Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Winter Wendy    12/11/2012    0 recensioni
Dopo la morte dei genitori, le è stato portato via tutto.
Kengha, sedicenne newyorkese, porta il nome di una gabbianella dal manto aregenteo e spera di imparare a volare.
Kengha decide di trasferirsi all'est della Virginia, con la zia Lana e i suoi otto gatti, per ricominciare e lasciarsi alle spalle il passato.
Ma non è tutto semplice come appare.
Dentro l'anima di Kengha, si nasconde qualcun altro, pronto a venir fuori nei momenti meno opportuni invadendo la testa della ragazza di strani ricordi.
Le due entità fondamentali che mantegono l'equilibrio terrestre la vogliono, e al più presto: Lucifero deve impedire ad un'anima di raggiungere il paradiso, un'anima molto importante, e spetterà ad Kengha guidarla verso l'Eden.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Vuoi una tazza di the, Kengha? -
Sobbalzai, scossa da un tremito.
Ero arrivata a casa di mia zia da poco più di mezz'ora e mi sentivo fuori posto, come un lupo in un pollaio.
-No, grazie- risposi scuotendo la testa con riluttanza. Mi alzai dal divano color crema posto al centro del salotto e salii le scale con passo pesante. Aprii la prima porta che mi ritrovai davanti,dandole una leggera spinta con la mano.
Quella si aprì cigolando, rivelando al suo interno una camera spoglia, con le pareti dipinte di un rosa carne quasi bianco e uno spazioso letto a baldacchino chigolante.
Era la mia camera, lo sentivo.
Non assomigliava per niente a quella che avevo a New York, tinta di un verde smeraldo, il colore dei miei occhi, rifinita agli angoli con una pennellata di nero come i miei capelli, che ricadevano lunghi e leggermente ondulati quasi fino alla vita.
C'era una sola finestra, in questa stanza, incorniciata da vecchie tende scure e polverose.
Miao.
Mi voltai di scatto, spaventata, e osservai a lungo il  gatto che strusciava insistentemente la schiena contro lo stipite della porta.
Cosa dovevo fare?
Mi sentivo persa, lì dentro. Mi mancava New York. Mi mancavano i miei amici.
Non avrei più rivisto le luci della città scintillare durante la notte, regalandomi un pò di felicità.
Basta.
Mi infilai sotto le coperte, immergendo la testa sotto il cuscino.
"Voglio dimenticare" mi dissi "Dimenticherò, lo devo fare"
Poi, con un gemito spalancai gli occhi cacciando indietro le lacrime "Mamma, papà, io non potrò mai dimenticarvi"
  
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