Titolo:
Crossed Times
Autore:
Lien
Capitoli:
1/? (ne ho 10 finiti per ora)
Rating: R
(ma conta di arrivare a NC-17)
Pairing:
Tom/Harry
Altri Personaggi:
Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…
Avvertimenti:
Slash, Slash e ancora Slash
A.N.:
Non sapete da quanto tempo sogno di riuscire a scrivere questa storia, con
questo pairing un po’ speciale (per non dire bizzarro), ma che contiene il mio
personaggio preferito in assoluto: Tom Riddle. Perché quando non era ancora
Voldemort, chi era? Beh, la mia idea è un po’ questa qua.
Spero
esca fuori un buon lavoro, ho cercato di delineare i personaggi il più
possibile In Character, ma se trovate che ci sia qualcosa che non va, in
qualunque aspetto, non aspettate a dirmelo, anzi!
Ultimo
avviso, questa storia è SLASH, relazione tra ragazzo/ragazzo, yaoi, come
lo volete chiamare. Per cui, se ciò vi disturba questa fanfic non è per
voi.
Infine,
posso solo dirvi Buona Lettura! ^^
Capitolo 1. L’Alba del
Giorno Dopo
“Non
mi sarei mai voluto trovare nella condizione di dire questo Professoressa, ma
non so davvero cos’altro possiamo fare” sospirò stancamente Harry passandosi
nervosamente una mano nella sua chioma disordinata.
Minerva
McGranitt osservava con sguardo grave il giovane uomo seduto al tavolo sommerso
da innumerevoli carte, in quello che una volta ricopriva esclusivamente il
ruolo di ufficio del preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La stanza infatti aveva subito diverse modifiche da quando, più di un anno prima,
il ritratto di Albus Silente era stato appeso sui suoi muri circolari: la
possente scrivania era scomparsa, lasciando posto a un ampio tavolo da lavoro
posto nell’esatto centro e non c’era più traccia dei delicati strumenti di
dubbia funzione che un tempo decoravano il luogo.
Al
loro posto diverse librerie ricolme di spessi tomi erano state aggiunte e ai
muri erano state appese diverse cartine della Gran Bretagna e del resto del
mondo, segnate in alcuni punti con diversi colori. I ritratti dei precedenti
presidi erano ancora allineati lungo le pareti e, come di consuetudine, la
maggior parte sembrava addormentata, benché mancasse del tutto l’atmosfera
pacifica che albergava un tempo. L’unica cosa che era rimasta nell’ufficio
dalla precedente gestione era un trespolo in oro posto di fianco alla finestra,
che nessuno aveva avuto né l’intenzione, né il coraggio di spostare.
Il
ragazzo seduto al tavolo si allungò per recuperare alcuni fogli sparpagliati
sul lato opposto, prima di immergersi nella loro ennesima rilettura con aria
rassegnata.
La
Preside sospirò e si portò di fronte alla finestra, sporgendosi lievemente per
osservare il paesaggio. Osservando distrattamente il parco ai piedi del
castello sarebbe sembrato che nulla fosse cambiato da qualche anno prima, ma ad
occhi attenti, come solo quelli che chi prende parte ad una guerra può
possedere, non sarebbe sfuggita la tendenza degli studenti a non allontanarsi
troppo dall’edificio a discapito dell’enorme distesa di verde, così come la
mancanza di passeggiatori solitari, sostituiti da gruppi compatti dall’aria
nervosa.
Hogwarts
dopo i tragici eventi che portarono alla morte di Albus Silente contro ogni
aspettativa aveva riaperto i cancelli per ammettere quei pochi studenti che i
genitori avevano ancora fiducia ad iscrivere. A Minerva rattristava tuttora
constatare la quasi totale mancanza dei ragazzi che a quest’ora avrebbero
terminato entro breve il loro settimo ed ultimo anno, tra chi aveva voluto dare
una mano più concreta e chi purtroppo si era unito alle schiere nemiche.
Si
voltò nuovamente verso uno dei più famosi rappresentanti di quel gruppo, che
era ancora intento a studiare complicati fogli di pergamene.
“Harry,
prenditi una pausa, sei qua da stamattina e per quanto tu possa affermare il contrario,
sono sicura che non ti sia ancora ripreso del tutto dalla missione di recupero
della spilla di Corvonero.”
Il
moretto lasciò ricadere le carte sul tavolo e si strofinò stancamente gli
occhi, sorridendo suo malgrado sentendo la nota di preoccupazione nella voce
della sua ex insegnante. Dietro alla facciata severa nessuno poteva dire che
Minerva McGranitt non tenesse ai suoi alunni.
A
dispetto delle sue intenzioni di tenere le informazioni sugli Horcrux
strettamente riservate, quando lui, Ron e Hermione si ritrovarono feriti e
fortemente indeboliti dopo essere riusciti a recuperare la tazza di Tassorosso,
ma senza ancora nessuna idea di come distruggere il pezzo d’anima che vi
risiedeva all’interno, si erano ritrovati costretti a rivolgersi alla figura
che più si avvicinava a ricoprire il ruolo di Silente. Senza il suo aiuto Harry
non riusciva ad immaginare come avrebbero fatto ad arrivare fin a quel punto,
con ciò che rimane di cinque dei sei Horcrux sparsi per il mondo custoditi in
uno degli studi segreti di Grimmauld Place.
Cinque
dei sei Horcrux.
Cinque,
ma non sei.
L’ultimo
infatti, nonostante le innumerevoli ricerche, non sembrava avere nessuna
intenzione di essere scovato e da quando Nagini era stata uccisa in una
battaglia tre mesi fa senza che si rivelasse essere nulla più che un comune
serpente, non avevano nemmeno più indizi su dove cercare.
Harry
alzò la testa per puntare i suoi occhi verdi sul ritratto del mago che fino
all’anno scorso aveva costituito per lui un mentore e che, da quando era stato
appeso alla parete, nessuno sapeva perché, non aveva pronunciato una sola
parola, ne tanto meno dato segno che si trattasse di un dipinto magico,
restando perfettamente immobile con gli occhi chiusi.
Sospirando
stancamente si alzò e prese il mantello dallo schienale della sedia per
sistemarselo sulle spalle. Come aveva deciso alla fine del suo sesto anno, non
era tornato a frequentare Hogwarts, anche se il tempo che passava nella scuola
quasi non era diminuito: da quando anche la preside era al corrente della loro
ricerca, era molto più comodo usare il suo ufficio per pianificare ogni cosa
che non la sede dell’Ordine, con il rischio di essere disturbati in ogni
momento da uno di membri.
“Se
non ci sono novità non penso che prima della prossima riunione dell’Ordine ci
vedremo, Professoressa” disse Harry con un sorriso stanco.
La
McGranitt annuì, aggiungendo poi con un debole sorriso: “Veda di essere
riposato al nostro prossimo incontro Signor Potter, o non finirò più di sentire
Poppy lamentarsi sul suo stato di salute. Come infermiera ha l’abitudine di
incolpare la disattenzione degli insegnanti e sappiamo tutti che ha sempre
avuto un debole per lei.”
Harry
rise, con un ultimo saluto uscì dall’ufficio e percorse i corridoi fino alla
biblioteca, non notando nemmeno gli sguardi d’ammirazione che gli venivano
rivolti dagli studenti, tanto era abituato ad essere additato durante tutta la
sua vita da Bambino Sopravvissuto. Non aiutava certo il fatto che la divisa da
combattimento da Auror non fosse particolarmente adatta per confondersi tra le
uniformi di Hogwarts.
Quando
era partito per la caccia agli Horcrux dopo il matrimonio di Bill e Fleur non
aveva preso in considerazione l’idea che la guerra non avrebbe certo aspettato
lui per scoppiare. Quando seppe, dopo qualche mese, che gran parte dell’ES si
era iscritta ad un corso speciale di addestramento, non riuscì più a sopportare
l’idea di lasciare i suoi amici combattere da soli in un campo di battaglia
mentre lui era chiuso in qualche biblioteca al sicuro a fare ricerche.
A
quel tempo avevano già distrutto due frammenti dell’anima di Voldemort e lui e
Ron decisero di iscriversi a loro volta lasciando per la durata dei sei mesi
previsti che fosse Hermione a portare avanti le ricerche, facendole promettere
che li avrebbe aspettati per qualunque missione pratica.
Il
Ministero prese la palla al balzo, cercando di sfruttare il più possibile
l’evento facendo sembrare che Harry stesse lavorando per loro. Arrivarono
addirittura a nominarlo Generale delle Forze Armate Giovanili, il gruppo che si
era iscritto all’addestramento e che ora era diventato un plotone a parte.
Inizialmente Harry era stato furioso e aveva perfino fatto irruzione
nell’ufficio di Scrimgeour per chiedere l’immediato ritiro del titolo, ma più
avanti dovette ricredersi. Ricordava ancora le parole di Ron quando gli si era
avvicinato dopo la loro prima vera battaglia, dove erano riusciti a respingere
l’attacco dei Mangiamorte.
“Amico,
sei stato davvero fantastico oggi e so che tanto non mi crederai, ma è merito
tuo se abbiamo vinto. No, lasciami finire: per quanto tu odi essere visto come
il salvatore del mondo magico, tutti si affidano a te ed anche noi, che
combattiamo al tuo fianco, non possiamo fare a meno di prendere da te la forza
e il coraggio. Perché guardiamo te e vediamo il nostro bagliore di speranza
Harry, perché sei tu la nostra speranza.”
Così
finito il corso Harry era tornato ad occuparsi degli Horcrux, ma rimanendo
sempre pronto a scendere in prima linea alla prima chiamata. Ron d’altro canto
affermava che la ricerca non era mai stata il suo forte e preferì restare a
svolgere le missioni per l’Ordine affidategli da Moody, in attesa che gli altri
componenti del Magico Trio scoprissero il nascondiglio del prossimo Horcrux.
Harry
entrò nella biblioteca con un cenno del capo in segno di saluto a Madama Pince,
per dirigersi verso gli ultimi tavoli di fianco alla sezione proibita, dove
aveva appuntamento con una certa riccia, che trovò come al solito immersa in
volumi più grandi di un dizionario bilingue.
“Qualche
novità?”
La
ragazza alzò la testa e, riconosciuto l’amico, gli rivolse un ampio sorriso.
“Harry!
Non ti avevo sentito arrivare. Com’è andata con la McGranitt?”
Mentre
Harry dava un breve resoconto dei progressi quasi nulli, Hermione si prese il
tempo per osservare l’amico che era cambiato così tanto senza che lei nemmeno
se ne accorgesse.
L’addestramento
aveva rimediato a quello che anni di maltrattamenti da parte dei Dursley
avevano causato, riempiendo con muscoli ben definiti ciò che prima era solo
pelle e ossa. La divisa in pelle di drago naturalmente non faceva che aiutare a
mettere in risalto tutto ciò, non che Harry se ne curasse particolarmente. I
capelli neri erano più spettinati del solito, segno di tutte le volte che vi
aveva passato le dita attraverso nervosamente e, sebbene non ne diminuissero la
lucentezza, si potevano vedere due ampie occhiaia contornare gli occhi verde
smeraldo.
“Harry,
Poppy ha ragione, dovresti riposare di più” disse la riccia guardandolo
critica.
Harry
alzò gli occhi al cielo con fare esasperato.
“Quando
la smetterete di ripetermelo? Penso che ci siano cose più serie di cui
preoccuparsi di quante ore dorma la notte. Piuttosto, cosa stavi guardando
prima che arrivassi?”
Hermione
si accorse del tentativo di evitare il discorso, ma per questa volta decise di
soprassedere, prendendo invece in mano il vecchio tomo che aveva di fronte e
girandolo in modo che anche Harry potesse vedere.
“Guarda
un po’ qua. Questo è uno degli annuari di Hogwarts, non sapevo nemmeno che
esistessero, a quanto pare era una tradizione che si è persa negli anni. Non so
neanche come lo abbia trovato, ma osserva bene questa pagina, dall’anno 1948.”
Harry
si sporse un po’ per vedere meglio la pagina ingiallita dal tempo: le
fotografie erano in bianco e nero e i volti pettinati secondo la moda
dell’epoca sembravano muoversi a scatti. Le divise avevano uno stile più
austero e lo stemma era leggermente più grande, ma non fu nessuno di questi
particolari ad attirare l’attenzione di Harry, poiché in alto a sinistra vi era
la foto di un ragazzo a lui fin troppo noto.
Il
bianco e nero accentuava ancora di più il contrasto tra la pelle pallida e i
capelli neri che ricadevano sulla fronte elegantemente pettinati. Portava la
cravatta perfettamente annodata e sulla divisa spiccava il serpente dello
stemma della sua Casa. Lo sguardo di Harry tornò a posarsi sugli occhi che, se
solo fosse stata una foto a colori, era certo avrebbero brillato di un bagliore
rossastro. Sotto l’immagine la didascalia recitava:
Tom Orvoloson Riddle
“È
Voldemort…” sussurrò.
“Già,
Voldemort quando aveva ancora sedici anni se i miei calcoli sono esatti. Fa
impressione vero? Ogni tanto mi dimentico che anche lui è stato un semplice
essere umano come tutti noi. Con la gente che si ostina ancora a chiamarlo
Tu-Sai-Chi poi…” tralasciò alzando gli occhi al cielo, “in ogni caso, non è per
questo che te l’ho mostrato, osserva bene la sua mano.”
Harry
ubbidì, non avendo nemmeno notato che Riddle aveva un gomito appoggiato al
bracciolo della sedia e faceva girare con aria annoiata la propria bacchetta
tra le dita. Strizzando un po’ gli occhi però, si notava un particolare
significativo, proprio sul dito medio.
“Indossa
già l’anello dei Gaunt” constatò Harry.
Hermione
annuì, “E da quello che mi hai raccontato delle tue lezioni con Silente, Tom
Riddle lo prese a Morfin nell’estate tra il quinto e sesto anno, per poi
chiedere informazioni a Lumacorno sugli Horcrux nel viaggio in treno per
arrivare ad Hogwarts” ora aveva cominciato a parlare con una nota d’eccitazione
nella voce, “è importante che tu ti
ricordi: quando hai visto Tom Riddle nella Camera dei Segreti, aveva
all’incirca sedici anni?
Harry
non riusciva a capire dove potesse andare a parare quel discorso, ma cercò di
fare mente locale su quell’episodio di quasi cinque anni fa.
“Si,
mi sembra di si all’incirca.”
Hermione
si alzò in piedi di scatto in un gesto che tratteneva a stento il suo
entusiasmo.
“Oh,
Harry! Forse allora… devo solo controllare, ma se fosse…” farfugliava mentre
metteva a posto i libri.
Harry
era sempre più confuso.
“Ehm,
Herm? Esattamente cosa hai capito?”
“Non
sono sicura… potrei anche non trovare nulla…fammi solo controllare…” finì di
impilare i libri e sistemarli nella borsa che si mise a tracolla di tutta
fretta.
“Ehi
Herm, aspetta!” le urlò l’amico ancora spaesato.
La
riccia si fermò ricordandosi di non essere sola e con un sorriso eccitato
esclamò: “Forse ci siamo Harry! Forse ci siamo! Devo solo vedere se la mia teoria
è esatta. Ci vediamo stasera al Quartier Generale, ti spiegherò tutto,
promesso!” E con questo scappò via dalla biblioteca lasciando un Harry attonito
con Madama Pince che lo guardava con rimprovero per tutto il baccano creato.