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Autore: Jo_The Ripper    11/11/2012    8 recensioni
[Terza classificata al contest: "Chi è il mostro?" Indetto da MisticSword]
La sua vita era sfumata, andando alla deriva ogni giorno di più.
La vita del bambino minuto e gracile nato nell’odio della guerra, che portava sulle spalle il peso dei torti della sua gente. Essere malvagio era ciò che tutti si aspettavano da lui. Doveva interpretare il ruolo del mostro dal quale i genitori mettevano in guardia i propri figli prima di andare a dormire...
Ma nell’arazzo del destino tessuto dalle Nornir, può un dio rinnegato, subdolo, falso doppiogiochista senza possibilità di redenzione, la cui mente è ottenebrata dalla ricerca di vendetta e riscatto, diventare vittima del suo stesso inganno?
“Skuld, non vorrai mica rivelargli il futuro?”
“Il futuro… certo che no! Ho guardato il suo, ed è proprio quello che mi aspettavo.”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Urðr.
“Vedrete. Stavolta il nato Jötunn imparerà una grande lezione, e compirà il suo destino.”
Skuld sorrise. Lei aveva visto il futuro che attendeva il giovane principe di Asgard.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I wanna heal, I wanna feel like I'm close to something real
I wanna find something I've wanted all along
Somewhere I belong
Linkin Park – Somewhere I belong
 
[Io voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero/ voglio trovare qualcosa che ho voluto fino adesso / qualche luogo a cui appartenere]

 
Tutto quello che sento è paura. Una paura fredda e strisciante si impossessa di me. Il battito sordo del cuore, i brividi gelidi, le membra irrigidite e i sensi innaturalmente acuiti.
Sono in un bosco frondoso al crepuscolo, posso vedere gli ultimi bagliori aranciati del sole filtrare tra il fogliame dalle intense sfumature di verde, mentre la stella del vespero brilla in lontananza ad ovest, preannunciando la notte.
Cammino per un piccolo sentiero sterrato, la ghiaia scricchiola sotto il peso delle mie scarpe, l’aria fredda ed umida mi penetra nei polmoni. Il cielo si oscura sempre di più, mentre i rapaci notturni fanno la loro comparsa; li vedo planare di albero in albero appollaiandosi, fermandosi a fissarmi con i loro enormi occhi gialli, come se fossero in attesa di uno spettacolo che ha me come protagonista. Mi guardo attorno con circospezione con la sensazione assillante di essere osservato, non solo dagli uccelli. Questa percezione si fa sempre più insistente, mentre i primi bagliori della luna argentea illuminano debolmente il mio cammino. Cerco di mettere meglio a fuoco il luogo per potermi orientare, ma non è un posto che ho visitato prima.
Avverto un fruscio tra le foglie, e poi un rumore di rami secchi spezzati. Istintivamente so che non si tratta di qualche altro animale, ma di una persona. Le gambe si muovono cominciando una corsa che mi fa addentrare sempre di più ne fitto del bosco, facendomi abbandonare il sentiero per il letto di terra cosparso di fogliame; mi fermo solo quando i muscoli mi dolgono al punto di non permettermi di continuare, attorno a me deboli raggi di luna filtrano nelle chiome di rami intrecciati. Vedo un’ombra nera muoversi velocemente tra i tronchi di pioppo e acero, e poi una mano dalla pelle diafana, sotto la quale è facile intravedere il pallido verde delle vene, le dita ossute e nervose, mi artiglia la spalla con forza. Sobbalzo e scrollandomela di dosso mi costringo a riprendere la corsa.
 
“Non puoi scappare per sempre da me, Loki”  avverto la voce roca dello sconosciuto al mio orecchio. Come ha fatto a raggiungermi? Il suo fiato è freddo come solo la morte sa essere, ma io non mi fermo, devo mettere quanta più distanza tra noi, ignorando il dolore bruciante e pungente al fianco sinistro sotto le ultime costole. Continuo a correre, una radice spessa mi fa inciampare, e cado al suolo finendo in un cespuglio di biancospino i cui rami puntuti mi provocano ferite al volto e alle mani, macchiando le bacche bianche di sangue che nel buio della notte risulta nero ai miei occhi. Nel cadere ho strusciato le labbra sul manto erboso, il sapore di terra mista a sangue mi riempie la bocca, ma mi risollevo, arrivando fino al limitare del bosco. Devo interrompermi, ansante e sudato all’orlo di un precipizio. La luna mostra la sua faccia splendente, è innaturalmente grande, o così mi appare. Dal bosco comincia a diffondersi una fitta nebbia, un muro bianco che si palesa dinanzi a me. Studio lo spazio stando bene attento a non mettere un piede in fallo. Il precipizio sprofonda in un abisso nero pronto ad inghiottire ogni cosa.
Ma improvvisamente, con inaspettata forza quell’essere mi coglie di sorpresa alle spalle, costringendo a voltarmi; il respiro mi si mozza in gola alla vista del mio aggressore, il cuore batte convulsamente in tonfi sordi ed irregolari, sono completamente irrigidito.
La figura nata dalle ombre mi sorride: ha il volto emaciato di un pallore spettrale sotto i raggi lunari, le labbra esangui tirate in un sorriso nervoso, la fronte alta imperlata. Potrebbe sembrare un morto, ma i suoi occhi esprimono una vitalità e un ardore inconfutabili.
Occhi verdi di bragia, lucenti, vivi, che conosco fin troppo bene.
Lo sguardo di un folle, pazzo d’odio.
Colui che mi stringe ora la gola in una morsa d’acciaio arrivando a sollevarmi dal suolo, non sono altri che io.
“Ti avevo detto che non potevi liberarti di me, Loki”
“Tu non puoi essere me” dico in un sussurro rauco.
“Io sono te, sono tutto ciò che hai sempre temuto. Sono il frutto di anni d’odio, rancore, vendetta. Sono la parte di te più selvaggia, quella che chiede che ti procuri al più presto il sangue dei tuoi nemici”
“Io non posso scappare da me stesso. Non ho paura di te”
I suoi occhi si assottigliano, rafforza la presa sulla mia gola.
“Io sono l’incarnazione di ciò che temi di più, ed è per questo che stai scappando da me” sonda i miei occhi alla ricerca di un barlume di comprensione, che non trova.
“Tu hai paura di te stesso, del fatto che una volta che ti sarai vendicato, non ti resterà più niente. Sarai vuoto, Loki, dopo aver fatto terra bruciata attorno a te. Cosa farai quando anche il tuo ultimo nemico sarà morto? Cosa farai dopo aver conquistato tutto? Ti ridurrai come me adesso. Io non sono altro che uno spettro di ciò che diventerai: una squilibrata, aberrante, irrazionale, pazza creatura odiata dal mondo”
“No, io sono troppo avanti adesso per mandare tutto all’aria, tu non capisci”
“Capisco benissimo, e sai alla fine dove ti troverai?” si muove lentamente e sento l’aria fredda delle correnti provenienti dal crepaccio. “Ti ritroverai sull’orlo del dirupo e lì aspetterai solo di ricevere la spinta necessaria per l’ultimo atto”
Tende il braccio dinanzi a sé, mentre le mie mani lo artigliano, consapevole di ciò che il mio doppio ha intenzione di fare. Inclina il capo sorridendo.
“Vedo che hai capito. Quando avrai raggiunto l’apice non ti resterà altro che la caduta. E la caduta significa solo una cosa: morte”
La sua mano lascia la presa, ed il mio corpo precipita inerme nel baratro, e l’ultima cosa che sento è  la sua risata di trionfo beffardo.
 
Apro gli occhi di scatto. La luce filtra debolmente dalle tende della mia stanza, i rumori provenienti dalla strada mi aiutano a riprendere la percezione dello spazio. Uno stereo acceso , il rumore di un aspirapolvere, un clacson. Mi metto a sedere al centro del letto, tenendomi la testa tra le mani. La fronte è imperlata di sudore, durante quell’agghiacciante incubo mi sono talmente agitato da aver sfilato le coperte che giacciono ormai in un cumulo sul pavimento, il letto è totalmente disfatto. Mi sento il corpo pesante, spossato, mi rimetto in piedi a fatica, dirigendomi a passi incerti verso il bagno. Mi sfilo di dosso i vestiti traendo sollievo dal rassicurante getto di acqua calda della doccia.
Non so per quanto tempo ho dormito, mi sembra sia passata un’eternità. I miei ricordi sono confusi, probabilmente a causa di quell’iniezione di concentrato d’uru, il mio corpo deve aver lottato per liberarsene, ed ecco spiegato l’incubo. Non è stato altro che frutto della malattia, del delirio della febbre.
Forse allora anche la mia magia sarà tornata…devo fare un tentativo, un incantesimo semplice: provare a chiudere la porta. Ma non appena mi sforzo per richiamare la magia, un dolore lancinante mi sconquassa il petto e mi accascio nella doccia, annaspando alla ricerca d’aria, mentre l’acqua mi bagna la schiena.
Per adesso è meglio evitare, il corpo dovrà liberarsi di questa dannosa tossina, gli effetti saranno sicuramente temporanei, come la cura che diedero ai mutanti. Non puoi cambiare drasticamente quello che sei, nemmeno interferendo in maniera così invasiva.
Avvolgendomi in un morbido telo di spugna cammino a piedi nudi sul pavimento; il tempo sta cambiando, caricandosi di pesanti nuvoloni scuri, e in lontananza odo il rombo del tuono seguito da un’abbagliante folgore. Questa non ci voleva, lui è arrivato, e mi starà aspettando. L’unica cosa che posso fare è andargli incontro e guadagnarmi la sua fiducia, non con una bugia ma con una verità che per lungo tempo gli è stata taciuta.

 

***

Il sole continua a fare capolino tra le nubi plumbee di questa giornata di inizio marzo. L’aria frizzante preannuncia la primavera, ma ha ancora quella nota fredda dell’inverno ancora in corso. Sono davanti alla porta di casa di Gillian e provo a bussare sperando sia in casa. Portare lei con me sarà un pass per risultare credibile agli occhi di Thor, che con tanti umani presenti, più una che testimonia a mio favore, non si metterà certo a fare qualcosa di stupido come ingaggiare una battaglia con me. Cosa che ora come ora non sono pronto a sostenere.
 
“Logan ciao, che ci fai qui?” apre la porta meravigliata della visita.
“Mio fratello è in città”
“Oh, capisco, entra accomodati” spegne lo stereo e mette un segnalibro dove aveva interrotto la lettura. “Vuoi che ti prepari qualcosa?”
“No” scuoto il capo. Improvvisamente penso che essere qui non sia una buona idea. Mi limito a sedermi, con ancora il cappotto addosso, e le mani che tamburellano sul tavolo. Lei mi scruta in volto pensierosa, poi parla.
“Vuoi che venga con te?”
Per un attimo non rispondo, ma dalle mie labbra fuoriesce un sospiro “…avevi detto che l’avresti voluto conoscere”
Sorride “Certo, il fatto che tu sia nervoso non c’entra assolutamente nulla. Sei molto bravo nel rigirare la frittata, ma si vede lontano un miglio che questo incontro ti innervosisce”
“Io non sono nervoso” replico piccato.
“No, no, assolutamente. Ok, dammi un momento che prendo la giacca”
Dopo essersi infilata le scarpe ed il cappotto mi fa cenno di uscire.
“Dove avete appuntamento?” domanda sistemandosi meglio la sciarpa.
“All’entrata sud di Central Park”
 
Continuiamo a camminare fino a raggiungere l’ingresso. Riesco a scorgerlo da lontano, vestito di abiti mortali che sembrano stargli troppo stretti, la sua imponente figura si staglia sulle altre. Fiero e intimidatorio: ecco come appare mio fratello. Mi fermo dall’altra parte del marciapiede e devo aver assunto un’espressione corrucciata, poiché sento la mano di Gillian posarsi sulla spalla.
“Andrà tutto bene” cerca di rassicurarmi.
La mascella mi si contrae, ho passato talmente tanto tempo della mia vita ad odiare Thor che questo cambiamento mi risulta totalmente inconcepibile, ma annuisco a Gillian, attraversando poi la strada.
Thor mi vede, lo sguardo dapprima duro si addolcisce, e poi inarca un sopracciglio curioso scrutando la dottoressa che cammina al mio fianco.
“Ti stavo aspettando” esordisce.
“Ciao, fratello”
Il suo sguardo torna a Gillian “Questa è la mia amica Gillian, ci teneva ad accompagnarmi qui” vedo  gli occhi di Thor manifestare stupore a quelle parole, ma tende la mano alla dottoressa
“Piacere di conoscerti Gillian, io sono Donald (*), ma puoi chiamarmi Don”
Questa poi mi incuriosisce parecchio, gli umani con cui ha interagito conoscono tutti la sua identità, ma deve essersi trovato un nome alternativo per gli altri.
“Ero davvero ansiosa di conoscerti, Logan mi ha parlato di te” gli sorride entusiasta.
I nostri sguardi si incrociano “Ti ha detto tutte cose vere immagino…giusto, Logan?” calca il nome con una nota di derisione.
“Verissime, Donald” gli rispondo a tono.
“Bene, voi avrete di certo tante cose da dirvi e non voglio esservi d’impiccio, quindi adesso me ne vado”
“Sei sicura? Se hai accompagnato mio fratello sei libera di rimanere ancora con noi…” le dice Thor, ma lei scuote la testa.
“No, l’ho accompagnato per assicurarmi che non scappasse. Eccotelo, è tutto tuo”mi da un colpetto spingendomi avanti e poi, facendomi l’occhiolino, aggiunge “Io devo vedermi con Jane, da quando i laboratori di ricerca delle Stark Industries sono stati chiusi ha molto tempo libero…il che la sta facendo impazzire”
Il viso di Thor assume un’espressione meravigliata che lo rende davvero ridicolo.
“Tu sei la dottoressa Gillian Russel, amica di Jane…Foster?”
“Eh? Sì, ma tu come la…” si blocca con le labbra dischiuse in un silenzioso ‘oh’ e poi continua “Tu sei il ragazzo di Jane! Santo cielo, ma quanto è piccolo il mondo! E dire che stavo insistendo tanto per conoscerti, non avrei mai immaginato che fossi il fratello di Logan!”
“Il mondo è davvero piccolo, non c’è che dire”
“Altroché, sembra che il destino abbia creato un giro terribilmente complicato per farci incontrare tutti quanti”
Le parole della dottoressa mi fanno riflettere: quante possibilità c’erano al mondo che incontrassi proprio lei quella sera al caffè, e che fosse amica proprio di Jane? Le probabilità rasentavano lo zero, eppure eccoci qui, un cerchio che si è chiuso, protagonisti di un intreccio del destino.
Loro lo sapevano, sapevano che questo incontro non era casuale, ora ne sono ancora più convinto. Skuld mi deve una spiegazione, che so già non mi darà.
“Bene, allora adesso io vado. Don, una di queste sere dovete venire tutti a cena da me, così potrai raccontarmi qualcosa di più del piccolo ghiacciolino taciturno”
“Non c’è bisogno che tu sappia altro, Gil” rispondo incrociando le braccia.
“Avrò la mia dose di racconti che tu lo voglia o no. Don, è stato davvero un piacere conoscerti, alla prossima!”
Thor la saluta sorridendo e poi si volta di nuovo verso di me “Ragazza vivace”
“Testarda, presuntuosa, estremamente chiacchierona” puntualizzo.
 
Cominciamo a camminare addentrandoci nel parco, che ormai sembra essere diventato la sede principale di tutte le mie confidenze. Per un tratto nessuno di noi due parla, finché Thor non vede una panchina davanti al lago e si siede, fissando la folla brulicante.
“Questo scorcio di paesaggio mi ricorda Asgard”
Valuta la mia reazione, che è stare in silenzio con le mani in tasca. Tace ancora. Questa situazione posso solo definirla…imbarazzante. Cosa hanno da confidarsi due persone che dicono di essere fratelli, ma che in realtà sono sempre stati ai poli opposti?
“Cosa ti è successo dopo la fuga?”
Questa domanda mi spinge a sorridere, in fondo me l’aspettavo “Ha davvero così tanta importanza?”
“Per me sì. Tu non sai come sia stato vederti sfuggire…di nuovo”
“Quindi parli solo per orgoglio ferito? Perché ti sei lasciato sfuggire la tua preziosa preda?”
“Non intendevo dire questo” la sua fronte si corruga in un moto di stizza “Tu te ne sei andato, hai cominciato a…”
“A far cosa?” lo incito.
“A delirare. Tutta questa storia della vendetta, ti rendi conto che non ha senso, vero?”
“Ti sembra che ora me ne stia qui a vendicarmi di qualcuno? Non lo vedi?” apro le braccia con un gesto teatrale “Ora conduco una vita serena e tranquilla come midgardiano qualunque”
Lui inarca un sopracciglio, palesemente incredulo “Vuoi dirmi che non c’entri niente con le morti degli agenti, e con l’arresto dell’uomo di metallo?”
Mi stringo nelle spalle assumendo una posa beffarda “Volevo solo creare un po’ di scompiglio, non pensavo che il dottore esplodesse. E ti ricordo che per poco non sono morto anche io, fratello. Per quanto riguarda Stark, la cosa ha sorpreso anche me. Credevo fosse davvero uno dei buoni, evidentemente ha ingannato tutti meglio di me”
Thor annuisce, non pensava che Stark potesse macchiarsi di un crimine, specie dopo aver rischiato la vita trasportando una bomba nella lotta contro i Chitauri.
“Sicuramente deve esserci stato un malinteso. Un uomo nella sua posizione deve avere parecchi nemici”
“Tutti hanno un nemico al mondo, alcuni lo sanno, alcuni no”
“Quindi è questo che siamo, Loki? Nemici? Lascia che ti dica una cosa: tu hai cominciato questa competizione con me, e va bene, hai ragione. Padre ha sbagliato a mentirti su una cosa tanto importante, ma voleva proteggerti, voleva che la sua fosse una famiglia unita…”
“Il principio che tiene unite le famiglie sono le bugie infatti” rispondo pungente, e Thor mi guarda truce.
“Ti sto dicendo che ha sbagliato, sto concordando con te se non l’avessi capito. Ma io…sono stato uno sciocco; con arroganza volevo impossessarmi del trono, sono stato così cieco ed egoista nel metterti da parte, senza curarmi di sapere cosa ne pensassi davvero. Senza sapere che quel mio comportamento ti stava arrecando sofferenza, dando per scontato il fatto che mi rimanessi accanto nonostante la scelta di nostro padre”
“Hai davvero dato per scontate troppe cose”
“Ma tu non hai nemmeno parlato una volta!” sbotta.
“Forse perché non me ne hai mai dato modo! Eri sempre circondato dai tuoi amici, ti fidavi più di loro che di me. Continui a tenere più in considerazione loro…mi avresti ascoltato se ti avessi parlato? Ovviamente no. Ti ci è voluto l’esilio su Midgard per cominciare a ragionare, così come per me c’è voluta la tua assenza per scoprire la verità, o meglio, per farla ammettere a Odino”
“Loki…”
“No, tu non capisci, tu non sai. Una vita vissuta all’ombra dei tuoi successi, scoprire di valere meno di un oggetto, di essere una pedina nelle mani di un gioco che faticavo a comprendere. Io volevo solo quell’approvazione che non c’è mai stata”
Avverto una sensazione di sollievo a quelle parole. Dopo averle taciute così a lungo ora mi sento…leggero. Thor non risponde, cova i suoi pensieri guardando fisso davanti a sé.
“La prima volta che sei andato via, quando ti sei lasciato cadere nel vuoto, sono sprofondato con te. In quei giorni pensavo e ripensavo a mio fratello, a cosa gli fosse accaduto, se fosse ancora vivo. Ho avuto modo di riflettere su tante cose, e alla fine ho capito. Ho cercato di sviscerare i motivi che ti avevano spinto a quel folle gesto. Ricordo ancora le lacrime nei tuoi occhi, uno sguardo così differente…eri ferito nel profondo, e sapevo che uno squarcio del genere non poteva sanarsi, ma io avevo intenzione di provarci comunque. Poi, quando ti ho rivisto dopo averti prelevato dalla macchina voltante umana, ho notato il tuo cambiamento: così freddo, non sembravi nemmeno più umano, solo un folle, ostinato, corrotto. Non c’era traccia di mio fratello in quella creatura d’odio, ma credo che in parte fosse imputabile allo scettro…però a parte questo, la verità è, Loki, che come tu ti sentivi messo da parte da me, io mi sono sentito allo stesso modo. Tu eri quello intelligente, tu eri il mago potente, ed io…solo bravo nell’uso delle armi, bere e fare rissa. Ho capito solo dopo, troppo tardi che avremmo dovuto imparare l’uno dall’altro, non provare ad essere i migliori per superarci a vicenda”
Ascolto il suo discorso in silenzio, una parte di me è visibilmente irritata, mentre l’altra è…trionfante. Non so come altro definire questa sensazione, perché il fatto che lui abbia ammesso di provare invidia nei miei confronti mi conforta, mi fa sentire meno colpevole.
“Tutte queste cose le hai davvero comprese in mia assenza? È sicuramente più facile ammirare le qualità di qualcuno quando è sparito dalla faccia della terra. Come si dice, apprezzi il valore di qualcosa solo quando la perdi. Ma dubito seriamente che il popolo di Asgard mi abbia mai stimato”
“Ti sbagli, c’era davvero chi ti riteneva più capace di governare rispetto a me”
“Non ho avuto la fortuna di incontrare questi miei sostenitori”
“Perché non ti sei mai soffermato a parlare con gli altri. Io sapevo che non avevi il carattere più espansivo del mondo e non eri la persona più chiacchierona ma quel tuo atteggiamento è stato preso da molti per superbia ed alterigia. Se la tua amica ti chiama ghiacciolino non è certo una coincidenza”
“Mi affibbia ogni genere di soprannome, a dirla tutta”
Nonostante la conversazione non verta su argomenti divertenti, sorrido. La cosa sembra far piacere a Thor, che si trova suo malgrado a sorridere di rimando, un sorriso che si fa più ampio, fino a tramutarsi in una risata genuina. Gli rivolgo un’occhiata curiosa.
“Scusami, pensavo che deve essere davvero un bel tipo quella ragazza”
“È insopportabile” puntualizzo.
“Come l’hai conosciuta? Tu e lei…” dalla frase interrotta capisco dove voglia andare a parare.
“No, non è come credi. Non viviamo insieme, non stiamo insieme. L’ho conosciuta quando sono scappato dalla prigione di Asgard”
“Jane mi ha detto che è un dottore”
“Opera in chirurgia d’urgenza” preciso.
“Quindi è stata lei ad aiutarti quando…” la sua voce si spegne.
“Sì, quando gli agenti mi hanno sparato. Mi ha curato le ferite e accolto in casa sua per più di un mese. Non voleva che andassi via, ma è stato un soggiorno davvero snervante”
“Loki” la sua voce ha una sfumatura di quasi timore e quando mi giro a fronteggiarlo, ha gli occhi puntati nei miei, intensi. “Scusami. Per tutto”
La sincerità di quelle parole è quasi destabilizzante, ma ormai ho ottenuto ciò che volevo: la sua fiducia, la sua ammissione di colpa. Eppure queste scuse, queste tre parole pronunciate in un giorno qualsiasi, dopo tanto tempo, suonano molto più vere di quando ha provato a scusarsi prima.
“Sai, questa è la prima volta che intratteniamo una conversazione civile senza che venga nessuno ad interromperci o che tu e Odino mi gridiate contro, ammonendomi”
Lo sento sospirare e poi distendere le labbra in un sorriso.
“È vero. Ma prima non ero una persona molto disponibile al dialogo. Con le parole non ci ho mai saputo fare quanto te”
“Mi stai di nuovo dando velatamente dell’ingannatore? L’arte oratoria è davvero qualcosa che tu non potrai mai comprendere”
“Come tu non apprenderai mai come azzuffarsi nel migliore dei modi davanti ad un boccale di idromele senza farlo rovesciare” ridacchia.
“Ti tratterrai molto su Midgard?”
“Verrò quando mi sarà possibile, per vedere Jane e controllare te”
“Io non ho bisogno di essere controllato, ho la sorveglianza di Gillian” gli agito la mano davanti agli occhi, sbuffando.
“Sembra che ti abbia davvero preso a cuore” dice alzandosi e riprendendo a camminare, non lasciandomi il tempo di replicare, e dopo tante insinuazioni, vorrei anche far cadere questo discorso.
 
Ci avviamo verso l’uscita e posso dire di sentirmi più rilassato rispetto a quando sono arrivato. Ero sicuro che Thor non mi avrebbe dato problemi, troppo preso a credere che il mio cuore, durante questo periodo, sia cambiato e diventato puro come quello di una colomba. Eppure non posso dire di non aver tratto beneficio da questa conversazione. Ma una parte di me ha bisogno di sapere, anche se con questa domanda potrei giocarmi le mie chance di credibilità, ma ho ancora il mio piano B. E presto, se non addirittura adesso, vorrà sapere cosa avevo da dirgli.
“Thor, posso farti una domanda?” lo vedo annuire e continuo “Perché continui a credermi, nonostante tutti i problemi che ho causato? Non sarebbe più semplice lasciarmi andare definitivamente, rinchiudendomi in prigione? Non hai alcun vincolo di sangue con me, perché ti sei ostinato così tanto?”
Si ferma e si volta verso di me “Ti sbagli Loki. Noi siamo cresciuti insieme e tu resterai sempre mio fratello. Dopo tutto quello che è successo io non ho mai voluto abbandonarti, ho sempre creduto che il tuo fosse un capriccio momentaneo. Dovevi crescere e maturare, così come me, ma abbiamo scelto due strade diverse. Meritavi una seconda occasione, te la dovevo io, te la doveva Asgard. E poi qui ti sei fatto degli amici, il che mi porta a credere che effettivamente del buono in te ci sia” ironizza, ma poi mi afferra per le spalle, guardandomi con intensità “Giurami che non hai niente a che fare con tutto questo che è successo agli Avengers”
Le parole mi si bloccano in gola, le labbra bruciano per dirle, ma il cervello mi invia messaggi diversi, combattuto tra le due scelte. Ma devo dare retta alla voce che fino ad ora ha garantito la mia sopravvivenza, la voce subdola che mi incita “Vai avanti Loki, menti ancora una volta a questo tuo fratello che ha chiesto il tuo perdono”
“Lo giuro, non ho fatto niente” quelle parole scivolano via come trasportate dal vento; dette con la giusta intonazione, con la giusta intensità nello sguardo. Parole che risultano irrimediabilmente vere. E Thor allenta la presa sulle mie spalle, lasciandomi andare, apparentemente soddisfatto, ma poi si incupisce di nuovo.
“Mi hai detto una volta che eri a conoscenza di qualcosa sulla nostra famiglia…”
Assumo un’aria concentrata, fingendo di scavare nella memoria.
“Ah, sì. Ma non è importante che tu lo sappia”
“Perché?” ribatte.
“Perché, fratello, ci sono cose che è meglio non sapere. È per la tua protezione”
“Non ho bisogno di essere protetto, Loki” vuole sapere, il suo sguardo è avido di conoscenza e di irrequietezza.
“Va bene, credo che te lo meriti, così ti renderai anche tu conto di quanto Odino usi tutti coloro che gli sono accanto, mentendo spudoratamente per i suoi piani”
“Loki non…”
“No, Thor lasciami finire. Non voglio che come me tu debba rimanere all’oscuro di cose che per diritto devi sapere. Io qualche tempo fa, durante i miei viaggi, sono venuto a conoscenza del fatto che…”
“Cosa?” mi incita ansioso.
“Che Frigga non è tua madre”
 
Le parole restano sospese nell’aria per un attimo che sembra eterno. Danzano e arrivano scolpendosi nella materia cerebrale. Vedo Thor indietreggiare e poi puntare il dito contro di me.
“Tu menti! Dopo tutto quello che ci siamo appena detti, come puoi tu prenderti gioco di me così?”
“Non ti sto mentendo, fratello, questa è la verità” rispondo calmo.
“Come l’hai scoperto? Da quanto tempo lo sai? No, Padre non può avermi fatto questo”
“Ma l’ha fatto, Thor” mi avvicino a lui, posandogli una mano sulla spalla, ma si ritrae al mio tocco come scottato. La verità brucia sempre.
“Sei un bugiardo ed io uno sciocco a crederti ancora!”
“Se ritieni che possa mentire allora torna su Asgard e chiedi a loro. Scoprirai chi di noi dice la verità” replico indispettito.
“Questa storia è pura follia, non è possibile!” esclama furioso.
“No, non lo è? Dimmi Thor, io ho scoperto per caso che quelli che ritenevo fossero i miei genitori erano in realtà degli estranei e ritieni così improbabile che Odino possa aver mentito anche a te? Lo ritieni così puro? Ammetti la verità prima a te stesso e non darmi del bugiardo. Sai come ricontattarmi”mi giro e me ne vado, lasciandolo lì a riflettere.
So per certo che questa non sarà l’ultima volta che rivedrò mio fratello.

 
***

 Era buio ad Asgard quando Thor fece il suo ritorno. Il dio del tuono si avviava con passi pesanti ed il cuore stretto in una morsa. Le parole di Loki continuavano a risuonargli nella mente, stordendolo con la loro roboante pesantezza. Non voleva crederci, eppure quel tarlo gli martellava insistentemente il cervello. La dorata sala del trono era illuminata grazie ad una tremolante serie di fiaccole che distorcevano le ombre proiettate sul pavimento lucido. Odino e Frigga erano seduti a chiacchierare amabilmente. La determinazione di Thor per un istante vacillò di fronte allo spettacolo della famiglia riunita. Ma quanto di vero poteva esserci nelle parole di Loki? E poi rifletté meglio sul comportamento di sua madre quando avevano discusso di suo fratello. Si comportava quasi come se sapesse tutto…ma ciò non era possibile…o lo era? Era confuso e aveva bisogno di risposte.

“Thor, sei tornato, vieni, siediti con noi” lo invitò Odino.
Si sedette sulle scale, stendendo una gamba dinanzi a sé.
“Cosa c’è figlio mio? Ti vedo turbato” continuò Frigga.
“Figlio mio”, quelle parole arrivarono come una stilettata al cuore del dio.
Fu quando si rimise in piedi che Frigga capì che qualcosa non andava. Tese la mano verso Odino stringendogliela.
“Madre, Padre, voi siete la mia famiglia, non mi mentireste mai, non è così?”
“Ma certo, non capisco proprio il perché di questa tua domanda” continuò il padre degli dèi.
“Allora io sono davvero vostro figlio?”
Frigga trasalì visibilmente. E così l’aveva scoperto, la sua premonizione si era avverata. Sentì il sangue defluirle dal viso, si teneva ad Odino come se fosse l’unico suo legame con una realtà che le stava sfuggendo di mano.
“Che insinuazioni credi di fare, Thor? Smettila di parlare a sproposito!” gli disse rabbioso.
“Non hai risposto alla mia domanda, padre” calco l’ultima parola con intensità.
“Tu sei mio figlio e questo è quanto. Chi ti ha messo in testa questi ridicoli pensieri?”
Frigga rispose con un sussurro flebile “Loki…”
Odino si voltò a guardare prima lei e poi suo figlio battendo un pugno sul trono.
“Loki? Vuoi dire che è ancora vivo?” il suo sguardo dardeggiava in un misto di ira e collera.
“Come se tu non sapessi nulla di tutto questo. Mi hai mentito prima di tutti non rivelando che l’avevi incontrato” replicò Thor aspramente.
“Ti eri rassegnato alla sua scomparsa e ho capito che avevo fatto la scelta giusta quando hai saputo della sua morte”
“Non mi sono mai rassegnato alla scomparsa di Loki, padre. E adesso gradirei una risposta alla mia domanda. Sono o non sono tuo figlio?”
“Modera i toni, figlio! Non ti permetterò di aggiungere un’altra parola…”
“…lascia stare, merita di sapere la verità. Abbiamo taciuto troppo a lungo anche a lui ed io sono così stanca di portare sulle spalle questo peso” Frigga fissò mesta quell’uomo che aveva visto crescere e maturare nella sua lunga vita.
“Tu sei figlio di Odino e di Jörð (**), dea della terra; io sono arrivata quando tua madre è venuta a mancare e ti ho cresciuto come figlio mio. Amo te e Loki come se foste i miei veri figli” la sua voce era rotta dalle lacrime. Thor non parlò, si limitava a guardare prima l’uno, poi l’altra con le mani strette in pugni. Odino si accasciò di nuovo sul trono, posando un braccio attorno alle spalle di sua moglie.
“Avevamo ritenuto opportuno tacerti questo, volevamo solo proteggere te e tuo fratello. Che importanza avrebbe potuto avere? Siete miei figli, vi amo come tali, al di là del sangue”
Usato. Tradito. Ferito.
Ora Thor sapeva come si doveva essere sentito suo fratello alla scoperta della verità.
“Non avevate diritto di tacere una cosa simile, né con me, né con Loki. Vi sembra giusto tenerci all’oscuro come se fossimo pronti a spezzarci? Vi rendete conto che con le vostre bugie avete solo arrecato danno? Chi vi credete di essere per decidere cosa di può o non si può sapere? Io…ho bisogno di andare”
Frigga piangeva lacrime silenziose e a quelle parole il suo petto venne scosso da un singhiozzo.
“Thor, ti prego…”
“No…” stava per dire madre, ma la parola gli morì in gola. “Ho bisogno di tempo per riflettere”
Ma l’orgoglioso Odino non era disposto a lasciarlo fuggire così.
“Se te ne vai, dovrai rinunciare al trono” affermò lapidario. Thor si trovò suo malgrado a sorridere. Non poteva veramente biasimare suo fratello, anzi, ne aveva compreso il punto di vista.
“Non so che farmene della vita in un mondo costruito su promesse di bugiardi”
E se ne andò.
 

 
***

Fulmini, una scarica continua, posso avvertirne la tensione ed il nervosismo.
“Questi improvvisi cambi di tempo non preannunciano niente di buono. Sono del tutto innaturali” Joe posa il bicchiere di vetro sul bancone. Sapevo che Thor sarebbe tornato presto e, visto che devo battere il ferro quando è caldo, sono rimasto nei paraggi del parco.
“Sarà un’altra delle conseguenze dell’effetto serra”
“Wow Marv, da quando sei così scientifico? Quando non sei qua da noi ti piazzi davanti alla tv guardandoti i documentari di Discovery Channel?”
“Sei davvero spiritoso, Joe. Tu invece guardi i varietà, suppongo”
“Smettetela” interviene Katherine ammonendoli. “Saranno anche anziani, ma hanno sempre forza di punzecchiarsi a vicenda” mi dice mentre mi rinfilo il cappotto,lasciando sul tavolo il denaro per la consumazione. La donna mi guarda inarcando un sopracciglio.
“Non vuoi proprio capirlo che per noi ormai sei di casa, vero? Ci fa sempre piacere quando tu e Gil venite a trovarci, quindi, per l’ennesima volta, rimettiti quei soldi in tasca e fila via. Non sarà certo questo a mandarci in rovina” mi batte la mano, leggermente curva per aver sempre lavorato, sulla spalla.
“Grazie, a presto”
“Ciao Logan! Se vedi Gil prima di noi, salutacela” annuisco facendo tintinnare la campanella dietro di me.
 
Thor è dove l’ho lasciato un’ora fa, davanti all’entrata del parco. Mi avvicino a lui che se ne sta poggiato ad una colonna con lo sguardo perso all’orizzonte. Parla senza voltarsi.
“Avevi ragione”
“Lo so” gli rispondo.
“Ho lasciato Asgard” si gira nella mia direzione “Ho rinunciato al trono”
Questa frase mi sorprende: non credevo che vi rinunciasse così facilmente ma, conoscendo Odino, gli avrà sicuramente dato un ultimatum.
“E adesso cosa farai?”
Lui si stringe nelle spalle “Non lo so. Adesso sono libero di fare tutto” annuisco. “E questa libertà non ha un sapore buono come ho sempre immaginato” continua, e poi nessuno di noi due parla. So esattamente cosa sta provando, ci sono passato per primo.
“Sai dove andare?”
“Potrei chiedere a Jane di ospitarmi”
Lo so, non è di Jane che ha bisogno, ma di qualcuno con cui condividere il dolore ed è la mia occasione.
“Donald, andiamo a casa” stende le labbra in un sorriso di sollievo.
“Grazie, Logan”
Mentre gli mostro la strada per il mio appartamento, mi ritrovo a riflettere su ciò che sta accadendo. Ho di nuovo mio fratello con me, una parte della mia famiglia, una parte della vita che mi sono voluto lasciare alle spalle. Accomunati dallo stesso risentimento verso Asgard, dal tradimento, proviamo a colmare un vuoto lasciato nei nostri animi. Siamo alla ricerca della verità, di qualcosa di vero e incrollabile. Io ho ancora il mio scopo e non saranno certo gli incubi a farmi rinunciare, non adesso che sono così vicino dalla meta. Anche se a volte questa mia determinazione sembra quasi vacillare e venire meno. Solo adesso, osservando lo stesso dolore sul dio del tuono comprendo che per quanto possiamo odiarci, alla fine siamo alla ricerca della stessa cosa: un luogo a cui appartenere.
 

Note
(*) Donald "Don" Blake è uno degli alter ego di Thor. Ho omesso il cognome perché si suppone che lui e Loki siano fratelli, non c’era bisogno quindi che lo dicesse. La scelta del nome non è dunque casuale.
(**) Secondo la mitologia e anche la serie Marvel, Thor è figlio di Odino, re degli dèi, e di Jörð, dea della terra, non di Frigga. Essendo però lei la sposa di Odino, ho pensato che questa cosa poteva tornarmi utile per far guadagnare a Loki la fiducia di suo fratello.
 
***
Buona domenica a tutti! Allora, oggi non c’è molto da dire, se non che avrei postato prima ma per via di problemi tecnici con questa insulsa macchina che è il mio pc, non ho potuto. Ringrazio come sempre tutti voi per avere il coraggio di continuare a leggere, in particolar modo cappellaio matto e darkronin per la consulenza tecnica per questo capitolo :D
Alla prossima settimana con un nuovo piano diabolico del nostro asgardiano preferito!

 
  
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