io – ”

Ron steso per terra, Ron che si contorce, urla -

Si prese la testa tra le mani, strizzandosi gli occhi finché non presero ad inumidirlesi, premendoci sopra con forza le proprie unghie.

Sangue, ovunque. Le si spandeva attorno e le macchiava le sue scarpe da ginnastica preferite. Le urla di Ron risuonavano per la stanza.

D'improvviso una mano le strinse energicamente una spalla e Ginny guardò su, allarmata, pensando che fosse Voldemort. Le lacrime le inondavano le guance, ma lei se le asciugò con fierezza. “Ci andrò” disse, mettendosi in piedi e scrollandosi di dosso la mano del professor Silente. “Lo farò”.

Uno sguardo di sollievo, ma anche di leggera preoccupazione, comparì negli occhi azzurri di Silente. “Grazie” disse con dolcezza. “Credo che dovrei, comunque, metterla seriamente in guardia...la possibilità che lei ritorni è piuttosto bassa. Più bassa di quella che il Signore e Padrone dell'Universo sia colpito da un fulmine”.

Ginny annuì. “Non mi importa. Non c'è più nulla qui per me”. La sua mano andò verso il ciondolo che non si era mai tolta per esattamente un anno. “Posso solo chiedere...perché io?” domandò con curiosità.

“A questo” replicò Silente, “Non posso rispondere. Ora, abbiamo poco tempo. Quando sarà pronta per la partenza?”

“Subito” disse brevemente Ginny.

L'anziano Preside sembrò disorientato. “Ma...non vuole dire addio, o darsi un po' di tempo per pensarci?” chiese sorpreso.

Ginny sorrise senza allegria. “A chi dovrei dire addio? E perché dovrei pensarci? Non è che abbia scelta molta scelta. Voglio partire subito” replicò.

Con un sospiro, Silente annuì. “Immagino abbia ragione. Non può portare con sé nulla tranne ciò che indossa, ma sono certo potrà chiedere al professor...Dippet, credo fosse lui il Preside all'epoca, se la memoria non mi tradisce – di procurarle dei vestiti appropriati. E magari anche del denaro, ed i libri di testo. Qualunque cosa di cui abbia bisogno”.

“Aspetti – il professor Snipped non –”

“Dippet”.

“ - quello che è – non troverà un po' strano che una studentessa proveniente da quarantotto anni nel futuro compaia improvvisamente e gli domandi di essere ammessa cosicché possa uccidere un altro studente?” concluse Ginny, tenendo le mani sollevate.

“Be'”, rispose Silente avvicinandosi ad una credenza “Veramente lei completerà la sua istruzione negli anni cinquanta, quindi sarà una studentessa anche lì. All'inizio le cose le sembreranno difficili, ma le prometto che andrà meglio. Inoltre, le scriverò una lettera che spieghi a Dippet il succo della situazione – tralasciando, ovviamente, la parte in cui lei vuole attaccare uno studente del settimo anno – e dovrà mettersela il più vicino possibile ai vestiti, insieme alla sua bacchetta. In quel modo, dovrebbe – sono speranzoso – restare con lei durante il viaggio nel tempo”.

La sedicenne di fronte alla scrivania inarcò una delle sopracciglia. “Crede davvero che basterà una lettera?”

Silente raccolse una piuma, immergendola pensosamente nel calamaio, e poi cominciò a scribacchiare su un pezzo di pergamena. “Sorprendentemente, sì” la informò. “In realtà c'è una parte dell'addestramento per i presidi di Hogwarts – che include un manuale, aggiungerei – che illustra cosa fare esattamente qualora dovesse arrivare uno studente dal futuro, o dal passato”.

Ginny trasecolò, ma nascose il suo stupore e soffocò un grugnito stupefatto. C'è un manuale.

Ci fu un momento di silenzio, interrotto solo da Fanny che si spostava sul suo trespolo e dal grattare della piuma di fenice di Silente. Poi il Preside raccolse la lettera, soffiò leggermente sulle parole per far asciugare l'inchiostro e, ripiegata la missiva, la chiuse con un sigillo di ceralacca.

Se potesse infilarsela nei vestiti, il più vicino possibile al corpo, signorina Weasley...” la invitò Silente, alzandosi in piedi e passandole la lettera. “...passerò ad occuparmi del suo mezzo di trasporto”.

Si allontanò, e Ginny rimase a fissare il foglio di pergamena bianca e incartapecorita. Pensò di aprirla, ma decise che sarebbe sembrato piuttosto maleducato arrivare nel 1958 offrendo una lettera già aperta. Scrollando le spalle, decise di scoprire più tardi cosa dicesse e tirò su l'orlo del maglione, infilando tra quello e il suo corpo la lettera, e collocando la bacchetta nella cintura dei jeans. Riabbassantasi il maglione di lana, guardò per un po' Fanny quasi in contemplazione, ed attese il ritorno di Silente.

Eccoci” disse il professore, riapparendo dalla porta. Da una delle sue mani pendeva un piccolo pendente a forma di disco, retto da una catenella molto sottile, e nell'altra mano teneva una baccheta decorata con incisioni piuttosto contorte.

Signore, cos'è quella?” chiese Ginny, indicando la catenella.

Silente si accigliò, confuso, prima di rispondere: “Ah” comprendendo. “Questa, signorina Weasley” pizzicò la parte inferiore della catenella per mantenere ferma la sfera oscillante alla sua estremità “è una Giratempo”.

Oh” disse Ginny, come se avesse capito – non capiva. “Cosa ci faccio?”

Con un sorriso, Silente tirò la catenella fino a formare un cerchio, e l'avvolse attorno al collo di Ginny prima di lasciare che ricadesse sul petto della ragazza. Una volta fuori dalle mani del preside, Ginny la raccolse e la scrutò. Non ne aveva mai vista una, nonostante sembrasse che Hermione, una volta, ne avesse posseduta una.

La Giratempo era fatta di un piccolo cerchio di rame, e nel cerchio ce n'era un altro, che girava in tutte le direzioni, con una complicata Runa messa nel centro riempito di sabbia. Ginny, che non aveva mai studiato Antiche Rune, non sapeva cosa significasse e sospettava che non l'avrebbe saputo neppure se avesse effettivamente studiato Rune.

“Signorina Weasley, lei viaggerà tramite una Passaporta” le disse Silente, ancora muovendo la bacchetta decorata in modo strano. “Per favore, stia ferma”. Cominciò a far ondeggiare la bacchetta davanti a lei, disegnando in aria complicati disegni.

Che sta facendo? Ho preso una Passaporta un migliaio di volte, e non ho mai fatto tutto questo.

Finalmente Silente terminò.

L'anziano uomo lanciò un'occhiata al suo orologio da polso. “Mezzo minuto prima della partenza, signorina Weasley” la informò, e cominciò ad armeggiare con la Giratempo, muovendo il suo cerchio interno qua e là.

“Ehm, signore?” chiese Ginny, esitante. “Dov'è la Passaporta?”

“Lei, mia cara, è la Passaporta” rispose Silente con semplicità.

Wow. Figo.

Silente fece un passo indietro. “Partirà tra poco, signorina Weasley”. La squadrò da sopra gli occhiali, piuttosto tristemente secondo Ginny. Poi disse: “Immagino che questo sia un addio, quindi. Buona fortuna, Ginevra”.

È tutto qui. Questa è verosimilmente l'ultima volta che vedo la vita e il mondo come li conosco.

Sentendosi improvvisamente orribile per Silente, che ora sarebbe stato lasciato solo ad Hogwarts con la professoressa Sprite ed una manciata di ragazzini sotto i quattordici anni , aprì la bocca per scusarsi, ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto, e soprattutto dirgli: “Addi-”

E sparì.

---

Note di traduzione:

* In quanto AU, la storia non rispetta la cronologia adottata dalla Rowling, secondo la quale Voldemort sarebbe nato nel 1926 e quindi avrebbe avuto diciassette anni negli anni '40. Questo perché l'autrice aveva bisogno, per futuri sviluppi della storia, che Voldemort nell'epoca attuale fosse un po' più giovane dei 70-80 anni a cui altrimenti la cronologia l'avrebbe portato.




Spero il capitolo vi sia piaciuto, a domenica prossima! :) Se avete un momento, vi prego di recensire: ci illumina la giornata :)

   
 
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