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Autore: eika    15/06/2007    7 recensioni
Cosa succederebbe se una normale sedicenne quale Ai Haibara dovesse incrociare il più grande ladro del secolo? Come cambierà questo incontro la sua vita di ragazza?
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Eccomi tornata  con un'altra  bellissima  storia su  Kaito  Kid.   spero  che vi piaccia  come l'altra...bhe, non so cos'altro dire  quindi...buona  lettura!!

 

Il vento soffiava leggero, riempiendo l’aria di un delicato profumo di fiori. Era primavera e i ciliegi erano fioriti. Gli alberi bianchi e rosa fiancheggiavano il viale che conduceva all’istituto superiore Hybashi. Passi leggeri calpestavano i fiori caduti, come se gli occhi nemmeno riuscissero a vederne la bellezza.

Era sola quella mattina sul viale. Strano. Era in ritardo, come sempre, ma non se ne curava molto. Un tempo avrebbe battuto il record olimpionico di scatto per arrivare in orario, ora non più. Ormai non credeva più in nulla. Da quel giorno di tre anni prima non credeva più in nulla. Da quel giorno la vita si era ripresa ciò che le aveva offerto in sedici anni di vita.

Ora non le importava più nulla. Era sola, sola al mondo. Quel giorno sarebbe stato più noioso degli altri. Due ore di matematica, una di inglese, due di latino e una noiosissima di educazione fisica.

Si fermò, chiedendosi perché non tornava a casa. Abbassò lo sguardo, arrossendo e trovando la risposta. Era per lui che andava a scuola, solo per vederlo pochi minuti durante l’intervallo. Lui, ovviamente, nemmeno la vedeva e, senza dubbio, era fidanzato.

Però era divertente., la faceva sentire ancora viva, in quel mondo dal quale avrebbe voluto scomparire per sempre.

Lui era il capitano della squadra di Kendo del liceo e, senza che lui lo sapesse, Ai aveva sempre tifato per lui. Era perfino giunta a preparargli una torta per San Valentino, che sciocca!

Sapeva tutto di lui, e nessuno sapeva nulla di lei. Quel giorno non sarebbe stato diverso. Lo avrebbe osservato da lontano e nessuno se ne sarebbe accorto.

Quella mattina la sua vicina, una donna sulla cinquantina, non molto alta, grassottella, l’aveva amabilmente salutata con un sorriso bonario.

-Vai a scuola, Ai, cara? Spero tu ti diverta-

Ai aveva ricambiato con un sorriso tirato, sempre più frequentemente in quel periodo. La donna, Tsumai era il suo nome, si era presa cura di lei, preparandole il pranzo e la cena. Ormai la ragazza era indipendente, in tutti i sensi. Immersa nei suoi pensieri, arrivò a scuola. Tutti i ragazzi e i professori erano ammassati nel cortile, da dove oltre un nastro giallo, dei poliziotti ristabilivano l’ordine. Ai si fece strada tra i ragazzi sgomitando. Da quello che era riuscita a capire, c’era stata una fuga di gas, ma tutta la faccenda non la convinceva per nulla. Si avvicinò alla professoressa di italiano, toccandole piano un braccio.

-Ha…Haibara?! Menomale! Pensavo ti fosse successo qualcosa di terribile!-

L’abbracciò di slancio, sull’orlo delle lacrime. Ai si sciolse dall’abbraccio imbarazzante della donna.

-Prof, che diamine sta succedendo qui?!-

-Oh, niente è solo una fuga di gas… sono felice che tu stia bene. Ora và, è meglio-

Ok, ora era decisamente troppo strano. Oltrepassò il nastro giallo, come aveva già fatto tante volte con suo padre, sotto gli sbraiti di uno dei poliziotti che si avvicinò con passo sicuro a quello che sembrava il capo. Questi le afferrò velocemente il braccio, strattonandola all’indietro.

-Dove credi di andare, ragazzina?-

Da quella posizione poteva osservarlo meglio. Era alto, con degli occhi piccoli e scuri come i capelli. Non doveva avere più di cinquant’anni.

-Mi lasci subito- sibilò Ai tra i denti.

-Chi ti credi di essere, ragazzina? Come osi darmi ordini così?!-

-Sai chi sono io?- esordì la ragazza tentando ancora di liberarsi –no, certo, anche perché se lo sapesse, mi lascerebbe andare subito-

-Allora, piccola, vediamo. Chi sei?-

Ai guardò l’uomo con quanto più odio possibile.

-Primo. Non sono piccola, ho sedici anni-

-Oh, scusami tanto signorina- riempì l’ultima parola di ironia, provocando un’ondata di odio della ragazza.

-Secondo. Io sono Ai Haibara e se il nome non vi dice nulla, andate a cercare gli agenti decorati al valore.

L’agente allentò la presa., permettendo ad Ai di liberarsi con uno strattone.

-Io sono l’agente Chaki. Sono desolato per il trattamento ricevuto, signorina Haibara-

-Ah, sì. Mio padre mi parlava spesso di lei...-

L'agente le appoggiò affettuosamente una mano sulla spalla e aggiunse a mezza voce –era un grande uomo, lo ricorderemo per sempre- la condusse dietro un angolo.

-Mi vuole spiegare cosa sta succedendo? Tutto ciò mi sembra un po’ eccessivo per una semplice fuga di gas…-

-Siete molto intelligente. In effetti si tratta di una fuga, ma non di gas…- abbassò la voce, finchè non arrivò a un sussurro –abbiamo scoperto che Kaito 1214, o Kaito Kid che dir si voglia, dopo un colpo andato male si è rifugiato in questa scuola. Stiamo cercando di stanarlo senza troppa pubblicità. Acqua in bocca, mi raccomando-

Ai si passò pensosa un dito sulle labbra.

“Kaito Kid, eh? Interessante...”

Uscì da sotto il nastro, mentre da lontano sentiva un poliziotto correre verso l'agente Chaki.

-Capo, Kid non è più nella scuola...-

Nel frattempo la professoressa aveva radunato tutti gli studenti in un angolo.

-Haibara! vieni qui, presto-

-Arrivo, prof-

Ai, non curante del fatto che il criminale non fosse più nella scuola, fece per raggiungere la professoressa quando una figura dietro di lei le affrerrò il braccio. Sul volto aveva stampato un sorriso sinistro.

-Tu vieni con me, piccola-

Ai si sentì gelare il sangue nelle vene -Prof!!-       

Come un'unica cosa, studenti, professori e poliziotti si girarono verso di lei. Aveva l'attenzione di tutti. quando i poliziotti si ripresero dallo shock, Chaki fece un passo avanti, la mano sul fodero della pistola.

-Kid, lascia la ragazza. Non puoi scappare, almeno limita i danni. Lasciala andare-

Kaito Kid rise divertito.

-Mi deludi, Chaki, davvero. Tu mi sottovaluti sempre e questo è molto frustrante. Lei sarà il mio passaporto per la libertà, e tu non mi fermerai-

 La professoressa si fece avanti -Prendi me al posto suo, lasciala andare-

-Non ci penso neanche. Perchè dovrei lasciare una così bella ragazza, per una vecchietta?-

Nonostante la gravità della situazione, Ai arrossì un po' per il complimento.

Poteva sentire il respiro caldo del ladro che si era chinato fino al suo orecchio.

-Non ti farò nulla, però stai buona, d'accordo?- dopo l'assenso timoroso della ragazza, Kid continuò –allora, agente Chaki, stavamo dicendo?-

-Dimmi, Kid, hai intenzione di rapirla?-

-Che domande, ovvio, no?!-

-E poi che ne farai di lei, la ucciderai?-

Ancora una volta Ai si sentì gelare il sangue nelle vene.

“Non lo farà. Mi ha promesso che non mi farà nulla, no?!”

Kid alzò le spalle incurante -Forse...-

-Kid,  non fare sciocchezze, lasciala!- Chaki estrasse la pistola dal fodero.

-Tu, piuttosto, non fare sciocchezze, Chaki. Io ho un ostaggio con me, non puoi rischiare di colpirla-

Non era sicuro. Stava rischiando troppo. Estrasse un sottile coltellino che scintillò alla luce del sole e lo appoggiò al collo candido della ragazza. Lo stava mettendo alle strette e tutta la sua spavalderia evaporò come neve al sole.

-Non un altro passo, Chaki, o lei muore. Non sto scherzando-

Stava giocando un gioco oltremodo pericoloso. Sarebbe bastato poco per morire entrambi. Troppo poco.

Il preside si era fatto avanti nel momento stesso in cui l'agente Chaki era indietreggiato.

-Avrai ciò che vuoi, ma lascia stare la mia alunna-

Kid sbuffò annoiato.

-È così importante per voi questa ragazzina? Non fatemi ridere. E ora indietro, indietro!!-

Stava perdendo la calma. I poliziotti arretrarono.

-Goodbye!!-

Lanciò a terra una bomba fumogena e si dileguò con la ragazza.

-Corri, muoviti, avanti...-

Nonostante la confusione creata dal fumo, una pattuglia di quattro poliziotti si era lanciata rapidamente al loro inseguimento e ora stavano guadagnando sempre più terreno.

-Dannazione, corri!!-

Era agitato e Ai poteva sentire chiaramente la sua fretta. Poteva giurare di averlo sentito sussurrare un “per favore”-

Dopo più di dieci minuti di corsa, Ai aveva perso il senso dell'orientamento fra tutte quei vicoli e pertugi.

-Per favore, basta. Fermati, non ce la faccio più-

-Non ci penso neanche-

Dietro di loro, instancabilmente, correvano i quattro poliziotti. Urlavano, gli intimavano di fermarsi. Per ogni fitta dovuta alla fatica, Kid stringeva sempre più la mano della ragazza, ormai esausta.

Davanti a una foresta, fu costretto a fermarsi. Dietro di loro, ormai più nessuno.

-Entriamo-

Entrambi avevano il fiatone per la corsa e Ai si lasciò trascinare verso la fitta foresta alla periferia della città. Dentro era fresco, un eterno cielo di foglie.

-Qui dovremmo essere... al sicuro... non ci troveranno-

Si fermarono un momento per riprendere fiato. Improvvisamente, alle loro spalle, ecco le voci dei quattro poliziotti.

-Sono qui dentro, capo!-

-Tranquillo, non andranno lontano, sono in trappola!-

Kid cercò di capire da che parte provenissero le voci. “In trappola? Cosa vogliono dire?”

I due ragazzi si fecero strada nella vegetazione, spuntando poi in una radura. Gli arbusti e i rami avevano graffiato gli abiti di Ai, strappando la camicia e ferendole le braccia e le gambe. Kid osservò attentamente la radura. Capì l'affermazione del poliziotto. Erano in trappola. Davanti a loro si stagliava un' imponente e maestosa parete rocciosa. Normalmente non avrebbe avuto grandi problemi a scalarla, ma non poteva lasciare lì la ragazza e poi gli agenti erano troppo vicini. Di sicuro lo avrebbero ucciso durante la fuga.

No, era meglio morire combattendo.

Si girò nella direzione da dove da lì a poco sarebbero arrivati i poliziotti.

-Ma bene, il grande Kaito Kid, il grande “Lupin del 2000”, preso in trappola... come un topo!! Sei insulso, patetico!!-

Un poliziotto biondo rise.

-Forse Chaki avrebbe voluto vedere questo momento, ma pazienza, glielo racconterò io-

Ai si era fatta piccola piccola dietro il suo rapitore, che ostentava una calma che non aveva.

i poliziotti estrassero le pistole.

-Sorridi, Kid, questa è l'ultima volta che mi vedrai con i tuoi occhi-

Il ladro rimase immobile. Non un solo muscolo del suo corpo si mosse. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Prima o poi. Kaito Kid chiuse gli occhi, formulando le ultime preghiere e gli ultimi desideri.

Ma lo sparo non sopraggiunse.

Aprì piano gli occhi e davanti a lui, a braccia aperte, c'era Ai, la ragazzina che lui stesso aveva rapito.

“Ma che diavolo pensa di fare?!”

Il poliziotto biondo, il capo di quella “spedizione”, la guardò attonito. Poi il ladro le posò una mano sulla spalla.

-Levati di torno. è giusto così. Dopotutto è questo il destino di un ladro...-

Ai, in un nuovo impeto di coraggio, scosse ancora la testa.

-Prima di tutto sei un essere umano. Non bisogna sprecare così la vita. Anche se un ladro, uccidere una persona è un crimine-

Aveva ragione. Lo sapeva ognuno dei presenti. Ai guardava i poliziotti con sguardo duro. Lo stava sfidando apertamente.

“Avanti, spara se ne hai il coraggio”

Gli agenti, dopo uno sguardo di intesa, caricarono simultaneamente le proprie pistole. Ai impallidì  e un poliziotto scosse la testa tristemente.

-Quanto sono stupidi i giovani d'oggi. Sono desolato, capo, ma l'ha voluto lei-

Sogghignò, mentre Ai chiudeva gli occhi sentendo una lacrima solcarle il volto.

“Addio, è stato bello...”

Improvvisamente sentì le braccia del giovane ladro cingerle la vita e gettarsi a lato con lei.

Ai aprì velocemente gli occhi e si sfilò da sotto il corpo del ragazzo accasciato e raggomitolato a terra. “Perchè mi ha salvata?”

I ladro incontrò il suo sguardo.

-Ora va via...-

Il poliziotto che aveva sparato si inginocchiò accanto a Kaito Kid, con un sorrisetto sardonico sulle labbra.

-Ma che bel gesto! Sei proprio l'ultima persona dal quale me lo sarei aspettato... sono commosso-

Lo stava schernendo, facendosi beffe della sua sofferenza. Per tutta risposta, Kid gli sputò sulla divisa.

-Siete tutti uguali, voi poliziotti... io... mi fate schifo!!- Ai sentiva la rabbia crescerle dentro, mentre un lampo di ribellione le attraversava gli occhi. L'agente si alzò e, con l'arma in mano, si apprestò a fare fuoco una seconda volta, per finire quel lavoro. Ai raccolse veloce la prima cosa che potesse farle da arma e con tutta la forza di cui disponeva, scagliò una pietra contro il poliziotto che si accasciò a terra mentre l'erba si tingeva ancora di quel liquido vermiglio.

Mentre gli altri poliziotti prestavano soccorso al compagno dal volto insanguinato, Ai si avvicinò al ladro. La sua voce trapelava fretta.

-Kid, Kid, apri gli occhi. Forza, alzati!!-

-Co... cosa?!-

Ebbene sì, era vivo. Ansimava. Era stanco, era ferito, ma era ancora vivo.

“Sono proprio duro a morire”. La ragazzina gli era a fianco. Lo sguardo preoccupato e la mano tesa verso di lui.

-Andiamocene-

Il ladro si alzò con una smorfia di dolore e, poggiatosi alla ragazzina, si allontanarono veloci dal gruppetto di poliziotti che ancora attorniavano il compagno ferito. Ai si fermò, guardandosi in giro preoccupata.

-Dove andiamo?-

Il ragazzo indicò un punto con la mano.

-Nella grotta, non ci troveranno-

L'ambiente era piccolo e angusto, ma riparato dal vento e da sguardi indiscreti. Kid si lasciò scivolare lungo la parete della grotta. si tolse la giacca bianca e sbottonò la camicia. Davanti agli occhi di una già terrorizzata Ai, si parò uno spettacolo terribile. Il sangue purpureo aveva tinto la pelle chiara del ragazzo. La ragazza si tappò la bocca, per non singhiozzare mentre le lacrime le appannavano la vista. Da una tasca, Kid prese un fazzoletto e cominciò a pulire la ferita. Era palido. Troppo pallido. Le mani gli tremavano e aveva voglia di dormire.

-Po... posso fare io se vuoi...-

Kid la fulminò con lo sguardo.

-Non ho bisogno del tuo aiuto-

-Ah, no?! Saresti morto senza di me-

-Non te l'ho chiesto io di metterti in mezzo. Senza contare che ho dovuto salvarti la pelle...-

Ai chinò il capo. Era vero. Il ragazzo era rimasto ferito a causa sua.

-Mi dispiace- un sussurro quasi impercettibile, che però non sfuggì al ragazzo. Sorrise debolmente, mentre il fazzoletto gli cadeva dalla mano.

-Sai chi sono io, ragazzina?-

-Sì-

-Allora perchè cerchi di aiutarmi?-

-Oh, ma guarda... il “grande Kaito Kid”!! Oddio che orrore... non farmi ridere. In questo momento sei più inerme di un bimbo. Quanto pensi di resistere? Un'ora, due ore?-

-Non è grave come sembra... mi hanno colpito di striscio... è solo un graffio-

-Sì, un graffio dal quale stai perdendo litri di sangue! Fammi vedere-

Ai tirò fuori dallo zaino una bottiglietta d'acqua. Kid spostò le mani per affidarsi a lei.

-Come ti chiami, ragazzina?-

-Ai-

-Bene, grazie, Ai-

Lasciò che il liquido fresco lavasse via tutto quel sangue, portando fuori la ferita. Lunga, sottile, profonda. Kid aveva la mascella contratta, teso nello sforzo di mantenere il controllo. Ancora sangue. Ancora quel nettare purpureo a macchiare le mani di Ai. Senza alcuna esitazione, la ragazza si tolse la camicetta candida ora quasi a brandelli, facendo sussultare e sgranare gli occhi al ragazzo.

-Co... cosa vuoi fare?-

-Fidati-

Con un gesto deciso stracciò la camicia. Kid la guardò perplesso.

-Cosa stai facendo?!-

-Mi prendo cura di te...-

Soffiò leggermente sulla ferita, facendogli il solletico. Poi, con molta attenzione, gli fasciò il fianco con la sua ex-camicia.

-Grazie-

Ai sorrise e si strinse le braccia. Faceva freddo e lei era in reggiseno. Kid se ne accorse.

-Se non ti fa schifo, prendi la giacca-

-Grazie... accendo un fuoco?-

-Se ne sei capace...-

Dopo che la ragazza ebbe raccolto un bel po' di legna, tra i due giovani scoppiettava allegro un fuoco illuminando di vivaci riflessi i volti dei due. Ai si strinse di più nella candida giacca, mentre guardava il volto del ragazzo. Ora poteva osservarlo meglio. Nonostante il pallore mortale, era carino davvero. La stava guardando con quei suoi occhi color del mare, mentre la sua mente era persa chissà dove... Quando lo aveva sfiorato, ma non ci aveva fatto caso. Aveva sfiorato quel corpo perfettamente scolpito. Ai sorrideva tristemente.

-Perchè hai preso proprio me?-

Kaito Kid si passò una mano sugli occhi, e col il dorso si asciugò la fronte imperlata di sudore.

-Potrei chiederti perchè mi hai salvato...-

-Rispondi, Kid-

-Ok... non lo so. Comunque, solo Kaito- Si stava lasciando andare a strani sentimentalismi -Ti ho vista confabulare con Chaki dal mio nascondiglio... non sono molte le persone con cui Chaki parla, sai?!-

-Io... ecco... io conosco Chaki di fama da molto tempo...-

-Strano-

-Io sono la figlia dell'ispettore Haibara. Ti dice niente?-

-Mi dispiace. Ne ho sentito parlare... non... non sapeva avesse una figlia...-

Ai sorrise tristemente. Sotto lo sguardo del ragazzo si sentì fragile, sperduta, come non si era sentita da molto tempo. Senza che se ne accorgesse una lacrima le solcò il viso.

-Sono sola, sai? Non ho più nessuno e nessuno si preoccupa più di me. Ho perso tutto. Piangeva, singhiozzava abbracciata alle gambe. Kaito la guardava, nelle sue lacrime la sua storia. Voleva toccarla, abbracciarla. Non era giusto che una ragazza così giovane, avesse sofferto così tanto. Voleva farsi carico del suo dolore, lenire almeno un po' il suo dolore. Smesso di singhiozzare, Ai  riprese il suo triste racconto.

-Mia madre era una ricercatrice molto famosa. Studiava dei rimedi per il cancro uterino. Le volevo bene. Giocavamo spesso ai detective. Poi lei una sera non tornò a casa. Era stata male in ospedale, al lavoro. Non giocammo più insieme. Aveva il cancro da mesi e non ce l'aveva detto. Ultimo stadio. Mi vietarono di vederla per mesi interi e io la guardavo da dietro un vetro oscurato. Sempre più pallida, sempre più malata.

Quando rifiutò ogni cura, dalla chemio alla radio, potei vederla. Mi diceva sempre di essere forte, di combattere per quello che volevo, ma io piangevo. Piangevo ogni qualvolta che ero sola, quando nessuno mi guardava. Si truccava, sai, per nascondere il pallore della malattia, ma le sue mani erano fredde e quando mi toccava tremavano. Lo nascondeva sempre dietro quel sorriso dolce, ma io sapevo che stava soffrendo. La riempivano sempre di medicinali, ma lei se ne stava andando. Durò mesi questa tortura. Io c'ero quando è morta. Ero lì e le parlavo tenendole la mano. Stanca, si era appoggiata ai cuscini. mi disse: “Non perdere mai la speranza”. Non la lasciai nemmeno quando la vita le scivolò via dalle dita. Non aveva mai avuto paura di nulla. Sorrideva... Non aveva paura di morire. Mi ripeteva sempre “Io sarò con te per l'eternità”. Avevo otto anni. Non hanno provato nemmeno a rianimarla. Era troppo tardi-

Le lacrime avevano ripreso a scorrere silenziose, mentre quelle ultime immagini le riempivano la mente.

-Me l'ha portata via. Quello stesso cancro che lei studiava per vincere, me l'ha portata via. Poi mio padre. Come se non ne avessi già avuto abbastanza. Era  un ispettore di polizia. La mamma era morta cinque anni prima. Stava seguendo un pericoloso assassino, quella notte. Lo inseguiva e, una volta braccato, il criminale lo spinse sotto una macchina. Quando arrivarono i soccorsi, papà era già morto. Due medaglie gli hanno dato, due!! Tanti onori, tante scuse. E a cosa è servito? A niente! Niente me lo riporterà mai indietro...-

Ai riprese a piangere e a singhiozzare, chiudendo il suo dolore tra quelle quattro pareti di roccia. Kaito sapeva quello che stava provando. Quel dolore gli era così famigliare.

Ancora una volta avrebbe voluto aiutarla. Salvarla dal baratro nel quale stava irrimediabilmente cadendo. Il baratro dell'odio, del dolore. Quel baratro da cui nessuno si era preoccupato di salvarlo. Avrebbe voluto stringerla a sé, sentire quelle lacrime contro il suo petto. Ma c'era quel fuoco tra loro, quel caldo e scoppiettante fuoco che con la sua luce lambiva i loro pensieri. E poi c'era il dolore. Quel dolore pungente che ad ogni respiro gli lacerava il petto. Avrebbe voluto accarezzarle i capelli, asciugare con un gesto le sue lacrime, baciarle la fronte e tenerla al suo fianco per tutta la notte. Ma quel dolore non gli permetteva di muoversi liberamente come avrebbe desiderato.

-Ai...-

La ragazzina sollevò lo sguardo. I begli occhi celesti arrossati dal pianto. Kaito scostò la camicia con la mano e Ai gli si avvicinò a carponi. Il ragazzo le sorrise.

-Vieni-

-Ti faccio male...-

-Non ti preoccupare, vieni-

Ai si strinse contro il ragazzo che mascherò abilmente la smorfia di dolore con un sorriso. Stretta fra le sue braccia sicure, Ai smise di piangere, finalmente non più sola.

-Raccontami la tua, di storia-

-Sei sicura? Non è propriamente una favola...-

-Ormai...-

-Ero piccolo, molto. Mio padre, il vero Kaito Kid, “lavorava” in Francia, dove conobbe mia madre. Era il migliore, un grande uomo, prima che un grande ladro. Mia madre era una ricercatrice.   Entrambi vennero uccisi per mano di una misteriosa organizzazione. Il mio odio mi portò a decidere di continuare il lavoro di mio padre. Non rubo per sopravvivere, tanto meno per arricchirmi... voglio solo vendicare i miei genitori-

C'era tanta amarezza nella sua voce, e tanto odio. Dolore, odio, amarezza. Questi i sentimenti che Ai poteva leggere sul volto del ladro.

Gli passò una mano sulla guancia, cercando di lenire un po' il suo dolore. Lui le sorrise. Un sorriso non molto convinto.

-Kaito... cosa facciamo ora?-

-Non lo so. Di sicuro ci staranno cercando e...-

Lo squillare incessante di un telefono cellulare lo interruppe. I due ragazzi impallidirono violentemente.

-Avevi il cellulare... perché non me l'hai detto?- la voce del ladro era sibillina. Gli occhi due fessure.  

-Io... non ci ho pensato, scusa-

Ai guardò lo schermo illuminato: Agasa. Senza esitazioni respinse la chiamata.

-Mi dispiace...- La ragazza ricominciò a piangere, proprio come una bambina sorpresa a rubare biscotti dalla cucina. Kaito sbuffò.

-Va bene, va bene, non piangere. Però stai più attenta la prossima volta, ok?-

Lei annuì, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.

-Scusa ancora-

-Spegnilo, avanti-

Ai obbedì senza esitazioni.

-Dovremo andarcene prima o poi- esordì il ladro.

-Tu... ce la fai a camminare?-

-Credo di sì- rispose Kaito chinandosi leggermente -ma vorrei evitare di passare per la città a piedi... sarà piena di posti di blocco...-

-Potresti travestirti-

-In ogni caso, come la spiegherei una ferita d' arma da fuoco?-

Aveva ragione, era pericoloso passare così scoperti.

-Ti fa male, vero?-

-Un po'-

Kaito sorrise ancora, un po' più pallido di prima. Ai gli accarezzò la guancia. Il giovane ladro chiuse gli occhi al piacevole contatto delle mani fresche della ragazza sul suo viso caldo.

-Hai la febbre?-

-No... mi ha scaldato il fuoco,  grazie per averlo acceso-

Ai si appoggiò alla sua spalla e riprese a guardarlo. Il bel profilo, gli occhi chiari, i capelli bruni. Era davvero bello. Serio, immerso in pensieri lontani.

-Forse è meglio se riposi un po', Kaito... dormi, su-

Lui si appoggiò alla testa della ragazza e chiuse gli occhi. In pochi minuti stava dormendo. Ai sorrise e, in un sussurro, in un debole “grazie” si addormentò anche lei. Il fuoco, ora solo pochi tizzoni ardenti, riscaldava ancora quel piccolo ambiente. E, insieme al fuoco, un piccolo lume di speranza riscaldava il cuore della ragazza, ora certa di poter tornare a vivere, di poter tornare ad amare.

La mattina dopo, il cinguettare insistente di un uccellino, svegliò Ai. Si sfilò gentilmente da contro il ragazzo e uscì respirando a pieni polmoni l'aria odorosa della foresta. Non si accorse nemmeno di una presenza alle sue spalle.

-Bella giornata, eh?!-

-Cos...? Ah, sì, vedo che stai meglio-

-Più o meno...-

-Dobbiamo andarcene, Kaito, prima che tornino a cercarci-

-Sì, ma non credo di riuscire a reggere molto...-

-Ti aiuto io, ma dobbiamo andare- la ragazza si illuminò e sorridendo aggiunse -Ho un'idea, vieni-

Cercò nello zaino il cellulare e lo accese frettolosamente.

-Ehi, ferma, che fai?!-

-Fidati... non voglio metterti nei guai-

Compose un numero e dall'altro capo il telefono squillò.

-Chi chiami?- la interrogò il ladro sempre più agitato.

-Il professor Agasa, il mio tutore legale, può aiutarci... Ehi Agasa, prof ascoltami. Sì sto bene, ma ho bisogno del tuo aiuto...-

-Dimmi dove sei, Ai, la polizia è pronta per venire a salvarti-

-No! No, non deve venire, o qui ci scappa il morto! Ascoltami, per favore devi venire da solo, solo!-

-ok, ok ho capito.... da solo. Tu  non farlo innervosire, capito? Deve stare calmo-

-Sì, tu però vieni da solo al margine della foresta tra mezz'ora. Noi ci saremo... ciao-

Ai chiuse la chiamata senza dare possibilità all'uomo di ribattere.

-Bella pensata, “ci scappa il morto”- fece sarcastico il ragazzo.

-Avrà pensato che tu voglia uccidermi, ma...-

-...Niente “ma” sono io che ci lascio le penne se arriva la polizia, bella trovata, davvero!!-

Ai tornò nella grotta e cominciò a raccogliere le poche cose che aveva tolto dallo zaino la sera prima. Uscì con la giacca del ladro ancora addosso, lo zaino su una spalla. Gli porse la camicia.

-Tieni, rivestiti-

Il giovane si infilò la camicia con un notevole sforzo.

-Sei pronto? Andiamo-

Kaito, poggiatosi alla ragazzina, cominciò a camminare lentamente. Dovettero fermarsi più volte per permettergli di riprendere fiato.

-Dai, ci siamo quasi... ancora un piccolo sforzo...-

Lui la guardò, gli occhi grandi, lacrimevoli.

-Vai, sei libera... io... non ce la faccio...-

-Non dire stupidate! Non ti lascio qui da solo. Siamo arrivati fin qui  finiremo, insieme-

-Non... on ci riesco, davvero. Vai...-

-No! Te l'ho detto, non ti lascio qui-

Lui le sorrise, per niente convinto.

-Grazie-

Ai lo aiutò a rimettersi in piedi e lo sostenne, incoraggiandolo ad ogni passo.

Nel giro di mezz'ora erano sul luogo dell'appuntamento, al margine della foresta. Kaito continuava a guardarsi intorno, guardingo.

-Sta' calmo, andrà tutto bene-

Poco dopo un orrido maggiolino giallo fermò davanti ai due ragazzi.

-Ai!! Per fortuna stai bene!-

-Non c'è tempo ora, andiamo-

La ragazza si sedette sul sedile posteriore e Kaito le si sdraiò vicino, la testa sul suo grembo.

-Visto? è andato tutto bene...-

Come arrivarono a casa del professor Agasa, il ragazzo fu portato in una camera, dove rimase fino alla sua guarigione. Una notte, il giovane ladro scomparve, lasciando sui cuscini solo una rosa scarlatta.

Erano passati ormai diversi mesi dalla scomparsa del ladro e ogni notte, Ai si fermava sul balcone, sperando di scorgere la sua figura candida nella nera notte.

Poi successe. Quando ormai aveva perso le speranze di poterlo rincontrare, lui l'attese seduto sul bordo del balcone. Quella notte la luna brillava più che mai. Il volto di Ai si illuminò di una gioia immensa nel vederlo. Kaito scese dal balcone e mosse qualche passo verso di lei, quando Ai gli si gettò al collo, travolgendolo.

-Pensavo non ti avrei più rivisto...-

-Te l'avevo promesso, io mantengo sempre le promesse. E poi come non potevo non rivedere più un bel faccino come il tuo? Aspetta. Domani fatti trovare qui al tramonto. Ti voglio portare in un posto-

Le posò un rapido bacio sulla fonte e scomparve nella notte. Al suo posto, una rosa.

Il giorno dopo Ai andò a scuola solo per far sì che la sera giungesse prima possibile.

Era innamorata, lo sapeva. Sì, era amore quello che da mesi le scaldava il cuore. Quella sera era più bella che mai. Aveva riscoperto il piacere di farsi bella per qualcuno. Indossava il più bel vestito di sua madre e si era truccata. Era felice. Ubriaca d'amore.

Uscì sul balcone. I capelli ramati tirati indietro da poche, piccole mollettine colorate.

Quella sera soffiava una brezza leggera, proprio come quel giorno. Come promesso, Kaito arrivò candido nel tramonto rosso. Quando la vide, sorrise compiaciuto.

-Sei bellissima stasera-

Per tutta risposta lei arrossì. Lui rise.

-Vieni-

Le cinse la vita con un braccio e la sollevò. Lei rise, gli circondò il collo con un braccio e gli stampò un  tenero bacio sulla guancia, facendolo arrossire un po'. Ai si strinse al ragazzo, leggermente impaurita. Era la prima volta che saliva su un deltaplano. Chiuse gli occhi e li riaprì solo quando sentì il vento freddo sferzarle il viso. Stava volando. Planarono dolcemente tra i palazzi per poi fermarsi su una collina. Da lì potevano vedere tutta la città.

Kaito le prese la mano e la girò verso il tramonto. Un bellissimo tripudio di colori. Gli occhi di Ai si riempirono di quei colori caldi.

-È bellissimo-

-Come te, piccola-

Negli occhi del ragazzo, Ai scorse ancora una volta quell'ombra di fuoco. Era il posto perfetto. Lui le scostò dolcemente una ciocca di capelli dal viso, sorridendo. Quanto aveva sognato quel momento, quanto?

Poi, prima che Ai potesse rendersene conto, le loro labbra si sovrapposero in un caldo bacio. Ai poteva sentire il suo profumo, il profumo del suo dopobarba. Ancora muschio.

Il tempo parve fermarsi, portando via tutti i problemi. Un bacio che durò un'eternità, un secolo, pochi secondi.

Erano soli su quella collina, abbracciati l'un l'altra. Sovrastavano l'intera città, senza che nessuno potesse vederli.

Solo quel tramonto dorato , testimone del loro amore.

 

FINE?!

 

Ricordo benissimo quel giorno quando incontrai per la prima volta i suoi bellissimi occhi celesti. Un cielo che mi rimase dentro per molto tempo. La osservo ora, dieci anni dopo, e ancora una volta ne rimango incantato. Ci credereste? Io, Kaito Kid, il più grande ladro del XXI secolo, sono diventato l'ispettore Kuroba. I casi della vita, eh?! Lei, Ai Haibara è ora una ricercatrice rinomata. La amo. Mi avvicino a lei, guarda fuori dall'enorme vetrata della nostra villetta di periferia. Sul volto un grande sorriso. Le cingo la vita, poggiandole le mani sul ventre. Sento pulsare dentro di lei la vita del bimbo, di nostro figlio. Le bacio il collo, ma lei non si distrae. Sta guardando il tramonto, come quella sera. Un tramonto che tra pochi mesi vedrà il sorgere di una nuova vita.

 

FINE!!

 

 

Allora? come vi è sembrata? mi raccomando commentate!! grazie in anticipo a quelli che commenteranno e quelli che, nonostante non lo faranno avranno letto lo stesso la mia storia. baci bacini baci8i eika (kia)

 

 

  
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