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Autore: DreamyVale    31/05/2007    5 recensioni
La storia è incentrata sul gruppo de Serpeverde e sulla coppia Draco/Pansy, si ambienta nel corso del sesto anno di scuola di Harry Potter, quindi dopo il quinto libro, "L'ordine della Fenice"; la trama si snoda quindi come se tutti gli avvenimenti descritti ne "Il Principe Mezzosangue" non fossero mai avvenuti.
Nel gruppo delle Serpi niente è come appare, tutto è come loro vogliono che sia. Se appartieni ai Serpeverde ogni cosa è ai tuoi piedi, persino i sacrifici che sei cotretto a compiere...
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Millicent Bullstrode, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi citati in questa fanfiction appartengono a J.K.Rowling, così come gli ambienti e la maggior parte delle situazioni descritte, io ho preso solo la libertà di inventare qualcosa, qualche nome e niente di più. Nonostante i personaggi non mi appartengano credo di averli caratterizzati in maniera un po' diversa da come si vede nella saga di Harry Potter, ma trattandosi per lo più dei Serpeverde ho potuto spaziare, visto che questo gruppo è delineato dall'autrice solo marginalmente.
In questa pagina potete vedere i volti che ho dato ai miei personaggi.

Capitolo 2
Outrageous
Nothing else can change my plans


It's outrageous when I move my body
Outrageous when I'm at a party
Outrageous when I'm on the scene
Outrageous let's be it, girl

“Queste feste alla fine si rivelano sempre così noiose!” esclamò Daphne raccogliendosi dietro la nuca i capelli rosso fuoco, lasciando scivolare alcuni boccoli sulle spalle scoperte. Quella sera niente uniformi, Silente aveva organizzato una delle solite celebrazioni così tipiche di Hogwarts per festeggiare le imminenti vacanze di Natale, e tutti gli studenti erano esentati dall’indossare i soliti abiti potendo sbizzarrirsi in ciò che preferivano.
Millicent indossava un semplice vestito azzurro dalle spalline sottili intrecciate con fili argentati, lungo fino al ginocchio, decorato in contro luce da un semplice motivo floreale; nonostante fosse già molto alta di natura la ragazza non rinunciava mai a tacchi alti e sottili su cui camminava alla perfezione lungo i corridoi della scuola.
Pansy aveva optato per qualcosa di diverso ma quanto mai elegante, un vestito di seta verde corto e svasato, drappeggiato attorno al collo, che lasciava scoperta interamente la schiena su cui ricadevano ordinati e composti i lunghi capelli corvini.
Tutti si erano preoccupati di dire che la festa sarebbe stata assolutamente informale, non uno dei soliti balli eleganti in stile medioevale che erano così frequenti a Hogwarts, una semplice festa tra ragazzi, che avrebbe permesso loro di celebrare la serata in maniera tranquilla e rilassata.
Ma simili direttive valevano per gli altri, non per le ragazze Serpeverde. Il significato della parola informale era a loro praticamente sconosciuto, partecipare a una festa senza suscitare vocii e sguardi interessati era una cosa assolutamente inutile, e nel loro comportamento non c’era nulla che potesse definirsi tale. Loro sarebbero entrate in sala facendosi notare, perché era quello che avevano sempre fatto e che sempre avrebbero fatto.
Baluardo di questa filosofia era sicuramente Daphne Greengrass, indubbiamente una delle ragazze più belle di Hogwarts, una di quelle che chiunque si trovava a fissare lungo i corridoi: un chioma di morbidi boccoli rosso fuoco, due occhi verdi e trasparenti, quasi fossero stati fatti apposta per appartenere alle schiere di quella casata, un corpo minuto e ben modellato, una statura perfetta e una grazia e una eleganza che perfino le amiche le invidiavano. Daphne era l’emblema dell’eccesso, del voler apparire e sapeva farlo: sempre.
Anche quella sera aveva indossato qualcosa di troppo elegante e troppo vistoso, che di certo l’avrebbe fatta notare anche dai quadri appesi ai muri di ogni parete: un lungo vestito dorato, senza spalline, che lasciava appena scoperti i piedi e ricadeva naturale sulle forme della ragazza.
Sarebbe di certo stata l’unica vestita a quel modo, anzi, questo era proprio quello che Daphne sperava, ed anzi sapeva, nessuna sarebbe stata come lei, e quello era il motivo principale per cui aveva scelto quell’abbigliamento: stupire.
“Siete pronte?” esclamò Pansy alzandosi dalla sedia davanti alla specchiera, dove stava ultimando il trucco. Le compagne di camera risposero con un deciso cenno della testa seguendola fuori dalla porta. La sala comune era già vuota, probabilmente erano già tutti a cena, erano le nove e dieci e come sempre la festa era iniziata alle nove, e le tre ragazze erano ben consapevoli di questo, ma arrivare in ritardo era un prerogativa che potevano permettersi senza che nessuno, o quasi, avesse niente da ridire.
Camminarono in formazione lungo il corridoio, Pansy al centro, Millicent alla sua destra e Daphne alla sinistra, precedute dall’eco dei loro passi.
“Ma come siamo carine stasera!” arrivò il commento da uno dei quadri lungo la parete destra, un ritratto di Salazar Serpeverde. Le tre ragazze si fermarono salutando con un ossequioso cenno del capo il fondatore della loro illustre casata.
“Festa per le vacanze di Natale…” spiegò Pansy con tono rispettoso “…una delle solite trovate delle vecchie cariatidi che portano avanti questa scuola” continuò con quel suo così tipico sorriso malevolo, strappando al ritratto un’espressione compiaciuta.
“Tenete alto il nome dei Serpeverde, come sempre!” commentò Salazar accennando un inchino prima di scomparire oltre la cornice; le tre ragazze ripreso a camminare arrivando poco dopo davanti al portone della sala grande, dove si teneva la festa; fuori, sulla soglia, a braccia incrociate con la solita espressione scocciata e insofferente la professoressa McGrannit.
“Sono le nove e quindici signorine e la cena è già iniziata” statuì rivolgendo loro uno sguardo severo.
“Siamo state fermate nei corridoi dal nostro capostipite, ci scusi professoressa” rispose Daphne con un’espressione innocente e pentita.
“Salazar…” commentò la McGrannit scuotendo la testa, a bassa voce “…e mi pareva che fosse stato detto a tutti di vestirsi in maniera adeguata per una festa informale!” riprese guardando gli abiti ricercati delle tre Serpi.
“Ognuno si adegua in modo diverso, professoressa” sorrise Pansy inclinando leggermente la testa ricevendo un’occhiata severa dall’anziana strega.
“Noi siamo perfettamente adeguate al nostro stile” aggiunse Millicent convinta.
La McGrannit le guardò serrando le labbra per impedirsi di continuare la discussione, avrebbe potuto e voluto rimandare le ragazze nei dormitori a cambiarsi ma non era lei a capo della loro casata, e qualcosa le diceva che Piton non avrebbe gradito la sua intrusione nell’abbigliamento delle sue ragazze.
“Sbrigatevi, la cena è iniziata” disse con tono perentorio allungando il braccio per indicare la sala grande ricevendo un cenno di finto assenso dalle giovani Serpeverde che si incamminarono verso la loro tavolata.
E successe quanto prevedibile, gli sguardi si spostarono su di loro nel momento esatto in cui misero piede nella sala; non tutti sguardi di ammirazione, i commenti provenienti dal tavolo scarlatto dei Grifondoro erano per una parte tutt’altro che lusinghieri, dettati per lo più dall’invidia di molte ragazze, che trovavano insopportabile un simile sfoggio di egocentrismo e arroganza.
“Alla buonora…” commento Blaise guardando il trio mentre prendeva posto come di consueto.
“Imprevisti…” commentò Pansy noncurante versandosi qualcosa da bere prima di fare cenno a Goyle di metterle un po’ di arrosto nel piatto.
“La vecchia strega era particolarmente insopportabile” commentò Millicent gesticolando annoiata, girando lo sguardo verso la lunga tavolata dei professori che sovrastava l’intera sala.
“Potrei scommettere che aveva qualcosa da ridire sul modo in cui vi siete vestite!” rise Adrian Pucey divertito, ricevendo delle occhiate poco convinte da tutte e tre le ragazze.
“Una festa informale, e voi tre sembrate appena uscite da uno dei migliori balli di casa Malfoy…” intervenne Theodore indicando con un gesto della mano gli abiti delle compagne di casa.
“Avreste preferito vederci conciate così?” sbottò Millicent con espressione disgustata girandosi per indicare la tavolata dei Grifondoro, ricevendo ancora una volta occhiate d’odio e di risentimento.
“Neanche per sogno chery…” rise Blaise rivolto alla bionda con sguardo convinto e vagamente ammiccante.
“Anche perché sappiate che è una cosa che non succederà mai!” aggiunse Daphne portandosi elegantemente una ciocca di capelli dietro la spalla ostentando una espressione annoiata, facendo ridere buona parte degli amici attorno a lei.
“E comunque spero per voi che abbiate provveduto alle nostre consuete scorte per rendere il resto della festa più sopportabile!” continuò la ragazza rivolgendo verso Pansy e Draco, alludendo alle scorte di whiskey incendiario, burrobirra e alcolici che i due erano soliti procurare per le celebrazioni dei Serpeverde.
Pansy girò la testa incontrando gli occhi di ghiaccio di Draco e abbozzando un sorriso malizioso e divertito.
“Abbiamo pensato a tutto come al solito Daph…” rispose il ragazzo senza guardare la rossa, continuando invece a sostenere lo sguardo di Pansy per qualche altro secondo prima di venire interrotto dalla fastidiosa voce del preside: Albus Silente.
“Ragazzi…” esclamò, come ogni volta che deliziava la sala con un lungo e inconcludente discorso “…anche quest’anno le vacanze di Natale sono arrivate!”
“Fa questa scoperta ogni dicembre di ogni dannatissimo anno, come se prima o poi qualcuno dovesse perderle nella foresta stregata queste mistiche vacanze di Natale!” commentò Blaise facendo ridere le schiere Serpeverde.
“La neve sta cadendo ormai copiosa sul giardino della nostra scuola…” riprese il mago allargando le braccia in un gesto solenne.
“Ma possibile che qualcuno stia davvero ad ascoltare tutto quello che dice questo vecchio rimbambito?” borbottò Draco a bassa voce avvicinando la bocca all’orecchio di Pansy che in questo momento gli dava le spalle per rivolgersi verso il tavolo dei professori.
“Malfoy… porta rispetto per il tuo preside!” lo redarguì ironica la ragazza girando la testa verso destra per incontrare gli occhi del giovane Malfoy.
“Tu non lo stai ascoltando…” commentò lui con tono saccente, inarcando un sopracciglio.
“Ah no?” rispose lei sottovoce appoggiando il mento sulla propria spalla per guardarlo meglio.
“No, stai parlando con me Parkinson…” sorrise lui prima di venire interrotto dallo scroscio di applausi che annunciavano la tanto attesa fine del discorso.
La cena proseguì al solito tra chiacchiere sugli ultimi compiti prima di Natale, e discussioni su dove si sarebbero passate le vacanze ormai imminenti: a differenza del solito il gruppo dei Serpeverde aveva deciso di trascorrerle a Hogwarts quest’anno, senza tornare a casa se non la sera della Vigilia per la consueta festa a casa Malfoy, dove ci sarebbero state tutte le famiglie purosangue del mondo magico, tutte le personalità che contavano, in sostanza tutti quelli con cui valeva la pena di avere un rapporto.
Di solito le feste nella Sala Grande si svolgevano così, si cenava e poi Silente con un semplice gesto della bacchetta faceva sparire i tavoli e addobbava le pareti e gli altri mobili a tema per la festa, quest’anno però il preside sembrava aver organizzato qualcosa di diverso…
Quando tutte le tavolate ebbero finito si alzò con fare cerimonioso avvicinandosi alla postazione da cui teneva tutti i suoi noiosi discorsi.
“Per quest’anno…” iniziò a dire cercando di far zittire il vociare confuso degli studenti prima di schiarirsi la voce, “…per quest’anno la festa di Natale non si terrà in questa sala!” disse suscitando commenti e borbottii diffusi.
“…ma si terrà nel mio studio! Una festa privata con lap-dance della professoressa McGrannit!” commentò Adrian a bassa voce mentre gli altri scoppiavano a ridere non troppo silenziosamente.
Blaise intento a bere un bicchiere di succo di zucca che aveva precedentemente corretto con il whiskey che portava sempre nella sua fedele fiaschetta iniziò a tossire, facendo, se possibile crescere maggiormente l’ilarità.
“Adrian ti prego, questa orrenda visione mi bloccherà di certo la crescita!” si lamentò Theo con faccia schifata, senza nemmeno accorgersi che Silente aveva interrotto il suo discorso ed ora, insieme al resto delle persone in sala, stava fissando proprio il loro lato della tavolata.
Pansy girò la testa facendo scorrere lo sguardo sugli altri studenti che li guardavano come se avessero interrotto chissà quale irripetibile cerimonia: era abituata agli sguardi poco convinti degli appartenenti alle altre casate, lei come tutti gli altri suoi compagni Serpeverde erano spesso oggetto di critiche e commenti gratuiti da parte di gente che disapprovava il loro modo di comportarsi, o che trovava da ridire sulle loro osservazioni e sui loro atteggiamenti.
Erano cose a cui loro non prestavano più la minima attenzione, a dire il vero non l’avevano mai prestata, certe parole scivolavano addosso alle Serpi come acqua, senza che loro nemmeno se ne accorgessero, i giudizi della gente non contano quando sei un Serpeverde, contano solo le opinioni di chi ritieni al tuo livello, e la tua casta difficilmente ti giudica davanti ai tuoi occhi, preferisce farlo alle spalle in maniera subdola e meschina, è così che funziona quando appartieni a questa casata, l’apparenza è tutto e, a meno che tu non sia un leader, non ti è concesso esprimere le opinioni sui tuoi pari.
In sala era sceso il silenzio, Draco si passò una mano tra i capelli alzandosi dalla sua sedia e rivolgendosi verso il tavolo dei professori “Ci scusi professor Silente, Adrian ci stava esponendo le sue idee per rendere indimenticabile la festa di stasera!” disse con quel suo fare suadente, il timbro arrogante e distaccato.
“Vuole forse renderci partecipi delle sue idea Signor Pucey?” chiese il preside scaturendo ancora una volta un’incontenibile seguito di risatine dalla tavolata verde-argentata.
“La ringrazio professore, ma è una cosa solo pochi eletti possono capire, non è cosa da tutti avere un simile ingegno quale il mio!” scherzo Adrian gesticolando e alzandosi con fare teatrale verso il soppalco dei docenti.
“Potete riprendere posto, gentilmente…” disse Silente facendo cenno ai due ragazzi di sedersi nuovamente. “Dicevo appunto che la festa si terrà nel giardino della scuola! La professoressa McGrannit è stata così gentile da creare per noi una cupola termica, che ricopre la prima metà del nostro giardino, che è stato preparato a dovere dai nostri elfi perché possiate divertirvi e celebrare queste imminenti vacanze!” esclamò e con un gesto della bacchetta fece scomparire la parete sinistra della sala grande rivelando al suo esterno l’immenso parco innevato di Hogwarts.

The land of ice and snow
Where the midnight sun blows
Hundred thousand lakes glow
In the land of ice and snow

Sopra l’erba era stata creata una pedana di ghiaccio per permettere agli studenti di ballare e muoversi più comodamente, dai lati estremi della lastra partivano degli intricati intrecci di ghiaccio che si sviluppavano verso l’alto, creando una cupola che appariva di cristallo sotto i riflessi dell’enorme luna piena che si stagliava luminosa nel cielo.
Erano stati allestiti cinque tavoli, lunghi e stretti, colmi di cibi e bevande, tutto sembrava essere fatto di ghiaccio, così come le sedie e i piccoli tavolini sparsi qua e là sulla lastra che arrivava fino a metà del giardino degradando in una serie di gradini che si tuffavano in quello che sembrava essere un piccolo lago blu cobalto su cui viaggiavano eleganti cinque coppie di cigni; intorno al lago crescevano piante scure e intricate con enormi fiori rossi e rosa sbocciati e rivolti verso il cielo quasi fossero girasoli notturni; infine nell’aria si potevano notare ad intermittenza piccole luci che si muovevano veloci e dispettose, altro non erano che minuscole Lucifate d’Inverno intente ad assicurarsi che tutto ciò che era stato ghiacciato con tanta cura dagli organizzatori non si sciogliesse, rimanendo sempre freddo e impeccabile.
Un coro stupito si levò all’unisono da tutti gli studenti mentre centinaia di occhi rimanevano incantati alla vista di un simile splendore: era inutile negare l’evidenza, il parco di Hogwarts era stupendo, così incantevole da togliere il fiato, ed ora, ricoperto dalla fitta coltre di neve caduta negli ultimi giorni, e preparato con tanta maestria in ogni piccolo particolare era forse ancor più spettacolare del solito.
“Se volete accomodarvi…che la festa abbia inizio!” esclamò Silente compiaciuto della sua creazione mentre l’eco dei passi dell’intero corpo studenti riecheggiava tra le pareti di pietra della sala grande, diretto all’esterno.
Draco si alzò contemplando la visione del giardino davanti a lui prima di porgere la mano a Pansy perché lo seguisse insieme poi al resto del gruppo.
“E’ stupendo non trovate?” commentò Sally-Anne Perks, avvicinandosi al biondo Malfoy con le braccia incrociate e lo sguardo fisso su di lui. Sally era una di quelle ragazze che non aveva ancora capito il concetto di proprietà privata, o meglio di ‘off limits’.
I suoi comportamenti erano inequivocabilmente e costantemente diretti verso Draco, cercando il suo consenso, la sua approvazione, a volte solo la sua sopportazione, Sally non aveva ancora capito che c’erano delle regole non scritte ma ben chiare a tutti tra i Serpeverde, una delle quali era che Draco non era oggetto di caccia per nessuna, né all’interno di Hogwarts né tantomeno all’esterno, lui era al di fuori della portata di tutti, e Pansy l’aveva fatto capire chiaramente in più occasioni, mandando incantesimi di nascosto a ragazze di ogni casata e ogni età, che avevano anche solo provato ad avvicinare Draco.
Pansy era una persona molto gelosa, non eccessivamente possessiva, ma non tollerava che qualcuno potesse mettere in discussione la sua autorità, ed inoltre era ben consapevole del fatto che Draco non era il tipo di ragazzo da passare inosservato, quello di cui tutte invece dovevano essere consapevoli era che non era merce di scambio, in nessun caso…
“A qualcosa servono quei luridi elfi domestici allora…” commentò sprezzante il giovane Malfoy con un sorriso beffardo portando una mano sulla schiena di Pansy per invitarla a uscire in giardino.

You've gotta live with yourself
For the rest of you life
Do you understand?
Everybody asks the same question
Who do you think you are?

“Perché non ci risparmi i tuoi inutili commenti, Malfoy?” la voce di Hermione Granger risuonò petulante e fastidiosa a poca distanza da loro, accompagnata da una espressione di rimprovero che le si apriva sul viso sotto quella informe groviglio che lei si ostinava a chiamare capelli.
“E’ lei o è solo una visione? La paladina degli elfi indifesi! La piccola adorabile martire dei Grifondoro!” commentò Blaise unendo le mani al petto come in segno di preghiera e alzando lo sguardo verso il cielo con aria sofferente, scaturendo l’ilarità di amici e compagni.
“Gli elfi sono creature che meritano rispetto! Esseri che voi trattate come pezze da piedi e che…” continuo la Granger livida di rabbia come ogni volta che questo argomento veniva trattato.
“…e che comunque consideriamo su un gradino più alto del tuo nella scala evolutiva!” sentenziò Pansy con la sua voce tagliente e lo sguardo indagatore senza minimamente scomporsi mentre avanzava con passo elegante verso il giardino totalmente incurante della mezzosangue che ora la fissava con la bocca spalancata e la guance arrossate dal nervosismo e dalla rabbia.
Il gruppo dei Serpeverde uscì nel parco ridendo per la magra figura appena fatta dalla Grifondoro a cui Pansy non aveva dato nemmeno il tempo di rispondere.
“Stai insidiando il mio primato di insultatrice della Granger!” le fece notare Millicent divertita, scambiandosi uno sguardo complice con l’amica soddisfatta della breve discussione avuta con la pezzente amica di Potter.
Millicent sorrise avvicinandosi poi a Blaise che si era già fatto strada verso il tavolo di ghiaccio decorato con la tovaglia verde della loro casata e che stava guardandosi intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa o qualcuno.
La mano di Draco scivolò lenta lungo la schiena di Pansy che si girò a guardarlo “La mia vipera…” commentò soddisfatto senza nascondere una velata punta di orgoglio.
“Weaneane sarà qui a momenti…” commentò la ragazza sfiorandogli il viso con la mano “…meglio andare che dici?” continuò ricevendo un cenno di assenso dal compagno al suo fianco, mentre iniziarono a camminare fin’oltre la piattaforma di ghiaccio, sul limite sinistro del piccolo lago blu, dalla parte opposta rispetto a dove ora si trovavano i professori
Passarono sì e no una manciata di secondi prima che quello che sembrava un semplice cespuglio di Rosabiancasenzaspina si trasformasse in un uomo alto poco più di un metro nascosto sotto un pesante mantello azzurro scuro, il volto accigliato e contornato da una folta barba bianca e un buffo paio di sopracciglia grigie e irsute.
“La merce è già al suo posto signorino Malfoy, resa visibile con incantesimo del nostro pozionista più potente solo agli appartenenti alla vostra illustre casata e solo a quelli di età inferiore ai vent’anni per escludere naturalmente il vostro capocasa, il professor Piton…” disse con voce con voce atona, colma di sudditanza e rispetto verso Draco.
“Ottimo lavoro Weaneane, i tuoi servigi non saranno dimenticati e saranno tenuti in grande conto da me e la mia famiglia…” rispose il ragazzo con un cenno della mano ricevendo in risposta un inchino da parte del piccolo uomo.
“Lei è troppo gentile signorino Malfoy, e lei è incantevole stasera Milady…” continuò lo strano individuo profondendosi in ulteriori inchini prima di essere congedato dalla coppia e scomparire sotto il suo mantello nel buio nel parco della scuola.
“Tutto è pronto?” la voce di Blaise fece girare contemporaneamente Draco e Pansy che annuirono soddisfatti, Weaneane aveva fatto ancora una volta il suo dovere preparando le scorte di alcolici esattamente dove loro volevano che fossero, al limitare della foresta, dietro un piccolo cespuglio di Baccheribacche, come ogni volta.
Weaneane era il proprietario del più famoso negozio di whiskey e burrobirra di Hogsmade, il suo socio Lycanter era un ex studente di Hogwarts, figlio di un vecchio insegnante di pozioni nella scuola francese di Beauxbatons, e per questo conoscitore di alcuni dei filtri più strani e potenti conosciuti dai maghi di tutto il mondo. Era infatti in grado di rendere invisibile a chi voleva cioè che voleva, con una complicata pozione inventata proprio da lui e testata ormai più e più volte dai ragazzi della casata dei Serpeverde. Anche questa sera, come durante ogni festa, la ‘merce’ era stata correttamente considerata e i festeggiamenti della casata di Salazar potevano cominciare.

Blaise Zabini se ne stava seduto scompostamente su una sedia di ghiaccio insieme ai compagni di casa Thodore Nott e Adrian Pucey, grazie ad un incantesimo le sedie non erano fredde né scomode e i tre, al momento, stavano ridendo di gusto per la figura appena fatta da Ronald Weasley: il rosso si era avvicinato ad una ragazza del suo anno, che avevano scoperto essere Lavanda Brown, per offrirle da bere, ma goffo e impacciato come sempre si dimostrava era scivolato sul ghiaccio della pedana finendo per rovesciare un intero bicchiere di succo di zucca addosso alla ragazza.
“Weasley: idioti oltre che pezzenti!” sentenziò Millicent avvicinandosi ai ragazzi e facendo cenno a Blaise si sedersi più compostamente per prendere posto sulle sue ginocchia.
L’impressione che quei due davano in continuazione era quella di stare insieme, di frequentarsi, di almeno nascondere qualcosa, ma le persone a loro più vicine sapevano che in realtà non era assolutamente così, non ancora quanto meno.
Si stuzzicavano, si rincorrevano, un prendere e lasciare ricorrente che li teneva molto uniti ma non abbastanza da aver fatto scattare quella scintilla che li avrebbe resi qualcosa di più: a Blaise Millicent piaceva, gli piacevano i suoi occhi di ghiaccio, e i capelli di platino, adorava il suo sarcasmo e quell’andatura ondeggiante quando camminava sui tacchi fin troppo alti; gli piaceva quella sua passione per le piante carnivore dell’orto della professoressa Sprite, e la conoscenza impeccabile che la ragazza aveva degli ingredienti di ogni pozione che fosse ordinato loro di preparare dal professor Piton.
Millicent era sicuramente accattivante, e di certo sapeva come ammaliare, anche senza volerlo, ma con Blaise lo voleva, lo voleva fortemente: le piaceva sentire il suo sguardo addosso mentre camminava per sala comune, o i commenti soddisfatti alle battute che lei faceva contro i Grifondoro o contro le altre inutili casate, era in un certo senso attirata da quella sua naturalezza, dal suo lasciarsi cadere sempre scompostamente sulle poltrone di pelle del sotterraneo Serpeverde, con il braccio ripiegato dietro la testa, un piede sul tavolo e una gamba allungata lateralmente. Lo criticava, non faceva altro che rimproverarlo per quel suo comportamento allusivo e indecoroso, ma le sue due amiche, le due compagne di stanza con cui si confidava e che meglio la conoscevano, avevano capito da tempo che la loro era solo una intricata messa in scena per non dover fronteggiare qualcosa che entrambi vedevano avvicinarsi sempre di più.
“L’altro giorno ho sentito una matricola di Tassorosso sostenere che Weasley fosse ‘carino’…” intervenne Pansy con faccia schifata colpendo Theo con l’anca sulla spalla per farlo spostare un po’ e sedendosi poi con lui su metà della sua sedia, prima di rubargli il bicchiere che teneva in mano e berne un sorso “Theo cosa stai bevendo, lubrificante per le scope?” chiese la ragazza disgustata dal sapore troppo alcolico perfino per lei di quel drink.
“E’ una mia creazione, non ti soddisfa?” scherzò il ragazzo riprendendosi il bicchiere quasi indispettito.
Pansy e Theodore si conoscevano molto bene: il fratello maggiore della ragazza, Timothy, era infatti fidanzato da ormai quasi sette anni con la sorella più grande di Theo, Rowena; i due vivevano in un lussuoso cottage poco fuori Edimburgo, e stavano progettando, in una data che sembrava ormai molto vicina, uno sfarzoso matrimonio, che di certo non sarebbe passato inosservato nel mondo della magia, e che anzi si prospettava come uno degli eventi più attesi dalle famiglie purosangue.
I fratelli avevano entrambi 25 anni, si erano conosciuti a Hogwarts, ovviamente nelle schiere Serpeverde, e si erano messi assieme durante il loro ultimo anno di scuola, Rowena aveva dunque trascorso con il fratello Theo metà delle successive vacanze estive a casa Parkinson, mentre per la seconda metà erano stati Timothy e Pansy ad essere ospiti della famiglia Nott.
I due giovani Serpeverde si erano quindi conosciuti quando avevano soltanto otto anni ed erano diventati subito molto amici negli anni precedenti il loro ingresso ad Hogwarts, e il successivo smistamento nella stessa casa, insieme alle amicizie comuni, non avevano fatto altro che rinforzare ulteriormente il loro legame.
“Mmpf…” sbuffò Pansy per prenderlo in giro guardandolo divertita, a volte sembrava strano vedere i Serpeverde in certi atteggiamenti amichevoli, magari vederli sorridere come normali studenti, quello che gli altri vedevano dall’esterno non era nulla, era la loro facciata, spesso veritiera, ma era solo la piccola punta di un enorme iceberg sotto cui si nascondevano persone complesse, relazioni intricate, pensieri, dettagli e amicizie che molti, soprattutto i Grifondoro ritenevano impossibili per la casata verde-argento.
Ma ancora una volta non era importante quello che gli altri credevano, era importante quello che le Serpi volevano far loro credere, e quella che in realtà loro sapevano essere la verità.
C’era un mondo dietro l’arroganza, no il loro comportamento non era finto, né costruito, il modo in cui apparivano era parte integrante del loro essere, era davvero una parte di loro, una parte decisamente consistente del loro modo di essere ma non l’unica: accanto a questa c’era una seconda metà del loro io, riservata a pochi, riservata solo ai propri pari, alle proprie Serpi e difficilmente questo lato era lasciato trasparire in pubblico, come stava accadendo con un semplice sorriso tra Pansy e Theo in quel momento.
“E ancora una volta la impavida paladina dei Grifondoro corre in aiuto del suo amico…” commentò Adrian vedendo la Granger che si avvicinava al tavolo poco distante da loro insieme a Weasley, probabilmente per prendere dell’altro succo di zucca da rovesciare addosso a qualche ragazza.
“Volete piantarla di ridere di Ron?” esclamo lei con la sua voce fastidiosa insinuandosi nella loro conversazione senza aver ottenuto nessun permesso.
“A dire il vero abbiamo appena iniziato” rispose Blaise guardandola dal basso verso l’alto con espressione divertita, allargando le braccia come se le sue parole fossero la cosa più naturale del mondo, esattamente quello che lei si sarebbe dovuta aspettare.
“E poi comunque in questo momento non stavano ridendo di Ron…” intervenne Millicent marcando bene il nome del rosso che li guardava cercando di ostentare rabbia e convinzione, “stavamo ridendo di te!” concluse mentre i suoi compagni cercavano malamente di trattenere qualche risata.
“Pensate di essere tanto furbi, vero?” sbotto la ragazza livida di rabbia, “Pensate che farvi gioco degli altri sia una parte così importante della vostra vita!” continuò sbattendo un bicchiere sul tavolo ghiacciato accanto a lei, “E voi ragazze che vi atteggiate tanto a prime donne, soprattutto tu, Parkinson, non siete altro che le inutili tirapiedi dei maschi della vostra stupida casata!” tuonò indispettita.
Quelle non era parole destinate a rimanere senza risposta, soprattutto se rivolte a una Serpeverde, che, per antonomasia, non era solita lasciarsi sfuggire una provocazione o un pretesto per attaccare briga con qualcuno; Pansy si alzò di scatto dalla sedia fronteggiando la Grifondoro che superava in altezza di una abbondante manciata di centimetri.
“Hermione…” la voce di Potter risuonò alle spalle dell’amica, mentre le metteva una mano sulla spalla, forse cercando di evitare lo scontro che si stava prospettando tra le due ragazze.
Hermione Granger era di certo una Grifondoro, come carattere, come intelligenza, come altruismo e forza d’animo, nascondeva un’indole decisa e testarda, capace di farla riuscire in qualunque impresa si mettesse in testa. Era disprezzata dalle Serpi, questo di sicuro, ma non voleva dire che non fossero consapevoli della sua tempra e del suo carattere, del modo in cui prendeva le cose sempre di petto, affrontando ogni problema, spesso anche il più difficile con una forza che, se fosse appartenuta a un Serpeverde, avrebbero di certo elogiato.
Pansy la insultava, la riteneva indegna, una sporca mezzosangue, ma c’era un motivo per la cui Granger era l’obiettivo preferito delle loro battutine, dei loro scherzi: non era una smidollata, non si sarebbe mai ritirata a piangere in un angolo, avrebbe reagito alle provocazioni, avrebbe iniziato una discussione, un litigio, ed era questo che l’aveva fatta diventare il bersaglio preferito delle ragazze verde-argento.
“Pansy la McGrannit ti sta guardando e non penso tu voglia provocarla di nuovo…” intervenne Theodore prendendo il polso dell’amica, cercando di farla tornare a sedere con lui, cercando di farla calmare e di non provocare l’ennesimo scontro che avrebbe portato per la ragazza solo guai, dopo gli innumerevoli richiami ricevuti durante la settimana alle lezioni di trasfigurazione, per alcuni commenti troppo velenosi su questo o quel Grifondoro.
“Sai cosa trovo estremamente divertente di te Granger?” chiese Pansy con tono stranamente pacato, inclinando la testa, abbozzando un sorriso malevolo mentre continuava a fissare la sua sfidante che nemmeno per un secondo aveva abbassato lo sguardo continuando a tenere gli occhi fissi su quelli della Serpeverde. “Il fatto che continui ad aiutare Weasley nel suo patetico tentativo di conquistare una ragazza, quando l’unica cosa che tu vorresti è che si accorgesse di te…” continuò imperterrita mentre Hermione spalancava gli occhi come colpita da uno schiaffo in pieno viso.
“Ci diavolo ti credi di…” esclamò la Granger ad alta voce attirando su di sé l’attenzione di buona parte dei presenti, compresa quella dei suoi due fedeli compagni, Potter e Weasley che stavano appena dietro di lei, intenti a scambiarsi un’occhiata confusa.
“Signorine, abbiamo forse qualche problema?” la voce della professoressa McGrannit interruppe la sua studentessa che fissava livida di rabbia la sua avversaria.
“No professoressa!” rispose con tono innocente Pansy “Stavamo discutendo dell’ultimo articolo della Gazzetta del Profeta sui Finoli Antartici in estinzione, e la signorina Granger sembra aver preso un po’ troppo male la mia posizione in merito…” continuò mentre Theo, Adrian, Millicent, Blaise ed anche Draco e Daphne che si erano da poco avvicinati a loro, reprimevano malamente una risata e qualche sguardo divertito.
La professoressa non sembrò essere per nulla convinta dalla spiegazione data dalla Serpeverde e si girò verso Hermione per ottenere una risposta più consona ed esaustiva.
“Mi scusi professoressa, in effetti ho preso troppo di petto le argomentazioni della signorina Parkinson” statuì lei senza staccare gli occhi da Pansy, come se volesse farle capire che non era finita, anzi non era nemmeno iniziata.
“Vi prego di controllarvi, siamo a una festa, se dovete discutere sono sicura che riuscirete a farlo in maniera civile” convenne la McGrannit con un cenno del capo, ancora non soddisfatta dal modo in cui le studentesse avevano risposto alle sue domande, prima di girarsi e tornare con gli altri professori attorno al loro tavolo.
Hermione fissò ancora per qualche secondo Pansy prima di aprire la bocca per dire qualcosa ma prontamente Potter le prese un braccio sussurrandole qualcosa all’orecchio cercando di trascinarla via insieme a Weasley.
“I Finoli Antartici…” commentò Adrian scoppiando a ridere con le lacrime agli occhi, riempiendosi il bicchiere di Scrocchia Cola e correggendolo poi con del rum di una delle bottiglie della loro scorta segreta.

La festa proseguì come da copione, risate e scherzi, qualche matricola visibilmente ubriaca che Blaise e Theo avevano fatto bere a tradimento giusto per divertirsi; i professori erano andati a letto da un po’, ma rimanevano di sorveglianza come sempre i fantasmi e Gazza, pronto a scattare verso l’ufficio di Silente al primo problema.
Il custode se ne stava infatti fermo su una sedia con lo sguardo vigile e indagatore, il suo gatto sulle ginocchia, le mani che le accarezzavano avidamente il pelo liscio e scuro.
Il Trio era seduto in riva al lago con altri membri della loro casa, Ronald Weasley stava raccontando qualcosa che sembrava essere per tutti estremamente divertente, persino Lavanda Brown sembrava aver dimenticato l’incidente del succo di zucca e si era unita di nuovo al gruppo con un vestito nuovo di zecca.
I Tassorosso rimasti svegli erano davvero pochi e si erano confusi con i più numerosi Corvonero, alcuni avevano inscenato una partita di Hockey su ghiaccio dopo aver allungato la pedana anche a tutto il resto del giardino con un piccolo incantesimo.
Blaise e Millicent se ne stavano seduti con Daphne e Theo sugli scalini accanto al lago, dalla parte opposta rispetto ai Grifondoro, le ragazze stavano provando alcuni filtri sui cigni cercando di farli cadere al proprio volere, magari per attaccare la casata rivale.
Adrian Pucey era scomparso quasi un’ora prima con Tracey Davies, si era quasi certamente ritirato nei dormitori, o, ancora meglio, in una delle stanze vuote all’ultimo piano a destra prima della torre di astronomia, e di certo non si sarebbe fatto vedere fino al mattino dopo.
Pansy stava camminando lungo la pedana ghiacciata alla ricerca di Draco che sembrava essere scomparso da qualche tempo a quella parte; istintivamente si girò verso sinistra verso un gruppo di Serpeverde per accertarsi che Sally-Anne Perks fosse lì con loro, sarebbe stato quanto mai fastidioso doverla cercare e schiantare se avesse scoperto che per qualche ragione era andata nuovamente dietro a Draco cercando di sedurlo, come aveva fatto già troppe volte.
Si incamminò verso destra, lungo le mura del castello, fino a svoltare dietro l’angolo della torre dei Grifondoro, dove la lastra di ghiaccio sotto i suoi piedi curvava dolcemente trasformandosi poi in una minuscola terrazza delimitata da una balaustra alta poco più di un metro, appoggiato alla quale c’era Draco.
Sporto in avanti con i gomiti sul corrimano, il maglione scuro tirato su sugli avambracci, la testa leggermente inclinata, lo sguardo completamente perso verso la foresta stregata che si perdeva a vista d’occhio contro il cielo scuro.
Pansy mosse qualche passo verso di lui, fino ad arrivare al suo fianco, appoggiandosi con la schiena contro la ringhiera di ghiaccio; Draco si era accorto del suo arrivo ma non aveva ancora dato segno della cosa, si limitava a rimanere fermo e immerso nei suoi pensieri.
“Pensavo fossi fuggito a bordo di una carrozza con Sally-Anne…” commentò la ragazza con tono serafico riuscendo a strappargli un sorriso appena accennato; Draco girò la testa per guardarla, non poteva negare che gli piaceva quella punta di gelosia che Pansy provava verso la Perks, ed infatti in molte occasioni lui si era trovato ad assumere comportamenti vagamente ammiccanti verso la bionda apposta per provocare la reazione della sua ragazza.
Gli piaceva il temperamento intransigente di Pansy, gli piaceva metterlo alla prova, era più forte di lui, doveva stuzzicarla, come se volesse quasi risvegliare in continuazione il suo interesse.
Non che in questo lei fosse da meno.
E aveva tutti i mezzi necessari per ripagarlo con la stessa moneta.
Avere ai suoi piedi Kyle Montague, del settimo anno, era infatti una cosa che le era tornata utile in più e più occasioni: quando litigava con Draco, quando lui esagerava un po’ troppo nel suo essere autoritario con lei, o nei commenti che non sempre lei accettava, sedersi su uno dei divanetti a flirtare volutamente con Kyle era una cosa che urtava i nervi nel giovane Malfoy come poche altre, e Pansy lo sapeva.
Nel corso nel suo terzo anno la ragazza aveva infatti avuto una storia con il compagno di casa, una relazione per così dire, durata poco più di qualche mese: Kyle non era quello che si poteva definire una Serpe piena di istinto e arguzia, era simile più che altro a Tiger, o Goyle, Serpeverde per nome e tirapiedi di fatto.
Ma aveva comunque la sua utilità.
Era di certo di bella presenza, alto, profondi occhi azzurri, un fisico scolpito, un talento naturale per il quidditch, Pansy si divertiva da morire a illuderlo per far ingelosire Draco, cose che il più delle volte funzionava alla perfezione, certo senza che la cosa fosse notata da nessuno, Malfoy era maestro nel nascondere le sue emozioni, ma lei lo notava, eccome.
“Questo vuol dire che l’hai già schiantata? O annegata nel lago?” chiese con una punta di ironia inclinando la testa per guardarla meglio.
“Non ancora…ma ci stavo proprio pensando…” sorrise lei, sincera, una di quelle espressioni che solo lui e gli amici più intimi potevano vedere aprirsi sul suo viso, gli occhi scuri che si illuminavano, la fossetta all’angolo destro della bocca, i denti bianchi e perfetti in contrasto con la pelle olivastra.
Pansy era fisicamente agli antipodi rispetto a Draco: capelli di platino uno, corvini come l’onice l’altra, entrambi con gli occhi verdi, ma lui chiari fino ad essere quasi trasparenti, lei scuri fino a sembrare quasi castani. Il giovane Malfoy aveva la pelle pallida e chiara, lei olivastra e dorata, che contrastava con quella del ragazzo come il giorno contrasta con la notte: erano agli opposti e forse per questo la gente rimaneva sempre stupita ed ammaliata nel vederli insieme, quasi stregata dall’inconfutabile aura che emanavano già separatamente ma in coppia ancora di più.
“Sei di umore ancora peggiore del solito oggi Malfoy…” continuò lei vista la mancata risposta del ragazzo al suo precedente commento, alzando la mano e scostandogli una ciocca di capelli dal viso. “Dopo la discussione di oggi pomeriggio sei addirittura quasi venuto a scusarti, la cosa è grave…”.
“Non mi sono scusato!” la interruppe Draco voltandosi indispettito: era quello che Pansy voleva ottenere, una reazione. La ragazza cerco di trattenere una risata, con scarsi risultati e Malfoy scosse la testa scocciato non appena capì che la provocazione era stata lanciata volutamente per risvegliarlo da quel torpore che l’aveva avvolto per tutta la giornata. “Ripeto quello che ho detto prima Parkinson, stai diventando noiosa…” commentò scrollando le spalle, riprendendo il tono distaccato e autoritario che era solito usare.
Pansy si mosse sedendosi con un piccolo balzo sulla ringhiera della balaustra, incrociando le mani e inclinando la testa per cercare di incontrare i suoi occhi ma senza riuscirci.
“E’ da quando hai ricevuto quel gufo ieri sera che sei intrattabile…” continuò insistente, non aveva intenzione di lasciar cadere l’argomento, e lui sapeva che non sarebbe successo, Pansy voleva sapere cosa gli passava per la testa, voleva sapere perché era così.
Se qualcuno si fosse spinto troppo oltre nel parlare con Malfoy sarebbe finito male, molto male, schiantato nella foresta stregata o in preda agli spasmi di un crucio, come altre volte era successo; ma a Pansy era consentito chiedere, era consentito voler sapere, Draco glielo permetteva perché sapeva che lei non avrebbe pronunciato frasi stupide o di circostanza come tutto il resto della marmaglia che gravitava loro intorno, se avesse avuto qualcosa da dire l’avrebbe detto altrimenti sarebbe rimasta semplicemente in silenzio ad ascoltarlo, senza compatimenti, né parole scontate.

Here is my little secret
Stay back or I will kill
Kill, kill
Here is my little secret
Stay back or I will kill
Kill, kill, kill, kill

“Hanno scarcerato mio padre” disse così di punto in bianco, alzando lo sguardo negli occhi scuri della ragazza mentre una crescente espressione di stupore le si dipingeva sul viso.
Lucius Malfoy, finito ad Azkaban in seguito agli eventi del Ministero dell’estate precedente, era stato scarcerato.
Non era una cosa comune essere rilasciati da Azkaban con una tale velocità, ma dopotutto era di un Malfoy che si stava parlando e di comune non c’era quasi nulla in loro.
“Un… vecchio amico di famiglia si è fatto avanti, dicendo che era lui quel giorno al Ministero, è riuscito a portare delle prove e… le accuse contro mio padre sono cadute” spiegò fermando la voce per qualche istante nel corso della frase, come se stesse cercando la forza per proseguire. “Era sua la lettera di ieri sera, mi stava informando della cosa” concluse staccandosi dalla balaustra e tirandosi su, appoggiando le mani sulla ringhiera di ghiaccio e scuotendo la testa impercettibilmente.
“Quindi è pulito, tornato a casa e pronto a ricominciare…” commentò lei a bassa voce, quasi come se non volesse farsi sentire.
Un sorriso si aprì sul volto del ragazzo “Ora possiamo riprendere in mano tutto quello che è stato mandato a monte dall’inutile Potter quella sera, al Ministero…” le disse mentre lei scivolava giù dalla ringhiera rimettendosi in piedi e allungando la mano verso di lui; il ragazzo la prese e si avvicinò a lei portandole una mano intorno alla vita e continuando a tenere la sua nell’altra. Pansy gli accarezzò il viso con un sorriso soddisfatto avvicinandosi poi per baciarlo, facendogli scorrere il palmo aperto sul petto lungo il maglione.
“Con tuo padre di nuovo al comando tutto tornerà come deve essere, Malfoy…” continuò la ragazza staccando un attimo le labbra dalle sue e poi fermandosi un attimo.
“Questo però non ha ancora spiegato…” iniziò a dire alludendo al fatto che non aveva del tutto spiegato il motivo del suo malumore, del suo nervosismo.
“Non sarà la cosa più facile del mondo riaverlo a casa dopo…” la interruppe lasciando poi cadere la frase mentre Pansy gli passava una mano tra i capelli.
“Forse dovresti tornare per le vacanze di Natale” propose.
Nonostante il loro progetto per quelle settimane fosse di rimanere a Hogwarts e tornare solo per la festa a casa sua, riteneva che sarebbe stato meglio per Draco passare del tempo con suo padre dopo tutta la faccenda del Ministero e l’estate passata separati.
“Non lo so, di certo tornerò il giorno prima della festa, mia madre impazzisce prima di certi eventi e vorrei evitare che il rientro di mio padre sia un momento di follia generale” commentò ironico strappandole un sorriso; “Poi magari mi fermerò qualche giorno” concluse e la ragazza annuì in assenso passandogli il pollice sulle labbra prima di baciarlo di nuovo.
“Neanche Azkaban può fermare un Malfoy…” sorrise a pochi millimetri dalla sua bocca.
“Niente può farlo” rispose lui a bassa voce colmando la piccola distanza tra loro.


I will keep the legacy
Of the lord of all
What they see is not a dream
Of a starless world
Nothing else can change my plans
And my destiny one more time
I´ll go to war

Note dell'autrice

Credits: le canzoni usate sono "Outrageous" di Britney Spears, "The Land of Ice and Snow" degli Stratovarius, "Who Do You Think You Are?" dei Duran Duran, "My Little Secret" dei Caliban e "Nothing Can Stop Me" dei Synthphonia Suprema

Ringraziamenti: Il più grande ringraziamento va a Ju (Magical_Illusion su questo sito) per avermi ispirato e avermi fatto venire la voglia di scrivere. Questa fanfic è interamente dedicata a lei! Grazie anche a Lys per il supporto e i consigli musicali e a Gio, Mione, per il bellissimo commento!

  
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