Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Alia_chan    18/11/2012    4 recensioni
L'amore, l'odio, la paura, la morte... Una ragazza dovrà affrontare tutto questo. Catapultata in un mondo completamente diverso dal suo, popolato da dei, uomini e mostri, Kagome dovrà mettere a dura prova la purezza del suo spirito e il suo coraggio....
Può davvero un dio diventare un demone?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

 

 

 

 

 

 

Renkotsu stava frugando in quel posto da un po’ di tempo. Non rilevava niente di strano a parte il particolare fetore demoniaco. Purtroppo non c’era traccia dell’aura di Takemaru in giro, nient’altro che potesse rilevare loro da dove avrebbe attaccato. Toccò la parete rocciosa e umida di quel posto: di certo questa non era nient’altro che un espediente per fare perdere tempo ad Inuyasha.

Il demone maggiore sicuramente sapeva quanto al Dio della Guerra piacesse uccidere, quindi forse quei demoni non erano nient’altro che pedine sacrificabili per Takemaru.

A distrarlo fu la voce di Jakotsu, che lo chiamava.

-Vieni un po’ a vedere cosa ho trovato in fondo.-

Renkotsu sospirò: che aveva questa volta? Aveva visto un demone dalle sembianze umane che gli piaceva, oppure un candido e carino coniglietto? Perché una persona come lui, così chiassosa e con voglia di attenzione, era la spia più perfetta del regno celeste?

Lo raggiunse e si sorprese di trovarlo di spalle, mani ai fianchi, che lo aspettava, guardando, con gli occhi finemente truccati un po’ accigliati, la parete di rocce lisce di fronte a lui.

L’altro, sorpreso dall’espressione seria di lui, spostò il suo sguardo sulla parete di fronte.

Rimase sbalordito.

Lui era un cartografo, aveva in testa tutte le cartine di quel mondo, ma non aveva mai visto in vita sua quella che aveva davanti agli occhi. Risaliva a qualche millennio fa, all’incirca, e sembrava un po’ rovinata, ma era leggibile.

-Che lingua è quella?- chiese Jakotsu, indicando in alto.

Il generale al suo fianco alzò lo sguardo e vide una scrittura che non aveva mai visto in vita sua.

Erano strani segni, tutti uniti fra di loro.

Sembrava la scrittura di un altro mondo.

-Non l’ho mai vista prima.- ammise Renkotsu.

Stettero ancora qualche secondo a guardare quella mappa, dopo di ciò il dio delle spie e dei ladri allungò una mano sui capelli, prendendo il bastoncino che li teneva in quell’acconciatura tutta particolare, e li sciolse. L’altra mano si diresse verso le sue tasche e prese un foglio di pergamena.

Iniziò a disegnare quella strana mappa con la matita che teneva fra i capelli, riportando ogni piccolo particolare.

Era pur sempre un indizio, si disse fra sé.

Poco prima che finisse, sentirono dei rumori all’interno della caverna.

Renkotsu si girò verso quella direzione, pronto a difendersi, mentre Jakotsu, tranquillo coi capelli che gli arrivavano alla spalle, continuava a disegnare i particolari.

Si videro arrivare una Kagome trafelata, che correva dandogli le spalle e lanciando frecce ai demoni che la inseguivano.

Jakotsu si voltò, rimettendo a posto i suoi capelli, e guardò la scena con curiosità, mentre il dio al suo fianco sembrava sorpreso di vedere lì la ragazza. Lui se lo aspettava, a quanto gli aveva detto suo fratello Bankotsu, Kagome era una ragazza testarda che non si  scoraggiava facilmente. Prese la sua spada, la Jakotsuto, con un movimento della sua mano questa si allungò e si curvò, uccidendo i rimanenti demoni e lasciando la ragazza libera di respirare normalmente.

-Ehi, piccola! Che ci fai da queste parti?-

Subito Kagome si voltò verso di loro, sembrava che andasse di fretta. –Fra quindici minuti dobbiamo essere come minimo ad un chilometro da qui!-

Tutti e due gli dei la guardarono stralunati. –Cosa?-

-Inuyasha è stato colpito di sorpresa da quel demone enorme, adesso lo vuole ridurre in cenere. Prima di scatenarsi ci da altri venti minuti di tempo.-

Renkotsu a quella notizia impallidì.

-A settecento metri da qui c’è un villaggio di umani, verrà coinvolto nello scontro.-

La ragazza si sentì morire a quelle parole. Un intero  villaggio spazzato via perché Inuyasha stava combattendo? -Renkotsu, per favore conducimi al villaggio!- Disse, supplicandolo con lo sguardo. –Sono in grado di erigere una barriera abbastanza potente per proteggerlo.-

-Kagome non credo che tu…- iniziò a dire Jakotsu.

-Se non sono di nessuna utilità qui, se servo soltanto per evitare che Inuyasha combini stragi, allora io posso farlo!- Esclamò la ragazza, cercando di convincere le divinità.

Loro si guardarono, per infine sospirare.

-Va bene, ci recheremo a quel villaggio.-

Kagome a quelle parole annuì, sollevata. Avrebbe potuto salvare delle persone dalla sua furia, almeno. Era l’unica cosa che poteva fare per farsi perdonare per quella ferita che gli aveva indirettamente provocato.

 

Era veloce, malgrado la grossa mole. In quel momento Inuyasha stava saltando da una parte a l’altra della radura per evitare i getti di lava e fiamma che uscivano dalla bocca del drago, mentre la faccia umana sulla fronte di questa, rideva.

Kagome, Renkotsu e Jakotsu non erano ancora usciti, doveva prendere tempo.

-Maledetto, dimmi cosa avete in mente tu e i demoni per attaccare il mondo celeste!- disse, rimandando indietro con la spada uno di quei getti verso il proprietario.

-Per saperlo dovrai prima sconfiggermi! Cosa che non potrai mai fare visto il tuo stato pietoso!- rise ancora a quelle parole mentre Inuyasha sembrava che si stessa contenendo a forza.

Mai nessuno in vita sua poteva definirlo pietoso guardandolo in faccia e sperare di passarla liscia. Soprattutto se questo qualcuno ti ha bruciato il tuo haori rosso che, come un cappotto, ti ricopriva sino ai piedi, e che tu lo mettevi molto spesso e volentieri ogni volta che scendi sulla terra.

Fece un altro salto per evitare l’attacco nemico quando una fitta alle spalle gli fece contrarre per un attimo il viso di dolore. Per non parlare del fatto che se adesso aveva anche la schiena che era diventata un ammasso di carne bruciata era colpa sua.

O sì, non vedeva l’ora che Kagome uscisse da quella caverna per ridurlo in poltiglia.

Come se i suoi desideri si fossero avverati, in quel momento vide uscire i suoi due generali e la ragazza, che lo guardò per un attimo preoccupata per le sue ferite, prima di sparire con gli altri generali nella fitta foresta.

Un’altra palla di lava si stava dirigendo verso di lui, che ormai stufo di aspettare aveva deciso di iniziare a contrattaccare. Con un fendente tagliò la sfera in due metà perfette, che si schiantarono nel terreno dietro di lui, liquefacendolo.

-Ti do un’ultima possibilità- iniziò a dire il Dio della Guerra. –O mi dici che piano avete in mente, oppure ti torturerò e ti ucciderò in maniera così lenta e dolorosa che pregherai gli dei che tanto disprezzi di concederti una morte veloce.-

Ryukotsusei scoppiò in una fragorosa risata. –Tu sei un illuso, il mio corpo non è scalfibile per la tua spada, se speri che io…- Non poté finire la sua frase che un dolore improvviso lo travolse.

La mano, la sua mano era a terra!

Eppure il dio davanti a lui non si era mosso!

Notò che la spada che lui portava adesso era in una posizione differente rispetto ad un attimo fa. Con un solo movimento della spada era riuscito a tagliare un braccio?

-Maledetto!- Urlò il demone prima di fiondarsi su di lui con forza.

Inuyasha si mosse velocemente, tagliandogli la punta della coda e un corno che fuoriusciva dalla testa del drago.

Il demone si agitò senza posa, sentendo il sangue fuoriuscire senza fermarsi. Stava davvero perdendo? Contro quel dio mezzo morto che lo aveva ingannato per tutto questo tempo?

Il Dio della Guerra, guardando il demone agitarsi per il dolore, lanciando quelle urla acute, si portò una mano alla testa. Gli davano fastidio le urla del demone, lo avrebbe fatto stare fermo a parlare.

Sorrise a quel pensiero, forse prima lo avrebbe fatto stare fermo e, dopo che lui avrebbe urlato per il dolore, avrebbe parlato.

Si preparò a sferrare uno degli attacchi che preferiva più di tutti. Riversò molta energia nella spada, preparandosi.

-Kongou Souha!-

Mille stalattiti di diamante si sprigionarono dalla spada, andandosi a conficcare nel corpo di Ryukotsusei bloccandolo a terra, fra schizzi di sangue e urla di supplizio.

Inuyasha saltò sul corpo del demone, rifoderando la spada, e si mise a guardarlo in faccia dall’alto in basso dalla punta del naso del drago, mentre quello gli ringhiava contro.

-Allora, figlio di puttana, che mi dici adesso?-

-Che preferisco morire piuttosto che dirti cosa ha intenzione di fare il capo!-

Il Dio della Guerra lo guardò con un sorriso macabro, gli occhi ormai tutti tinti di rosso, mentre si faceva scrocchiare gli artigli. –Hai dieci minuti prima che io ti riduca in cenere. Se non vuoi dirmi niente e passare gli ultimi minuti della tua vita fra atroci tormenti, chi sono io per impedirlo?-

Detto ciò saltò sul suo braccio, afferrandogli un artiglio. Con la mano del demone bloccata a terra da un diamante, Inuyasha si dedicò alle sue dita. Con un movimento veloce del corpo, riuscì a frantumare le ossa che componevano gli artigli del demone. Ryukotsusei gettò un urlo di dolore , mentre il Dio della Guerra sentiva con gioia quella urla–E questo è solo l’inizio…-

 

Kagome correva insieme alle due divinità verso il villaggio che si trovava poco distante.

Se un giorno, qualche mese prima, le avessero detto che lei avrebbe dovuto salvare un villaggio dalla distruzione di un dio, sarebbe scoppiata a ridere. Invece eccola lì, a pregare che arrivino in tempo per evitare tutto questo.

-Siamo quasi arrivati.- La voce di Renkotsu la distrasse dai suoi pensieri, mentre davanti a lei si stagliavano le porte del villaggio.

La ragazza oltrepassò le porte, diretta verso la piazza principale. Trovò molte persone per strada, attirata dalle urla del demone con cui stava combattendo Inuyasha, settecento metri un po’ più a sud. Le case erano tutte costruzioni in mattoni bianche dalle forme regolari, e fuori da esse gli abitanti, vedendo passare a tutta velocità delle divinità, si inchinavano al loro passaggio. Kagome non faceva caso a tutto questo, pensava che sicuramente nella piazza ci sarebbero state molte persone, oltre che un tempio, e che avrebbe potuto chiedere informazioni su dove coltivavano i campi e su che direzioni puntare la sua barriera.

Si fermò in uno spiazzo dove vi era un tempio, sicuramente la parte più importante della città, dove fuori di esso vi erano dei sacerdoti che si chiedevano cosa stesse succedendo. Appena la videro arrivare, la guardarono con terrore non capendo che fosse l’essere che era apparso improvvisamente dietro di loro.

Qualche istante dopo la raggiunsero i due Generali del Dio della Guerra, che si guardarono intorno.

-Mancano ancora cinque minuti e questo villaggio è più grande del previsto, puoi farcela?- le chiese Jakotsu.

Kagome non era molto sicura di farcela, non era mai riuscita a fare una barriera più grande di quaranta metri perché perdeva subito il controllo dei propri poteri, ma era l’unica che poteva fare qualcosa per quelle povere persone. –Si che ce la posso fare.- Rispose sicura malgrado i suoi dubbi. –Ma ho bisogno dell’aiuto dei sacerdoti.-

Si diresse spedita verso gli anziani, che si erano inchinati alla comparsa dei due dei, lodandoli.

Sorrise all’uomo più anziano, che alla sua vista si era alzato guardandola interrogativamente. Le ricordava suo nonno, ma quello non era tempo per mettersi a pensare al passato. Doveva salvarli.

-Scusi se la disturbo ma vorrei un’informazione, e la prego di esser il più chiaro e conciso possibile nelle risposta.- Disse tutto questo nella maniera più cordiale che conosceva, non voleva che pensassero che lei volesse far loro del male.

Il veterano rispose con precisione a tutte le sue domande, e la informò anche sulla grandezza del villaggio.

La ragazza vacillò.

Una barriera di mezzo chilometro di lunghezza? Per non parlare degli altri trecento che mancavano al chilometro omicida!  Era un’impresa impossibile! Si riscosse dai suoi pensieri, quasi non del tutto. Pregò i sacerdoti di sostenerla spiritualmente nell’impresa.

Si diresse verso il centro della piazza seguita dai sacerdoti, sedendosi in posizione del loto dove i due dei erano rimasti ad attenderla. Mise le mani davanti a sé, preparandosi. I santi uomini la circondarono, unendo le mani in una muta preghiera e chiudendo gli occhi. Le stavano donando l’energia per sostenerla. Si commosse: doveva ampliare al massimo l’energia che solitamente usava per le barriere dei quaranta metri, doveva assolutamente salvare quelle persone.

Una parola…

Mancavano tre minuti.

Si concentrò sulle auree che la circondarono, diventando tutt’uno con gli uomini, gli animali, la terra e il cielo. Chiese appello agli elementi intorno a lei, che l’aiutassero a fare in modo di erigere una barriera capace di proteggerli.

Iniziò a sussurrare delle parole, gli occhi chiusi, mentre dentro di lei sentiva scorrere i quattro elementi che componevano la sfera.

Coraggio,allegria, intelligenza, amore.

Sentiva fluire tutto questo in lei, lo doveva assimilare e riprodurre sotto una forma diversa. Ci sarebbe riuscita, avrebbe dato forma di barriera e avrebbe retto.

Era pronta.

Rilasciò.

 

Dopo l’ultimo imponete attacco decise di fermarsi. Il demone che aveva davanti era ridotto ai minimi termini: Gli occhi del drago erano ai suoi piedi, ridotti in poltiglia; le membra erano diventate pezzi di carne informe senza più artigli, mentre il resto del corpo…

Bè, forse aveva un po’ esagerato, si disse mentre notava che non rimaneva quasi nessun osso al proprio posto né un pezzo di pelle sulla carne…

Guardò la pelle ai suoi piedi, aveva un bel colore e sembrava resistente, forse ne avrebbe fatto fare una giacca a Shion. Fortunatamente non aveva pensato di bruciarlo.

-Allora bastardo, ti concederò la grazia di andare a trovare il mio fratellastro, adesso.- Non si aspettava una risposta, gli aveva stappato la lingua, non poteva parlare.  –Ma non ti immaginare che il tuo trapasso sarà veloce e indolore…-

La faccia del demone sembrò diventare ancora più pallida a quelle parole, malgrado avesse assunto quasi una tonalità cadaverica.

Inuyasha estrasse la sua Tessaiga e si preparò a dare il colpo di grazia al suo nemico. Si concentrò, un po’, sentì la sua aura e quella del nemico scontrasi, creando un vortice. Oh, ma non aveva in mente un attacco semplice, come il Kaze no Kizu, quel demone aveva l’onore di morire con il suo attacco più micidiale. Trasformò la sua spada in un blocco di diamante, mentre aumentava la sua aura in modo da rivoltarla tutta contro l’essere che era a terra.

Il tempo che aveva dato a Kagome e gli altri era scaduto.

-Kongo_Bakuryuha!!!-

Scaglie di diamante si scagliarono contro il demone drago ad una velocità impressionante, seguite da dei vortici di energia che vennero dopo di esse.

Di Ryukotsusei non ne rimase niente nel giro di qualche secondo.

Attorno al Dio della Guerra i vortici di elettricità stavano distruggendo tutto quello che si trovava ad un chilometro da lui, senza lasciare scampo. Gli alberi venivano sradicati per poi finire polverizzati dalle scariche di energia, la terra si era alzata, creando tutta un nube di fumo intorno a lui, la superficie tremava mentre i diamanti iniziavano a sbriciolare per quell’energia, lasciando nell’aria pulviscoli di quel minerale in teoria indistruttibile.

Inuyasha si sentiva bene, attorno a lui il vuoto, solo odore di distruzione e morte.

Dopo quel terribile boato che aveva provocato il suo attacco, tutto tacque. Solo il rumore del vento.

Si guardò intorno, notando che del luogo di battaglia non era rimasto niente, solo la pelle che aveva accanto a sé dimostrava che lì prima si era svolta un’atrocità. Rifoderando la spada, si accorse che aveva anche ridotto in brandelli una parte di montagna. Il dio si grattò la testa, a disagio. Era sicuro che Ayame lo avrebbe ammazzato questa volta, se non si ricordava male quella foresta era una delle preferite della dea. Inoltre anche Sango aveva l’abitudine di cacciare per quei boschi…

Pazienza, avrebbero aspettato qualche secolo prima di rimetterci piede.

Prendendo la pelle in mano, percepì all’improvviso qualcosa che ebbe il potere di bloccarlo per qualche secondo, in preda ad uno strano sentimento.

L’aura di Kagome.

 

Rilasciò.

Improvvisamente attorno a lei prese forma una barriera, che si estese fra le case, oltre le mura del villaggio, fino a ricoprire ogni singolo abitante. Kagome percepiva ogni sentimento all’interno della barriera, ogni singola sensazione di ogni abitante, di ogni animale e di ogni pianta, ma doveva concentrarsi. Entrò in meditazione, il nulla, il niente.

Improvvisamente eccola, la vedeva.

Vedeva se stessa circondata dai sacerdoti, una ragazza, concentrata, che pareva una statua di cera, insieme ai due Generali, che si guadavano intorno meravigliati da tanto potere. Si levò in alto, a raggiungere il punto sopra la barriera. Era diventata lei stessa la barriera.

L’attacco stava iniziando.

inaspettatamente punte di diamante si scagliarono contro quel muro argenteo, facendolo vacillare ma non allontanare, mente le scaglie si frantumavano dopo qualche attimo in pulviscoli di vetro.

Kagome sentì e vide il suo corpo trafitto da quelle stilettate d’odio, ma non demorse, mentre la sua anima dall’alto pregava gli spiriti affinché il dolore non la raggiungesse, in modo da tener salda la barriera.

Quando finirono i diamanti pensò di avercela fatta, ma quello che vide davanti a lei la fece sbiancare: scariche di energia.

Il dolore.

Scariche elettriche percossero la sua anima provocandole dolore, una sofferenza immane. Sentì il suo urlo provenire dal basso, qualche metro più giù. Il suo corpo non avrebbe retto per molto. L’energia dell’aura di Inuyasha era terribile, percepiva l’odio profondo, la voglia di uccidere, e quella tortura immane le stava facendo perdere la cognizione della barriera, del tempo e dello spazio.

Doveva resistere, si disse, doveva difendere gli abitanti del villaggio.

Le urla del suo corpo stavano diventando sempre più acute, ma non doveva svenire, non doveva assolutamente svenire o tutto si sarebbe ritirato.

Dopo ancora qualche secondo, che a lei parve un secolo, di quella scarica, il vento.

Poi il nulla.

 

A settecento metri da lui vi era la flebile aura della ragazza.

Troppo debole.

I suoi piedi si mossero prima che lui potesse ordinargli di farlo, il suo cuore che batteva a mille.

Perché era lì? Gli aveva detto di allontanarsi il più possibile insieme ai due generali, cazzo!

Percepì altre aure oltre a quella di Kagome e dei suoi sottoposti.

Un villaggio?

Dopo qualche secondo vide le porte che erano l’ingresso e vi entrò, facendo intravedere agli abitanti solo una nube di fumo. La sentiva sempre più debole, sempre più affaticata.

Maledetta umana.

Doveva pensare a salvare se stessa, non quegli stupidi umani!

La vide, e apparve.

Si fermò vicino a lei, guardandola dall’alto, infuriato.

Da una nube di fumo apparve il Dio della Guerra macchiato di sangue: gli artigli  scarlatti, la pelle del nemico sulle spalle, sguardo basso, capelli argentei ondeggiavano al vento. Attorno a lui si respirava l’odore di odio e morte.

Non aveva bisogno di presentazioni, lo conoscevano tutti. I sacerdoti si inchinarono alla sua venuta, mentre i cittadini, dopo un attimo di terrore per la sua presenza, si prostrarono timorosi.

Inuyasha guardò la ragazza svenuta a terra, scuro in viso, e senza dire niente si chinò, prendendola delicatamente in braccio.

Lanciò un’occhiata di fuoco ai due dei che l’accompagnavano, un’occhiata che non presagiva niente di buono. Si guardò intorno, incontrando le teste chine degli abitanti che non osavano incrociare il suo sguardo, timorosi che quello sarebbe stato l’ultima cosa che vedessero in vita.

-Se lei muore… – Proferì con voce metallica, rivolto a tutti i presenti. –Vi conviene morire per mano vostra, perché io non sarò tanto indulgente da darvi la benedizione di un trapasso indolore.-

Questo fu proseguito da un silenzioso singulto della folla, mentre Inuyasha si allontanava lentamente con Kagome fra le braccia, pallida come un cadavere.

Dopo qualche attimo di smarrimento Jakotsu e Renkotsu lo seguirono senza proferire verbo. Sapevano che in quel momento, se avessero osato dire qualcosa in loro difesa, li avrebbe ammazzati senza pensarci due volte.

Si avviarono in silenzio, in quel deserto artificiale.

 

 

 

 

 

Salve.

Ecco a voi, dopo tanto tempo, un nuovo capitolo. ^^

Non so davvero quando arriverò a finirla, ma spero che aspetterete con pazienza.

Mi impegnerò al massimo, ma l’università mi prende la vita, eheh.

Grazie per il vostro sostegno, anche dopo tutti questi anni. Grazie davvero di cuore.

Un bacio, alla prossima.

 

  
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