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Autore: kannuki    15/11/2012    3 recensioni
“Non voglio uccidere nessuno... mai più...”
Ma sì, ma sì. Era sempre l'ultima sigaretta, l'ultimo bicchiere, l'ultimo amore. Klaus sogghignò. C'era sempre qualcosa o qualcuno per cui resistere. La principessina di Mystic Falls non era dissimile da qualsiasi altro vampiro. Credono sempre di essere speciali. Diversi. Giurano e spergiurano sulla prima e ultima volta. E poi cadono tutti.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Ciao a tutte! Speravo di aggiornare prima della prossima puntata di TVD, ma è impossibile (per tempi tecnici) Che faccio, spoilero? Ma sì che poi sembra che ho 'copiato' :D Klaus scoprirà che il tatuaggio è apparso addosso a Jeremy, April suonerà ad una certa porta ed Elena... ehm ehm... * kannuki fischietta *
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Ila_D: appena posso, faccio un salto =)
Kithiara: il tuo avatar è sempre in forma!!! ;)
Taisha: 'aiutare' è una parola grossa, diciamo che se la potrà spingere in un burrone lo farà. =)



Che cosa stai facendo?!”

Caroline comparve dal nulla sottraendogli il blocco notes. La penna nera strisciò lungo tutta la pagina e Klaus alzò appena un sopracciglio.

La vampira lo fissò delusa. “La lista della spesa?”

I piani per conquistare il mondo sono nella cassaforte” annunciò allungando la mano. Caroline gli gettò il blocco con un gesto dispregiativo.

Si recava al Mystic Grill per la buona musica. Una volta, prima di tutte quelle interruzioni, riusciva anche a pensare. “Grazie.”

Un uccellino mi ha detto che stai infastidendo la mia amica.”

Siediti o vattene. Mi innervosiscono le persone che non sanno prendere una decisione” dichiarò spuntando alcune voci dalla lista.

Adoro innervosire la gente.”

Klaus la guardò dal basso e sospirò. “Che vuoi, Caroline? Pensavo mi odiassi per aver distrutto il tuo bell'idillio.”

Non meriti il mio odio e Tyler si è comportato come un idiota” affermò piombando a sedere. “Perché gironzoli attorno ad Elena?”

Klaus batté le palpebre, annoiato.

E' stata vista scendere dalla tua macchina.”

E' per questo che detesto le piccole città” il vampiro sorrise e smosse il ghiaccio che galleggiava nel whisky. “Posso offrirti da bere?”

No, grazie. Non mi trattengo.” Caroline sorrise di rimando, accavallando una gamba. “Fa del male ad Elena e ti prendo a calci in culo per tutta Mystic Falls.”

Interessante... piuttosto impegnativo” mormorò spostando casualmente gli oggetti sul tavolino. “Potrei essere innocente, per una volta. Potrei... come si dice? Essere stato abbordato.”

Caroline sghignazzò, ritenendo la cosa impossibile.

Diffida delle persone che ti amano perché sono i tuoi peggior nemici. Chiacchierare con uno sconosciuto allieta lo spirito. Forse Elena ha pensato di chiedere aiuto all'unica persona che non la sta giudicando.”

Chiedere aiuto? Caroline lo fissò ancora e quando si rialzò, il vampiro tornò a riaprire il blocco notes. “Ti ha tradita o no?”

Non ti riguarda.”

Con una sventola del genere, non ci penserei due volte.”

Klaus incassò l'offesa verbale di Caroline e infilò la penna fra i capelli, grattando la cute. Dove era rimasto? Buste di plastica nera. Non se ne ha mai abbastanza, pensò annotandole e girando tre fogli insieme. Il primo punto della lista era stato affrontato. Il secondo era spuntato e pronto ad essere depennato. Mh... Elena non avrebbe mai rinunciato al suo amore, ora che l'aveva riconquistato. Allontanarla da Stefan era un compito arduo, forse impossibile. Ma di cosa aveva paura, Elena Gilbert? Di perdere il controllo. La sua mente vacillava ad ogni omicidio. Poteva spingerla alla pazzia un po' alla volta. La faccenda si complicava sommando i tre fattori di disturbo Caroline/Stefan/Damon. Doveva metterli contro di lei. Avrebbe raddoppiato le attenzioni e in capo ad una settimana, sarebbe parso evidente che Elena era 'sotto la sua protezione'. Caroline avrebbe fatto il diavolo a quattro, ne sarebbe scaturita una lite. Elena si sarebbe rifugiata, nel migliore dei mondi possibili, fra le braccia di Damon Salvatore. La frattura sarebbe stata irrimediabile, il senso di colpa le avrebbe tolto il sonno e la ragione. Nella proiezione più ottimistica, Elena sarebbe arrivata ad elemosinare i suoi consigli. L'importante era tenerla vicina, apparire innocente ai suoi occhi. Disponibile. E solo alla fine, quando ormai non sarebbe stato più divertente, le avrebbe inferto l'ultimo colpo, quello mortale. Klaus mollò la penna sul tavolino, stirò le braccia all'indietro e sorrise piacevolmente. “La vendetta è minuziosa, va nei particolari, infetta le piaghe” recitò a bassa voce. “Avresti fatto meglio a lasciarlo in vita, tesoro...”

***

Sei tornata prima!”

Jeremy si affrettò a richiudere il blocco con gli schizzi e infilò la maglietta. Era complicato disegnare il tatuaggio apparso sulla schiena ma non c'era altro modo di farlo. Uno specchio angolato e tanta pazienza erano le sue uniche armi.

Non mi trattengo!” urlò Elena dalla stanza attigua aprendo l'armadio.

Jeremy si umettò le labbra e si affacciò timidamente. “Esci con Stefan?”

La stampella le cadde di mano e la sorella lo fissò disorientata. Sedette sul letto con il vestito avvolto su un braccio e scosse la testa. “Ci siamo presi una pausa.”

Una pausa? Ma come, erano appena tornati insieme! “Definitiva?”

Elena bisbigliò fra i denti e guardò la finestra semichiusa. Fece cenno al ragazzo di restare in silenzio, sollevò piano piano il saliscendi e sporse la testa. “Resta in casa e non farlo entrare per nessun motivo al mondo” gli ordinò parlando a fior di labbra.

E' Klaus?” sussurrò con una brutta smorfia.

Elena annuì e, passando di fronte allo specchio, si aggiustò i capelli, le spalline della maglietta e quando si accorse di come la guardava Jeremy, si vergognò e lasciò perdere. La rottura con Stefan le aveva tolto il terreno da sotto i piedi, ma – era quella, la parte brutta – le dava modo di pensare alla sua nuova vita senza interruzioni esterne. “Ehi...” sussurrò al finestrino abbassato. “Che ci fai qui?”

Credo ci sia stato un grosso malinteso fra noi, Elena” annunciò aprendo la portiera e affrontandola a viso aperto. “Un enorme malinteso.”

La ragazza sgranò gli occhi e fece un passo indietro. “Riguardo...?”

Sei venuta da me con un problema. Ho risposto alle tue domande e ho contribuito al tuo sostentamento senza chiedere nulla in cambio” iniziò scrutando bene le sue reazioni. “Ti è chiaro?”

Il senso di perdita dilagò e le fece risucchiare il labbro inferiore.

Non amo dovermi giustificare con le tue amiche. Tieni a bada Caroline o dovrò pensarci io, e il modo scelto non ti piacerà.”

Lui, almeno, non cambiava mai.

Spiegale il problema tecnico.”

Caroline non avrebbe capito. L'avrebbe solo sgridata. Elena annuì e il magone le appesantì i lineamenti.

Non era responsabile del suo malessere e quelle lacrime non erano per lui. “Ho detto cose peggiori in ben altri toni. Perché stai piangendo?”

Elena scosse la testa e si allontanò dall'auto. La curiosità gli mordeva i polpacci. “Che pasticcio hai combinato, Elena? Hai gridato il suo nome nell'estasi della passione?”

Era pazzo ad alzare la voce in quel modo?! La ragazza impallidì e gli gettò un'occhiata disperata, fermandosi sotto la finestra della propria stanza.

Klaus sollevò le sopracciglia e sorrise sbarazzino.

Non sono stata a letto con Damon!”

Nessuno ti metterà alla gogna se lo farai, Elena” bisbigliò arrivandole sotto il naso e facendola arretrare verso il muro. “Ma nessuno ti darà una medaglia se non lo farai. Non è giusto privarti di qualcosa che potrebbe portarti molto piacere. Intendo l'atto in se, non quel damerino dalla fama immeritata” sghignazzò muovendo una mano nel vuoto. “Ora smettila di preoccuparti della morale pubblica e concentrati solo suoi tuoi desideri. Cosa vuole Elena Gilbert?”

Esisteva domanda peggiore in quel momento? Il suo malessere si sciolse in una nuova cascata di lacrime. “L'ho lasciato...”

La novità risuonò come una campana nuziale. Non credeva di riuscire a separarla da Stefan, ma la cieca fortuna aveva posato la mano su di lui. Ora doveva lavorare in senso contrario, dispensare consigli come un buon amico. “Torna indietro.”

Non posso...”

Puoi fare tutto quello che vuoi, Elena. E' questo, il motivo della tua tristezza? Uno stupido litigio con fidanzato?” domandò pescando un fazzoletto dalla tasca. “Togliamoci dalla strada.”

L'allarme scattò nella testa di Elena. Ora le avrebbe chiesto di invitarlo ad entrare e... oh. La spingeva verso la macchina dai vetri oscurati. Appena dentro, Elena trattenne il respiro. Che cosa stava facendo? Doveva andarsene di lì...

Piangi quanto ti pare, io vado a fare un giro” l'avvisò chiudendo la portiera. La voce le arrivò soffocata.

Elena lo fissò mentre si allontanava per le stradine del suo quartiere. Stritolò il fazzoletto fra le dita, accoccolandosi sul sedile. Altre lacrime le bagnarono le guance e, nel silenzio dell'abitacolo, poteva udire la propria anima quietarsi nella confusione.

***

Aspettare era proprio noioso. Ecco perché Damon si lamentava sempre e Stefan ci pensava bene, prima di accompagnarle nei loro giri di shopping. Elena dondolò la testa all'indietro e piroettò fino alla poltroncina esterna ai camerini. Ma di quanti altri vestiti aveva bisogno?! “Stanno per chiudere!” esclamò distrutta da tutto quello shopping immotivato e compulsivo. Come se una donna avesse bisogno di una scusa per comprare... “wow!”

Caroline passò le mani sui fianchi e lo stomaco, tirandolo indentro. “Mh... non so. Lo vedo bene su di te... mh...” Conosceva di gusti della sua migliore amica da anni. L'aveva scelto di proposito, per invogliarla ad uscire da quei vestiti informi che si ostinava a mettere da alcune settimane. “Provalo.”

Il negozio sta per chiudere.”

Due minuti!”

Un'altra volta, dai...” sussurrò tormentando la stringa delle Converse. Non avrebbe mai avuto il coraggio di indossare qualcosa di così corto e aderente. Caroline aveva una sensualità diversa dalla sua. Era più marcata e al tempo stesso, ironica. Il top, insomma.

Caroline accennò una smorfia di disappunto e tornò nel camerino a cambiarsi. Elena portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli e li legò con un triste elastico nero che aveva visto tempi migliori. Si specchiò, sperando nella clemenza divina: non aveva un filo di trucco e la faccia gonfia testimoniava un pianto prolungato. E una notte insonne. Appena Caroline tirò la tendina, Elena smise di arrovellarsi sul comportamento 'disinteressato' di Klaus. Cosa poteva volere da lei? Il suo sangue non aveva più valore... e Stefan non era più il suo ragazzo...

Per qualche strano scherzo del destino, non riusciva a porle la domanda regina. E anche vedendola immersa in un pensiero doloroso che le riempiva la fronte di rughe, Caroline non tentò di buttare lì un 'come va?' “La seratina romantica con Stefan?”

Elena uscì dal negozio. Il crepuscolo squarciava l'orizzonte.

Che diavolo ti sta succedendo?”

Non poteva farle 'la spaventosa domanda' in quel modo aggressivo.

Si tratta del maniaco? Ti ha infastidito?”

Maniaco?

Mi riferisco a Klaus. Ti sta gironzolando intorno?”

I loro incontri erano casuali e non aveva più avuto un contatto diretto col vampiro dopo lo sfogo di qualche sera prima. “Non aizzarlo contro di me. Non posso sopportare le sue minacce dopo le tue minacce. Fa sconti solo ad una di noi, e quella non sono io.”

Volevo solo rendere esplicito il pericolo che corre a fare lo stronzo con la mia migliore amica!”

Non mi stia aiutando, Caroline!”

C'erano tanti rimproveri dietro quella frase urlata. “Ci sono passata, so cosa si prova. Ti senti confusa, non sai con chi parlare, cosa dire...”

Non sono forte come te. Non sono... non riesco...” Elena batté le palpebre e ricacciò indietro le lacrime, prendendo la via opposta. “Ti chiamo io...”

Caroline sospirò e spostò le mani sui fianchi. D'accordo, aveva preso una cantonata riguardo a Klaus e avrebbe dovuto chiederle scusa, però c'era sempre quella vocina che le diceva di stare all'erta, riguardo il vampiro. Klaus non faceva mai niente per niente ed Elena era così fragile che rischiava di finire invischiata nella trappola del ragno senza accorgersene. Caroline dondolò sulle gambe con le buste dello shopping aggrovigliate fra le dita. L'aveva lasciata a piedi, sarebbe stata una lunga passeggiata fino a casa... “oddio...”

Sempre felice di vedermi. Hai svaligiato il negozio, cara?”

Guardalo, il ritratto dell'innocenza!, pensò, analizzando il giornale sottobraccio e un sacchetto aperto nell'altra mano. Odore di dolci! “Uh, dammene una!”

A-ah!” Klaus ritirò il sacchetto e indicò le sue buste. “Hai preso un vestito per venire a cena con me?”

Caroline ghignò ancora e gli rubò una ciambellina al volo. “Ci provi sempre.”

Ho tutto il tempo che voglio per farti cambiare idea” dichiarò appallottolando il sacchetto ormai vuoto.

La ragazza sospirò e alzò gli occhi al cielo, piroettando su se stessa con un seducente movimento del bacino. “Perché non ti trovi qualcosa da fare?”

Civetta, ghignò osservandola allontanarsi. Era una battaglia persa con lei, ma era ancora divertente. C'erano cose per cui neanche lui se la prendeva. E altre, invece, che non smettevano di pungolarlo. Klaus si fermò al confine del parco e inquadrò una figuretta solitaria. L'interesse che provava per una, doveva essere bilanciato dal disprezzo per l'altra. Come Katherine, anche Elena era 'segnata'. Scopriva di provare un piacere perverso nel saperle disperate, senza scampo. Completamente alla sua mercé.

***

Al tramonto, le altalene disegnavano un quadro solitario nel parco vuoto. Elena dondolò finché i piedi non toccarono più terra e quando il vento le accarezzò il viso, chiuse gli occhi e tirò indietro la testa, aggrappandosi alle catene d'acciaio. Da piccola dondolava per ore, finché la nausea non le faceva girare la testa. Elena frenò bruscamente alzando la polvere che si depositò sulle Converse chiare.

Klaus si accomodò sull'altalena vuota e la studiò. Aveva ancora la guardia troppo alta. “Nostro padre aveva fabbricato un'altalena per Rebekah e ogni volta che le corde si spezzavano, correva da Elijah per farla riparare. Mi tormentava perché la spingessi, quella rompicoglioni.”

Si fidava di te.”

Forse” borbottò abbandonando la piccola seduta. “Il tuo problema?”

Elena tornò a dondolare, tirando su le gambe. Fissò l'incavo del terreno e l'erba che cresceva ai lati e alzò le spalle.

Le donne parlano anche quando non hanno niente da dire. Perché quella stava sempre zitta? “Chiudi gli occhi e sogni ancora di giacere con lui?”

Elena lo guardò attonita e subito arrossì. “Sei bravo a mettere a disagio la gente...”

Sono un provocatore nato.”

Perché finiamo sempre a parlare di queste cose?”

Elena frenò con la punta dei piedi quando il vampiro si pose di fronte a lei e afferrò le catene d'acciaio poco sopra le sue mani. Klaus si chinò alla sua altezza ed Elena smise di respirare.

Quali cose, Elena? Il sesso? L'amore?”

Mh...”

Forse perché ne sentiamo la mancanza” sussurrò sollevandole il mento. “Se è quello giusto, non rimandare oltre. Ad una ragazza come te, basta un bacio per capirlo.”

Era un complimento o un insulto?

Ma ho la sensazione che sia molto difficile portarti via un bacio...” continuò sfiorandole col pollice il labbro inferiore.

Ogni uomo desidera oscuramente che un altro uomo lo liberi dalla preoccupazione di desiderare e gli indichi, una volta per tutte, l’oggetto desiderabile. Avrebbe fatto in modo che Elena Gilbert cadesse nella trappola di un piacere impossibile, che desiderasse, consumando se stessa e il proprio desiderio in un rogo di incertezze. Un sorriso spettrale gli aleggiò sul viso ma Elena non lo vide.

Smettila di giocare con me...” bisbigliò tirando indietro la testa. “Non ti fatto niente...”

Ti sto solo dando un consiglio, cara.”

Non chiamarmi 'cara'. Non chiamarmi 'amore', 'tesoro'... io...” Elena si impappinò e gemette frustrata. “Mi sento... persa...”

E lui aveva un'erezione.

Non so più distinguere il bene dal male...”

Ferrea.

Non so più di chi fidarmi...”

Allora se la cercava.

Non sopporto più il senso di colpa...”

Il rimorso è un'amicizia scomoda e indissolubile. Puoi rinunciare alla tua umanità e smettere di sentire.”

Non voglio smettere di sentire! Vorrebbe dire...”

... essere un vampiro a tutti gli effetti” concluse a bassa voce. “Scommetto che Damon ti accetta così come sei.”

E lui come faceva a saperlo? Elena rabbrividì. “Cerchi sempre di manipolarmi.”

Il piano aveva subito un brutto arresto, un arresto non previsto. Il copione doveva essere riscritto e quella lunga pausa suggerì ad Elena la sua estraneità ai fatti, scatenando una nuova crisi di coscienza. “Scusami... ti sto coinvolgendo nei miei problemi...”

E lo stava aiutando a temporeggiare. Poteva essere più fortunato?

Giura che non userai questa confessione contro di me...”

Era come chiedere al diavolo di smetterla di tentarti. “Hai la mia parola.”

La tua applicazione riesca a trovare un altro luogo di perdizione nelle nostre immediate vicinanze?”

Hai fame?”

Sto morendo di fame...”

Klaus si rialzò e le porse elegantemente la mano. Elena non l'accettò e infilò nella tasca della felpa le sue. “Devo passare a casa, prima...”

Abbiamo tutto il tempo, Elena” mormorò con una lunga occhiata ai vestiti informi. “Fa con calma.”


  
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