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Autore: soel95    17/11/2012    1 recensioni
E se in seguito ad un incidente, i sentimenti che Esmeralda prova per Phoebus cambiassero...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando i suoi occhi incontrarono quelli della giovane si ritrovò improvvisamente ancorato al suolo, il braccio bloccato a mezz’aria e le labbra lievemente dischiuse per permettere al contenuto della fiala che stringeva forte tra le lunghe dita della mano, di scivolargli lentamente in gola; l’aveva vista osservarlo sbigottita… forse lievemente impaurita per la situazione che le si parava dinnanzi agli occhi, oppure, più probabilmente, semplicemente inconscia di quanto Claude avesse intenzione di fare.
 
Furono le parole della giovane a riscuoterlo da quello stato di torpore nella quale era sprofondato riportandolo bruscamente alla cruda realtà; del resto… che cosa si era aspettato vedendosela comparire sulla soglia all’improvviso? Che fosse in pena per lui per quanto era accaduto la sera precedente?
 
-Che cosa state facendo?- quella voce cristallina che lui adorava, lo indusse involontariamente ad allontanarsi  dalla fiala contenente il proprio destino… eppure indugiava; il suo sguardo era perso in quello della ragazza che lo teneva legato a se con una catena invisibile dalla quale non riusciva, ma soprattutto, non voleva liberarsi.
-Nulla…- quando finalmente riuscì ad interrompere quel contatto visivo che si era protratto troppo a lungo, concentrò la propria attenzioni sulle mani che ancora reggevano il suo operato notturno… quelle stesse mani che tanto avrebbe voluto rimmergere per un’ultima volta in quei capelli setosi che risplendevano della tenue luce mattutina, avrebbe voluto farle scorrere su quel corpo perfetto per modellarlo sotto quello che era certo, sarebbe stato un tocco delicato… desiderava un ultimo contatto, un ultimo dolce ricordo prima della fine.
 
-Non trattatemi come una bambina... cos’avete in mano?-
-Vi interessa davvero saperlo?- l’aveva sfidata con gli occhi per una frazione di secondo… un lieve guizzo aveva attraversato quelle iridi chiare, poi  un suono roco era scaturito dalle sue labbra mentre abbattuto ritornava ad osservare il pavimento
-Certo, io…- tentennava, se n’era accorto; la sua voce tradiva un’insicurezza che Claude non avrebbe potuto ignorare
-Perché?- proruppe allora all’improvviso mentre, alzando bruscamente il capo, osservava quasi con speranza la gitana.
 
Il suo cuore aveva sussultato nell’istante in cui quelle parole lo avevano raggiunto, non riusciva a credere a quanto udito… Esmeralda si era fatta sfuggire di essere in pena per lui, preoccupata per la sua felicità, oppure se l’era unicamente immaginato? No… non poteva essere vero, sarebbe stato assurdamente bello e del resto, dopo tutto quello che le aveva fatto… non avrebbe certo potuto biasimarla se lo avesse odiato.
 
-Perché… sono preoccupata per voi… ieri notte mi siete sembrato… turbato e…- era toccato alla giovane abbassare lo sguardo, vinta dall’insistenza con la quale Claude la osservava; scandiva le parole lentamente, come se non fosse stata realmente convinta di quanto stava dicendo… come se non avesse creduto all’interminabile ed incongruente flusso di pensieri che, l’arcidiacono ne era certo, in questo momento vorticava nella sua mente.
 
Un’interminabile silenzio, scandito unicamente dai loro respiri, era sceso inesorabile nella stanza, i due continuavano imperterriti ad osservarsi tentando di leggere, negli occhi dell’altro, le proprie intenzioni; dal canto suo, Frollo era terrorizzato all’idea di illudersi ancora, di scoprire infine di essersi clamorosamente sbagliato e che quello che aveva scorto negli occhi della ragazza, altro non era che semplice curiosità… così diversa... così distante dalla preoccupazione che avrebbe voluto leggervi anche solo per una volta… da quel sentimento che lo avrebbe fatto sperare.
 
Non sapeva dove aveva trovato quel coraggio: forse nell’immenso amore che nutriva per lei, forse nel desiderio di cancellare quell’espressione dal suo volto angelico… fatto sta che alla fine, la sua bocca aveva preso a scandire quelle fatidiche parole, quelle parole che, era convinto, non avrebbero mai dovuto abbandonare il suo cuore;
 
-Si tratta di atropina… è… un veleno che…- il tono tranquillo, calmo e rilassato con il quale pronunciava tutto questo, fece sobbalzare la ragazza; Claude sembrava stesse parlando di qualcosa che non lo riguardava affatto, era composto come quando dal pulpito della cattedrale, predicava ai fedeli… non appariva minimamente un individuo pronto a tutto pur di smettere di soffrire. Era totalmente diverso dall’uomo tormentato della notte precedente.
-Che cosa state dicendo?- l’arcidiacono riuscì a scorgere in queste parole, la preoccupazione che infine aveva attanagliato Esmeralda – veleno?... ma… per quale motivo?.... cosa….- parlava in maniera sconnessa e disordinata, sembrava che non riuscisse a capacitarsi di quanto appena udito e del resto, l’atteggiamento di Frollo non aiutava di certo in una circostanza simile.
 
-Non riuscite a comprendere?- le chiese rassegnato
-No io… davvero non…- titubava, Claude se ne accorgeva, eppure non riusciva a fargliene una colpa; in quel momento, la mente del prete sarebbe stata un mistero addirittura per i più grandi sapienti  dal tempo, figuriamoci per una semplice gitana… come poteva accusarla, arrabbiarsi con lei… se lui per primo faticava a accettare tutti i cambiamenti che inesorabili erano giunti in quell’ultimo periodo.
 
-Sono stanco…- proruppe infine -… sono semplicemente stanco. Stanco di dover sempre essere all’altezza delle aspettative degli altri, stanco di non poter mai decidere della mia vita, stanco di servire un dio che non può alleviare il mio dolore… ma soprattutto… stanco di illudermi di un amore che non giungerà mai… non per me almeno- l’enorme macigno di questi pensieri, resi finalmente verbo, si riversavano irrimediabilmente sulle spalle dell’arcidiacono che, come schiacciate, si incurvarono fino a fargli assumere una posa incassata;
-Io…- tento di iniziare Esmeralda, ma venne bruscamente interrotta
-Non capite?... il pensiero di vedervi ogni giorno, di udire la vostra voce con la consapevolezza  che non sarete mai mia… che mai ricambierete quei sentimenti che mi fanno esplodere il cuore nel petto… tutto questo è troppo grande da sopportare…- era esploso, aveva rotto definitivamente gli argini, la diga che per troppo tempo aveva contenuto i profondi sentimenti scaturiti nel suo cuore.
 
Dopo lungo tempo, un tempo che gli era parso interminabile, Frollo si sentiva finalmente bene… privo di ogni angoscia. L’essere riuscito a liberarsi di quei pensieri, gli aveva riconsegnato una tranquillità troppo a lungo negata, un benessere che mai avrebbe dovuto abbandonarlo.
 
 
 
 
Esmeralda non sapeva cosa dire… ne tanto meno cosa fare. Non si era mai trovata in una situazione simile ed il timore che ad una sua parola sbagliata, l’uomo che l’aveva così gentilmente accolta nella propria casa, contravvenendo ad ogni regola e mettendosi in una posizione di debolezza, potesse compiere qualche gesto azzardato la terrorizzava; lei non odiava quell’arcidiacono burbero che tanto sembrava incutere timore, un timore quasi reverenziale, nelle persone… sebbene per un certo periodo fosse stata intimorita dalla sua figura, si era presto resa conto che i suoi sentimenti non avevano nulla a che vedere con il disprezzo o la paura… si trattava più che altro di una curiosità che era stata bruscamente rallentata e scoraggiata dall’improvvisa perdita di controllo di Claude alcune sere prima.
 
Doveva ancora metabolizzare l’inaspettata confessione che le aveva fatto l’uomo pocanzi… era la prima volta che qualcuno le dichiarava tanto sfacciatamente di amarla; non che non avesse mai ricevuto apprezzamenti da coloro che rimanevano ammaliati osservandola danzare, ma da questo al sentirsi dire che la vita senza di lei non avrebbe più avuto senso… bhè… non era propriamente la medesima cosa.
 
-E… e per questo motivo vorreste porre fine ai vostri giorni?...- aveva finalmente trovato il coraggio di replicare a quella rivelazione tanto sconvolgente
-Almeno smetterei di soffrire…-
-Non siate assurdo…- non riusciva a credere di essere riuscita a replicare con un tono tanto piccato, si sentiva infervorata e sebbene non ne comprendesse la ragione, di una cosa era assolutamente convinta… non voleva in nessun modo che Claude si togliesse la vita -… non penserete seriamente una cosa simile…-
-Voi… Voi non potete capire come si sento!- era la prima volta che lo sentiva urlare; i suoi occhi sembrava potessero bruciare qualsiasi cosa, il respiro era affannato e le membra scosse da violenti brividi mentre la mano, che ancora reggeva la fiala, si contraeva al punto da far sbiancare le nocche.
 
-Io… io prima di conoscervi ero felice… o almeno così credevo. Non vi era testa che si ergesse più alta e fiera della mia… i sapienti mi interrogavano sulla dottrina, i preti sulla castità… non avevo che la scienza, sorella preziosa nelle notti buie, eppure una sorella mi bastava… e sebbene più di una volta il mio corpo fosse stato scosso dal passaggio di una donna, quel potere della carne che stolto adolescente credevo di riuscire a soffocare per sempre sotto la toga, mi bastava aprire un libro per sentire i fumi del peccato abbandonare la mia mente…- Esmeralda lo ascoltava attentamente tentando di cogliere nelle sue parole, le ragioni delle sue intenzioni… un appiglio per poterlo convincere a desistere dal suo intento -…ma da quel fatidico mattino, quel mattino in cui il suono del vostro tamburello mi distolse dalla mia lettura… nulla fu più come prima. Rimasi ammaliato dalla vostra figura che sinuosa si muoveva nella piazza mentre il sole nascente vi incorniciava… una bellezza simile poteva appartenere solo al paradiso o all’inferno ed improvvisamente mi ricordai degli innumerevoli tranelli che Satana mi aveva già giocato; ma quando vi metteste a cantare non potei che ancorarmi al suolo… cos’ero io di fronte al vostro canto angelico… poi aveste pietà di me e ve ne andaste… ma qualcosa in me era irrimediabilmente caduto. Cercai di ricorrere ad ogni metodo per scacciarvi dalla mia mente, eppure era tutto inutile… l’unica cosa che oramai vedevo tra me e Dio eravate voi… voi con la vostra danza ed il vostro canto…- si fermò un’istante per riprendere fiato… sebbene la giovane intuisse il desiderio  dell’arcidiacono di liberarsi da quel fardello, comprendeva anche il suo bisogno di tranquillità.
 
-I giorni trascorrevano inesorabili- ricominciò infine- senza che io riuscissi a trovare pace ed il ricordo nella mia mente iniziava a d apparire distorto… stolto decisi di rivedervi… ma dopo che vi ebbi vista due volte decisi di rivedervi altre mille e così iniziai a seguirvi… vi aspettavo agli incroci delle strade, nascosto nell’ombra così come la notte della vostra aggressione- un tenue sorriso aveva increspato le sue labbra alla fine; le aveva rivelato come si fosse innamorato di lei e per quale motivo desiderasse farla finita… lo comprendeva… ora finalmente riusciva a comprendere cosa quel fragile cuore fosse stato costretto a sopportare, eppure non riusciva ugualmente ad accettare la sua decisione.
 
-Io… io comprendo come vi dobbiate sentire…- tentò di iniziare
-No… ne dubito Esmeralda- la giovane sobbalzò all’improvviso… era la prima volta che l’arcidiacono la chiamava per nome e quell’inaspettato richiamo le procurò un’inspiegabile brivido lungo la schiena; le era piaciuto… le era piaciuto come la sua voce calda e melodiosa aveva pronunciato quel nome tanto insolito ed esotico al punto che per un istante, riflette sull’effetto che avrebbe potuto suscitare in Claude se a sua volta lo avesse chiamato per nome.
 
-… comprendo come vi sentiate… tuttavia non riesco a giustificare… non riesco a condividere il vostro desiderio…- aveva iniziato ad avvicinarglisi nella speranza che un maggior contatto potesse dissuaderlo -… non potete davvero desiderare una cosa simile…- passo dopo passo la figura dopo Frollo rivelava sempre più le sue differenze rispetto alla giovane che fiera gli arrivava alla spalla -… vi prego… non fatelo- la supplica che le era uscita dalle labbra scosse l’arcidiacono che in un movimento involontario fece scivolare a terra la fiala di veleno che, infrangendosi in mille pezzi, si sparse sulla fredda pietra del pavimento.
 
 
 
 
Quando le sue orecchie udirono quelle parole, quella voce cristallina che lo supplicava, dentro di lui qualcosa si mosse al punto da fargli perdere la presa sulla provetta. Con gli occhi spalancati per lo stupore, incurante di quanto appena accaduto, si voltò di scatto verso la giovane che oramai si trovava a pochi passi da lui e, così come numerose altre volte era  avvenuto nei giorni precedenti… l’abbracciò.
  
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