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Autore: Ria-chan    24/11/2012    6 recensioni
Senza dargli tempo di scansarsi, avvicina una mano al viso del ragazzo: le dita stese in avanti ad eccezione di pollice e indice che sono stretti l’uno contro l’altro e con un sonoro schiocco colpisce l’esatto punto della fronte su cui troneggia un segno rosso come il fuoco.
-Ahia!! Ma sei matta!!??-
Natsu si porta subito una mano sul punto dolente, si accovaccia a terra di spalle onde evitare che qualche lacrimuccia, perché sì, il colpo l’ha fatto decisamente lacrimare, sia visibile e gli si ritorca contro.

Quando Natsu si volta ancora, per intimarle di smetterla, non può fare a meno di trovare davvero bello quel sorriso così dolce che si apre sulle labbra della biondina.
Gli piace davvero tanto.
Perché? E che ne sa.
Semplicemente gli piace perché, al mondo, sono poche le persone che sanno ridere di cuore a quel modo.
Lo guarda divertito e di rimando, non riuscendo a trattenersi, anche lui ride trascinato dal quel pensiero.
-Lu-Lucy. Lucy Heartphilia.-
La ragazza si asciuga gli occhi con la manica della giacca bianca della divisa e poi allunga questo stesso braccio verso di lui.
-E tu sei…?-
[Ovviamente NaLu]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Loke, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ta-dan!
Sono tornata O_O!!
Un incubo!!
muhahahahaha
Ok, già vi ho spaventato e ancora non ho presentato la storia... s'inizia bene!
Che dire... questa storia è nata da un attimo di pura follia -.-' non che le altre non avessero natali simili... ma insomma, certo non sono spuntate come funghi durante la notte come invece ha fatto questa nel mio cervello.
Per farla breve è un insieme tra "favola" e "realtà", ovvero una storia in cui la favola sembra riversarsi nella vita dei personaggi seguendo però, ovviamente, le regole e le condizioni del mondo reale in cui si trovano.
Inizialmente può parvi un po confusa, forse, ma mi auguro che piano piano possa prendervi ed incuriosirvi sempre maggiormente.
Spero davvero possiate dirmi cosa ne pensate e, ricordate, ogni critica o commento è sempre ben accetto ;)


Il Cavaliere Drago e la Principessa delle Stelle
 
1 Il sogno e la storia

 
La cameretta era immersa nella penombra nonostante fosse appena pomeriggio: le tapparelle della splendida stanzetta dalle mura arancio pastello erano calate dietro le tendine bianche a fiorellini rossi e, i raggi del sole, riuscivano a malapena ad infiltrarsi donando alla stanza quel tanto di luce che basta da riuscire a scorgere le sagome degli oggetti sparsi per essa.
Al centro, con la spalliera addossata al muro, troneggiava il piccolino lettino in legno: un letto semplice, colorato e comodo, le lenzuola rosso fuoco e, su di esse, una coperta leggera dalle tonalità più fredde. Inutile dire che su di esso vi fosse qualsiasi tipo di giocattolo lì abbandonato: dai guerrieri in plastica dura, ai pupazzi consumati, agli oggetti raccolti un po’ in giro per casa al dragone ruggente giocattolo preferito del piccolo Natsu.
Un letto ideale per un bambino insomma, che ha appena 5 o 6 anni, che soffre il caldo e che sì, passa gran parte del suo tempo tra riposini e pennichelle pomeridiane o giocando su di esso.
-Tesoro ti prego, non fare più cose del genere…-
La porta della cameretta si aprì lentamente lasciando entrare, dalla stanza accanto, la luce che ad essa mancava.
-Non voglio che ti fai male né che ne fai agli altri. Siamo intesi?-
La voce della mamma di Natsu risuonò all’interno delle mura e, benché si trattasse di una seria ramanzina, il tono di voce era basso, delicato, quasi una piccola e dolce supplica.
La stessa donna si avvicinò poi alla finestra scostando le tendine bianche:
-Ma non è stata colpa mia!-
E sollevò appena le tapparelle perché qualche caldo raggio autunnale entrasse nella stanza a schiarire l’ambiente.
-Amore mio, capisco che per te sia difficile, ma non puoi prendertela con gli altri per i tuoi problemi.-
Natsu, fermo ancora vicino alla porta d’ingresso, con la testolina rivolta verso il basso ed i pugni stretti lungo i fianchi, non capì completamente ciò che la mamma voleva dirgli e, in risposta, le urlò contro per poi rintanarsi sotto le coperte come fosse un rifugio:
-Non è un MIO problema! E’ suo il problema se non gli va a genio il colore dei miei capelli!-
La mamma sospirò.
Quella storia andava avanti da… da sempre; quello strano colore di capelli, quel rosa intenso e dalle striature più scure, era sempre stato fonte di problemi e guai per il suo adorato bambino, ma crescendo la donna era certa che il suo cucciolo l’avrebbe accettato, così come, nella vita, si impara ad accettare o combattere i propri problemi per la tranquillità della propria esistenza.
Magari li avrebbe tinti! Magari ancora nascosti a vita sotto un cappello… ma ciò di cui era certa era che, prima o poi, avrebbe trovato cose più importarti alle quale dedicare la sua attenzione che non ad un buffo colore di capelli.
-Tesoro…-
La donna si avvicinò al letto, scostando le coperte e scoprendo il corpicino del suo bambino rannicchiato al di sotto di esso.
-i tuoi capelli e tu siete meravigliosi così come siete. Lo capiranno anche gli altri, vedrai.-
Con dolcezza infinita, quella che solo una madre è capace di donare, sollevò il viso imbronciato del piccolino e gli carezzò la guancia lesa, quella sulla quale troneggiava il segno rosso di un pugno:
-Certo che ve le siete suonate per bene!-
Esplose infine la donna ridacchiando e, a tale sollecitazione, anche il piccolo Natsu scattò in piedi sul letto, sfoggiò la sua posa migliore e mostrò i piccoli pugni stretti all’altezza del viso:
-Nessuno può battermi! Sono un drago!! Arrrrgh!-
E mimò persino il ruggito della bestia portando le mani ai fianchi e sporgendosi in avanti.
-Un cavaliere vorrai dire.-
Le sorrise dolcemente la mamma.
-No! Sono un Drago! I cavalieri sono… noiosi! Io voglio combattere, non salvare stupide principesse!-
-Ok ok amore, come vuoi.-
La donna rise ancora.
-Ma cambierai idea, presto o tardi…-
Lo aggiunse quando si stava già allontanando dal letto, a voce così bassa che per Natsu, impegnato già a far lottare il suo drago contro uno sfortunato cavaliere, fu impossibile da udire.
-Mamma mamma! Aspetta!-
La donna si fermò sull’uscio della porta.
-Raccontami una storia! Ti prego!-
-Ma sei stato cattivo. Non te la meriti oggi!-
E per sottolineare il tutto, la splendida signora con i lunghi capelli rosa, tirò fuori la lingua facendo ridere il suo piccolo uomo a crepapelle.
-E daiii…-
-Oh, va bene va bene.-
Il piccolo si accomodò sul letto, mentre la donna si andò a sedere nell’angolo della stanza su di una vecchia sedia a dondolo che considerava un po’ il suo tesoro. Quante notti vi aveva passato lì seduta ad accarezzarsi la pancia gonfia di vita!
Sollevò da essa una matassa bianca prima di sedervisi e ripresa la stessa lana in mano quando cominciò a narrare…
<< Tanti anni or sono, in un regno lontano, viveva una splendida bambina…>>
-No mamma!-
-Che c’è amore?-
-Non quella! Raccontami dei draghi sputa fuoco, del ragazzo scimmia e dei cattivoni che vogliono distruggere il mondo!-
La mamma sorrise appena, sollevando gli occhi al cielo ed iniziando, con le dita svelte, a sferruzzare la bianca matassa.
-Quando ti interesseranno le storie d’amore sarà troppo tardi…-
<< Una sfera bianca attraversò il cielo come fosse una cometa; la sua scia verde e azzurra illuminò la notte per lunghi attimi e poi, con un sonoro tonfo, l’oggetto cadde sulla Terra a poca distanza dalla casa di un vecchietto…>>(1)
 
 
-Maledizione!-
Natsu si alza dal letto scattando seduto: la fronte è sudata ed i pugni ancora stretti tanto da fargli male.
Sono giorni che fa quello strano e assurdo sogno e, per colpa di questo, ora è anche in ritardo a scuola. Non che la cosa gli importi più di tanto, sia chiaro, ma non gli va a genio che uno stupido incubo sia padrone della sua vita.
-Lo prenderei a pugni…!-
Certo, come se potesse davvero! Prendere a pugni una proiezione mentale formata da fantasia e inesistenza, una gran bella idea!
-Happy!! Happy dove sei?-
Chiama a gran voce il suo compagno di casa, un tenero micino dal bizzarro colore grigio angora, ed attende che questo compaia a coccolarlo per alzarsi definitivamente dal letto.
Ci vuole qualche minuto prima che la coda sottile spunti da oltre la porta e aggiri il letto per poi saltarvi sopra:
-Ma bene! E tu non potevi svegliarmi prima?! Non lo vedi che sono le 8 meno 20??-
-Miiiaaao.-
-Certo, certo! “Miao” un corno!-
Il tenero micio struscia la testa contro il petto del padrone e, quasi come avesse capito, tenta di arruffianare quest’ultimo con coccole e fusa. Solo quando Natsu si alza completamente dal letto, lasciando tutto in completo caos, il gatto arresta i suoi tentativi di “seduzione” e stiracchiandosi sul materasso, compiendo qualche giro su se stesso si acciambella sopendosi.
-Sì sì dormi. Stupido gatto…-
In realtà Natsu ama quel tenero animale: è tutto ciò che gli è rimasto da quando sua madre è morta; ma la giornata è iniziata davvero male e, in qualche modo, deve pur sfogarsi.
Sono le 8 meno 5 e Natsu decide che fare colazione seduto non è proprio il caso; si veste di fretta e furia indossando la camicia bianca a mezze maniche ed il pantalone classico nero, obbligatoria e squallida divisa scolastica, la sciapa bianca dalla quale non si separerebbe mai e, con una fetta di pane tostata tra le labbra, un pezzo d’uovo a gonfiare una guancia ed uno di pancetta a gonfiare l’altra si precipita fuori casa.
Corre a perdifiato quasi volando sull’asfalto e non perché sia entusiasta di arrivare a scuola –per l’amor del cielo!- ma perché non ha voglia di essere sbattuto fuori dall’aula e rimanere in piedi nel corridoio a fissare il vuoto. Magari sul banco può dormire… sì, molto meglio, decisamente molto meglio che stare in piedi.
Varca i cancelli con una velocità tale che neanche il custode che sta provvedendo a chiuderli ha tempo e modo di fermarlo; quasi non lo vede in realtà, se non fosse per la sciarpa che svolazzando sembra quasi una coda.
E così Natsu è finalmente nell’edificio.
-E bravo Natsu!-
Quando riesce anche a giungere in classe e accasciarsi stremato sul banco, una pacca sonora sulle spalle lo risveglia:
-Sei arrivato presto stamattina!-
-Non rompere le palle Gray!-
Non si volta nemmeno, potrebbe riconoscere quella voce tra mille.
-Cosa hai detto pezzo d’imbecille?-
Ed ecco che la giornata peggiora…
-Ho detto vai al diavolo! Stupido ghiacciolo ambulante!-
-Ti faccio a pezzi! Fiammifero dei miei stivali!!-
Forse in qualche modo Natsu ha trovato il modo di sfogare la sua frustrazione dovuta a quello stupido sogno ed infatti, mentre lui stringe il colletto della camicia dell’amico e l’amico fa altrettanto, ghigna divertito all’idea di una bella azzuffata.
E’ da una vita che lui e Gray fanno così: si istigano, si picchiano, si fanno anche male a volte, ma poi sono sempre pappa e ciccia o almeno, sanno di esserci sempre l’uno per l’altro ma senza smancerie di mezzo.
Sono opposti, loro due: Natsu ama il caldo e Gray il freddo, l’uno è chiaro di capelli e l’altro scuro; ad uno piace il cibo dolce e all’altro salato. Uno è decisamente pessimo a scuola e l’altro… beh, neanche l’altro se la cava un granché.
Ma sono entrambi due ragazzi forti, che credono in loro stessi e che combattono sempre per ottenere ciò che vogliono: si somigliano più di quanto non sembri dall’esterno, insomma.
-Smettetela subito! Tra poco arriva il professore e non ho voglia di inventare scuse sul perché siete di nuovo mezzi nudi, con le camicie mezze aperte, e vi strattonate come pazzi. Se non la finite avviatevi già verso l’infermeria perché ora vi ci mando io mezzi morti!-
La voce di Erza, la capoclasse, troneggia nell’aria e solo allora i due si fermano, staccandosi l’uno dall’altro e tornando a sedersi composti.
-Mph!-
-Mph un cazzo. La prossima volta ti faccio a pezzi uomo ghiacciolo!-
-Ti spacco la faccia mezzo fiammifero!-
-Ho detto BASTA!!-
 
La prima ora è trascorsa relativamente in fretta, tutto perché Natsu, accasciato sul suo banco in ultima fila, non ha fatto altro che fissare fuori dalla finestra e pensare ai fatti suoi.
Il suo sguardo è fermo sul ramo dell’albero di ciliegio appena fuori l’edificio: i rami sono secchi ma già si possono vedere i teneri boccioli di fiori rosa che stanno per nascere.
Sua madre adorava i fiori di ciliegio…
<< Nella torre in cui la bellissima principessa era rinchiusa… solo un albero di ciliegio le faceva compagnia… ad ogni lacrima un fiore cadeva…>>
Improvvisamente gli viene in mente quelle parole sentite tanti anni prima e la dolce voce della mamma lo culla nel sonno.
 
-Aiutami…-
La voce è flebile. Un sussurro appena.
-Aiu……mi…ti prego…-
Le parole sembrano portate via dal vento, un vento che non vuole raggiungano il suo orecchio. E quel vento infatti si leva forte, improvviso, fino a sovrastare con il suo ululato qualsiasi cosa.
-Sal…ami…-
Una ragazza dal lungo abito bianco è in piedi su un muretto di pietra. No, non è un muretto. Quando l’immagine si allaga Natsu può distinguere perfettamente una torre immensa, alta quasi fino al cielo, a sfidarlo.
E quel muretto non è altro che una delle sue finestre ad arco.
-Salvami, ti prego.-
Ora la voce è più forte. E’ una preghiera.
Dei capelli biondi gli appaiono davanti al volto, svolazzanti nel vento. Quasi gli solleticano il naso e Natsu si lamenta nel sonno.
-Addio…-
Ma lei non si volta, non permette a Natsu di guardare il suo volto.
Tutto ciò che il ragazzo riesce a distinguere sono gocce cristalline che abbandonano il volto della ragazza e s’infrangono contro il suo portate dal vento.
-Ad…io…-
Natsu è curioso di scoprire chi quella giovane donna sia e, per farlo, allunga una mano per afferrarla e costringerla a girarsi ma, quando lo fa, è già troppo tardi.
Si lascia cadere.
La ragazza cade dalla torre come una stella cadente che attraversa il cielo e poi, così come è apparsa scompare, portando dietro sé una scia di petali di ciliegio…
 
-No!-
L’urlo di Natsu risuona nell’aula portando tutti i presenti a girarsi verso di lui.
-Signor Dragneel, è così gentile da dirmi cosa “NON” le va a genio della mia lezione?-
-Mi-mi scusi prof.-
Natsu sbuffa, si asciuga la fronte nuovamente imperlata di sudore e si ripiega sul bagno con la guancia poggiata sul dorso della mano:
<< Tanti anni or sono, in un regno lontano, viveva una splendida bambina dagli occhi color della terra e dai capelli d’oro…>>



NOTE:
- In corviso sono i periodi passati, i ricordi e la storia.
1) Ehm... ho preso un po' spunto da Dragonball... credo ve ne siati accorti :D
   
 
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