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Autore: demsstrength    15/11/2012    7 recensioni
Meredith Wears è una sedicenne che si trasferisce a Londra.
Cerca di essere ottimista ma trova compagni ancor più stronzi di quelli a Napoli.
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- Meredith Wears. Che dici se ci iniziamo a conoscere con una sana scopata? Magari a casa mia.- mi sussurrò qualcuno prendendomi i fianchi da dietro.
-Non toccare mia sorella Tomlinson.-
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.. io dovrei fare un disegno per domani..- si avvicinava ancora.
-Se vuoi che te lo faccia hai sbagliato persona.- continuai io con tono calmo, come sempre.
Prese il mio braccio e mi strattonò facendomi avvicinare ancora di più a lui.
-Tu mi farai quel disegno.- mi sussurrò.
Annuii a testa bassa.
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Senza dire niente mi posò le labbra sulla fronte, come una mamma fa con il figlio per controllare se ha la temperatura alta. Irrigidii e sbarrai leggermente gli occhi stranita per quella sua reazione e come me anche i ragazzi restarono scioccati.
-Non hai niente, ti riaccompagno io appena finiamo.- mi mise una mano dietro la testa e mi sorrise, per poi spingermi in avanti quasi dolcemente.
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Che ne dite? Vi ha incuriosito? Sono piccole parti prese da vari capitoli.. vi aspetto c:
Sciaau bele!
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Buon giorno famiglia!- urlai entrando sorridente in cucina dove c’erano i miei genitori a fare colazione, quel pigrone nullafacente di mio fratello stava dormendo.

-Buon Giorno Meredith, cos’è tutta questa energia?- chiese mia madre dandomi un bacio sulla guancia.

-Booh, forse perché è sabato.- continuai sorridendo mettendomi seduta a tavola accanto a mio padre che leggeva il giornale sorseggiando
caffè, serio come sempre.

-Che hai fatto ieri con quel ragazzo?- ecco il perché di tutta questa allegria, vero papi?

-Oh niente.. sono tornata a casa prima..-

-Che intendi per ‘niente’?- continuò senza guardarmi e sempre nella stessa posizione.

-Abbiamo fatto una passeggiata lungo il Tamigi.- cominciai a sorseggiare un caffèlatte nella mia tazza blu a pois bianchi.

-Sai..- girò la pagina -..mi piace quel ragazzo, poi ho scoperto che il padre è un mio collega, che ne dici di invitarlo qui a pranzo?- quasi mi affogai e cominciai a tossire rumorosamente.

-Ehh??- tossii ancora –no, siamo solo amici e solo amici rimarremo.- dissi cercando di calmarmi, poi mi alzai da tavola e andai verso la mensola dove c’era il mio cellulare che aveva vibrato.

‘Buon giorno Mer. Che ne dici se ti passo a prendere e mangi da me?’sorrisi spontaneamente guardando che quel messaggio si trovava nella conversazione con Louis, allora non avevo fatto solo un bel sogno. Stavo per salvare il numero ma qualcuno cercò di prendermi il telefono di mano.

-Dimmi di chi è il messaggio per cui hai sorriso. Sei ancora una bambina ed è già tanto che ti ho fatta uscire ieri..-

-Nessuno pa’, non rompere.- lo interruppi e presi la tazza continuando a sorseggiarla salendo le scale, diretta in camera mia.

‘Certo. Non preoccuparti, vengo a piedi, è una bella giornata e mi farebbe bene fare una passeggiata’

‘Come vuoi.. allora ti aspetto qui. xx’ ‘PS. Non vestirti troppo sportiva ma mettiti comoda ;)’

Mi rimisi sotto le coperte e accesi il pc entrando subito su twitter.

Cercai Louis Tomlinson ma non c’era nessuno con quel nome.

Dopo un giro veloce lo chiusi e uscii dal letto, capendo che non potevo più prendere sonno.

Feci una doccia lenta e rilassante, con il mio bagnoschiuma preferito, alle rose. Una volta uscita mi avvolsi nell’accappatoio con i capelli raccolti in un 'turbante' e mi diressi verso il guardaroba cominciando a fissare un punto indefinito.

Dovevo cercare qualcosa di non troppo sportivo ma comodo e non era poi così tanto difficile visto il mio stile; alla fine tirai fuori un vestitino a fiori che poggiai sul  letto per poi andare ad asciugare i capelli. Una volta asciugati erano ricci quindi li piastrai, ma non troppo, in modo da lasciarli lisci sulle punte e poi misi un velo di fard. Mi vestii e misi un paio di francesine sotto, aggiungendo in seguito una borsetta di cuoio che mi aveva regalato mio fratello al mio compleanno.

-Mamma, papà. Io esco.- urlai dall’ingresso prendendo il mio mazzo di chiavi.

-Dove vai?- chiese mio padre uscendo dallo studio.

-Da Abbie.-                                                       

-Vestita così?-

-Si.. oggi andiamo al centro commerciale con sua madre.- mentii nuovamente.

-Ok, allora ti accompagno con la macchina.- senza aspettare una mia risposta prese le chiavi della macchina e partì.

-Papà, ferma è qui.- lo feci fermare e provai ad aprire.

-Papà, puoi togliere la sicura ora..- continuai notando che non si apriva. Senza dire parola scese dalla macchina, mi venne ad aprire e mi seguii fin sotto il cancelletto che era aperto. Mi seguii anche fin sotto la porta di casa e credo che stavo sudando fredda.

-Chi è?- sentimmo dire da dentro.

-Sono io. Meredith.- il ragazzo aprì la porta con un sorriso che avrebbe illuminato il mondo, ma che si spense quando vide mio padre.

-Papà.. lui è il fratello di Abbie.. lei è in casa veero?- feci io con una faccia che avrebbe dovuto spingere Louis a mentire.

-Si, mia sorella è in bagno..- si guardò i guantoni da cucina e li tolse subito –noi stavamo cucinando.- disse imbarazzato.

-E i vostri genitori?-

-I miei sono divorziati, mia madre è uscita.- ci furono un paio di secondi di silenzio poi mio padre mi guardò e se ne andò senza dire niente.

-Ciao Lou..- abbassai lo sguardo rossa in viso.

-Accomodati Mer.- si mise ad un angola della porta per farmi entrare, poi, avemmo entrambi la stessa idea di vedere se mio padre era ancora fuori o partiva; quello lì sarebbe restato anche tutto il giorno lì fuori pur di controllarmi.

-Sai… se non mi sarebbe arrivato il messaggio di stamattina avrei creduto che fosse tutto un sogno..- mi sedetti sul divano. Sorrise.

-Sei venuta in anticipo.. stavo ancora preparando..-

-Posso aiutarti.- mi alzai sorridente. Mi fece cenno di seguirlo e mentre io avanzavo verso il forno acceso lui rimaneva sulla porta; mi abbassai e cominciai a scrutare attentamente l’interno illuminato del forno.

-Arrosto.- chiusi gli occhi per sentirne il profumo –l’hai fatto tu?- mi voltai e lui annuì.

-Non credevo sapessi cucinare.- poggiai la mano sul marmo freddo del piano della cucina per non cadere.

-Tu non sai molte cose di me.- si avvicinò anche lui e si abbassò di fronte a me guardando nel forno; poi si alzò e guardandomi dall’alto mi porse la mano. La afferrai ma una volta su mi trovai a pochissimi centimetri da lui. Arrossii, ancora.

-Sai che sei più bella quando arrossisci?- soffiò sulle mie labbra.

-Banale, ma efficace.- risi.

I nostri sguardi passarono dagli occhi alle labbra dell’altro più volte e sempre più velocemente fin quando si chiusero quando il signorino di fronte a me ebbe la meravigliosa idea di eliminare della distanza tra le nostre bocche e baciarmi. Cominciavo a credere fosse tutto un sogno; era così.. così incredibile.

Quando ci staccammo mi sorrise, ma quel suo sorriso si trasformò subito in una smorfia, la stessa smorfia che si dipinse sul mio viso. Puzza, puzza di bruciato.

-No..- si piegò ma nel mettere la mano sulla maniglia per aprirlo la ritirò dando un urlo.

-Oddio Lou..- aprii la fontana e lui ci mise la mano sotto.  

Non ridere Meredith. Non ridere per la sua faccia.

-Cazzo, brucia.- continuò mordendosi il labbro a sangue e guardando scorrere l’acqua sulla sua mano per rinfrescarla. Poi alzò lo sguardo e, quando mi vide rientrare nella stanza con la pomata per le scottature, ri si ricompose facendo finta di stare bene.

-Sto bene, non dovevi prendere la pomata.- disse cercando di sembrare il più normale possibile.

-Dammi la mano..- scossi la testa divertita per poi prendergli la mano e dopo averla asciugata con un panno da cucina, spalmarci su la pomata.

-E’ mai possibile che devi sempre farti male quando vengo qui?- risi ancora lasciandogli la mano. Poi misi il guantone da cucina e tirai fuori l’arrosto ormai immangiabile.

-Che si fa?- fece lui continuando a guardare l’arrosto bruciacchiato sul tavolo.

-Se vuoi posso cucinare qualcosa io.. boh, una cotoletta magari.- alzai lo sguardo sul ragazzo che sventolava la mano ustionata per rinfrescarla e annuì.

-Ti aiuterei ma posso solo passarti gli ingredienti.. facciamo che sono il tuo aiuto cuoco.- aprì il frigo e, mantenendolo aperto con una gamba, ne estrasse due fette di carne, un uovo e un limone. Poi mentre io sbattevo l’uovo in un bicchiere lui mi prese sempre con una sola mano il pane grattugiato.

Quando ebbi tutto quello che mi serviva misi l’uovo sbattuto in un piatto e ci ‘inzuppai’ dentro la prima fetta di carne in modo da ricoprirla tutta e così feci anche con la seconda; una volta ricoperte di quel liquido appiccicoso che continuava a colare, le passai più volte nel pane grattugiato e infine, dopo aver preparato una padella, le misi a cuocere.

-Dove hai imparato a cucinare?- chiese Lou mentre mi osservava spegnere il fuoco e mettere le due cotolette nei piatti.

-A casa cucinavo sempre io, visto che mia madre non c’è mai..- sorrisi prendendo il limone e tagliandolo a metà per poi spremerne una parte sulle due cotolette.

-Dove trovo la tovaglia e le posate?- chiesi al ragazzo.

-A quello ci ho pensato già io.- mi sorrise e mi fece cenno di seguirlo con la testa.

Arrivammo nella sala da pranzo, credo che veniva usata solo per le grandi occasioni guardando il modo in cui era tenuta. Al centro della sala c’era un tavolo bianco e rettangolare che risaltava sul parquet scuro preparato a modo  con anche dei contorni e posai i due piatti con il nostro ‘pranzo’ sui sottopiatti. Poi Louis fece cenno di sedermi e uscì dalla stanza senza che potessi seguirlo; ritornò poco dopo con una bottiglia di vino tutto sorridente.

-Lou.. ehm.. io non bevo..-

-Dai, solo un bicchiere. Così ci ubriachiamo e poi andiamo di sopra il camera mia.- sorrise maliziosamente sedendosi di fronte a me.

-E’ una presa per il culo, vero?-

-Si..- scosse la testa divertito e cacciò da sotto al tavolo una bottiglia di coca-cola.

 

-Ti è piaciuto?- chiesi a Louis finendo di masticare l’ultimo pezzetto di carne e lui annuì pulendosi il muso.

-Si..- continuò –Ma dovevo cucinare io.- scherzò per poi alzarsi da tavola.

-Non dobbiamo sistemare?- chiesi indicando i piatti sporchi con aria interrogativa.

-Ti odio quando fai così, sei mia ospite e non devi toccare un piatto- mi prese la mano e mi portò nuovamente in salotto poi, dopo essere andato in cucina lo vidi tornare con una ciotola di gelato e due cucchiai.

-Credo di aver capito i tuoi piani per il pomeriggio..- sorrisi e lui sedette accanto a me togliendosi le scarpe aiutandosi con i piedi.

Mi ritrovai accovacciata sotto al suo braccio che mi cingeva la spalla calorosamente mangiando il gelato nella sua stessa ciotola.

Cavolo.. crederci era complicato davvero.. il ragazzo che mi rovinava la vita ora mi rendeva felice.

E se è tutto uno scherzo? Se ti sta solo prendendo in giro?

No lui non lo farebbe… oppure si..

E se invece vuole farti innamorare e poi vederti stare male?

-Meredith. Hey Mer..-

-Si, che… cosa… che succede..?- quasi urlai svegliandomi da quella specie di trans  in cui ero caduta.

-Cavolo, mi hai fatto prendere un colpo.. non ti svegliavi più..-

-Scusa, stavo pensando.- abbozzai un sorriso per destare meno sospetti possibili.

-A che cosa?- chiese con aria disinvolta leccando il cucchiaio con cui stava mangiando il gelato.

-No niente..- cercai di liquidarlo ma, per il poco che lo conoscevo, sapevo che fin quando non avrebbe saputo cosa mi girava nella testa non si sarebbe arreso.

Diede un’ultima leccatina al cucchiaio e poi lo posò nella ciotola vuota accanto al mio.

-Che facciamo?- chiesi chinandomi e posando la ciotola sul tavolino di vetro per poi ritornare tra le sue braccia.

-Facciamo un gioco, obbligo o verità.-

Ok, obbligo o verità, bene, sono fottuta.

-No dai, è scocciante se siamo solo in due.. possiamo andare a studiare però..-

-E tu vuoi sprecare un pomeriggio con me studiando?- sorrise maliziosamente –magari posso chiamare i ragazzi e giochiamo insieme- continuò poi vedendo la mia faccia che doveva sembrare spaventata, ma le mie doti teatrali non sono delle migliori.

-E tu vuoi sprecare un pomeriggio con me chiamando anche i ragazzi?- lo imitai. Mi guardò per qualche secondo divertito, poi posò il telefono che aveva preso prima per avvertirli e mi abbracciò.

 

 

 

*si nasconde*
Scusatemi tutti per l'immenso ritardo e per la merdostà del capitolo.
*fa gli occhi dolci*
*nessuno se la caga*
Parlando del capitolo:
sto andando troppo veloce?
credo di si, ma ho un piano
*si strofina le mani*
uuuh che piano c:
Forse mi tocca abolire quello vecchio ma comunque su quello
ho l'idea di scrivere una OS..
Non posso allargarmi che tra un po devo staccare quindi, grazie a tutti quelli
che seguono e che recensiscono e mi scuso ancora per gli errori.
Aspetto una vostra recensione, ciao belle c:
UUUn attimo! Se devo ancora passare da qualcuno avvertitemi -Louisa

  
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