Bouquet de Nerfs.
L’appartamento è il solito, diviso da due scalini nel salotto, rischio costante di caduta nel sonnambulismo. La lavatrice è nel corridoio, vicino alla porta d’ingresso – la lavastoviglie non c’è.
Tappeti dell’IKEA blu sotto i materassini azzurri addossati alle pareti, un lenzuolo logoro dalla fantasia arabescata in cremisi e verde pistacchio, i cuscini rossi e neri e viola avvolgono la schiena e non lasciano percepire il muro.
« Enrico è fuori? » Domanda Federico sentendosi impacciato col cappotto lungo, quello elegante da ufficio, e i sacchettini di plastica in mano.
« Le prove a teatro. Con lei. » Innervosito. Ermanno è innervosito dalla lei del fratello, Acca-acca. « Io mi vergognerei a fare il toy-boy.»
Federico sente caldo dentro e al viso, sposta una sedia vicino alla finestra per cogliere gli ultimi raggi del sole che tramonta per l’ultima volta nel mese di marzo. Poggia il cappotto sulla spalliera, recupera un’altra sedia e le affianca.
« Questo una volta ti piaceva. » Mormora rompendo la stagnola del pacchetto che ha portato; dentro c’è un vassoio con una doppia porzione di sushi, due varianti: cetriolo e avocado.
Ermanno sorride, tira fuori due bottiglie di Leffe brune dal frigo.
Federico vorrebbe chiedergli di tornare a vivere con lui, vorrebbe dirgli che si ricorda di quella manifestazione alla quale erano andati completamente ubriachi e lui si era messo a battere una bottiglia contro l’altra per fare rumore e gli si erano infrante tra le mani e vorrebbe dirgli anche che uno di quei pezzetti di vetro gli è rimasto incastrato nella suola delle scarpe perché quando cammina sul marmo stride. E ricorda tante altre cose e vorrebbe raccontargliele tutte ma non vuole accrescere quella fama di sentimentale che a quanto pare lo circonda.
Rimangono a parlare del nulla, Ermanno è di umore buono, un po’ languido mentre si avvicina per sussurrargli qualcosa nell’orecchio, anche se sono soli in casa e non c’è bisogno.
La violenza è vedere le lenzuola nere sul letto ad una piazza e mezza che i gemelli condividono. Se son nere il letto lo ha rifatto Ermanno, pensa Federico.
Tutta la naturalezza con cui ha fatto sesso con persone poco più che sconosciute lo abbandona. Desidera lasciarsi guidare, potergli sussurrare un “con devozione” vicino alla clavicola.
Ma rimangono a vedere un film noioso con attori noiosi ma una buona colonna sonora ed un’ottima fotografia – deformazione professionale, incartare un prodotto comune e renderlo speciale.
Federico intreccia i capelli di Ermanno tra le dita, sono scuri e ruvidi; i polpastrelli scivolano sul collo morbido e profumato.
Quanto lo ama, quanto lo ama. Quello che è stato e quello che potrà essere.
Lo ama tanto quanto la nausea che prova. Lo straniamento e il panico nel petto.
Un vago senso… la necessità di fare ammenda.
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