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Autore: terra bagnata    17/11/2012    1 recensioni
Caius non sa nemmeno perché ha deciso di visitare quell'Arena. Caius non sa se ama gli Hunger Games, ma sa che dovrebbe farlo. Caius non sa nemmeno se ama se stesso, non sa nemmeno se conosce se stesso. E allora perché rendere tutto più complicato ed indossare una maschera? Caius non porta maschere, ma sa rendere il suo volto impenetrabile. Anche Caius, oggi, accenderà qualcosa.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                    Caius didn’t wear any mask

 

When the future’s architectured

By a Carnival of idiots on show

You’d better lie low

 

<< Prego, disponetevi in fila e scendete dopo di me >>

La voce della donna ha un timbro stridulo, fastidioso. Dal suo posto in fondo all’hovercraft, Caius vede la sua testa dagli impalpabili capelli color fanghiglia svettare su quelle degli altri passeggeri che diligentemente  si dirigono verso l’uscita.

 

Sembra una nuvola pronta far piovere melma

 

Non riesce a trattenere un sorrisetto sprezzante, rapidamente camuffato da una sigaretta e da un accendino. A quel punto si accorge di essere rimasto ultimo e che la guida di Capitol City lo sta aspettando dall’altra parte dell’hovercraft. Quando si avvicina Caius nota immediatamente la tensione nei suoi occhi. Capisce che non è brava come lui a nascondere le proprie emozioni dal sorriso falso che gli rivolge.

<< Mi dispiace, ma la visita non dura mai quanto si vorrebbe e non possiamo attardarci >>

<< Capisco, ha ragione. Ecco, sto scendendo >>

 

Tranquilla, non sono un sovversivo

 

<< Aspetti! >> La voce della donna, già acuta di suo, si alza di un’ottava. Caius si volta, perplesso.

<< Aspetti, >> prosegue quella, con un tono forzatamente più calmo << deve prima farsi identificare >> Solleva con un risolino nervoso un tablet sottile quanto un foglio di carta.

Gli occhi di Caius hanno un lampo di comprensione. Ovviamente.

Nulla deve rimanere all’oscuro di Capitol City. Nulla puo’ rimanere all’oscuro di Capitol City.

<<  Caius Morrith, 48176, cittadino di Capitol City, figlio di Tullius e Cornelia Morrith, anch’essi cittadini di Capitol City >> Guarda la donna con un misto di divertimento e pietà. Di solito per essere identificati basta il proprio codice numerico. Ma dopo aver fatto spaventare così tanto una povera pedina di Capitol City, Caius si sente in dovere di tranquillizzarla. Effettivamente, dopo aver esaminato i dati, il volto della donna si apre ad un autentico sorriso di sollievo <<  Bene, signor Morrith. Io sono Iulia Dollert, 17884, guida ufficiale dell’Arena che ha ospitato i settantaquattresimi Hunger Games >> Alza gli occhi, orgogliosa della sua presentazione ma li distoglie rapidamente dal volto del suo interlocutore e si affretta a scendere dall’hovercraft. Caius la segue senza fretta, fumando la sua sigaretta e beandosi del calore del sole sul viso. Non è sorpreso della reazione della donna.

Se vivi in un mondo pieno di festoni e di coriandoli dove è sempre Carnevale, vedere qualcuno che non porta alcuna maschera puo’ arrivare a turbarti.

Caius non si è mai truccato. Caius non si è mai sottoposto ad interventi chirurgici. È stato il tempo a modellare la sua faccia, come è giusto, come è naturale che sia. Caius ha incontrato tanta gente, ma quando prova a richiamare volti differenti alla memoria non riesce a distinguerli l’uno dall’altro. Pelli morbide, lisce, prive di imperfezioni; labbra piene e rosse; denti candidi e diritti; nasi perfetti e piccoli; occhi disposti alla giusta distanza chirurgicamente per evitare che siano troppo piccoli e ravvicinati o troppo vacui e distanti; orecchie come minuscole conchiglie; capelli dai colori assurdi, abbaglianti. Il Volto è uno, il Volto è uguale per tutti. Il Volto è una maschera asessuata, ghignante, dagli occhi come pozzi sul cui fondo brilla una luce oscura, selvaggia e primitiva. Il Volto di Capitol City tormenta i sogni di Caius, con la sua follia perfettamente geometrica. Caius ha da poco superato i trent’anni. È ancora giovane. Ma il suo viso sta già cominciando a cambiare. Sovrappensiero si sfiora con la mano la fronte aggrottata. Le rughe si fanno molte meno profonde quando la distende, ma rimangono. Lascia che le sue dita scorrano tra i capelli, che sono scuri e lisci, come li ha sempre avuti.

 

Ehi, vecchio mio, non vantarti troppo: scommettiamo che stanno già cominciando a diventare bianchi?

 

Caius ha raggiunto il gruppo, che ascolta attento la guida. Iulia Dollert, 17884, sta illustrando il progetto di costruzione dell’Arena. Ogni suo gesto è stato calcolato da gente più potente di lei: la maniera con cui deve allargare le braccia, indicare un punto lontano; il modo di ruotare gli occhi in giro, abbracciando il suo uditorio e, soprattutto, controllando che nessuno faccia niente di sbagliato. Dalle occhiate che gli rivolge da quando era sull’hovercraft, Caius è convinto che fumare sia proibito ma continua a farlo, anche perché non saprebbe dove gettare il mozzicone in quella pianura spazzata dal vento. Ecco che Iulia Dollert, 17884, inizia a spostarsi, indicando i punti esatti dove i Tributi più deboli, quelli che non sono sopravvissuti al bagno di sangue della Cornucopia, sono stati uccisi. I passeggeri li additano, eccitati, lanciando urletti e sospirando <<  Oh, sì, è stato qui che gli ha piantato il coltello nella pancia... >>

<<  Da questo punto ha preso lo zaino ed è scappata via... >>

<<  Sono rimasta affascinata da come maneggiava quella lancia... >>

Caius si sente travolto da un senso di nausea così forte da costringerlo ad accendere un’altra sigaretta. È strano. Se gli abitanti di Capitol City sono delle maschere, perché non vanno loro in scena su quel teatrino perverso che sono gli Hunger Games? Ma è ovvio che non avrebbe senso. Capitol City ha forse commesso qualche sbaglio per il quale debba venir punita? Non sono forse stati i Distretti ad azzannare la mano amorosa che li nutriva e ribellarsi? Tuttavia, nemmeno il leone più ostinato e feroce riuscirà mai a sbranare il suo aguzzino, se rimane saldamente legato ad una catena. Anzi, il padrone sostituirà la catena con una più forte e raddoppierà i maltrattamenti. Strapperà al leone i suoi cuccioli e li obbligherà a saltare dentro cerchi infuocati per il proprio divertimento. E come monito per il leone. Da quando è nato, Caius ha visto ogni anno ragazzi e ragazze, spesso suoi coetanei, cadere l’uno dopo l’altro, afflosciarsi sotto i colpi del più forte per poi venire sollevati dagli artigli pietosi di un hovercraft che riporterà ai Distretti i corpi straziati. Caius ha visto ragazzi e ragazze trasformarsi in belve, in quelle arene maledette, agire seguendo l’istinto primordiale della sopravvivenza, essenziale quanto egoistico perché o vivo io o vivi tu e mors tua vita mea e io voglio tornare a casa, io voglio vincere, io non voglio avere più fame. Caius non ha mai perso un’edizione degli Hunger Games. A volte, però, ha sentito qualcosa muoversi dentro di sé...quando tutti i Tributi si trovavano sulle loro postazioni ad aspettare che quei dannati sessanta secondi passassero (i loro ultimi sessanta secondi da umani), quando venivano inquadrati in faccia ad uno ad uno...quando Caius vedeva che erano persone come lui...Il suono del gong arrivava sempre prima che riuscisse a dare una forma, un nome ai suoi sentimenti. Sempre prima che lui si decidesse a parlare. Caius aveva paura di parlare. Aveva paura quando vedeva i volti dei suoi genitori contrarsi per l’eccitazione eppure rimanere lisci e perfetti, gli occhi incollati allo schermo...

Caius segue il gruppo nel bosco, non prestando attenzione alle parole della guida, fumando una sigaretta dopo l’altra.

 

So che quello che fa Capitol City è sbagliato

 

Capitol City è falsa

 

Capitol City è una maschera

 

Capitol City zittisce chiunque si ribelli

Caius si riscuote solo quando ritornano vicino al lago. Una donna con un’acconciatura alta almeno ottanta centimetri singhiozza e Caius esce con difficoltà dalle nebbie che gli affollano il cervello.

Iulia Dollert, 17884, adotta un’espressione commossa ma Caius vede che è molto concentrata. Capisce che per nulla al mondo dovrà sbagliare ciò che sta per dire.

<<  E qui, proprio in questo punto, in nome del vero Amore, Katniss e Peeta stavano per darsi la morte. Per il loro Amore, così forte da portarli a questa drastica decisione. L’Amore puro, semplice ma indistruttibile di due giovani è riuscito a sopravvivere agli Hunger Games. L’Amore, signori e signore, è il vero vincitore di questa edizione  >>

Scoppia un applauso fragoroso.  Caius batte le mani come gli altri, chiedendosi quante volte Iulia Dollert, 17884, abbia pronunciato la parola “Amore”.  A Caius Katniss Everdeen non piace. Peeta, il ragazzo, forse lui provava davvero Amore. Ma Katniss Everdeen no. E allora a cosa pensava quando ha sollevato quelle bacche? Credeva forse...di innescare una sorta di ribellione? Caius scuote la testa e prende una boccata dalla sigaretta. No, Katniss Everdeen pensava semplicemente a vivere. A restare viva. Non sarebbe riuscita ad uccidere il ragazzo e non voleva nemmeno lasciarsi uccidere. “Bene, o viviamo entrambi o si muore”, deve aver  pensato. Un lampo colpisce la mente di Caius, che rallenta il passo, sconvolto. Non era forse quella una ribellione, seppur involontaria? Disobbedire alle regole, disobbedire a Capitol City! Il cuore di Caius sembra voler schizzare fuori dalla gabbia toracica, tanto batte forte, le mani tremano mentre porta alla bocca la sigaretta.  Quindi una rivolta è possibile. Quindi Capitol City non deve per forza durare per sempre. Sta già cominciando a sgretolarsi. Sono vere quelle voci di tumulti nei Distretti che gli sono arrivate? Certo, certo che lo sono... deve essere così...Per la prima volta da quando è nato, Caius sente di essere vivo. Forse però ha fumato troppo. I pensieri si accavallano, quelli più incoerenti schiacciano quelli più saggi, Caius vuole agire, Caius non ha più paura. Il suo passo acquista una nuova baldanza mentre si dirige verso l’hovercraft. La fronte è liscia, distesa, ma le rughe rimangono. Caius ha da poco superato i trent’anni. È ancora giovane. È ancora vivo. Caius estrae dal pacchetto l’ultima sigaretta con gesto sicuro e la accende quando ormai la sua faccia e quella di Iulia Dollert, 17884, sono a pochi centimetri di distanza. Anche stavolta la donna lo ha pazientemente aspettato sull’ultimo scalino dell’hovercraft. Caius osserva interessato il fumo salire, salire ed impigliarsi nei capelli di fango grigio della guida. Non riesce a trattenersi.

<< Hanno usato la polvere delle strade dei Distretti per fare la sua parrucca? >>

Iulia Dollert, 17884, non batte ciglio, ma è spaventata, Caius fiuta il suo terrore << Signor Morrith, è pregato di spegnere la sigaretta. Non si puo’ fumare, è vietato >>

La rabbia di Caius, la sua voglia di ribellione così a lungo repressa si riversa fuori. Dentro, da qualche parte vicino al cuore, Caius sente qualcosa rompersi e un’ondata travolgente irrompere dal suo corpo. È come se anche Iulia Dollert, 17884, avesse sentito il sordo rumore di una diga che si spezza di netto, perché arretra leggermente. Forse si aspetta veramente un’onda, forse si aspetta che Caius le molli uno schiaffo. Non accade nulla di tutto ciò. Semplicemente Caius dice:

<< Non spegnerò la mia sigaretta >>

I passeggeri sono increduli, hanno assistito alla scena seduti sulle loro comode poltroncine e quelli in fondo allungano le teste per non perdersi nessun dettaglio.

Iulia Dollert, 17884, ripete l’invito, con la sua gentilezza che malcela la paura, mentre due inservienti ai lati cominciano a confabulare. Caius nota che uno dei due si sta allontanando.

<< Non spegnerò la mia sigaretta >> ripete, sereno.

Ormai è fatta! Caius ci è riuscito! Caius esiste!

 

Bravo Caius, tu sei forte, forte come la ragazza, come la chiamano, la ragazza di fuoco, sì, sì, ma tu sei anche migliore di lei, tu vuoi ribellarti, hai preso una decisione, hai...

 

Due Pacificatori compaiono al fianco di Iulia Dollert, 17884, che indietreggia.

<< Caius Morrith, 48176, è pregato di seguirci >>

Caius ride a sentire il suo codice. “È questo che siamo per loro”, pensa,” numeri, non persone. I numeri non pensano, non parlano, stanno fermi su un foglio”. E poi un altro fulmine “Però possono moltiplicarsi”

Caius non oppone resistenza quando lo trascinano via, l’importante è tener stretta la sigaretta tra i denti. Gliela strappano via e allora lui inizia ad urlare, urlare il suo odio contro Capitol City, contro la mancanza di libertà, di verità, di giustizia, di rispetto, di uguaglianza, di ossigeno. Caius non riesce quasi più a respirare, il mondo è esploso in frammenti di dolore che gli si conficcano nella pelle. Ma meno di cinque minuti prima, Caius ha acceso qualcosa. Ha acceso la sua ultima sigaretta.

 

Nella grande sala passeggeri dell’hovercraft, Iulia Dollert, 17884, prende fiato e sfodera un sorriso smagliante.

<< Mi scuso a nome di Capitol City per l’inconveniente.  Speriamo sempre che questi folli incidenti non si debbano mai più ripetere. Potete dare un giudizio da 1 a 5 alla visita e, se volete, potete anche includere un commento personale. Capitol City vi ringrazia e si augura che vi siate divertiti >>

C’è un ultimo, cortese applauso. Qualcuno rivolge occhiate di approvazione ai due Pacificatori che sono usciti da una saletta laterale, poi tutti prendono i propri tablet per esprimere un giudizio. La donna che singhiozzava vicino al lago, si raddrizza l’enorme capigliatura e, dopo un attimo di riflessione, assegna 4 stelle alla visita.

 

“Avrei potuto assegnare il massimo,” scrive, le dita che sfiorano appena lo schermo “ma la prossima volta gradirei che facesse un po’ più fresco, nel bosco sembrava di soffocare”

 

I don't want to be a soldier
Who the captain of some sinking ship
Would stow, far below

 

Angolo dell’autrice

Se siete arrivati fin qui, innanzitutto devo ringraziarvi tantissimo. È la mia prima one shot e ne sono abbastanza soddisfatta, anche se alcuni passaggi non mi convincono. Le frasi alla fine sono tratte dalla canzone Violet Hill dei Coldplay, band che amo. Spero che Caius sia riuscito a colpirvi quanto ha colpito me; lo so, sembra un’affermazione strana dato che è un personaggio che ho creato io, ma ammetto che in un certo senso mi ha fatto rivalutare Katniss. Credo che anche la descrizione degli altri personaggi sia venuta abbastanza bene: ho preso in prestito da 1984 l’idea dei codici numerici, per rendere la freddezza e l’ordine di Capitol City, ai quali si oppone la mente piena di “nebbie” di Caius, che è solo Caius, mentre la guida dell’Arena è Iulia Dollert, 17884 dall’inizio alla fine. Beh, credo di essermi dilungata abbastanza. Al solito, gradirei tantissimo ricevere delle recensioni. Grazie :)

  
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