Capitolo 16
Renkotsu stava frugando in quel posto da un po’ di tempo.
Non rilevava niente di strano a parte il particolare fetore demoniaco.
Purtroppo non c’era traccia dell’aura di Takemaru in giro, nient’altro che
potesse rilevare loro da dove avrebbe attaccato. Toccò la parete rocciosa e
umida di quel posto: di certo questa non era nient’altro che un espediente per
fare perdere tempo ad Inuyasha.
Il demone maggiore sicuramente sapeva quanto al Dio della
Guerra piacesse uccidere, quindi forse quei demoni non erano nient’altro che
pedine sacrificabili per Takemaru.
A distrarlo fu la voce di Jakotsu, che lo chiamava.
-Vieni un po’ a vedere cosa ho trovato in fondo.-
Renkotsu sospirò: che aveva questa volta? Aveva visto un
demone dalle sembianze umane che gli piaceva, oppure un candido e carino
coniglietto? Perché una persona come lui, così chiassosa e con voglia di
attenzione, era la spia più perfetta del regno celeste?
Lo raggiunse e si sorprese di trovarlo di spalle, mani ai
fianchi, che lo aspettava, guardando, con gli occhi finemente truccati un po’
accigliati, la parete di rocce lisce di fronte a lui.
L’altro, sorpreso dall’espressione seria di lui, spostò il
suo sguardo sulla parete di fronte.
Rimase sbalordito.
Lui era un cartografo, aveva in testa tutte le cartine di
quel mondo, ma non aveva mai visto in vita sua quella che aveva davanti agli
occhi. Risaliva a qualche millennio fa, all’incirca, e sembrava un po’ rovinata,
ma era leggibile.
-Che lingua è quella?- chiese Jakotsu, indicando in alto.
Il generale al suo fianco alzò lo sguardo e vide una
scrittura che non aveva mai visto in vita sua.
Erano strani segni, tutti uniti fra di loro.
Sembrava la scrittura di un altro mondo.
-Non l’ho mai vista prima.- ammise Renkotsu.
Stettero ancora qualche secondo a guardare quella mappa,
dopo di ciò il dio delle spie e dei ladri allungò una mano sui capelli,
prendendo il bastoncino che li teneva in quell’acconciatura tutta particolare,
e li sciolse. L’altra mano si diresse verso le sue tasche e prese un foglio di
pergamena.
Iniziò a disegnare quella strana mappa con la matita che
teneva fra i capelli, riportando ogni piccolo particolare.
Era pur sempre un indizio, si disse fra sé.
Poco prima che finisse, sentirono dei rumori all’interno
della caverna.
Renkotsu si girò verso quella direzione, pronto a
difendersi, mentre Jakotsu, tranquillo coi capelli che gli arrivavano alla
spalle, continuava a disegnare i particolari.
Si videro arrivare una Kagome trafelata, che correva
dandogli le spalle e lanciando frecce ai demoni che la inseguivano.
Jakotsu si voltò, rimettendo a posto i suoi capelli, e
guardò la scena con curiosità, mentre il dio al suo fianco sembrava sorpreso di
vedere lì la ragazza. Lui se lo aspettava, a quanto gli aveva detto suo
fratello Bankotsu, Kagome era una ragazza testarda che non si scoraggiava facilmente. Prese la sua spada,
la Jakotsuto, con un movimento della sua mano questa
si allungò e si curvò, uccidendo i rimanenti demoni e lasciando la ragazza
libera di respirare normalmente.
-Ehi, piccola! Che ci fai da queste parti?-
Subito Kagome si voltò verso di loro, sembrava che andasse
di fretta. –Fra quindici minuti dobbiamo essere come minimo ad un chilometro da
qui!-
Tutti e due gli dei la guardarono stralunati. –Cosa?-
-Inuyasha è stato colpito di sorpresa da quel demone enorme,
adesso lo vuole ridurre in cenere. Prima di scatenarsi ci da altri venti minuti
di tempo.-
Renkotsu a quella notizia impallidì.
-A settecento metri da qui c’è un villaggio di umani, verrà
coinvolto nello scontro.-
La ragazza si sentì morire a quelle parole. Un intero villaggio spazzato via perché Inuyasha stava
combattendo? -Renkotsu, per favore conducimi al villaggio!- Disse, supplicandolo
con lo sguardo. –Sono in grado di erigere una barriera abbastanza potente per
proteggerlo.-
-Kagome non credo che tu…- iniziò a dire Jakotsu.
-Se non sono di nessuna utilità qui, se servo soltanto per
evitare che Inuyasha combini stragi, allora io posso farlo!- Esclamò la
ragazza, cercando di convincere le divinità.
Loro si guardarono, per infine sospirare.
-Va bene, ci recheremo a quel villaggio.-
Kagome a quelle parole annuì, sollevata. Avrebbe potuto
salvare delle persone dalla sua furia, almeno. Era l’unica cosa che poteva fare
per farsi perdonare per quella ferita che gli aveva indirettamente provocato.
Era veloce, malgrado la grossa mole. In quel momento
Inuyasha stava saltando da una parte a l’altra della radura per evitare i getti
di lava e fiamma che uscivano dalla bocca del drago, mentre la faccia umana
sulla fronte di questa, rideva.
Kagome, Renkotsu e Jakotsu non erano ancora usciti, doveva
prendere tempo.
-Maledetto, dimmi cosa avete in mente tu e i demoni per
attaccare il mondo celeste!- disse, rimandando indietro con la spada uno di
quei getti verso il proprietario.
-Per saperlo dovrai prima sconfiggermi! Cosa che non potrai
mai fare visto il tuo stato pietoso!- rise ancora a quelle parole mentre
Inuyasha sembrava che si stessa contenendo a forza.
Mai nessuno in vita sua poteva definirlo pietoso guardandolo
in faccia e sperare di passarla liscia. Soprattutto se questo qualcuno ti ha
bruciato il tuo haori rosso che, come un cappotto, ti
ricopriva sino ai piedi, e che tu lo mettevi molto spesso e volentieri ogni
volta che scendi sulla terra.
Fece un altro salto per evitare l’attacco nemico quando una
fitta alle spalle gli fece contrarre per un attimo il viso di dolore. Per non
parlare del fatto che se adesso aveva anche la schiena che era diventata un
ammasso di carne bruciata era colpa sua.
O sì, non vedeva l’ora che Kagome uscisse da quella caverna
per ridurlo in poltiglia.
Come se i suoi desideri si fossero avverati, in quel momento
vide uscire i suoi due generali e la ragazza, che lo guardò per un attimo
preoccupata per le sue ferite, prima di sparire con gli altri generali nella
fitta foresta.
Un’altra palla di lava si stava dirigendo verso di lui, che
ormai stufo di aspettare aveva deciso di iniziare a contrattaccare. Con un fendente
tagliò la sfera in due metà perfette, che si schiantarono nel terreno dietro di
lui, liquefacendolo.
-Ti do un’ultima possibilità- iniziò a dire il Dio della
Guerra. –O mi dici che piano avete in mente, oppure ti torturerò e ti ucciderò
in maniera così lenta e dolorosa che pregherai gli dei che tanto disprezzi di
concederti una morte veloce.-
Ryukotsusei scoppiò in una
fragorosa risata. –Tu sei un illuso, il mio corpo non è scalfibile per la tua
spada, se speri che io…- Non poté finire la sua frase che un dolore improvviso
lo travolse.
La mano, la sua mano era a terra!
Eppure il dio davanti a lui non si era mosso!
Notò che la spada che lui portava adesso era in una
posizione differente rispetto ad un attimo fa. Con un solo movimento della
spada era riuscito a tagliare un braccio?
-Maledetto!- Urlò il demone prima di fiondarsi su di lui con
forza.
Inuyasha si mosse velocemente, tagliandogli la punta della
coda e un corno che fuoriusciva dalla testa del drago.
Il demone si agitò senza posa, sentendo il sangue
fuoriuscire senza fermarsi. Stava davvero perdendo? Contro quel dio mezzo morto
che lo aveva ingannato per tutto questo tempo?
Il Dio della Guerra, guardando il demone agitarsi per il
dolore, lanciando quelle urla acute, si portò una mano alla testa. Gli davano
fastidio le urla del demone, lo avrebbe fatto stare fermo a parlare.
Sorrise a quel pensiero, forse prima lo avrebbe fatto stare
fermo e, dopo che lui avrebbe urlato per il dolore, avrebbe parlato.
Si preparò a sferrare uno degli attacchi che preferiva più
di tutti. Riversò molta energia nella spada, preparandosi.
-Kongou Souha!-
Mille stalattiti di diamante si sprigionarono dalla spada,
andandosi a conficcare nel corpo di Ryukotsusei
bloccandolo a terra, fra schizzi di sangue e urla di supplizio.
Inuyasha saltò sul corpo del demone, rifoderando la spada, e
si mise a guardarlo in faccia dall’alto in basso dalla punta del naso del
drago, mentre quello gli ringhiava contro.
-Allora, figlio di puttana, che mi dici adesso?-
-Che preferisco morire piuttosto che dirti cosa ha
intenzione di fare il capo!-
Il Dio della Guerra lo guardò con un sorriso macabro, gli
occhi ormai tutti tinti di rosso, mentre si faceva scrocchiare gli artigli.
–Hai dieci minuti prima che io ti riduca in cenere. Se non vuoi dirmi niente e
passare gli ultimi minuti della tua vita fra atroci tormenti, chi sono io per
impedirlo?-
Detto ciò saltò sul suo braccio, afferrandogli un artiglio.
Con la mano del demone bloccata a terra da un diamante, Inuyasha si dedicò alle
sue dita. Con un movimento veloce del corpo, riuscì a frantumare le ossa che
componevano gli artigli del demone. Ryukotsusei gettò
un urlo di dolore , mentre il Dio della Guerra sentiva con gioia quella urla–E
questo è solo l’inizio…-
Kagome correva insieme alle due divinità verso il villaggio
che si trovava poco distante.
Se un giorno, qualche mese prima, le avessero detto che lei
avrebbe dovuto salvare un villaggio dalla distruzione di un dio, sarebbe
scoppiata a ridere. Invece eccola lì, a pregare che arrivino in tempo per
evitare tutto questo.
-Siamo quasi arrivati.- La voce di Renkotsu la distrasse dai
suoi pensieri, mentre davanti a lei si stagliavano le porte del villaggio.
La ragazza oltrepassò le porte, diretta verso la piazza
principale. Trovò molte persone per strada, attirata dalle urla del demone con
cui stava combattendo Inuyasha, settecento metri un po’ più a sud. Le case
erano tutte costruzioni in mattoni bianche dalle forme regolari, e fuori da
esse gli abitanti, vedendo passare a tutta velocità delle divinità, si
inchinavano al loro passaggio. Kagome non faceva caso a tutto questo, pensava
che sicuramente nella piazza ci sarebbero state molte persone, oltre che un
tempio, e che avrebbe potuto chiedere informazioni su dove coltivavano i campi
e su che direzioni puntare la sua barriera.
Si fermò in uno spiazzo dove vi era un tempio, sicuramente
la parte più importante della città, dove fuori di esso vi erano dei sacerdoti
che si chiedevano cosa stesse succedendo. Appena la videro arrivare, la
guardarono con terrore non capendo che fosse l’essere che era apparso
improvvisamente dietro di loro.
Qualche istante dopo la raggiunsero i due Generali del Dio
della Guerra, che si guardarono intorno.
-Mancano ancora cinque minuti e questo villaggio è più
grande del previsto, puoi farcela?- le chiese Jakotsu.
Kagome non era molto sicura di farcela, non era mai riuscita
a fare una barriera più grande di quaranta metri perché perdeva subito il
controllo dei propri poteri, ma era l’unica che poteva fare qualcosa per quelle
povere persone. –Si che ce la posso fare.- Rispose sicura malgrado i suoi
dubbi. –Ma ho bisogno dell’aiuto dei sacerdoti.-
Si diresse spedita verso gli anziani, che si erano inchinati
alla comparsa dei due dei, lodandoli.
Sorrise all’uomo più anziano, che alla sua vista si era alzato
guardandola interrogativamente. Le ricordava suo nonno, ma quello non era tempo
per mettersi a pensare al passato. Doveva salvarli.
-Scusi se la disturbo ma vorrei un’informazione, e la prego
di esser il più chiaro e conciso possibile nelle risposta.- Disse tutto questo
nella maniera più cordiale che conosceva, non voleva che pensassero che lei
volesse far loro del male.
Il veterano rispose con precisione a tutte le sue domande, e
la informò anche sulla grandezza del villaggio.
La ragazza vacillò.
Una barriera di mezzo chilometro di lunghezza? Per non
parlare degli altri trecento che mancavano al chilometro omicida! Era un’impresa impossibile! Si riscosse dai
suoi pensieri, quasi non del tutto. Pregò i sacerdoti di sostenerla
spiritualmente nell’impresa.
Si diresse verso il centro della piazza seguita dai
sacerdoti, sedendosi in posizione del loto dove i due dei erano rimasti ad
attenderla. Mise le mani davanti a sé, preparandosi. I santi uomini la
circondarono, unendo le mani in una muta preghiera e chiudendo gli occhi. Le
stavano donando l’energia per sostenerla. Si commosse: doveva ampliare al
massimo l’energia che solitamente usava per le barriere dei quaranta metri,
doveva assolutamente salvare quelle persone.
Una parola…
Mancavano tre minuti.
Si concentrò sulle auree che la circondarono, diventando
tutt’uno con gli uomini, gli animali, la terra e il cielo. Chiese appello agli
elementi intorno a lei, che l’aiutassero a fare in modo di erigere una barriera
capace di proteggerli.
Iniziò a sussurrare delle parole, gli occhi chiusi, mentre
dentro di lei sentiva scorrere i quattro elementi che componevano la sfera.
Coraggio,allegria, intelligenza,
amore.
Sentiva fluire tutto questo in lei, lo doveva assimilare e
riprodurre sotto una forma diversa. Ci sarebbe riuscita, avrebbe dato forma di
barriera e avrebbe retto.
Era pronta.
Rilasciò.
Dopo l’ultimo imponete attacco decise di fermarsi. Il demone
che aveva davanti era ridotto ai minimi termini: Gli occhi del drago erano ai
suoi piedi, ridotti in poltiglia; le membra erano diventate pezzi di carne
informe senza più artigli, mentre il resto del corpo…
Bè, forse aveva un po’ esagerato, si disse mentre notava che
non rimaneva quasi nessun osso al proprio posto né un pezzo di pelle sulla
carne…
Guardò la pelle ai suoi piedi, aveva un bel colore e
sembrava resistente, forse ne avrebbe fatto fare una giacca a Shion. Fortunatamente non aveva pensato di bruciarlo.
-Allora bastardo, ti concederò la grazia di andare a trovare
il mio fratellastro, adesso.- Non si aspettava una risposta, gli aveva stappato
la lingua, non poteva parlare. –Ma non
ti immaginare che il tuo trapasso sarà veloce e indolore…-
La faccia del demone sembrò diventare ancora più pallida a
quelle parole, malgrado avesse assunto quasi una tonalità cadaverica.
Inuyasha estrasse la sua Tessaiga
e si preparò a dare il colpo di grazia al suo nemico. Si concentrò, un po’,
sentì la sua aura e quella del nemico scontrasi,
creando un vortice. Oh, ma non aveva in mente un attacco semplice, come il Kaze no Kizu, quel demone aveva
l’onore di morire con il suo attacco più micidiale. Trasformò la sua spada in
un blocco di diamante, mentre aumentava la sua aura in modo da rivoltarla tutta
contro l’essere che era a terra.
Il tempo che aveva dato a Kagome e gli altri era scaduto.
-Kongo_Bakuryuha!!!-
Scaglie di diamante si scagliarono contro il demone drago ad
una velocità impressionante, seguite da dei vortici di energia che vennero dopo
di esse.
Di Ryukotsusei non ne rimase
niente nel giro di qualche secondo.
Attorno al Dio della Guerra i vortici di elettricità stavano
distruggendo tutto quello che si trovava ad un chilometro da lui, senza
lasciare scampo. Gli alberi venivano sradicati per poi finire polverizzati
dalle scariche di energia, la terra si era alzata, creando tutta un nube di
fumo intorno a lui, la superficie tremava mentre i diamanti iniziavano a
sbriciolare per quell’energia, lasciando nell’aria pulviscoli di quel minerale
in teoria indistruttibile.
Inuyasha si sentiva bene, attorno a lui il vuoto, solo odore
di distruzione e morte.
Dopo quel terribile boato che aveva provocato il suo
attacco, tutto tacque. Solo il rumore del vento.
Si guardò intorno, notando che del luogo di battaglia non
era rimasto niente, solo la pelle che aveva accanto a sé dimostrava che lì
prima si era svolta un’atrocità. Rifoderando la spada, si accorse che aveva
anche ridotto in brandelli una parte di montagna. Il dio si grattò la testa, a
disagio. Era sicuro che Ayame lo avrebbe ammazzato
questa volta, se non si ricordava male quella foresta era una delle preferite
della dea. Inoltre anche Sango aveva l’abitudine di
cacciare per quei boschi…
Pazienza, avrebbero aspettato qualche secolo prima di
rimetterci piede.
Prendendo la pelle in mano, percepì all’improvviso qualcosa
che ebbe il potere di bloccarlo per qualche secondo, in preda ad uno strano
sentimento.
L’aura di Kagome.
Rilasciò.
Improvvisamente attorno a lei prese forma una barriera, che
si estese fra le case, oltre le mura del villaggio, fino a ricoprire ogni
singolo abitante. Kagome percepiva ogni sentimento all’interno della barriera,
ogni singola sensazione di ogni abitante, di ogni animale e di ogni pianta, ma
doveva concentrarsi. Entrò in meditazione, il nulla, il niente.
Improvvisamente eccola, la vedeva.
Vedeva se stessa circondata dai sacerdoti, una ragazza,
concentrata, che pareva una statua di cera, insieme ai due Generali, che si
guadavano intorno meravigliati da tanto potere. Si levò in alto, a raggiungere
il punto sopra la barriera. Era diventata lei stessa la barriera.
L’attacco stava iniziando.
inaspettatamente punte di diamante si scagliarono contro
quel muro argenteo, facendolo vacillare ma non allontanare, mente le scaglie si
frantumavano dopo qualche attimo in pulviscoli di vetro.
Kagome sentì e vide il suo corpo trafitto da quelle
stilettate d’odio, ma non demorse, mentre la sua anima dall’alto pregava gli
spiriti affinché il dolore non la raggiungesse, in modo da tener salda la
barriera.
Quando finirono i diamanti pensò di avercela fatta, ma
quello che vide davanti a lei la fece sbiancare: scariche di energia.
Il dolore.
Scariche elettriche percossero la sua anima provocandole
dolore, una sofferenza immane. Sentì il suo urlo provenire dal basso, qualche
metro più giù. Il suo corpo non avrebbe retto per molto. L’energia dell’aura di
Inuyasha era terribile, percepiva l’odio profondo, la voglia di uccidere, e
quella tortura immane le stava facendo perdere la cognizione della barriera,
del tempo e dello spazio.
Doveva resistere, si disse, doveva difendere gli abitanti
del villaggio.
Le urla del suo corpo stavano diventando sempre più acute,
ma non doveva svenire, non doveva assolutamente svenire o tutto si sarebbe
ritirato.
Dopo ancora qualche secondo, che a lei parve un secolo, di
quella scarica, il vento.
Poi il nulla.
A settecento metri da lui vi era la flebile aura della
ragazza.
Troppo debole.
I suoi piedi si mossero prima che lui potesse ordinargli di
farlo, il suo cuore che batteva a mille.
Perché era lì? Gli aveva detto di allontanarsi il più
possibile insieme ai due generali, cazzo!
Percepì altre aure oltre a quella di Kagome e dei suoi
sottoposti.
Un villaggio?
Dopo qualche secondo vide le porte che erano l’ingresso e vi
entrò, facendo intravedere agli abitanti solo una nube di fumo. La sentiva
sempre più debole, sempre più affaticata.
Maledetta umana.
Doveva pensare a salvare se stessa, non quegli stupidi
umani!
La vide, e apparve.
Si fermò vicino a lei, guardandola dall’alto, infuriato.
Da una nube di fumo apparve il Dio della Guerra macchiato di
sangue: gli artigli scarlatti, la pelle
del nemico sulle spalle, sguardo basso, capelli argentei ondeggiavano al vento.
Attorno a lui si respirava l’odore di odio e morte.
Non aveva bisogno di presentazioni, lo conoscevano tutti. I
sacerdoti si inchinarono alla sua venuta, mentre i cittadini, dopo un attimo di
terrore per la sua presenza, si prostrarono timorosi.
Inuyasha guardò la ragazza svenuta a terra, scuro in viso, e
senza dire niente si chinò, prendendola delicatamente in braccio.
Lanciò un’occhiata di fuoco ai due dei che l’accompagnavano,
un’occhiata che non presagiva niente di buono. Si guardò intorno, incontrando
le teste chine degli abitanti che non osavano incrociare il suo sguardo,
timorosi che quello sarebbe stato l’ultima cosa che vedessero in vita.
-Se lei muore… – Proferì con voce metallica, rivolto a tutti
i presenti. –Vi conviene morire per mano vostra, perché io non sarò tanto
indulgente da darvi la benedizione di un trapasso indolore.-
Questo fu proseguito da un silenzioso singulto della folla,
mentre Inuyasha si allontanava lentamente con Kagome fra le braccia, pallida
come un cadavere.
Dopo qualche attimo di smarrimento Jakotsu e Renkotsu lo
seguirono senza proferire verbo. Sapevano che in quel momento, se avessero
osato dire qualcosa in loro difesa, li avrebbe ammazzati senza pensarci due
volte.
Si avviarono in silenzio, in quel deserto artificiale.
Salve.
Ecco a voi, dopo tanto tempo, un nuovo capitolo. ^^
Non so davvero quando arriverò a finirla, ma spero che aspetterete con pazienza.
Mi impegnerò al massimo, ma l’università mi prende la vita, eheh.
Grazie per il vostro sostegno, anche dopo tutti questi anni. Grazie davvero di cuore.
Un bacio, alla prossima.