Il sole sbucò attraverso le tende andando si a posare insolentemente sul mio viso. Aprì un occhio e poi l’altro cercando di interpretare ciò che mi si poneva attorno , per descriverlo brevemente ,il caos. Mia madre sbraitava a destra e a manca cercando il caricatore del telefono che aveva lasciato la sera precedente sul comodino .
Mio padre invece era seduto sul divanetto color viola leggendo il giornale e commentando a bassa voce circa la resurrezione del caricatore e della sua imminente fuga .
Dario invece stata imbambolato sul gameboy cercando di superare non so quale livello difficilissimo a sentire lui.
Feci un respiro profondo e mi diressi ,barcollando, verso il bagno.
Appena ne usci la situazione si era stabilizzata, il caricatore si era ritrovato dietro il comodino dove era stato riposto la scorsa notte.
Il resto della mattinata passò in modo sereno, prendemmo il Heathrow Express che ci portò in un quarto d’ora al centro di Londra e da lì arrivammo davanti alla nostra nuova ,per modo di dire , casa.
Non è che non fossi eccitata all’ idea di questa vita nuova ,il fatto era che ero sensibilmente nervosa per l’inizio del anno scolastico in questa nuova nazione.
Deglutii rumorosamente, quando mia madre iniziò a parlare in modo fluente con la proprietaria della casa la signora Julien.
La signora Julien era una vecchia signora che si spostava come una tartaruga alla fine dei suoi anni e che puzzava maledettamente di muffa.
Per il resto quella dolce vecchina era sempre gentile e non faceva che donare a me a alla mia famiglia dei splendidi sorrisi rassicurati.
Con una flemma spaventosa la signora ci mostrò la casa.
Era una casetta a schiera un po’ più scura delle altre e con delle enormi finestre.
Entrammo e Julien ci spiegò che al piano superiore c’erano la stanza matrimoniale e quella per i bambini.
In poche parole io avrei dovuto dividere la stanza con mia fratello.
Un punto in meno alla fantastica abitazione.
Il piano inferiore era diviso in due enormi stanze ; una di esse era la sala da pranzo dove spiccava un enorme camino, mentre nell’altra c’era la cucina ,altrettanto grande .
Anche l’interno della casa non era nuovo e moderno come l’hotel ma aveva quel non so che di antico che si addiceva a quel luogo.
Sorrisi a quel pensiero e corsi al piano superiore per andare a curiosare nella mia , anzi mia e della peste, nuova stanza.