Prologo.
Seattle di Sabato sera era un luogo da evitare. Un grande via vai di gente, non si capiva chi restava e chi spariva nella notte senza lasciare traccia. Era ovvio che, a nessuno importasse di queste persone. Barboni,zingari,orfani. Tutte persone la cui esistenza non importa a nessuno. Questa era la prima regola su cui dovevano basarsi "Prendi e vattene ma non dare nell'occhio." E le persone che non avevano un'identità erano le più indicate per passare inosservati. ma a lei non era mai piaciuto passare inosservata.
Proprio per questo appollaiata su di un albero,mentre fumava una Marbolo, iniziava a scegliere tra la vasta gamma di persone che le stavano passando sotto, senza accorgersi di essere osservate.
Ad un tratto le giunse alle narici un odore gustoso, dolce e invitante, che le stuzzicava la sete,tenuta a bada per tutto il giorno.
Balzò giù dal possente ramo che reggeva il suo peso,ed atterrò con agilità, stando bene attenta a non spezzare i tacchi delle scarpe che si era comprata la settimana scorsa. Si mosse sinuosa tra gli alberi cercando la fonte di quel sapore dissetante. Quando fu così forte da farle perdere il controllo capì che la sua preda era vicina. Si accorse che l'odore l'aveva portata in un parco giochi per bambini. La fonte non era altri che una bambina, si dondolava felice su di un'altalena,ed incitava, quello che presumibilmente era il padre, a spingerla più forte,e l'uomo ridendo l'accontentava ogni volta.
Involontariamente le salirono alla mente memorie che credeva disperese, sepolte in un angolo della sua mente. Ricordi dolorosi, insopportabili, di una vita passata. Ma mai dimenticata.
"Più in alto papà! Più in alto!" Urlò una bambina dai bellissimi capelli rossi e gli occhi verdi speranza a suo padre, incitandolo a spingere più forte.
"Lily se spingo ancora più forte andrai sulla Luna!" Disse ridendo un'uomo dai capelli corvini avente gli stessi occhi verdi smeraldo della figlia.
"Non voglio andare sulla Luna papà! Voglio raggiungere nonno e nonna in cielo!" disse la piccoletta con gli occhi che brillavano. Il padre rimasto per un attimo interdetto,sorrise dolcemente. Era incredibile quanto una bambina di otto anni potesse essere ingenua.
"Ma tesoro non puoi, se tu li raggiungi poi diventeresti un angelo come loro e io non ti rivedrei più" Disse dolcemente l'uomo.
"Però,un giorno diventerò un angelo?" Chiese Lily vogliosa di sapere
"Principessa, tu sei già un angelo! Il mio!" Rispose il padre prendendo la figlia per la vita e facendola girare, mentre il suono delle loro risate si perdeva in quel magnifico giorno d'estate.
Ripresasi dai suoi ricordi, continuò a guardare quell'incantevole quadretto familiare,e, sempre guardando la scena che aveva davanti se ne andò. La voglia di cacciare le era passata, così come la sete. Iniziò a correre fino al luogo che momentaneamente chiamava casa.
Stanca si guardò allo specchio,che le rimandò l'immagine di una bellissima ragazza dai lunghi boccoli rosso-ramato, un corpo perfetto che all'apparenza sembrava fragile, ma che in realtà era molto più resistente di quel che sembrava. Il suo sguardo percorse tutta la sua figura, osservò la pelle bianca come il latte, ma quella dopo tutto era la pelle di qualcuno il cui cuore non batteva più. Continuò ad osservarsi attentamente come non faceva da tempo,troppo schifata da quello che era diventata.
"Sono ancora il tua angelo papà?" Disse in direzione dello specchio, fissandosi gli occhi.
Quegli occhi un tempo verde smeraldo,adesso, di un'inquietante rosso rubino.
No,Lily Potter non si poteva più definire
un angelo da parecchio tempo ormai.
un angelo da parecchio tempo ormai.