El
Tango
By
Mistress Lay
Disclaimer: a chi ne detiene i diritti. Compresa me con le mie ubbie.
Questa fanfic è un regalo di
compleanno – in ritardo, lo so ma la festeggiata mi ha perdonata! – per fann1kaoriyuki…
che per la sottoscritta sarà sempre Hachi! ^^
Chérie, tel’avevo promessa,
come condono del tuo giorno di compleanno, la terza sorpresa, la mia
terza promessa.
Si sa, il tre è un numero magico: doveva essere la shot basata sul film che ti dissi ormai un mese fa, ma l’ispirazione non va molto d’accordo con l’imposizione della sottoscritta, quindi ho cambiato tutto e in un mezzo pomeriggio è uscito fuori questo!
Dopotutto doveva essere una
sorpresa… no? XD
Inoltre l’idea calzava a
pennello con la stagione e con i tuoi imminenti esami! ^^
Completamente sulle note de ‘El
tango de Roxanne’ cantata da Josè Feliciano nel film ‘Mulin Rouge’, che tu
ami tanto!
Besos,
Ti voglio bene Hachi!
Miss
(comunque in attesa di un
ordine da eseguire con la mia fedele katana!)
*
Il locale 'Tre manici di
scopa' non era mai stato così affollato di giovani studenti, l'atmosfera era
ben più calda del solito, non solo per i 30 gradi ma anche per la buona dose di
burrobirra che circolava tra i ragazzi. La musica era a tutto volume, incantata
magicamente da quello che poteva sembrare un jubox magico, metà dei presenti
erano in pista a ballare come scalmanati mentre la cospicua altra metà si stava
scolando la decima o l'undicesima burrobirra mentre barcollava da un tavolo ad
un altro, invitando le ragazze ad una danza folle.
Contrariamente a quanto si
potesse pensare, non erano solo Grifondoro quelli che si davano alla pazza
gioia, c'era una buona parte di Corvonero e la maggioranza dei Tassorosso. I
Serpeverde non si facevano di certo pregare, anche se mantenevano un livello di
sobrietà maggiore.
Harry fece scorrere la punta
del polpastrello lungo tutta la circonferenza del suo boccale semipieno di
burrobirra, pensosamente.
Al suo fianco Hermione
sorseggiava il suo spritz, di cattivo umore, continuava a borbottare che tutti
erano degli incoscienti e 'come aveva fatto la McGranitt a concedere una serata
del genere agli studenti dell'ultimo anno'.
Già, come aveva fatto.
Harry era convinto che la
McGranitt in un certo senso volesse alleggerire gli animi di coloro che stavano
per conseguire i M.A.G.O.: sarebbero usciti dalla protezione di Hogwarts e
proseguire per le loro strade, o tentare di seguirle, con la guerra imminente
non era semplice nemmeno avere quella certezza.
Erano cambiate molte cose
dalla morte di Silente.
Nel corso di quell'anno scolastico
erano stati rafforzati tutti i controlli e le protezioni a Hogwarts e
Hogsmeade, la nuova preside si era imposta con autorità nel suo lavoro e non
faceva rimpiangere nessuno del vecchio Silente: non c'erano state ulteriori
incursioni all'interno della scuola, ma Voldemort non ne aveva risparmiate per
tutta l'Inghilterra.
Quell'anno, contrariamente
alle tradizioni secolari della scuola, la McGranitt aveva concesso una serata
di divertimento ai 'Tre manici di scopa' agli studenti di tutto il settimo
anno, prima degli esami che si sarebbero tenuti da lì a due giorni - Harry
sospettava anche perchè la presenza dei maghi provenienti dalle famiglie non
babbane era massiccia e la loro richiesta era stata di poter festeggiare la
loro dipartita con una 'cerimonia' babbana -.
La McGranitt sapeva
perfettamente che gli studenti che avrebbero avuto in mano i M.A.G.O. si
sarebbero immessi nella società magica dilaniata dalla guerra, sarebbero stati
soli e isolati, Hogwarts poteva dare solo protezione agli studenti, dopo la
scelta sarebbe stata lontana dai suoi protetti, impegnata a custodire i nuovi
protetti.
Quindi la preside aveva
pensato ad un’ultima distrazione, ad un addio speciale, ad una festa per
rallegrarli.
L'ultimo anno.
E poi che sarebbe successo?
- Dai, 'Mione, lasciali
divertire - borbottò Harry. Hermione gli scoccò un'occhiata di traverso che
sapeva di tradimento. Incrociò le braccia al petto, contrariata, mentre la
musica si alzava di volume e le danze si facevano più sfrenate assieme alle
risate e ai cori denigratori dei Serpeverde.
- No! - esclamò
improvvisamente a voce acuta Hermione e scattò in piedi mentre gli occhi
nocciola si assottigliarono pericolosamente - Le taglio le mani! - e partì in
quarta con la bacchetta sguainata verso Lavanda.
Harry nemmeno si premurò di
seguirla, si bevve un lungo sorso di burrobirra e fece scorrere lo sguardo per
tutta la sala. Fu in quel momento che lo vide.
Era seduto ad un tavolo
circondato da alcuni Serpeverde, aveva una mano diafana e ben curata stretta al
manico del boccale semivuoto di burrobirra, sull'altra mano era posato il suo
mento, in un gesto del tutto elegante che lo faceva sembrare un cavaliere
pensoso di tempi andati, accanto a lui alcuni amici gli stavano parlando
concitatamente.
Chissà qual è il problema, si domandò Harry.
Draco Malfoy.
Anche per lui le cose erano
cambiate dalla morte di Silente: aveva trascorso metà estate in latitanza poi
era tornato un bel giorno a bussare alla porta della McGranitt assieme a Piton
e chiedere un aiuto. Era stato imputato dal ministero per l'omicidio di
Silente, di essere una spia e un mangiamorte e di aver facilitato l'incursione
dei mangiamorte a Hogwarts.
In tribunale Harry aveva
testimoniato in suo favore.
Ricordava ancora i suoi occhi
pieni di paura di fronte a Silente, la sua espressione colpevole e vacua di
malvagità, la sua voce tremante di dolore per la preoccupazione della sorte
della madre.
Harry ricordava perfettamente
anche la proposta di Silente di abbassare la bacchetta e ragionare assieme,
ricordava anche la mano abbassata di Draco.
Non aveva scambiato con Malfoy
nemmeno una parola se non il giorno del suo rilascio quando gli aveva chiesto
personalmente dove sarebbe andato. Non gli aveva chiesto perchè si era unito ai
mangiamorte, lo sapeva, il perchè.
Forse prima era stato
l'adolescente spocchioso e snob ma adesso era solo un ragazzo preoccupato per
le sorti della madre.
Aveva rinnegato il padre e il
marchio passando dall'altro lato della barricata, non c'era bisogno di
chiedergli altro.
E una settimana dopo il suo
rilascio era stata sventata un attacco dei mangiamorte dagli auror, e poi un
altro ancora.
Draco era passato dalla loro
parte completamente il giorno in cui Harry aveva liberato la madre dalla cella
nella quale la sua stessa sorella l'aveva rinchiusa. Anche in quell'occasione
non c'era stato dialogo, almeno, non a parole.
Harry aveva visto chiaramente
gli occhi di Draco perdere contegno e inumidirsi mentre accennava
frettolosamente a Harry, le sue labbra si era schiuse per dire qualcosa ma
Harry poi se n'era andato, lasciandolo solo con la madre.
Hermione e Ron tornarono al
tavolo, lei furiosa, lui rosso di imbarazzo.
- Harry, tu non balli? - domandò
Ron, per stemperare quell'atmosfera pesante che si era venuta a creare.
- Ron! - Hermione ne
approfittò per lanciarsi in una filippica contro Ron, la sua impulsività e
mille altre cose. Ron prese una delicata tonalità verde sul viso, segno che
stava cominciando ad essere intollerante al troppo alcool bevuto.
- Ron! -
Ron si alzò in piedi e schizzò
via verso il bagno.
Harry sospirò annoiato mentre
Hermione si accontentava di guardarsi attorno: - Harry... sbaglio o Malfoy sta
guardando te? -
Harry sollevò il capo e
incontrò gli occhi di Draco Malfoy, subito il Serpeverde distolse lo sguardo.
- E' solo una tua impressione
-
*
Oh no, Draco stava davvero
guardando Harry in quel momento.
Lo stava guardando da un po',
un bel po', si poteva quasi dire che lo stesse osservando da una vita, se una
vita potesse essere equiparata a quest'ultimo anno quando tutte le sue
convinzioni sono crollate rovinosamente.
Ora si era ritrovato da quella
parte che Silente aveva difeso fino alla morte, dalla parte di Potter, per
salvare la madre, per salvare se stesso, per essere se stesso.
E non aveva previsto di
prendersi una cotta seria per lui.
Non avevano mai parlato
veramente, per essere sinceri, solo in un’occasione, due secondi, un veloce
scambio di battute dopo il processo per omicidio di Draco. nemmeno in occasione
della liberazione di Narcissa, se non un veloce scambio di sguardi.
Però… era successo.
- Devi dirglielo! – esclamava
in quel momento Pansy abbattendo un pugno contro il duro legno del tavolo, i
braccialetti in argento tintinnarono come campanellini – E’ la tua ultima
occasione! -
Blaise aspirò il fumo della
sigaretta che aveva tra le labbra mentre metteva una mano sulla spalla di
Draco: - Non assillarlo, Pans –
- Blaise! Devi essere dalla
mia parte! -
Draco scoccò un’occhiata a
Blaise di traverso: - Come mai ti dissoci da Pansy? –
Blaise ghignò: - Perché devi
credere che ci sia un secondo fine? –
- Blaise, da quando ti conosco
non c’è mai stata una volta che tu non facessi qualcosa per il tuo
tornaconto personale! – sbottò Draco appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Va bene, va bene… ho
intenzione di prendermelo io, se non hai le palle per farti avanti -
Draco scattò subito in piedi,
perdendo la sua espressione circospetta, allungando la mani ad afferrare il
bavero della camicia di Blaise: - Ripeti – sussurrò con voce tagliente.
Pansy lo prese un braccio,
avvicinandosi al suo viso: - Su, Draco, calmati, Blaise stava solo scherzando –
Draco non era ancora convinto
e continuava a fissare il suo ex migliore amico con l’espressione più avvelenata
possibile fino a che Blaise non ebbe la saggia idea di alzare le mani in segno
di resa e ammettere che stava scherzando.
- Visto? – domandò Blaise non
appena Draco tornò a sedersi senza smettere però di guardarlo male – Sei
geloso. Persino di me, il tuo migliore amico! E dire che quasi ci scambiavamo
le bacchetta parlanti a vicenda! – tirò un respiro di fumo – Vai da lui prima
che qualcuno pensi che tu sia troppo stupido per invitarlo a ballare! -
- Non mi pare che io debba
ballare con lui -
Pansy schioccò le dita,
accentuando il suo sorriso: - Blaise, questa sì che è un’ottima idea! –
Blaise le mandò un bacio: -
Ovvio che sì baby –
Pansy puntò contro Draco
l’indice e il ragazzo si trovò a due centimetri dagli occhi l’unghia ben curata
e smaltata di Pansy: - Fila a invitarlo a ballare! –
- Da quando ballare e
dichiarazione vanno a pari passo? – domandò caustico Draco afferrando il
boccale di burrobirra.
Pansy gli cinse le spalle con
il braccio: - Da quando, mio caro Draco, hanno inventato il tango – gli soffiò
in viso, con tono sensuale – Tu sei un ottimo ballerino, Potter magari non sa
come riuscire a non pestarti i piedi ma nel tango basta che solo uno conduca,
no? –
- Tango vuol dire seguire i
sensi, non le parole – replicò con aria saputa Blaise – Forse questa volta non
sarai a disagio a mostrare i tuoi sentimenti. Ballando parlerai e gli aprirai
il tuo cuoricino serrato da mille chiavi -
Draco gli fece una smorfia: -
Ma che avete vuoi due oggi? Che c’era nelle burrobirre che vi siete scolati? –
Pansy gli fece l’occhiolino: -
E’ che siamo stufi di vederti così! Buttati! – e lo spinse giù dalla sedia –
Vai da lui! –
Blaise alzò la bacchetta: -
Penso io alla musica, tu vai dal tuo bello –
Bastò un’occhiata per capire
che quelle sanguisughe dei suoi migliori amici gli avrebbero lanciato
volentieri anche un imperius per farlo scollare di lì. Con un grugnito si
arrese: - Non crediate che me ne manchi il coraggio! – esclamò mentre Pansy
rise.
Gliela faccio vedere io…, sussurrò tra sé e sé.
Avevano rigirato le sue parole
con maestria particolare, dovevano aver studiato bene le sue parole sul tango,
o forse erano sull’orlo della disperazione di vedere Draco guardare da lontano
Potter e non fare nulla. Begli amici.
Scansò alcuni ballerini
scalmanati dalla pista, notando con la coda dell’occhio alcuni Serpeverde,
sotto l’indice puntato di Pansy, sgomberare la pista alla bene meglio mentre
Blaise sorseggiava il suo whisky incendiario – altro che burrobirra corretta –
e lanciava un incantesimo al jubox.
Subito le note sfrenate della
musica babbana vennero sostituite dalle note del bandoneòn° e dello sviolinare ammaliante che annunciava
il tango.
Ormai era di fronte al tavolo
di Harry.
Era in piedi, cercando di
fermare Hermione dalla sua crociata serale verso Seamus e le sue serenate ad
altissima voce in mezzo alla sala, mentre dichiarava amore eterno a Justin
Finch-Fletchey – che tra l’altro non sembrava nemmeno molto irritato,
tutt’altro – quando i suoi occhi si sollevarono e lo videro.
Draco non disse nulla, si
chinò leggermente tendendogli la mano curata con il palmo all’in su, in un
chiaro invito.
Harry sbattè più volte le
palpebre, sorpreso da quell’inaspettata richiesta.
- Vuoi ballare con me? – domandò
infine Draco con voce ridotta quasi ad un mormorio sommesso, lieve eppure
giunse alle orecchie di Harry sovrastando qualsiasi altro rumore. Non c’era la
voce strimpellante di Seamus nel mondo della sorpresa nel quale era caduto. Non
c’erano le note del tango che si stavano diffondendo nell’aria, quell’assolo di
pianoforte di noti acute. Non c’era il casino proveniente dalla calca.
- Io… -
Stava per dire di no, o forse
per rifiutare la richiesta con veemenza, o forse stava scoppiando a ridere
quando Dean lo scontrò del tutto accidentalmente facendogli perdere
l’equilibrio.
Cadde tra le braccia di Draco,
che lo cinsero subito.
- Mi aspettavo una replica
meno calorosa di questa, devo ammetterlo – ridacchiò Draco Malfoy.
Harry lo guardò ribelle e solo
in quel momento si accorse di quanti centimetri lo dividessero da Malfoy.
Eppure le sue braccia non accennavano a lasciarlo libero.
- Non so ballare – replicò con
quanto distacco possibile.
Draco si chinò sul suo
orecchio: - Conduco io. Tu fidati di me –
- Fidarmi di te? -
- E’ solo un ballo, Harry – lo
chiamò con il suo nome, per rilassarlo – Vedrai, ti piacerà. È un tango – e lo
attirò a sé nell’abrazo di inizio – Non c’è uno schema prefissato. Ti
guiderò io -
E lì cominciò l’incantesimo.
Inizialmente la caminada
fu titubante, sconnessa, non in accordo con il ritmo ma poi la cadenza divenne
un fatto secondario e tutto si mosse da solo, guidato da Draco, dal suo corpo.
Il tango scivolò loro addosso
come una carezza sensuale, le note entrarono in perfetta sintonia con loro, si
mossero a musica, a istinto, Draco conduceva e Harry lo seguiva, passivo quasi
fosse una bambola tra le sue braccia.
Draco ballava con passione, in
preda ad una febbre sconosciuta, e lo guardava con quegli occhi febbricitanti,
ardenti di un segreto nudo sotto lo sguardo smeraldo di Harry.
Non erano mai stati così
vicini, così intimamente connessi nei movimenti e nel pensiero.
Harry sentì la pelle
accapponarsi per l’emozione mentre seguiva la caminada di Draco
straordinariamente senza pestargli i piedi o rallentarlo, in un perfetto ocho
completo e ripetuto.
Il tango si fece più lento,
accattivante come un corteggiamento, lento e seducente come le note del fuelle.
Tutto di ciò che li circondava
perse significato mentre i loro occhi si fissavano.
Qualsiasi suono, qualsiasi
altra persona, qualsiasi altra cosa estranea a loro due e al desiderio fisico
che si risvegliò in loro divenne solo un pallido abbaglio.
Le loro mani incatenate
dov’erano congiunte, le loro labbra così vicine da essere respiro su respiro ma
abbastanza distanti da non farle combaciare mai.
Poi la sensualità divenne
seduzione, la dolcezza snervante mutò nella molinete di Harry e quando
il piede di Draco si flettè nella parada, bloccandogli la giravolta i
loro movimenti divennero voluttuosi come se appartenessero a due amanti o
meglio, come se fossero le carezze provocanti di una sola persona, tanto erano
vicini.
Danzarono con passi ampi,
sincroni, aumentando la falcata della caminada, velocizzando il passo
fino all’ultima esplosione finale quando le loro labbra si sfiorarono, al
decadimento del fuelle e alla scala di note vibranti del pianoforte, si
fermarono, intrappolati in quell’abbraccio feroce e selvaggio, in balia della
tenerezza della melodia, come sorpresi a fare qualcosa di estremamente
proibito.
Nel momento stesso in cui si
fermarono cessò la musica completamente, cessò di esistere anche il loro
piccolo e segreto mondo, ritornò ad esserci attorno a loro un altro mondo,
quello reale, quello popolato di incubi oltre che di sogni, di facce sorprese
che li fissavano sbalorditi da quell’azzardata performance.
Quando tornarono a guardarsi
attorno con gli occhi ancora sbarrati dalla recente esperienza videro attorno a
loro che la festa aveva languito e tutti gli sguardi erano puntati verso di
loro: Hermione era ancora in piedi, dove Harry l’aveva lasciata, Ron era
accanto alla porta del bagno, aggrappato allo stipite, con l’aria di uno che,
pur affascinato dallo spettacolo e tornato con i piedi per terra – Malfoy e
Harry, per Merlino! – vuole tornare a vomitare in santa pace in bagno. Pansy e
Blaise erano al tavolo, in piedi, l’una con una mano sulla bocca e l’altro con
la sigaretta ormai spenta tra le labbra.
I primi a muoversi da quella
situazione furono Draco e Harry stessi, per la precisione Draco che, visto
l’imporporarsi imbarazzato delle gote di Harry, lo prese per un polso e lo
trascinò fuori, incurante degli altri.
A contatto con l’afa estiva di
quella notte di giugno si concessero di respirare.
La mano di Draco era ancora
avvolta al polso di Harry quando questi parlò: - Oh… mai sentito una cosa
simile… -
Draco lo guardò, tra il
lusingato e il circospetto, senza dire alcunché.
Harry volse lo sguardo verso
di lui: - Grazie, Draco – la sua voce era roca e sommessa. Ancora non si
sentiva segno di vita al di là della porta alla quale erano appoggiati, nella
sala del locale, forse a tutti era venuto un infarto.
E non era nemmeno stata colpa
di Voldemort, un risultato eccellente.
- Di cosa? – domandò Draco
inarcando un sopracciglio, sorpreso dallo sguardo sinceramente grato di Harry,
dalla limpidezza di quegli smeraldi.
- Di avermi fatto conoscere il
vero Draco -
Quello vero.
Quella parte del cuore
trasformata in un altare per Harry.
Per un sogno.
Di essere con lui.
Draco sbuffò divertito e disse
sinteticamente: - El tango –
Harry gli sorrise.
Le loro mani si strinsero,
allacciandosi.
- Così non ti devo dire
niente, vero? – domandò Draco a Harry, con leggero accenno di titubanza – Ho
parlato abbastanza? -
Il tango.
Il linguaggio segreto del
corpo.
Oh sì, Draco aveva parlato
abbastanza.
E Harry gli aveva risposto a
sufficienza.
Le labbra di Harry si
avvicinarono al suo viso ma non lo baciò, semplicemente replicò, in un soffio
di alito caldo: - La vuoi la tua risposta? –
- E in cosa consiste? –
domandò giocosamente Draco mentre Harry si addossava a lui, deliziandolo con il
suo caldo peso.
- Contatto, Draco. è questo il
segreto del tango – ribatté Harry divertito mentre posava finalmente le sue
labbra su quelle di Draco.
E il bacio.
Non solo l’alito caldo di un
contatto accidentale, non lo stuzzicare di labbra sfiorate durante il tango
sensuale che li aveva coinvolti e avvolti nelle sue spire ammaliatrici.
No.
Era un bacio.
Finalmente.
Scontro piacevole di labbra
morbide, lingue esigenti e desideri inespressi.
Da quanto lo avevano
aspettato…
Da quando le loro braccia si
erano strette, una contro l’altra, una attorno alla vita una mano sulla spalla,
da quando le loro guance si erano sfiorate, i loro occhi incatenati senza
lasciarsi mai, il calore del loro contatto intimo, troppo intimo da poter
essere ignorato.
E quel bacio.
Ormai un contatto quasi
famigliare, in considerazione del loro tango, del loro avvinghiarsi.
Quando si staccarono si
guardarono negli occhi come se fosse passato un’era intera da quando non lo
avevano fatto. Con passione, erano stretti l’uno all’altro, Draco ancora
appoggiato alla porta, Harry ancora addossato al suo petto, il loro abbraccio
stretto, quasi soffocante, anelante di un maggior contatto.
- Wow – soffiò Draco con un
sospiro.
Harry lo capiva benissimo,
anche lui si sentiva frastornato: - Wow davvero… -
Rimasero in silenzio per
qualche secondo fino a che Draco non prese la parola: - Come hai fatto a
ballare così prima? Io so ballare il tango ma tu? –
Harry scrollò le spalle e
appoggiò il mento sul petto di Draco chiedendo: - Quindi… ora che si fa? Voglio
dire… come ci comportiamo? –
- Hai detto che non hai
bisogno di dichiarazioni o altro, no? -
- Sì, hai detto già tutto -
- Quindi direi che… potremmo…
-
- Potreste FINALMENTE
baciarvi! – esclamò una voce.
I due si voltarono verso il
luogo da cui proveniva quella voce: la finestra. O meglio, LE finestre, tutte
occupate da studenti curiosi affacciati. Quella che aveva parlato era stata
Pansy.
Seamus posizionò un cartoccio
contenente dei pop corn sul davanzale al quale era appoggiato: - Continuate
pure… -
Blaise gli diede manforte: -
Mi raccomando, fateci vedere tutto –
- CHE STATE FACENDO? – la voce
di Hermione sovrastò qualsiasi rumore – ADESSO NE HO ABBASTANZA! TORNATE TUTTI
A SCUOLA! IMMEDIATAMENTE! -
La porta si spalancò mentre
gli incantesimi di un’infuriata Caposcuola fecero catapultare fuori gli
studenti, chi riusciva fuggiva a gambe levate, chi non poteva era obbligato a
pulire il locale di Madama Rosmerta senza magia – e tenne personalmente per la
collottola Ron -.
Nel fuggi-fuggi generale,
Draco prese la mano di Harry, intrecciando le sue dita con le proprie: - A
scanso di equivoci… noi due stiamo insieme, eh? –
Harry gli rivolse un sorriso
grande: - El encanto del Tango –
Fin
°il bandoneòn è uno strumento
simile alla fisarmonica, indispensabile per la musica del tango. I ballerini
del tango lo chiamano affettuosamente ‘fuelle’.
La ‘molinete’ è una giravolta
che normalmente il conducente blocca con una ‘parada’, ovvero ferma la compagna
con il piatto del piede, facendola tornare nella posizione originaria.
Penso che il resto dei termini
sia conosciuto.
Miss