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Autore: The_Ruthless    23/11/2012    2 recensioni
La vita. Che cosa strana. L'essere umano è molto attaccato ad essa; che ironia se si pensa a tutte le persone morte, vittime di guerre, attentati terroristici, omicidi o semplici incidenti. Credo di essere l'unico umano al mondo a non curarsi della propria; ma so che la mia missione è distruggere i dittatori degli uomini, grazie al mio potere troverò la strada con la guida degli altri dominatori di metalli.
Genere: Erotico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Katja la Manipolatrice del Rame; resa
Anche per oggi la scuola era finita! Durante la ricreazione avevo chiesto scusa a Gaia e avevo parlato con Sasha che mi aveva detto di andare con lui perché doveva mostrarmi una cosa e, con estrema riluttanza, io avevo accettato. Tornammo al nostro edificio abbandonato,ma stavolta non eravamo soli. C'era una ragazzina che dimostrava all'incirca dodici anni, aveva lunghi capelli rosso fiamma raccolti in due codini che le arrivavano fino alla vita, grandi occhi verde chiaro dalle lunghe ciglia, un piccolo e grazioso naso, delle labbra sottili e una pelle bianchissima. Aveva uno sguardo malizioso, mi ricordava un po' un diavoletto, seduta in quel modo con le gambe accavallate e la testa inclinata in una posa civettuola. -Salve, Sasha The Iron Sickle-disse, aveva una voce melodiosa, infantile. Si alzò e si avvicinò con grazia, guardandomi curiosa, mi girò attorno, le lanciai uno sguardo di sfida. Rise, e la sua risata risuonò come tanti campanellini:-Vedo che sei una tipa tosta! Sasha mi ha raccontato dei ragazzi che hai ucciso, devo ammettere che non mi aspettavo che avessi tutto questo talento, sempre che lui abbia detto la verità.-A sorpresa mi attaccò, mi stupii per le armi che usava: una lunga catena di rame e un pugnale dello stesso materiale. Ora avevo capito, doveva essere Katja la Manipolatrice del Rame. In un attimo recuperai le mie katane e cominciai a parare i suoi colpi, ad un certo punto si fermò:-Sasha non mentiva, hai talento.-E abbassò le armi. Restai un attimo guardinga poi le abbassai anch'io. Sorrisi, in modo strano, un po' minaccioso e risposi:-Grazie, anche tu non sei male.-

Ridacchiò:-Comunque bisogna migliorare lo stile e poi sprechi troppe forze nelle mosse, dureresti pochi secondi in battaglia, non si deve usare tutta questa energia per modificare le molecole.-
Inarcai le sopracciglia, ma annuii:-D'accordo-
Mi osservò con maggiore intensità:-Devi scoprire tutti gli usi e i lati nascosti dei tuoi metalli; ad esempio, il rame, l'elemento che comando io, è usato anche per i fili elettrici, infatti è un ottimo conduttore, inoltre non reagisce all'acido muriatico a differenza del ferro.-Annuii-Chiudi gli occhi-disse-E trova tutto ciò che puoi.-Chiusi le palpebre, sapevo che l'oro era un metallo tenero, duttile, pesante, malleabile, era inattaccabile dalla maggior parte dei composti chimici, veniva attaccato in pratica solo dall'acqua regia, dallo ione cianuro e dal mercurio. L'argento, invece, era un metallo tenero, lucido, molto duttile e malleabile, appena più duro dell'oro, con una lucentezza metallica bianca sorprendente; inoltre era il migliore conduttore di calore ed elettricità fra tutti i metalli. L'argento infine era stabile nell'aria pura e nell'acqua pura, ma scuriva quando veniva esposto all'ozono, all'acido solfidrico o all'aria contenente tracce di composti di zolfo. Riaprii gli occhi, Katja aspettava paziente:-Adesso-disse-usa tutto quello che sai per modificare le molecole in maniera da sfruttare meglio i tuoi metalli.-Mi guardai intorno: c'erano dei fili elettrici rotti che sbucavano da un quadrante sul muro a circa quattro metri di distanza, trasformai le katane in due fili, uno lo collegai ai fili elettrici rotti mentre con l'altro cercavo di raggiungere Katja. Si allontanò velocemente, sembrava compiaciuta:-Brava, prova con le altre qualità.-Restai ad allenarmi per un'altra ora poi andai a casa.

Era passato quasi un mese e le cose non potevano andare meglio. Erano le quattro di pomeriggio quando un pensiero cominciò a insinuarmisi nella mente, Gio era stato bravo, aveva rispettato la mia scelta, perché non dargli quello che voleva oggi? I miei erano via per lavoro mentre mio fratello era all'università, e non sarebbero tornati fino alle sei, potevo tranquillamente dire che sarei andata a dormire da Gaia. Mi misi i jeans neri, aderenti che mi mettevano in risalto il culo (che era l'unica cosa decente che avevo), poi la camicetta a maniche corte, a quadretti rossi e bianchi molto attillata e un po' trasparente, le Nike bianche e la giacca di pelle nera che mi faceva sembrare piatta così da fare “l'effetto sorpresa”. Presi l'autobus e arrivai da Gio, suonai alla porta; mi venne ad aprire: aveva addosso dei blue-jeans strappati, una canottiera bianca con sopra una camicia a scacchi blu e rossi. Quando mi vide rimase sorpreso:-Pensavo che oggi saresti rimasta a casa a studiare.
Scossi la testa, sorridendo:-E invece voglio passare il pomeriggio con te, perché non si può?-Si fece da parte per farmi entrare-Sei solo?-chiesi con finta indifferenza.
-Sì, mio fratello torna domani alle undici e i miei fra un paio di giorni-sorrisi fra me e me. Si girò e andò in salotto per spegnere la tele, approfittai della sua temporanea assenza per togliermi le scarpe e la giacca. Tornò dopo due minuti e mi lanciò un’occhiata distratta, strabuzzo gli occhi, feci uno sguardo il più innocente possibile:-C’è qualcosa che non va?-chiesi facendo finta di essere preoccupata.
Si riscosse bruscamente, cercando di resistere alla tentazione:-No, no, niente.-
Gli misi le braccia intorno al collo e lo baciai con trasporto:-Non stai giocando pulito-mi sussurrò all’orecchio. Sorrisi e mi avvicinai di più, lui si allontanò con l’espressione terrorizzata:-Aiuto! Stai cercando di rubare la mia verginità! Qualcuno mi aiuti!-
Lo guardai sbalordita e scoppiai a ridere:-Ma quanto sei scemo! Tu non sei più vergine da un pezzo!-
Sul viso gli spuntò un ghigno:-Vero.-
Restammo a fissarci per un po’, cercavo di trovare il coraggio di dirglielo e alla fine mi avvicinai a lui, baciandolo teneramente sulle labbra:-Ti amo-bisbigliai-Ti amo, ti voglio, ora.- E cominciai a slacciargli i bottoni della camicia con mani tremanti, lui mi guardò stupito e felice ma, dopo qualche minuto, mi bloccò le mani.
Lo guardai ferita, lui mi osservava, non lo avevo mai visto così felice:-Che ne dici di bere qualcosa, prima?-Andò in cucina e prese due bicchierini e una bottiglia di vodka.
Ero indecisa:-Giusto uno.- Bevvi e mi sembrò di essere in paradiso, mi sentivo felice, euforica; ne presi un altro, so che non era molto ragionevole ma in quel momento non me ne importava niente. Le nostre labbra si incontrarono, sentii la sua lingua passare leggera il contorno della mia bocca, per poi intrecciarsi con la mia. Mi prese per mano e mi guidò su per le scale, arrivammo nel corridoio e non si trattenne più. Mi sbatté contro il muro e ridacchiammo, leggermente ubriachi, mi sbottonò la camicetta e mi accarezzò la schiena sotto il tessuto di cotone; la sua mano si fermò all’altezza della chiusura del reggiseno, fui percorsa da una fremito, dopo qualche secondo di esitazione, ispezionò il gancetto per capire di cosa si trattava: erano due mezze lune, le sganciò e mi accarezzò liberamente mentre me lo sfilava. La sua bocca disegnò il contorno del mio mento, scese sul collo e raggiunse il mio seno sinistro; gemetti chiudendo gli occhi mentre lui mi mordicchiava il capezzolo. Contemporaneamente gli tolsi la camicia, con una fretta incredibile, poi gli sfilai la canottiera, e con il dito disegnai ghirigori immaginari sui fasci di muscoli naturali allenati in palestra. Era bellissimo; provai un moto d'orgoglio, era mio.
Feci scivolare le dita lungo i muscoli addominali e arrivai all’altezza dei suoi jeans, trattenni il respiro, questa sarebbe stata la parte più difficile.
-Aspetta-disse, baciandomi un seno con labbra ardenti, lo osservai stupita, mi fece strada in camera sua tenendomi stretta con un braccio. Mi slacciai i jeans e me li tolsi, restando in slip neri; lui rimase a contemplarmi alla luce della luna e mi sentii arrossire, mi avvicinai e lo liberai dai suoi blue-jeans lisi, lo sentii trattenere il fiato quando sfiorò il bordo delle mie mutandine, rimase immobile per un momento interminabile poi me lo sfilò con delicatezza. Infilai la mano nei suoi boxer, accarezzando la sua erezione, gemette di piacere, glieli tolsi completamente, continuando a strofinare, mi abbassai lentamente e baciai la sua erezione-Ti prego...Cleo...-gemette; mi buttò sul letto e si mise sopra di me, facendo scontrare i nostri bacini. Dolore e piacere divennero una cosa sola, quando entrò dentro di me, ma non lo fece delicatamente. Urlai il suo nome quando venne, esplodendo, e lui urlò il mio, eravamo diventati una cosa sola e se fosse scoppiato un incendio in quel momento, non me ne sarei accorta. Sudavo, ma avevo i brividi, quando finì mi accorsì di una goccia che mi scendeva lungo la guancia, non era sudore.

La luce della luna entrava dalla finestra e illuminava il mio cuscino. Era da un po’ che non si muoveva, forse si era addormentato, mi girai un po’ e subito le sue braccia mi circondarono, protettive. Sorrisi nel buio e pensai a Braian, a Blood, a Napu, a Nick, a Gabbo, a Marco, a Dave, a Kojo e a Sasha. Sasha. Mi riaddormentai.

Mi svegliai alle cinque e mezza del mattino, scivolai fuori dal letto e andai in bagno. La vodka della sera prima mi aveva fatto venire un mal di testa pazzesco; aprii l'armadietto in cerca della tachipirina e vidi una scatolina rossa in prima fila. La presi con mani tremanti e restai a guardarla immobile, mentre un terrore puro mi attanagliava le viscere. Era una scatola di Durex.

   
 
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