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Autore: Lien    29/05/2007    8 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 1/? (ne ho 10 finiti per ora)

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

A.N.: Non sapete da quanto tempo sogno di riuscire a scrivere questa storia, con questo pairing un po’ speciale (per non dire bizzarro), ma che contiene il mio personaggio preferito in assoluto: Tom Riddle. Perché quando non era ancora Voldemort, chi era? Beh, la mia idea è un po’ questa qua.

Spero esca fuori un buon lavoro, ho cercato di delineare i personaggi il più possibile In Character, ma se trovate che ci sia qualcosa che non va, in qualunque aspetto, non aspettate a dirmelo, anzi!

Ultimo avviso, questa storia è SLASH, relazione tra ragazzo/ragazzo, yaoi, come lo volete chiamare. Per cui, se ciò vi disturba questa fanfic non è per voi.

Infine, posso solo dirvi Buona Lettura! ^^

 

 

 

Capitolo 1.   L’Alba del Giorno Dopo

 

 

 

“Non mi sarei mai voluto trovare nella condizione di dire questo Professoressa, ma non so davvero cos’altro possiamo fare” sospirò stancamente Harry passandosi nervosamente una mano nella sua chioma disordinata.

 

Minerva McGranitt osservava con sguardo grave il giovane uomo seduto al tavolo sommerso da innumerevoli carte, in quello che una volta ricopriva esclusivamente il ruolo di ufficio del preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. La stanza infatti aveva subito diverse modifiche da quando, più di un anno prima, il ritratto di Albus Silente era stato appeso sui suoi muri circolari: la possente scrivania era scomparsa, lasciando posto a un ampio tavolo da lavoro posto nell’esatto centro e non c’era più traccia dei delicati strumenti di dubbia funzione che un tempo decoravano il luogo.

 

Al loro posto diverse librerie ricolme di spessi tomi erano state aggiunte e ai muri erano state appese diverse cartine della Gran Bretagna e del resto del mondo, segnate in alcuni punti con diversi colori. I ritratti dei precedenti presidi erano ancora allineati lungo le pareti e, come di consuetudine, la maggior parte sembrava addormentata, benché mancasse del tutto l’atmosfera pacifica che albergava un tempo. L’unica cosa che era rimasta nell’ufficio dalla precedente gestione era un trespolo in oro posto di fianco alla finestra, che nessuno aveva avuto né l’intenzione, né il coraggio di spostare.

 

Il ragazzo seduto al tavolo si allungò per recuperare alcuni fogli sparpagliati sul lato opposto, prima di immergersi nella loro ennesima rilettura con aria rassegnata.

 

La Preside sospirò e si portò di fronte alla finestra, sporgendosi lievemente per osservare il paesaggio. Osservando distrattamente il parco ai piedi del castello sarebbe sembrato che nulla fosse cambiato da qualche anno prima, ma ad occhi attenti, come solo quelli che chi prende parte ad una guerra può possedere, non sarebbe sfuggita la tendenza degli studenti a non allontanarsi troppo dall’edificio a discapito dell’enorme distesa di verde, così come la mancanza di passeggiatori solitari, sostituiti da gruppi compatti dall’aria nervosa.

 

Hogwarts dopo i tragici eventi che portarono alla morte di Albus Silente contro ogni aspettativa aveva riaperto i cancelli per ammettere quei pochi studenti che i genitori avevano ancora fiducia ad iscrivere. A Minerva rattristava tuttora constatare la quasi totale mancanza dei ragazzi che a quest’ora avrebbero terminato entro breve il loro settimo ed ultimo anno, tra chi aveva voluto dare una mano più concreta e chi purtroppo si era unito alle schiere nemiche.

 

Si voltò nuovamente verso uno dei più famosi rappresentanti di quel gruppo, che era ancora intento a studiare complicati fogli di pergamene.

 

“Harry, prenditi una pausa, sei qua da stamattina e per quanto tu possa affermare il contrario, sono sicura che non ti sia ancora ripreso del tutto dalla missione di recupero della spilla di Corvonero.”

 

Il moretto lasciò ricadere le carte sul tavolo e si strofinò stancamente gli occhi, sorridendo suo malgrado sentendo la nota di preoccupazione nella voce della sua ex insegnante. Dietro alla facciata severa nessuno poteva dire che Minerva McGranitt non tenesse ai suoi alunni.

 

A dispetto delle sue intenzioni di tenere le informazioni sugli Horcrux strettamente riservate, quando lui, Ron e Hermione si ritrovarono feriti e fortemente indeboliti dopo essere riusciti a recuperare la tazza di Tassorosso, ma senza ancora nessuna idea di come distruggere il pezzo d’anima che vi risiedeva all’interno, si erano ritrovati costretti a rivolgersi alla figura che più si avvicinava a ricoprire il ruolo di Silente. Senza il suo aiuto Harry non riusciva ad immaginare come avrebbero fatto ad arrivare fin a quel punto, con ciò che rimane di cinque dei sei Horcrux sparsi per il mondo custoditi in uno degli studi segreti di Grimmauld Place.

 

Cinque dei sei Horcrux.

 

Cinque, ma non sei.

 

L’ultimo infatti, nonostante le innumerevoli ricerche, non sembrava avere nessuna intenzione di essere scovato e da quando Nagini era stata uccisa in una battaglia tre mesi fa senza che si rivelasse essere nulla più che un comune serpente, non avevano nemmeno più indizi su dove cercare.

 

Harry alzò la testa per puntare i suoi occhi verdi sul ritratto del mago che fino all’anno scorso aveva costituito per lui un mentore e che, da quando era stato appeso alla parete, nessuno sapeva perché, non aveva pronunciato una sola parola, ne tanto meno dato segno che si trattasse di un dipinto magico, restando perfettamente immobile con gli occhi chiusi.

 

Sospirando stancamente si alzò e prese il mantello dallo schienale della sedia per sistemarselo sulle spalle. Come aveva deciso alla fine del suo sesto anno, non era tornato a frequentare Hogwarts, anche se il tempo che passava nella scuola quasi non era diminuito: da quando anche la preside era al corrente della loro ricerca, era molto più comodo usare il suo ufficio per pianificare ogni cosa che non la sede dell’Ordine, con il rischio di essere disturbati in ogni momento da uno di membri.

 

“Se non ci sono novità non penso che prima della prossima riunione dell’Ordine ci vedremo, Professoressa” disse Harry con un sorriso stanco.

 

La McGranitt annuì, aggiungendo poi con un debole sorriso: “Veda di essere riposato al nostro prossimo incontro Signor Potter, o non finirò più di sentire Poppy lamentarsi sul suo stato di salute. Come infermiera ha l’abitudine di incolpare la disattenzione degli insegnanti e sappiamo tutti che ha sempre avuto un debole per lei.”

 

Harry rise, con un ultimo saluto uscì dall’ufficio e percorse i corridoi fino alla biblioteca, non notando nemmeno gli sguardi d’ammirazione che gli venivano rivolti dagli studenti, tanto era abituato ad essere additato durante tutta la sua vita da Bambino Sopravvissuto. Non aiutava certo il fatto che la divisa da combattimento da Auror non fosse particolarmente adatta per confondersi tra le uniformi di Hogwarts.

 

Quando era partito per la caccia agli Horcrux dopo il matrimonio di Bill e Fleur non aveva preso in considerazione l’idea che la guerra non avrebbe certo aspettato lui per scoppiare. Quando seppe, dopo qualche mese, che gran parte dell’ES si era iscritta ad un corso speciale di addestramento, non riuscì più a sopportare l’idea di lasciare i suoi amici combattere da soli in un campo di battaglia mentre lui era chiuso in qualche biblioteca al sicuro a fare ricerche.

 

A quel tempo avevano già distrutto due frammenti dell’anima di Voldemort e lui e Ron decisero di iscriversi a loro volta lasciando per la durata dei sei mesi previsti che fosse Hermione a portare avanti le ricerche, facendole promettere che li avrebbe aspettati per qualunque missione pratica.

 

Il Ministero prese la palla al balzo, cercando di sfruttare il più possibile l’evento facendo sembrare che Harry stesse lavorando per loro. Arrivarono addirittura a nominarlo Generale delle Forze Armate Giovanili, il gruppo che si era iscritto all’addestramento e che ora era diventato un plotone a parte. Inizialmente Harry era stato furioso e aveva perfino fatto irruzione nell’ufficio di Scrimgeour per chiedere l’immediato ritiro del titolo, ma più avanti dovette ricredersi. Ricordava ancora le parole di Ron quando gli si era avvicinato dopo la loro prima vera battaglia, dove erano riusciti a respingere l’attacco dei Mangiamorte.

 

“Amico, sei stato davvero fantastico oggi e so che tanto non mi crederai, ma è merito tuo se abbiamo vinto. No, lasciami finire: per quanto tu odi essere visto come il salvatore del mondo magico, tutti si affidano a te ed anche noi, che combattiamo al tuo fianco, non possiamo fare a meno di prendere da te la forza e il coraggio. Perché guardiamo te e vediamo il nostro bagliore di speranza Harry, perché sei tu la nostra speranza.”

 

Così finito il corso Harry era tornato ad occuparsi degli Horcrux, ma rimanendo sempre pronto a scendere in prima linea alla prima chiamata. Ron d’altro canto affermava che la ricerca non era mai stata il suo forte e preferì restare a svolgere le missioni per l’Ordine affidategli da Moody, in attesa che gli altri componenti del Magico Trio scoprissero il nascondiglio del prossimo Horcrux.

 

Harry entrò nella biblioteca con un cenno del capo in segno di saluto a Madama Pince, per dirigersi verso gli ultimi tavoli di fianco alla sezione proibita, dove aveva appuntamento con una certa riccia, che trovò come al solito immersa in volumi più grandi di un dizionario bilingue.

 

“Qualche novità?”

 

La ragazza alzò la testa e, riconosciuto l’amico, gli rivolse un ampio sorriso.

 

“Harry! Non ti avevo sentito arrivare. Com’è andata con la McGranitt?”

 

Mentre Harry dava un breve resoconto dei progressi quasi nulli, Hermione si prese il tempo per osservare l’amico che era cambiato così tanto senza che lei nemmeno se ne accorgesse.

 

L’addestramento aveva rimediato a quello che anni di maltrattamenti da parte dei Dursley avevano causato, riempiendo con muscoli ben definiti ciò che prima era solo pelle e ossa. La divisa in pelle di drago naturalmente non faceva che aiutare a mettere in risalto tutto ciò, non che Harry se ne curasse particolarmente. I capelli neri erano più spettinati del solito, segno di tutte le volte che vi aveva passato le dita attraverso nervosamente e, sebbene non ne diminuissero la lucentezza, si potevano vedere due ampie occhiaia contornare gli occhi verde smeraldo.

 

“Harry, Poppy ha ragione, dovresti riposare di più” disse la riccia guardandolo critica.

 

Harry alzò gli occhi al cielo con fare esasperato.

 

“Quando la smetterete di ripetermelo? Penso che ci siano cose più serie di cui preoccuparsi di quante ore dorma la notte. Piuttosto, cosa stavi guardando prima che arrivassi?”

 

Hermione si accorse del tentativo di evitare il discorso, ma per questa volta decise di soprassedere, prendendo invece in mano il vecchio tomo che aveva di fronte e girandolo in modo che anche Harry potesse vedere.

 

“Guarda un po’ qua. Questo è uno degli annuari di Hogwarts, non sapevo nemmeno che esistessero, a quanto pare era una tradizione che si è persa negli anni. Non so neanche come lo abbia trovato, ma osserva bene questa pagina, dall’anno 1948.”

 

Harry si sporse un po’ per vedere meglio la pagina ingiallita dal tempo: le fotografie erano in bianco e nero e i volti pettinati secondo la moda dell’epoca sembravano muoversi a scatti. Le divise avevano uno stile più austero e lo stemma era leggermente più grande, ma non fu nessuno di questi particolari ad attirare l’attenzione di Harry, poiché in alto a sinistra vi era la foto di un ragazzo a lui fin troppo noto.

 

Il bianco e nero accentuava ancora di più il contrasto tra la pelle pallida e i capelli neri che ricadevano sulla fronte elegantemente pettinati. Portava la cravatta perfettamente annodata e sulla divisa spiccava il serpente dello stemma della sua Casa. Lo sguardo di Harry tornò a posarsi sugli occhi che, se solo fosse stata una foto a colori, era certo avrebbero brillato di un bagliore rossastro. Sotto l’immagine la didascalia recitava:

 

Tom Orvoloson Riddle

 

“È Voldemort…” sussurrò.

 

“Già, Voldemort quando aveva ancora sedici anni se i miei calcoli sono esatti. Fa impressione vero? Ogni tanto mi dimentico che anche lui è stato un semplice essere umano come tutti noi. Con la gente che si ostina ancora a chiamarlo Tu-Sai-Chi poi…” tralasciò alzando gli occhi al cielo, “in ogni caso, non è per questo che te l’ho mostrato, osserva bene la sua mano.”

 

Harry ubbidì, non avendo nemmeno notato che Riddle aveva un gomito appoggiato al bracciolo della sedia e faceva girare con aria annoiata la propria bacchetta tra le dita. Strizzando un po’ gli occhi però, si notava un particolare significativo, proprio sul dito medio.

 

“Indossa già l’anello dei Gaunt” constatò Harry.

 

Hermione annuì, “E da quello che mi hai raccontato delle tue lezioni con Silente, Tom Riddle lo prese a Morfin nell’estate tra il quinto e sesto anno, per poi chiedere informazioni a Lumacorno sugli Horcrux nel viaggio in treno per arrivare ad Hogwarts” ora aveva cominciato a parlare con una nota d’eccitazione nella voce,  “è importante che tu ti ricordi: quando hai visto Tom Riddle nella Camera dei Segreti, aveva all’incirca sedici anni?

 

Harry non riusciva a capire dove potesse andare a parare quel discorso, ma cercò di fare mente locale su quell’episodio di quasi cinque anni fa.

 

“Si, mi sembra di si all’incirca.”

 

Hermione si alzò in piedi di scatto in un gesto che tratteneva a stento il suo entusiasmo.

 

“Oh, Harry! Forse allora… devo solo controllare, ma se fosse…” farfugliava mentre metteva a posto i libri.

 

Harry era sempre più confuso.

 

“Ehm, Herm? Esattamente cosa hai capito?”

 

“Non sono sicura… potrei anche non trovare nulla…fammi solo controllare…” finì di impilare i libri e sistemarli nella borsa che si mise a tracolla di tutta fretta.

 

“Ehi Herm, aspetta!” le urlò l’amico ancora spaesato.

 

La riccia si fermò ricordandosi di non essere sola e con un sorriso eccitato esclamò: “Forse ci siamo Harry! Forse ci siamo! Devo solo vedere se la mia teoria è esatta. Ci vediamo stasera al Quartier Generale, ti spiegherò tutto, promesso!” E con questo scappò via dalla biblioteca lasciando un Harry attonito con Madama Pince che lo guardava con rimprovero per tutto il baccano creato.

 

 

  
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