I giorni passarono.
Nella Base della Resistenza la vita
continuava frenetica,
sotto la guida e la supervisione del Dottore e della Divisione Fringe
Originale.
Quasi ogni giorno dovevano difendere
Harvard dagli attacchi
dei Lealisti e degli Osservatori, ma grazie alla geniale inventiva
congiunta
del Dottore e di Walter, le perdite dalla parte dei Ribelli erano
ridotte a
zero.
Il Dottore aveva riattivato il
generatore elettrico centrale
del campus, ormai in disuso da tempo, permettendo anche uno stile di
vita più
umano agli occupanti del quartiere ribelle. Inoltre, grazie ad alcuni
componenti gentilmente offerti dal TARDIS, aveva potenziato la piccola
centrale
elettrica e si era messo al lavoro, con l’aiuto di Peter,
Walter, Jack e, in
minima parte, di John, per la creazione di una bolla protettiva che
comprendesse tutta la zona rivendicata dai Ribelli. Questa precauzione
serviva
anche a ridurre la sorveglianza esterna, permettendo a tutti di poter
riposare
in modo adeguato, in attesa di entrare in azione.
Le incursioni oltre il perimetro
erano ridotte al minimo e,
generalmente, limitate al rifornimento di materiale utile e di cibo. Al
massimo
il Dottore mandava pochi uomini a spiare le mosse degli osservatori, ma
con la
raccomandazione di non farsi vedere e di stare fuori il minimo
indispensabile.
Dopo due settimane, nel laboratorio
di Walter l’atmosfera
era più rilassata. L’intero ambiente era stato
trasformato, lasciando un
angolo, corrispondente alla vecchia stalla di Gene, adibito a
laboratorio
personale del dottor Bishop, per zittire le sue proteste, mentre il
resto era
riconvertito in parte a cucina da campo e in parte a magazzino, mentre
il
vecchio ufficio era diventato la sala riunioni di coloro che, dai
Ribelli,
erano stati eletti a comandanti della Resistenza, ovvero il Dottore, la
Divisione Fringe e i loro compagni.
C’era anche una certa
serenità nei volti degli occupanti del
campus, dovuto principalmente alla rinata speranza, ma anche alla
presenza, tra
loro, del piccolo Peter John Smith, il neonato figlio di Rose, che dopo
i primi
giorni passati all’interno delle pareti protettive della
cabina blu del
Dottore, era stato portato fuori non appena la madre si era ristabilita
dalle
ore di travaglio ed era di nuovo in grado di muoversi.
Rose camminava lungo il corridoio con
il fagottino tra le
braccia. Il bambino dormiva sereno, cullato dal calore e dal battito
del cuore
della madre; tutti si giravano per guardare lei e il piccolo e si
spostavano
per lasciarla passare, rispettosi e reverenziali. Entrò nel
laboratorio e si
sedette vicino al banco cucina, dove John si stava dando da fare
assieme ad
alcuni dei soldati per preparare il pranzo.
“Tutto bene,
tesoro?” la salutò, stampandole un bacio sulle
labbra e guardando adorante il figlio addormentato. Rose
annuì e si guardò
intorno.
“Sono stata fuori. Comincia
a far freddo… volevo uscire in
cortile ma non mi sono fidata. Finchè non avrò
qualcosa di più pesante da
mettere a Pete non vorrei che gli prenda un
malanno…” rispose la bionda
“è così
piccolo e fragile…”
“Non preoccuparti. Il
Dottore ha mandato Jack, Etta e un
gruppo di ribelli a fare rifornimento. Torneranno con tutto
ciò che serve,
anche vestiti pesanti.” la rassicurò.
Rose annuì e si
guardò intorno. Erano tutti indaffarati, in
un modo o nell’altro; vide il Dottore a un tavolo, che
segnava dei punti su una
mappa, discutendo assieme a Peter e Lincoln. Probabilmente stavano
organizzando
qualche colpo contro gli Osservatori. Decise di avvicinarsi e ascoltare
i loro
discorsi.
“Da quello che dicono nel
Settore Due, il quartiere generale
degli Osservatori è alla Freedom Tower.”
informò Peter, segnando il punto.
“Ma è troppo
grande, e noi siamo in pochi.” obiettò Lincoln
“Ci ucciderebbero tutti prima ancora che potessimo
accorgercene.”
“Dove volete
arrivare?” si intromise la bionda, interessata.
Peter fece un passo indietro e la guardò, quindi
sospirò e spiegò il piano.
“Vogliamo arrivare ai piani
alti degli Osservatori. Non si
sono mai mostrati in pubblico, ma sappiamo dove sono.”
“In pratica volete
decapitare il loro sistema? Mi sembra un
piano suicida.” obiettò Rose “Dovreste
pensare a un piano di riserva, è troppo
pericoloso questo.”
Il Dottore la guardò,
pensieroso. La donna aveva ragione:
era un massacro. Doveva trovare un altro modo, ed evitare perdite
inutili.
Stava per dire qualcosa, quando il
gruppo di rifornimento
fece il suo ingresso. Jack ed Henrietta trasportavano un grosso baule
di
metallo, mentre Tony trasportava sulle spalle un grosso sacco di
stoffa,
probabilmente ricavato da un lenzuolo.
Il ragazzo posò il tutto
sul divano e aprì il bozzolo,
rivolgendosi alla sorella.
“Rose, abbiamo trovato
delle cose per il piccolo, vieni a
vedere.”
Rose annuì e si
avvicinò, guardando dentro l’involto: il
lenzuolo era colmo di cose utili per il bambino: vestiti pesanti,
pannolini di
cotone e altre cose apposta per neonati. La donna sorrise e
abbracciò il
fratello.
Jack e Etta, intanto, si erano
avvicinati al gruppo del
Dottore e avevano scambiato con loro due parole. Il Dottore
annuì e corse
fuori, incappando in Charlie.
“Francis, di’ ai
tuoi uomini che ho un piano! Ci sono ancora
alcuni dettagli da definire, ma devono tenersi pronti!”
esclamò.