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Autore: Cla90    13/11/2012    0 recensioni
Nel suo mondo, ogni madre, mentre rimboccava le coperte ai propri figli, non raccontava favole, bensì li metteva in guardia dalla pioggia. Ricordava ancora le parole che usava sua madre, ogni notte, quando era piccola.
“Ellie, stai sempre attenta. La pioggia è ingannevole, è pericolosa. Non devi bagnarti! Ricordatelo sempre.”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lavami via

 

Le piaceva la pioggia.
Quel ritmico tintinnio contro il vetro della finestra aveva il potere di rilassarla e di portarle anche una leggera malinconia.
Ellie avrebbe voluto uscire da quella casa, correre in strada e lasciare che quell’acqua la bagnasse e la purificasse. Desiderava davvero che lavasse via ogni suo dolore, ogni suo insostenibile tormento.
Il fatto era che la pioggia l’avrebbe fatto. Una volta bagnata la sua figura, l’avrebbe privata del sentimento più forte che provava in quel momento. Avrebbe dimenticato la persona che amava e per cui soffriva.
Era la leggenda della pioggia.
Nel suo mondo, ogni madre, mentre rimboccava le coperte ai propri figli, non raccontava favole, bensì li metteva in guardia dalla pioggia. Ricordava ancora le parole che usava sua madre, ogni notte, quando era piccola.
“Ellie, stai sempre attenta. La pioggia è ingannevole, è pericolosa. Non devi bagnarti! Ricordatelo sempre.”
Continuava a fissare il cielo plumbeo, respirando contro il vetro e appannandolo di conseguenza, finché non vide una figura che attraversava la strada, correndo verso il portone di quel palazzo.Gabriel.
Una lacrima rigò il viso della ragazza e, mentre tirava su col naso, scoppiò improvvisamente a ridere.
Quante volte gli aveva detto che sembrava un astronauta con quella tuta impermeabile addosso! Ed ogni volta lui aveva risposto con un’alzata di spalle ed un sorriso, affermando che non poteva far altro contro la pioggia, che non poteva permettersi di farsi bagnare, altrimenti l’avrebbe dimenticata.
Un tempo aveva trovato questo suo atteggiamento estremamente dolce come, d’altronde, il modo in cui la guardava o le si rivolgeva, così pieno d’amore che entrambi avrebbero sfidato qualsiasi temporale se qualcuno avesse chiesto loro di farlo.
Si sarebbero gettati nella bufera, mano nella mano, inzuppandosi e dimostrando al mondo intero che quella leggenda era assurda, che il loro amore avrebbe sempre vinto su tutto.
Il rumore secco della serratura che scattava la riportò bruscamente alla realtà e si voltò in direzione della porta dalla quale, entro una manciata di secondi, l’avrebbe visto entrare.
Lo sentì fermarsi sulla soglia e spogliarsi di quella ridicola tuta impermeabile.
Mentre vedeva la sua ombra avvicinarsi alla porta della cucina, per la prima volta in quei quattro mesi di silenzio, capì quanto le fosse mancato. L’sms di buongiorno, le passeggiate sul lungomare e le soste su quella panchina, anche solo per guardare l’orizzonte e i gabbiani sulla spiaggia.
Non appena incrociò lo sguardo di Gabriel, seppe per certo di non aver più fiato per respirare o forza per gridare. Gridare quanto fosse arrabbiata, quanto fosse furiosa del fatto che non fosse stata la pioggia a dividerli, bensì loro stessi.
Non importava perché fosse finita tra loro due, di chi fosse la colpa, chi avesse detto una parola di troppo.
Contava solo il fatto che non potesse sopportare tutto quel dolore. La certezza di non potersi perdonare per gli errori commessi era intollerabile.
Si potevano rimettere insieme i pezzi di un vaso rotto, ma si sarebbero sempre viste le crepe. Non sarebbe mai più potuto tornare come prima. Loro stessi non avrebbero potuto.
Voleva solo dimenticare, ecco tutto.
“Ellie.”
Sentire Gabriel pronunciare il suo nome con quella tristezza nella voce, l’annientò ulteriormente.
Fece qualche passo indietro, mentre le lacrime riprendevano a scendere sulle sue gote.
“Mi dispiace tanto, Gabe.”
L’espressione confusa del ragazzo fu l’ultima cosa che vide prima di voltarsi, aprire la portafinestra e uscire in fretta sul terrazzo.
Le sembrò quasi che la pioggia l’accogliesse con gioia, lavando via il suo dolore, liberandola.
In lontananza udì il ragazzo correre e gridare, e chiuse gli occhi, allargando le braccia e accettando la pace che stava per giungere.
All’improvviso sentì due mani che le afferravano il viso e un paio di labbra che si impadronivano delle sue.
Rimase immobile e, solo dopo qualche istante, si concesse di aprire gli occhi.
Il ragazzo aveva uno sguardo vacuo e lentamente fece scivolare le mani via dal viso della ragazza.
La pioggia l’aveva bagnato completamente.
Ellie spostò lo sguardo e osservò il temporale fare il suo corso.
Le parole di sua madre le risuonarono ancora una volta nella testa.
“Ellie, stai sempre attenta alla pioggia…”
Chissà perché le era venuto in mente.Le piaceva la pioggia.
Quel ritmico tintinnio contro il vetro della finestra aveva il potere di rilassarla e di portarle anche una leggera malinconia.
Ellie avrebbe voluto uscire da quella casa, correre in strada e lasciare che quell’acqua la bagnasse e la purificasse. Desiderava davvero che lavasse via ogni suo dolore, ogni suo insostenibile tormento.
Il fatto era che la pioggia l’avrebbe fatto. Una volta bagnata la sua figura, l’avrebbe privata del sentimento più forte che provava in quel momento. Avrebbe dimenticato la persona che amava e per cui soffriva.
Era la leggenda della pioggia.
Nel suo mondo, ogni madre, mentre rimboccava le coperte ai propri figli, non raccontava favole, bensì li metteva in guardia dalla pioggia. Ricordava ancora le parole che usava sua madre, ogni notte, quando era piccola.
“Ellie, stai sempre attenta. La pioggia è ingannevole, è pericolosa. Non devi bagnarti! Ricordatelo sempre.”
Continuava a fissare il cielo plumbeo, respirando contro il vetro e appannandolo di conseguenza, finché non vide una figura che attraversava la strada, correndo verso il portone di quel palazzo.Gabriel.
Una lacrima rigò il viso della ragazza e, mentre tirava su col naso, scoppiò improvvisamente a ridere.
Quante volte gli aveva detto che sembrava un astronauta con quella tuta impermeabile addosso! Ed ogni volta lui aveva risposto con un’alzata di spalle ed un sorriso, affermando che non poteva far altro contro la pioggia, che non poteva permettersi di farsi bagnare, altrimenti l’avrebbe dimenticata.
Un tempo aveva trovato questo suo atteggiamento estremamente dolce come, d’altronde, il modo in cui la guardava o le si rivolgeva, così pieno d’amore che entrambi avrebbero sfidato qualsiasi temporale se qualcuno avesse chiesto loro di farlo.
Si sarebbero gettati nella bufera, mano nella mano, inzuppandosi e dimostrando al mondo intero che quella leggenda era assurda, che il loro amore avrebbe sempre vinto su tutto.
Il rumore secco della serratura che scattava la riportò bruscamente alla realtà e si voltò in direzione della porta dalla quale, entro una manciata di secondi, l’avrebbe visto entrare.
Lo sentì fermarsi sulla soglia e spogliarsi di quella ridicola tuta impermeabile.
Mentre vedeva la sua ombra avvicinarsi alla porta della cucina, per la prima volta in quei quattro mesi di silenzio, capì quanto le fosse mancato. L’sms di buongiorno, le passeggiate sul lungomare e le soste su quella panchina, anche solo per guardare l’orizzonte e i gabbiani sulla spiaggia.
Non appena incrociò lo sguardo di Gabriel, seppe per certo di non aver più fiato per respirare o forza per gridare. Gridare quanto fosse arrabbiata, quanto fosse furiosa del fatto che non fosse stata la pioggia a dividerli, bensì loro stessi.
Non importava perché fosse finita tra loro due, di chi fosse la colpa, chi avesse detto una parola di troppo.
Contava solo il fatto che non potesse sopportare tutto quel dolore. La certezza di non potersi perdonare per gli errori commessi era intollerabile.
Si potevano rimettere insieme i pezzi di un vaso rotto, ma si sarebbero sempre viste le crepe. Non sarebbe mai più potuto tornare come prima. Loro stessi non avrebbero potuto.
Voleva solo dimenticare, ecco tutto.
“Ellie.”
Sentire Gabriel pronunciare il suo nome con quella tristezza nella voce, l’annientò ulteriormente.
Fece qualche passo indietro, mentre le lacrime riprendevano a scendere sulle sue gote.
“Mi dispiace tanto, Gabe.”
L’espressione confusa del ragazzo fu l’ultima cosa che vide prima di voltarsi, aprire la portafinestra e uscire in fretta sul terrazzo.
Le sembrò quasi che la pioggia l’accogliesse con gioia, lavando via il suo dolore, liberandola.
In lontananza udì il ragazzo correre e gridare, e chiuse gli occhi, allargando le braccia e accettando la pace che stava per giungere.
All’improvviso sentì due mani che le afferravano il viso e un paio di labbra che si impadronivano delle sue.
Rimase immobile e, solo dopo qualche istante, si concesse di aprire gli occhi.
Il ragazzo aveva uno sguardo vacuo e lentamente fece scivolare le mani via dal viso della ragazza.
La pioggia l’aveva bagnato completamente.
Ellie spostò lo sguardo e osservò il temporale fare il suo corso.
Le parole di sua madre le risuonarono ancora una volta nella testa.
“Ellie, stai sempre attenta alla pioggia…”
Chissà perché le era venuto in mente.
  
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