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Autore: PiccolaEco    16/11/2012    4 recensioni
L'amore non ha nè tempo nè luogo.Anche un semplice tendone da circo può diventare palcoscenico di sguardi, sorrisi, pettegolezzi e batticuori.
L'universo di Ranma narrato sotto un'altra prospettiva.
L'universo di Ranma come non lo avete mai visto prima.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mousse, Shan-pu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV MOUSSE

Boccheggio un paio di volte prima di realizzare ciò che realmente sia successo negli ultimi cinque secondi.
Shan-Pu è sulla soglia del mio camerino.
Shan-Pu tiene tra le mani un pacchetto e una colomba bianca.
Shan-Pu si è ricordata del mio compleanno.
–Posso entrare?- mi chiede timidamente. Mi riscuoto per poi ricadere del panico più totale.
–C-certo, scusami, prego, accomodati! Lei entra piano e richiude la porta dietro di sé: posso leggerle sul viso un’aria… affranta? Preoccupata? Delusa? Non lo so. Certo è, però, che non è la fiera e altezzosa Shan-Pu di sempre.
La sorpresa di vedermela davanti (e che si fosse ricordata del mio compleanno, per giunta!) mi ha fatto persino dimenticare che sono ancora arrabbiato con lei e che a stento le rivolgo la parola. Fra noi cala un pesante silenzio, rotto pochi istanti dopo dal battito di ali della colomba bianca; quel rumore sembra riportare Shan-Pu nel mondo reale, come se si fosse ricordata improvvisamente di qualcosa di importante. –Ah, quasi dimenticavo: poco fa ho trovato questa colomba davanti al mio camerino: era ferita così ho pensato di curarla io. E’ tua, non è così? Fisso più attentamente il candido uccello: non ci sono dubbi, è Korin, la colomba alla quale avevo chiesto di guidare Shan-Pu affinché scoprisse quello che c’era tra me e Xiwan. Allungo un braccio verso di lei e, senza che le abbia comandato nulla con la voce, Korin sbatte un paio di volte le ali e , barcollando, viene a posarsi sulla mi spalla. Mente le solletico la gola, mi chiedo se abbia fatto bene a pianificare tutto questo solo nella speranza che Shan-Pu si allontani da me. Per qualche minuto le mie attenzioni sono rivolte interamente alla colombella, tanto da non rendermi neanche conto che la ragazza per cui spasimo ormai da anni mi sta osservando esterrefatta e quasi incantata. La vedo solo scuotere con voga la testa e avvicinare il piccolo pacchetto a me, distogliendo lo sguardo. –Ti ho preso anche un pensiero. Non lusingarti troppo: non è nulla di speciale, solo una vecchia scatola che ho trovato per caso nel mio camerino. –Ti ringrazio. E’ la prima volta che qualcuno si ricorda del mio compleanno… nemmeno i miei genitori se ne sono mai ricordati.- dico senza pensarci troppo, prendendo a scartare delicatamente il pacchetto. Giro più volte tra le mani la scatola con raffigurato un drago cinese. Sotto la scatola leggo un’iscrizione: “Xiāng de huíyì”, la scatola dei ricordi. Allora è lei la bambina di quella volta... 

Che cos'è questa scatola?  
E' una sctola dei ricordi: nonna dice che quando ci metti dentro qualcosa a cui tieni tantissimo lo spirito di quell'oggetto viene catturato dalla scatola e quando lo riapri lui ti riporta con la mente al momento in cui hai trovato o hai ricevuto quell'oggetto.                                      
Sciocchezze! Sono le solite chiacchiere dei paesani!  
Sarà, ma tu tienila comunque: è un regalo da parte mia e sarei felicissimo se lo accettassi!                                  

Sorrido a quel tenero ricordo di me e Shan-Pu da bambini. Come avevo fatto a non riconoscere il mio primo grande amore, nonostante fosse passato tutto quel tempo? Il dolce ricordo viene, però, spiazzato subito dalla realizzazione di ciò che ho appena detto: quando comprendo di aver buttato fuori anche troppo, mi do mentalmente dello stupido: bravo Mousse, continua a fare la parte del povero imbecille incompreso! Ma stavolta la reazione di Shan-Pu è tutt’altro che prevista: si volta a guardarmi come improvvisamente interessata alle mia vita privata. –Perché?- mi chiede semplicemente, come se quelle parole le fossero sfuggite involontariamente dalla bocca. –Perché siamo troppo poveri e il lavoro occupa tutto il nostro tempo. E’ già tanto se ricorda di avere un figlio. Ma non le faccio un torto, la capisco: deve mandare avanti da sola due persone, è normale che le sfugga di mente una cosa così sciocca come il mio compleanno. A volte dimentica persino di mangiare o di dormire a causa del troppo lavoro… per questo ho deciso di diventare un artista circense: per poter mandarle qualcosa ogni tanto e non far gravare su di lei tutte le spese.
Shan-Pu è a dir poco rapita dalle mie parole: se avessi saputo che per attirare il suo interesse sarebbe bastata qualche parola melodrammatica, c’avrei pensato prima!
–Quindi tu sei qui perché vuoi aiutare tua madre…
Annuisco. Chi l’avrebbe mai detto che io, la talpa eternamente sfortunata, un giorno mi sarei seduto a un tavolo a parlare malinconicamente (ma soprattutto a parlare) della mia vita con la persona da me amata e che non mi ha mai degnata di uno sguardo. –Già… tu perché sei qui, invece?
Shan-Pu si prende un po’ di tempo per riflettere. –Sono scappata perché volevo essere libera. Nessuno sa che sono qui: se lo sapessero, non me lo perdonerebbero mai.-
La cosa mi lascia sorpreso, ma non le chiedo altro e aspetto che lei continui il suo discorso.
–Odio la mia famiglia: combattere, combattere, combattere. Questo solo sanno dire. Mi sentivo in gabbia, oppressa…e sono scappata. E sinceramente non so nemmeno perché sto vendendo a raccontarti tutto questo.
–Forse solo perché hai bisogno di sfogarsi con qualcuno. O su qualcuno.
Ecco, questo deve essere il momento in cui Shan-Pu perde le staffe e mi lascia a terra, più morto che vivo. E, invece, anche stavolta devo ricredermi: lei mi guarda con sofferenza mista a orgoglio infranto e in un pesante sospiro mi dice: –Hai ragione. In realtà sono più sola di quanto credessi. Non so quale forza misteriosa, quale meccanismo cerebrale o istintivo, quale parte del mio ego mi abbia permesso di compiere il gesto più pericoloso che esista a questo mondo: alzarmi meccanicamente e abbracciare Shan-Pu da dietro. No, non uno di quei soliti abbracci da povero innamorato incompreso per il quale poi viene pestato a sangue dalla donna più difficile di questo pianeta. Un abbraccio semplice, affettuoso, comprensivo. –Non sei sola. Io sono qui e non ti abbandonerò. Perché ti amo.-
Sento Shan-Pu tesa e rigida come la corda di un funambolo, poi però si rilassa e si abbandona completamente. Ed è a questo punto che azzardo il limite: con i polpastrelli le volto il viso verso di me e poco alla volta mi avvicino alle sue labbra. Nessuna opposizione da parte sua: né uno schiaffo, né un grido, né altro. Lo sento: il buon profumo della sua pelle, il respiro caldo che soffia dalle narici, il battito del cuore simile al rullo dei tamburi che tengono il pubblico col fiato sospeso durante l’esibizione dei trampolinisti. Manca poco, posso sfiorare le sue labbra con la punta del naso.
–MOUSSE, AI LEN!
La porta sbatte violentemente contro il muro, producendo un rumore sordo. Balzo all’indietro con un solo piede, l’altro che tenta di ristabilire l’equilibrio. Per qualche attimo l’aria che si respira è tesa e soffocante: sposto lo sguardo ora su Shan-Pu ora su Xiwan, mentre osservo le due cinesi scrutarsi con aria truce, quasi di sfida. Xiwan sorride in una maniera tale da incutermi timore, poi si volta verso di me, lasciando perdere Shan-Pu e facendo come se lei non fosse presente lì tra noi. Non mi fa nemmeno domande sulla scena vista poco prima, ma forse questo perché ho fatto in tempo a spostarmi prima che la ragazza dai capelli corvini potesse fraintendere la situazione.
–Mousse, ho provato a resistere, ma non ci sono riuscita, devo dirtelo: ho prenotato un viaggio per noi due… in Cina! Torniamo a casa, sei contento? Poi una volta lì potremo organizzare il matrimonio, ma questo è un altro discorso, poi ne riparleremo! Torniamo in Cina, a casa nostra, capisci? Mi spiace solo che non potremo partecipare allo spettacolo finale: il volo sta alle sei del pomeriggio, in concomitanza con l'inizio dello spettacolo. Comunque ho già parlato con il direttore: dispiace moltissimo anche a lui, sa bene quanto tu ti sia impegnato durante le prove, ma alla fine ha capito la situazione. Perciò, non ci resta che partire e iniziare una nuova vita insieme!
Nell’arco di tre secondi tutti i miei sogni si frantumano come un vaso di cristallo che cade rovinosamente sul pavimento. In Cina…nella mia terra madre, dalla quale sono mancato per tutto questo tempo. Torno a casa.
Il mio sguardo corre a Shan-Pu, ma prima che possa anche solo rivolgerle la parola, la vedo sfrecciare via fuori dal camerino. Qualcosa di caldo giunge sulla mia guancia: mi tocco nel punto bagnato con un dito e lo porto all’estremità della lingua: è salato. Una lacrima.

–Mousse…-
Xiwan mi osserva con aria ferita e irritata. -E’ vero che ho detto che ti avrei aiutato a dimenticare Shan-Pu, ma tu devi collaborare: se desideri dimenticarti di lei, allora non devi farti coinvolgere. E finchè rimarrai qui lei ti coinvolgerà sempre. Per questo ho preso la decisione del viaggio: solo allontanandoti dalla fonte del tuo dolore potrai sperare di continuare a vivere, altrimenti ti logorerai a poco a poco senza nemmeno rendertene conto.
–Perché non ne hai parlato prima con me, eh? La mia opinione non conta nulla?- sbotto alzando inavvertitamente la voce.
–Tu saresti stato in grado di scegliere tra il restare accanto all’amore della tua vita, soffrendo, e l’allontanarti da lei, provando a ricominciare?
La domanda di Xiwan mi spiazza completamente.
Che cosa avrei fatto se Xiwan mi avesse dato la possibilità di scegliere?
Forse è stato meglio così. Per tutti e due, Shan-Pu.

  
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