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Autore: Impossible Prince    11/11/2012    0 recensioni
Dalla redenzione alla sacralità della vendetta, quando Dio ti volta le spalle sei tu a dover essere la giustizia divina in Terra.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luna, le stelle, il buio, miei eterni grandi amici. Riflettevo su tutto ciò che mi era avvenuto nella mia vita accadeva con il benestare e la benedizione degli astri.
E così un’altra notte insonne, un’altra notte sveglia, questa volta sulla spiaggia di Santa Maria.
Pensavo alla mia vita, la storia di una bellissima regina degenerata e caduta nell’oblio.
Camminavo e camminavo, avevo percorso ormai chilometri e ormai la mia birra era finita, ma qualcosa mi impediva di lanciare la bottiglia di vetro in qualsiasi direzione, la tenevo stretta in mano, forse manco mi ero accorta in un primo tempo che fosse completamente vuota.
Svuotata.
Ecco come mi sentivo quando ero giovane, quando avevo i miei quindici, sedici e diciassette anni.
Non sono mai stata una figlia modella, ho sempre fatto disperare i miei genitori e Dio solo sa se mi han perdonato dopo tutto ciò che ho fatto.
Non c’era solo la storia del bordello di cui non andar fieri, c’erano anche le decine di ragazzi con cui uscivo con la mia amica, le numerose sere in cui non tornavo a casa a dormire e le segnalazioni dei carabinieri e della polizia di quando correvamo in topless sulla spiaggia di notte.
Quando accettai quel lavoro in mezzo a tutti gli uomini di Chiesa dentro di me sapevo che ero arrivata al limite, l’inizio della fine della mia anima, e per quanto pregassi, per quanto leggessi la Bibbia e il Vangelo non volevo rendermi conto della mia situazione.
Poi, incontrato il mio fidanzato, ho fatto di tutto pur di renderlo felice e contento. E’ questo che ci rende donne: subire, ingoiare, perdere le nostre speranze per l’amore. E’ questo che ci rende speciali e lo facciamo perché speriamo che un giorno i nostri sforzi non siano vani ma siano riconosciuti.
Sono sempre stata credente ma la mia fede si è sbriciolata. Dicono che la condanna divina avvenga una volta morti, davanti al Signore e a San Pietro. A me pare di esser stata punita ancora in vita, e nonostante le mie preghiere sembra che di esser stata abbandonata senza alcuna remora da parte del Padre Eterno.
Dio vede e provvede, ho dovuto provvedere da sola e infatti sono qui, con la fine sabbia e una vista oceanica davanti ai miei occhi, con il rumore dell’acqua che si infrange sull’Isola che culla il mio universo di pensieri, ormai stanco e ossessionato da una o due persone.
Avrei dovuto svegliarmi prima forse, avrei dovuto aprire gli occhi e agire, invece ho preferito rilassarmi su un treno che andava a cinquecento kilometri orari coi freni rotti, aspettando inesorabilmente di morire, per lo meno interiormente.

Entrai nell’acqua indossando un lungo vestito nero, con i miei capelli biondi lisci con la riga di lato. L’acqua gelida non mi impressionava minimamente.
Camminavo finché l’acqua non raggiunse i due terzi del mio petto.
Dal seno tirai fuori la pistola e ripensai a quello che avevo scritto poche ore prima.

“Caro Luke,
Santa Maria è una bellissima isola, le persone sono squisite, il tempo caldo e la casa accogliente, sebbene non sia nulla in confronto alle abitazioni americane.
A volte mi pento di ciò che ho fatto, a volte no, quello di cui non mi pento è di esser diventata una tua amica perché so che di te e della tua famiglia potrò sempre fidarmi. A proposito come sta Anne? I bambini? Salutameli tanto.
Allegata a questa lettera dovresti trovare l’intero manoscritto di cui parlammo tempo fa, ricordi?
Non ti so aiutare con i nomi, sono sempre stata un disastro, Matteo lo diceva sempre, magari Atto di Dolore potrebbe andar bene, ma scegli tu.
Se senti che un prete è stato trovato bruciato e mutilato nella sua casa, beh, potrei esser stata io.
Si trattava di Don Cristoforo, colui che mi rapì. L’ultimo sulla mia lista, il primo che mi cacciò in questo guaio.
A seguito dello scandalo fu spostato a Milano, e dopo aver fatto fuori Matteo sono giunta nella città della Madonnina per sistemare i conti con lui.
Mi ha fatto incontrare il serpente della mia storia, si meritava tutto ciò che gli ho fatto.
Legato alla sedia che perdeva gli arti uno dietro l’altro. Non sono un amante del macabro ma ti dirò che gli ho gridato “Vorresti ancora penetrarmi” dopo che lo infilzai con il coltello. Non so se ne vado fiera, ma l’istinto animale prende il sopravvento a volte e sebbene sia nostro compito controllarlo a volte è necessario esser selvaggi e privi di freni e regole morali.
Ti ringrazio anche per avermi spedito le ultime cose che avevo lasciato nella mia camera, è stata una vagonata di ricordi rileggere alcune lettere, disegni e biglietti dei vicini.
Ce n’è una anche della mia cara amica Paula che si congratulava del test di gravidanza positivo. Io e Matteo.
Non so se lui ti disse qualcosa, io e Matteo aspettavamo un bambino. Ma la sera in cui fui quasi stuprata ebbi un aborto spontaneo e i due giorni precedenti alla nostra partenza per Las Vegas servivano anche per riprendermi dallo shock della perdita del bambino
Discutevamo, nel senso buono del termine s’intende, per decidere il nome. Io volevo qualcosa di americano, lui qualcosa di italiano. I miei non seppero nulla, non c’era stato il tempo materiale di avvertirli, è tutto successo così in fretta in quel periodo.
Hai inviato anche un proiettile, non so se sai quando lo comprò.
Mi disse: “Quando nascerà sparerò questo proiettile in aria”. Non so se è una tradizione mafiosa oppure un’altra delle sue fisse per le armi da fuoco, fatto sta che il proiettile non verrà sprecato.
Nella mia testa o in aria, questo proiettile stasera verrà sparato.

Vi voglio un mondo di bene,
Maria”.
   
 
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