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Autore: tisdalesvoice    20/11/2012    25 recensioni
Dopo tre giorni dal brutto accaduto, Hope decide di andare a trasferirsi da suo zio a Londra, non sapendo se il destino le aveva riservato cose positive o ancora negative.
Vuole a tutti i costi rifarsi una vita e dimenticare il suo doloroso passato. Per quanto lei ci provi, non riesce a superare tutto ciò che le è successo, ma quando stava per cedere, ecco che incontra un gruppo di amici e una ragazza, la quale ha come fratello Harry. Insieme, superano le loro difficoltà, finchè non si innamorano perdutamente l'uno dell'altro, facendo nascere tra loro un tenero e grande amore.
Completa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Now I'm there.



 

Harry. 
Mia sorella guardò Hope, attenta, salire le scale, poi si voltò di nuovo verso di me, con sguardo minaccioso, ancora.
- Gemma, non è successo niente! - le dissi.
- Perchè cazzo avete dormito insieme?! -
- Abbiamo guardato un pò di tv e ci siamo addormentati, punto. - spiegai.
Lei inarcò il sopracciglio.
- Non l'ho neanche toccata! - 
- .. Bhe', l'ho solo abbracciata. - continuai.
- Senti Harry, lei ha bisogno di qualcuno che le stia vicino e la faccia sentire amata, e .. - 
- E per lei non è facile fidarsi della gente, lo so. - la interruppi.
- .. Come .. - era confusa.
- Ieri ho ascoltato la vostra conversazione. - confessai.
- Ecco perchè non ti abbiamo sentito entrare .. - ragionò ad alta voce.
Prese lo straccio da cucina e me lo buttò contro, ma i miei riflessi riuscirono a schivarlo.
- Non si ascoltano le conversazioni femminili, testa di cazzo! - mi urlò poi contro. 
- Come se stesse parlando di chissà che. - 
- Si stava sfogando con me, Harry! E comunque, non darle illusioni perchè non è quelle di cui ha bisogno. - disse.
- Chi ti dice che io non abbia intenzioni serie? - dissi pentendomene subito.
Restò confusa dalla mia risposta, poi, ci pensò su e si 'illuminò'.
- Ti piace Hope! - sbottò sorridendo.
- Zitta, cazzo. - dissi guardando le scale sperando che lei non fosse scesa.
- Ecco cosa volevi dirmi la scorsa volta. - concluse.
Sbuffai e mi sedetti sulla sedia, poggiando i gomiti sul tavolo tenendomi la testa. Si spostò anche l'altra sedia, segno che anche mia sorella si era seduta.
- E da quando? - chiese, quasi euforica.
- Non lo so Gemma .. - 
- .. non lo so. - continuai.
- Che ti prende? - domandò.
- Che mi prende? Mi prende che non so che cazzo mi sta succedendo, lei non se ne accorge e quel coglione di Eric a cui vorrei spaccare la faccia stasera esce con lei, ecco cosa mi prende.
- Sei semplicemente innamorato e geloso, Harry. - disse lei, come se fosse una cosa ovvia.
- Non ti ci mettere anche tu, eh. -
- Perchè non accetti il fatto che forse potrebbe essere così? -
- Perchè è troppo presto! - sbottai.
- Oh, smettila con ste cazzate. Presto o tardi che sia, sta di fatto che ti piace, da morire. - 
- Cosa provi quando sei con lei? - chiese poi.
- Eh? - cercavo di predere tempo.
- Ti ho chiesto cosa provi quando sei con lei. - ripetè.
Non era mai stato facile per me esprimere i miei sentimenti, figuriamoci dirli a mia sorella. Eppure lei se ne stava lì, davanti a me, aspettando delle risposte, che ovviamente, non sarebbero mai arrivate. Non avrei mai detto cosa provavo per Hope amenochè non fosse stata lei. Dovevo, in un certo senso, schiarirmi ancora le idee, ma sapevo che, semplicemente, non volevo accettare il fatto che oramai ero del tutto preso da lei. Tutto ciò era inspiegabile per me. Era successo tutto così infretta, da non farmici capire nulla. Non mi era mai capitato prima che arrivasse lei. In tutto quel tempo, ero stato con tre ragazze. L'unica storia che era durata di piu', era stata la prima, con Hannah. Eravamo stati insieme quasi un anno, poi, ci siamo mollati. Le volevo bene, un bene dell'anima, ma la cosa non durò molto. Se ero innamorato di lei? Sinceramente non lo so, non me l'ero mai chiesto. 
All'improvviso, suonò il telefono di Gemma. 
- Liam, non adesso. - rispose.
Salvato dal telefono.
- Oh si, proprio adesso. - dissi alzandomi dalla sedia uscendo dalla cucina.
- Tu parlerai con me, Harry Styles. - 
- Si si. - 
Mi avviai verso le scale, intento ad andare in camera mia, quando passai davanti camera di Gemma e vidi Hope di spalle. Istintivamente la chiamai.
- Hope. - 
Lei voltò di poco il capo, poi si girò e alzò il braccio all'altezza del viso. Si era asciugata un lacrima, ne ero sicuro.
- Harry .. - rispose semplicemente.
Mi avvicinai a lei. 
- Hope, tutto bene? - 
- Si si, tutto bene. - disse sorridendomi nascondendo il cellulare dietro la schiena. Non mi convinceva.
Andò verso la porta, sorpassandomi, ma io la fermai per un braccio, delicatamente, facendola volta verso di me.
- Hope .. - dissi guardandola negli occhi. Aveva di nuovo quegli occhi pieni di terrore.
Lei abbassò lo sguardo, poi prese il cellulare maneggiandolo per qualche secondo, poi me lo porse. Si aprì un messaggio: 
 

So dove sei.

 
Guardai il numero, ma c'era solo 'sconosciuto'.
Non ci fu molto a capire chi fosse. Era riuscito a rintracciarla? 
La guardai, ma lei aveva il capo abbassato. La abbracciai, senza dire nulla. Volevo che capisse che io c'ero, come sempre. Lei ricambiò l'abbraccio, stringendosi forte a me.
- Non ce la faccio piu', Harry .. - disse con voce sottile. 
- Ehi, non gli permetterò di farti del male di nuovo. - le dissi, sicuro.
Lei si strinse ancor di più a me, cosa che feci anch'io. Era sempre bello poterla sentire mia, anche per quei pochi secondi. Sapere che era nelle mie braccia e sentire tutto il suo affetto ricambiato. 
Si staccò, prendendo il cellulare e guardando per qualche altro secondo il messaggio.
- Che c'è? - le chiesi.
- .. Mi chiedo come abbia fatto a trovarmi .. - 
Già, come cazzo aveva fatto? 
Poi, era come se si fosse resa conto di qualcosa e digitò subito un numero sul cellulare. Non capii.
- Ciao mamma, come stai? - disse.
- Mh, si si, sto bene. Senti, ma per caso è venuto un ragazzo a casa a cercarmi? -
- .. Capelli biondini, occhi castani, grosso e muscoloso .. - 
La guardai spiegare, ed era come se fosse disgustata e impaurita allo stesso tempo.
- Ah .. va bene. - rispose.
- No, non è il mio ragazzo .. - disse guardando me.
- Ora vado mamma, ci sentiamo, ti voglio bene. - concluse chiudendo la chiamata.
- Allora? - chiesi.
- .. E' andato a casa mia. - 
- Brutto figlio di puttana. - sbottai.
- .. Ha chiesto dove io fossi e mia mamma gli ha detto che ero venuta qui a Londra, ma non dove di preciso. - 
- E tua madre gliel'ha detto, eh .. - 
- Credeva fosse un mio amico .. - 
- Un tuo amico?! - 
- Cosa potevo dirgli, Harry? Ehi mamma, se qualche ragazzo viene a chiedere di me non dargli nessuna informazione perchè uno di loro potrebbe essere quello che mi ha maldrattato per due anni e poi ha cercato di violentarmi. - disse tutto d'un fiato. 
L'ultima sua parola mi provocò una fitta allo stomaco e un senso di rabbia quasi incontenibile. Mi faceva sempre quell'effetto ogni volta che pensavo a ciò che le era capitato. 
Prendemmo tutti e due un bel respiro poi mi avvicinai a lei, mettendole un braccio sulle spalle attirandola a me, dandole un bacio sulla fronte.
- Ora ci sono io, okay? - dissi guardandola negli occhi.
Mi guardò e mi sorrise timidamente, senza dire nulla, e quello mi bastò.
- Hope, hai trovato il cellulare?! - urlò mia sorella di sotto.
- Si, arrivo! - rispose lei.
- La padrona chiama. - disse staccandosi da me.
- La padrona?! - chiesi scarcastico.
- Si. Che ti credevi, che eri tu? - mi sfidò, stando al gioco.
- Forse stanotte non mi sono spiegato .. - dissi avvicinandomi a lei.
Lei si voltò subito e corse via. La seguii fino alle scale, poi andò in salone, dove si mise dietro al manico del divano, sulla destra, mentre io ero su quello della sinistra. 
- Gemma, aiutami! - urlò lei divertita.
- Che cazzo succede? - chiese mia sorella.
- Dice che lui è il padrone e che può cacciarmi di casa se non faccio la brava. - rispose Hope.
- Fratellino caro, la padrona qui sono io. - disse Gemma vantandosi.
- Io sono uomo e perciò sono io. - replicai.
- Non vuoi mangiare? - mi sfidò mia sorella, referendosi alla colazione.
- Non fare la stronza. - 
- La faccio eccome. Allora? - 
- Fanculo. - 
- Così va meglio. - disse tornandosene in cucina.
- Le donne comandano il mondo. - disse Hope esultando.
- Se non posso cacciarti, posso torturarti .. - 
Lei cercò di scappare, ma la afferrai e la 'buttai' sul divano, iniziando a farle il solletico.
- Harry, ti prego, basta! - disse ridendo. 
Amavo da morire la sua risata. 
Continuavo a farle il solletico, quando la sua maglietta si alzò di poco scoprendo la sua pancia. Notai delle macchie viola, un pò lievi. Erano altri lividi. Non appena li vidi, mi fermai, tirando le mani indietro. Lei riprese a respirare regolarmente, finchè non mi guardò. Vide che guardavo la sua pancia, così si abbassò la maglietta, mettendosi a sedere sul divano.
- Ti ho fatto male? - le chiesi.
- Cosa? No no. - rispose subito, sorridendomi.
- Hope, quanti ne hai ancora? - 
Lei non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.
- Venite a fare colazione, idioti. - ci richiamò Gemma. 
Ci alzammo dal divano e andammo a fare colazione. Una volta finito, io tornai in salone guardando un film che stavano trasmettendo in tv, mentre Hope dava una mano a Gemma nel lavare i piatti. Poco dopo, mi raggiunsero anche loro; Hope si sedette vicino a me e mia sorella di fianco a lei. 
- Che film è? - mi chiese.
- Mi pare Remember Me. - risposi.
Lei annuì e si posizionò meglio sul divano, portando le gambe al petto. 
Finì il film e io e Gemma notammo che Hope si era .. commossa?
- Hope, stai piangendo? - le chiese mia sorella.
- Il film. - rispose semplicemente, asciugandosi gli occhi con le maniche della maglia.
- Oh Tyler, perchè sei morto. - la presi in giro.
- Smettila. - disse lei divertita. 
- Oh Tyler, perchè sei andato nell'ufficio di tuo padre. - imitai una voce femminile ridicola.
- Eddai. - disse dandomi una piccola spinta.
In quel momento, le suonò il cellulare, un messaggio. Ci guardammo entrambi, finchè lei non lo prese. Lesse il nome sul display e si rilassò.
- Chi è? - le chiese Gemma.
- Oh .. Eric. - 
- E che ti dice? - domandò ancora.
- Non vedo l'ora di vederti. - ripose posando il telefono.
Era fin troppo ridicolo che non riuscii a trattenere un sorriso ironico.
- Andiamo in cucina, va. - la richiamò mia sorella, alzandosi dal divano, seguita da lei.
Dopo un pò di tempo, il pranzo fu pronto, così andai in cucina anch'io e mangiammo.
- Allora .. che ti metti questa sera per "l'appuntamento"? - domandò Gemma mimando con le mani l'ultima parola.
- Non ne ho proprio idea. - rispose lei.
- Protresti metterti un vestitino .. - tentò.
Nel sentire quella frase quasi mi strozzai con l'acqua che stavo bevendo.
- Harry, è tutto okay? - domandò Hope.
Io annuii facendo qualche altro colpo di tosse, mentre guardavo mia sorella che mancava poco che se la rideva. Voleva stuzzicarmi.
- Comunque, preferisco di no. Anche perchè di vestitini non ne ho. - 
- Ma te ne posso prestare uno io. - le sorrise.
- Sorellina cara, ma tu non eri contraria a questa uscita? - le feci un sorriso falso.
- Certo, ma voglio che il belloccio rimanga di stucco davanti alla bellezza della mia amica. - 
Come se ci volesse un vestitino per renderla bella. Era bella in pigiama, in tuta, struccata .. sempre. Lei era bella sempre. 
- Meglio di no, così almeno mi lascia in pace. - 
- Vuoi andarci in tuta? - 
- Forse .. - ci scherzò su.
- No vabbè .. mh .. - rimase a pensarci un pò.
- .. Un bel jeans stretto .. - ammiccò mia sorella guardando me.
- .. Che ti valorizzi il sedere. - continuò.
- Gemma! - la richiamò lei dandole uno schiaffo sul braccio.
- Io me ne vado. - dissi alzandomi dalla sedia, andando verso le scale.
Salii le scale e le sentii ridere, poi andai in camera mia, buttandomi a peso morto sul letto.
Pensai a quanto potesse essere fortunato quello stronzo ad averla per una sera tutta per se. Di sicuro, non si sarebbe reso conto di quanto lei potesse essere speciale. Per lui, era una delle tante e sperai che lei non si affezzionasse piu' di tanto a lui, o ne avrebbe sofferto. E se avrebbe sofferto per un coglione del genere, avrei avuto una scusa in più per spaccargli la faccia. Ma tanto, lei mi aveva detto: e' una semplice uscita, Harry. Quindi, non era importante. D'altronde, era uscita con lui solo per toglierselo di torno una volta per tutte. E sperai che dopo quell'uscita, di altre non ce ne fossero perchè non sarei riuscito a sopportarne un'altra. Ero geloso? Forse. Semplicemente, non volevo che quel coglione o qualche altro ragazzo del genere le si avvicinasse, cercando di illuderla e cazzate varie. Si sarebbe fatta ammaliare e si sarebbe fidata; l'avrebbe fatta soffrire e questo non potevo sopportarlo. Perchè lei di sofferenze, ne aveva sopportate abbastanza. Anche se, aveva detto che per lei fidarsi delle persone le riusciva difficile. Con me però, a quanto pare, era stato facile e questo, non poteva farmi altro che piacere. Che poi, era davvero convinta che non avrebbe trovato un ragazzo che l'avrebbe amata come si deve? Ce n'erano di stronzi, si, ma qualcuno l'avrebbe trovato, e il pensiero che quel ragazzo, un giorno, sarei potuto essere io, mi fece sorridere. Magari, avrei potuto amarla come si deve, come meritava. Avrei potuto dire: si, lei e' la mia ragazza e la amo da morire. Desideravo davvero quello? Volevo che Hope fosse la mia ragazza? Tutte le risposte stavano in lei. Il fatto è che io di domande non gliele avrei mai porse e lei, di risposte, non me le avrebbe giustamente date. Basta, stavo pensando troppo.
Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza, avviandomi verso le scale, intento ad andare in salone, finchè non incontrai Hope.
- Dove vai? - le domandai istintivamente.
- A prepararmi, che tra poco vado. - rispose.
Io annuii semplicemente, mi voltai per andarmene finchè non la richiamai.
- Hope .. - 
Lei mi guardò.
- Dormito bene stanotte? - le chiesi sorridendole.
- .. Si .. - rispose sorridendomi. Notai anche un pò di rossore sulle sue guance, amavo quando arrossiva.
- E tu? - 
- Molto bene. - risposi.
Ci sorridemmo un'ultima volta, poi io scesi di sotto mentre lei andò in camera di Gemma.
Mi sedetti sul divano, trovando già mia sorella, e così ci mettemmo a guardare la tv.
Poco dopo, ci raggiunse anche Hope che si sedette vicino a Gemma.
Passò un pò di tempo, finchè non le vibrò il cellulare. Un altro messaggio.
Avevo una certa ansia, perchè non si poteva mai sapere se era il coglione o il bastardo.
- Eric? - domandò Gemma.
- Si .. - rispose lei, maneggiando il telefono.
- Meglio che vada. - disse poi, alzandosi dal divano.
Mia sorella la accompagnò vicino alla porta dove lei la ringraziò per l'ospitalità e tutto. Prima di andarsene, mi guardò e sorridendomi, mi salutò, cosa che feci anch'io.
Una volta uscita, Gemma chiuse la porta e tornò a sedersi vicino a me, guardandomi divertita e curiosa allo stesso tempo.
- Che c'è? - domandai.
- Stai tutto scazzato. - 
- Per niente. - risposi freddo.
- Si, invece. Perchè la ragazza che ti piace si sta facendo bella per un altro ragazzo. - 
Quanto c'aveva ragione. 
 
Hope.
Uscii da casa Styles e mi incamminai verso 'casa mia'. Mi faceva sempre un certo effetto chiamarla così, perchè oramai, quella era diventata casa mia, no? Però, per me, era come se lo fosse sempre stata. 
Erano solo le cinque, ma era già buio, con qualche lampione acceso sui lunghi marciapiedi.
Arrivai davanti alla porta, bussai e venne ad aprirmi un George molto elegante. 
- Ma come siamo eleganti. - dissi, entrando.
- Sto bene? E' troppo? - chiese, quasi in preda al panico, chiudendo la porta.
- Stai benissimo. Ma dimmi, dov'è che devi andare? - 
- Porto Jane a cena fuori. - rispose sorridendo. 
Era bello vedere mio zio felice a causa di una donna. Ciò non capitava da .. sempre.
- Mh, allora la cosa è davvero seria. - 
- Eggià. Anche tuo zio un giorno si sposerà .. si spera. - 
- Non preoccuparti, ti sposerai. - 
- Un giorno te la farò conoscere. -
- Mi farebbe tanto piacere. - gli sorrisi.
- Tu esci? - mi chiese.
Annuii. 
- E dimmi, dov'è che devi andare? - disse imitandomi, mettendo le braccia conserte.
- Devo uscire con un mio .. amico. - 
- Mh, amico eh .. - mi stuzzicò.
- Si George, amico. - specificai l'ultima parola.
- Okay .. stamattina sono andato a farti la copia delle chiavi di casa. Ma devi tornare a casa comunque per le undici, anche se non mi trovi. -
- Sissignore! - dissi per poi andare di sopra.
Andai direttamente in bagno a lavarmi e a farmi una bella doccia calda, con tanto di shampoo. Una volta finito, uscii con un asciugamano sul petto e uno in testa per i capelli, il solito turbante. Andai verso l'armadio e lo aprii e lì c'era il vero problema: che cazzo mi dovevo mettere? 
Portavo sul letto magliette, jeans e chi ne ha piu' ne metta, facendo abbinamenti, cercando di trovare il mio 'vestito' per quella sera. Qualche abbinamento era troppo semplice, un altro troppo 'provocatorio', altro troppo a troia .. andai letteralmente nel panico. Non potevo assolutamente mettermi vestitini perchè si sarebbero visti i lividi sulle gambe. Fortunatamente, sulle braccia erano andati via, alcuni erano ancora lievi, ma dovevi soffermarti a guardarli se volevi proprio notarli. E tra l'altro, dovevo anche considerare il tempo, che, una volta guardato dalla finestra, notai che era nuvoloso. Forse sarebbe stato stabile ma chi poteva affermarlo, dopo tutto, ero a Londra. 
Dopo quasi 30 minuti ad osservare i miei vestiti, alla fine, decisi cosa mettermi. Lasciai il mio 'abbinamento' sul letto, poi tornai in bagno e mi asciugai i capelli. Terminato di asciugarmeli, mi passai la piastra e 'arrotondai' di poco i miei boccoli. Erano naturali ma una piccola modifica non faceva poi così male. Amavo solo quello dei miei capelli, i miei boccoli. Andai a prendere i vestiti e li indossai, per poi guardarmi allo specchio. Ero vestita .. semplice, forse un pò particolare. A me era sempre piaciuta la semplicità perchè d'altronde, una ragazza lo si vede anche da quello. Dal canto mio, cercavo sempre di esserlo. Mi ero sempre definita una ragazza semplice, in ogni cosa che facevo. Non mi piaceva molto mettermi in mostra, e la mia timidezza ne era la prova. 
Sentii il cellulare suonare, la musichetta di quando mi arrivava un messaggio. Pensai fosse Eric, cosi mi avvicinai per prendere il cellulare ma poi .. e se fosse stato Mike? Quel pensiero mi fece bloccare sul posto. Non avevo il coraggio di guardare sul display, avevo paura che fosse di nuovo lui e che mi sarebbe crollato, di nuovo, il mondo addosso. Me n'ero andata, perchè continuava a cercarmi? Volevo iniziare una nuova vita e cancellare la vecchia, quella che lui mi aveva distrutto, perchè non me lo permetteva? 
Presi un bel respiro profondo e con quel poco di coraggio, mi avvicinai per prendere il cellulare. Guardai il display e mi rilassai, lasciando che quell'ansia che avevo scivolasse via. Era Eric che mi diceva di scrivergli il mio indirizzo, se no non poteva venirmi a prendere. Giusto, 'che stupida', mi dissi. Lo risposi per poi ricevare come risposta un "arrivo piccola :)" Piccola? Era partito proprio in quarta. Il giorno prima con dolcezza e adesso con piccola. Se credeva che gli sarei caduta ai piedi già con questi nomignoli, bhe', si sbagliava di grosso. Non sarei stata una delle sue conquiste o uno dei suoi tanti nomi della sua lista di 'scopate'. Figuriamoci poi se gliel'avrei data. Quella sera, sarei stata di certo me stessa, ma non mi sarei lasciata abbindolare, non da uno come lui che di fama a scuola non ne portava di migliori. 
Ritornai in bagno per truccarmi, una semplice linea di eyeliner e un pò di mascara. Semplice. 
Passarono forse cinque minuti e mi risuonò il cellulare; guardai, un altro messaggio che mi era arrivato, di nuovo di Eric. Riportava: "Esci :)".
Minchia, già era arrivato? Manco fosse stato Bolt. 
Presi una borsetta che abbinai, ovviamente, al mio 'abbigliamento' e ci misi dentro il cellulare e le chiavi di casa.
Scesi le scale e cercai George con lo sguardo, trovandolo in cucina. Era ancora lì?
- Io vado. Tu a che ora esci? - gli domandai.
- Tra poco. Divertiti. - disse sorridendomi.
Gli sorrisi andando verso la porta quando mi richiamò.
- Hope .. - 
- Alle undici sarò a casa. - gli rassicurai.
Aprii la porta e uscii facendomi avvolgere da quell'aria fresca che mi fece rabbrividire per un attimo. Alzai lo sguardo e vidi Eric appoggiato alla macchina, con le mani in tasca e le gambe incrociate. Mi avvicinai a lui e potei ammirare, di nuovo, quei suoi bellissimi occhi azzurri. Mi avevano sempre affascinato dal primo giorno di scuola che li incontrai, erano capace di incantarti per quanto erano belli. Potevi stare ore a guardarli e a cercare ogni loro piccolo particolare. Forse, ogni cosa di Eric ti affascinava. Aveva quel non so che di misterioso e questo ti intrigava. Bello e dannato, ecco cos'era. E poi, quella sera era più bello che mai. Giacca di pelle, camicia e jeans stretto. Si, era decisamente sexy.
- Ciao. - mi salutò sorridendomi.
- Ciao. - dissi ricambiando il sorriso.
- Sei bellissima. - disse dopo avermi letteralmente scrutato dalla testa ai piedi.
- Grazie. - risposi timidamente. E ovviamente, come ogni sacro santa volta, arrossii.
Lui, "da galantuomo", mi aprì lo sportello della macchina e mi sedetti sul sedile del passeggero. Fece il giro dell'auto finchè non mi raggiunse anche lui, ovviamente, sedendosi sul sedile del 'guidatore'(?).
- Mh, bella macchina. - commentai, mettendomi comoda.
- Anche il padrone di questa bella bambina lo è. - disse battendo una mano sul cruscotto.
- Tuo padre è un bell'uomo? - lo presi in giro.
- Come hai fatto a capire che è di mio padre? - chiese stupito e divertito.
- Intuito. - risi.
- Bhe', volevo far colpo alla prima uscita. - rispose mettendo in moto.
- Non ci vuole una macchina per far colpo. - ammiccai.
- Certe volte si. - 
- Per me no. - 
- E sentiamo, per te cosa ci vorrebbe? - 
- Mh .. io sono facile da stupire, ma con i gesti. - 
- Buono a sapersi. - mi sorrise.
- Allora Teith .. dov'è che mi porti? - chiesi curiosa.
- Questo non te lo dico, Evans. - 
- Eddai. - lo supplicai, facendo il broncio.
Lui rise.
- Siamo quasi arrivati. - 
Ci sorridemmo entrambi e lui tornò a guardare la strada, guidando. Ogni tanto ci lanciavamo degli sguardi per poi sorridere complici. Dopo un pò, lui parcheggiò la macchina e scendemmo. Mi aveva portato a Londra, al centro di Londra, ed io non ci ero mai stata.
- Visto che ti sei trasferita da poco, ho pensato di farti fare un altro giro turistico, questa volta per Londra. - 
- A differenza della scuola, questo e' molto piu' interessante. - dissi facendolo ridere.
- Hai avuto un'ottima idea. - continuai, sorridendogli.
Camminammo per le strade di Londra fianco a fianco, parlando e scherzando, come se fossimo due buoni vecchi amici. Era piacevole parlare con lui, strano, ma era così. Londra, poi, era una città stupenda. Rimanevi affascinata da ogni cosa che guardavi, forse, era proprio questo il bello. 
Finito il nostro 'giro turistico', andammo in un locale a bere un frullato. 
- Non capisco perchè non sei voluta salire sulla London Eye. - mi chiese sedendosi.
- Perchè soffro di vertigini! - 
Lui rise, ancora.
- E non ridere. - lo richiamai.
- Mi scusi. - disse signazzando alzando le mani in segno di resa.
Guardammo il menu, per decidere che frullato prendere.
- Tu che prendi? - mi chiese.
- Mh, secondo te? - lo sfidai.
- Vuoi che ordini per te? - 
Annuii divertita.
Guardò per qualche altro secondo il menu, finchè non chiamò un signore, probabilmente il cameriere.
- Ecco, ora mi ordina qualche schifezza. - commentai divertita.
- Allora, cosa vi porto, fidanzatini? - domandò il signore.
Un momento, fidanzatini? Cosa?
- Oh .. ehm .. - cercai di 'correggerlo', ma Eric mi interruppe.
- Non è stupenda la mia ragazza? - chiese al vecchio, facendomi l'occhiolino.
No, un momento, doppio cosa? La mia ragazza? Non feci in tempo a chiarire nulla perchè come ogni santa volta, mi sentii avvampare. Ero arrossita. 
Sorrisi abbassando lo sguardo, cercando di non farmi notare, ovviamente, fu tutto inutile, come sempre.
- E' proprio bella, complimenti. - gli sorrise l'uomo, con un taccuino e una penna in mano, in attesa di un'ordinazione. 
- Allora, due frullati al cioccolato con molta panna, grazie. - disse Eric, mentre l'uomo segnava tutto sul piccolo quadernino. Ci sorrise e poi andò verso il bancone.
Frullato al ciccolato, proprio quello che volevo. Come aveva fatto a capirlo? 
- Come hai fatto capire che volevo il frullato al cioccolato? - 
- Intuito. - ripose semplicemente. 
Pensandoci bene, era una cosa ovvia, insomma, a chi non piace il cioccolato? Devi essere per forza malato di mente per non fartelo piacere.
- Allora, Eric, come mai hai insistito tanto per uscire con me? - chiesi curiosa.
- Perchè sei una tipa interessante. - 
- Io non sono interessante. -
- Il fatto che tu lo neghi ti rende interessante, sai? - 
Stavo per arrossire, ne ero sicura.
Arrivarono i frullati e ringrazziamo il cameriere con un flebile 'grazie'. Parlammo del più e del meno, scherzando su ogni cosa e fatti a noi accaduti. Era bello stare con Eric, riuscivi a parlarci senza problemi. 
Il tempo passò in fretta, tanto da non farmi rendere conto dell'orario. Erano le dieci e mezza.
- Eric, mi accompagni a casa? - 
- Già devi andare? - 
- Si, alle undici devo rientrare. -
Ci alzammo dal tavolo, lui andò a pagare e poi uscimmo dal locale. Lo sentii ridere.
- Perchè ridi? - chiesi.
- Sto pensando a quando ti ho vista il primo giorno di scuola .. - 
Lo guardai, in segno di dover continuare.
- .. Non riuscivi ad aprire l'armadietto. - 
- Ehi, alla seconda volta ci sono riuscita. - mi giustificai.
- Pensavo fossi imbranata .. - 
- Solo perchè non riuscivo ad aprire un armadietto?! - 
- .. In realtà lo penso ancora. - mi stuzzicò.
- Ha. Ha. Ha. Molto spiritoso. - dissi dandogli una piccola spinta, per poi ridere entrambi.
- Hope! - mi sentii chiamare. 
Mi voltai e vidi Louis, accompagnato da una bruna .. formosa. Doveva essere quella con cui si vantava coi ragazzi di uscire.
- Ciao Louis. - lo salutai una volta arrivato vicino a noi.
- Che ci fai qui? - chiese.
- Sono uscita con .. ehm .. lui. - dissi, indicanto Eric di fianco a me.
Louis gli diede un'occhiataccia, cosa che gli diede anche Eric che in quell'istante, mise un braccio sulle mie spalle, attirandomi a se. 
Lo guardai confusa.
- E tu? - chiesi poi.
- Hope, lei è Sarah. - disse.
La bruna mi porse la mano, per stringerla. La ricambiai senza problemi. La strinse con malavoglia. Già mi era antipatica a prescindere. Di certo, Louis non usciva con tipe del genere, almeno speravo. Lei non era di certo il suo tipo, ma sapevamo tutti perchè era uscito con lei. Tutto lo si capiva dal suo seno abbondante. I maschi non cambierenno mai, questo è certo.
- Louis, andiamo a casa? - le sussurrò Sarah, cercando di essere sensuale. Odiosa.
- Bhe', noi andiamo. Ci vediamo domani a scuola, Hope. - 
- Ciao Louis. - lo salutai mentre lo vedevo allontanarsi.
Eric teneva ancora il suo braccio intorno alle mie spalle, lo guardai.
- Che c'è, ti da fastidio? - chiese.
- No. - gli sorrisi.
Ci avviammo vicino alla macchina, finchè non mi riportò a casa. Scesi dalla macchina e lui mi raggiunse.
- Grazie della serata, Eric. Mi sono divertita. - dissi, sincera.
- Di niente. La possiamo ripetere quando vuoi. -
- Mh, vedremo. - dissi sorridendogli, poi mi voltai intenta ad andare verso la porta, ma lui mi prese per il braccio, attirandomi a se.
- E il bacio della buonanotte non me lo dai? - mi soffiò sulle labbra.
- Devi guadagnartelo. - 
- Credo di meritarmelo .. - disse con sorriso malizioso.
- Mh .. - non feci in tempo a rispondere che sentii le sue labbra premere sulle mie. 
Era stato del tutto inaspettato e sapete cosa? Non ho provato niente. Ne le famose farfalle nello stomaco, le gambe tremare e quei 'famosi' brividi sulla schiena. Niente di niente. Anche se, il suo bacio, era del tutto coinvolgente. 
Lui pretendeva a qualcosa di più, ma io mi staccai. 
Gli sorrisi flebilmente e imbarazzata. 
- Bhe', allora ci vediamo domani, Evans. - disse sorridendomi, lasciandomi un bacio sulla guancia.
- A domani, Teith. - lo ricambiai.
Tornai in casa e guardai l'orario, erano le undici in punto. Wow, la prima volta che non facevo ritardo in qualcosa. Non feci in tempo a salire le scale che suonò il telefono di casa. Andai a rispondere ed era George che si assicurava se fossi rientrata come promesso. Di certo, sarebbe stato un padre davvero oppressivo.
Andai di sopra a lavarmi e indossai il pigiama. Mi sistemai nel letto e posai il cellulare sul comodino quando quest'ultimo suonò, era Gemma.
- Pronto? - risposi.
- Tu adesso mi racconti com'è andata la serata. - quasi mi ordinò.
- Nei minimi dettagli? - risi.
- Nei minimi dettagli. -
Gli raccontai tutto, nei minimi dettagli come ordinatomi da lei, finchè non arrivai al 'racconto' del bacio.
- .. e mi ha baciata. -
- Ti ha baciata?! - 
- Si e sai cosa? Non ho provato nulla. Niente di niente. Questo sta a significare che Eric non mi piace. - 
- E meno male. Spero che di uscite con questo non ce ne saranno più perchè non sopporto che faccia il cascamorto anche con te. - 
- Non preoccuparti. - 
D'improvviso, sentii un rumore dall'altra parte del telefono.
- Ma che ..  - disse.
- Cos'era quel rumore? - chiesi.
- Non ne ho idea. - 
- Vabbe' Hope, ci vediamo domani, buonanotte. - 
- Notte Gemma. - dissi chiudendo la chiamata.
Avrei voluto anche aspettare mio zio, ma ero stanca, troppo; crollai in sonno profondo.
Mi svegliai di scatto, col respiro affannato e del tutto sudata. Tossii e mi portai le mani alla gola. Avevo sognato che Mike mi strozzava, tanto da farmi mancare il respiro anche nel sonno stesso. Quella mattina, non c'era Harry vicino a me. Non c'era lui a consolarmi e a farmi sentire protetta. Era sola, come le tante altre notte precedenti e non potete immaginare quanto avevo bisogno di lui, in quel momento. Desideravo di nuovo farmi avvolgere da lui, farmi sussurare parole confortanti con la sua voce roca e sicura .. volevo che lui fosse lì, vicino a me. 
Guardai l'ora, le sette. Mi ripresi da tutto ciò e mi preparai per andare a scuola.
Arrivai in cortile, trovando, come sempre, i ragazzi, tranne Harry. Così, mi avvicinai a loro.
- Buongiorno. - dissi.
Tutti mi salutarono.
- Ti senti bene Hope? - mi chiese Louis.
- Si, perchè? - 
- Ti vedo .. scossa. - 
- No, sto bene. -
- Tu stai bene, vero Louis? - chiesi.
Lui mi guardò, confuso.
- Louis, andiamo a casa? - imitai la bruna, della sera precedente, facendolo ridere.
- Allora te la sei fatta! - esclamò Niall.
- Eggià. Ci sa fare e quelle tette sono fantastiche. - disse con aria sognante.
Come detto in precedenza, i maschi non cambieranno mai.
In quell'istante, ci raggiunse anche Harry che salutò tutti.
- Ciao Harry. - lo salutai, sorridengoli.
- Ciao. - mi salutò lui, freddo. 
Era lui che si era svegliato storto, o ero io che avevo fatto ancora qualcosa di sbagliato?
Guardai dietro di lui e vidi una figura familiare.
No, non poteva essere. 

 
— • • —



No vabbe', ora mi dovete solo uccidere. HAHAHAHAHAHAH.
Ho fatto un ritardo mostruoso, me ne rendo conto HAHAHAHAH. 
S.C.U.S.A.T.E.M.I.
Il fatto è che questa settimana non ho avuto proprio tempo e sono stata impegnata.
E poi, in tutta sincerità, ho avuto un blocco, di fatto, il capitolo fa schifo, PER ME.
Se no mi uccidete se dico che fa schifo, HAHAHAHA.
Comunque, allora, vi piace? .... no. okay.
sakjdghasj. 
La storia è arrivata a 100 recensioni, ce non so, mi rendete la ragazza piu' felice del mondo, sul serio.
GRAZIE. GRAZIE. GRAZIE.
siete fottutamente meravigliose uu
Recensite queste capitolo con la massima sincerità, come sempre.
SE CI SONO ERRORI, FATE FINTA CHE NON CI SIANO :* AHAHHAHA.
Ammetto che mi sono concentrata molto su Hope, nel prossimo capitolo cercherò di rendere più protagonista Harry (:
Bene, ora mi dileguo.
ps. peppines mie siete belliffime.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @Chiara_88

   
 
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