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Autore: Lui_LucyHP    28/11/2012    8 recensioni
Alla fine della Guerra contro Voldemort, le vittime sono molte.
Harry, nel tentativo di tornare a Grimmauld Place con una Passaporta, si troverà invece in un'altra dimensione, dove le cose sono andate diversamente.
James, Lily e gli altri sono tutti vivi, ma combattono una guerra che dura più di vent'anni, perché lì, Voldemort, non è mai caduto la notte del 31 Ottobre 1981, ed è più forte che mai.
Harry si troverà di nuovo ad essere l'unico in grado di sconfiggere il Mago Oscuro.
Ci riuscirà? Come sarà il suo rapporto con i genitori che non ha mai conosciuto?
E quello con tutti gli amici che aveva, ma che lì non l'hanno mai conosciuto?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Il primo pensiero che attraversò la mente di Harry, fu  di essere caduto in una qualche trappola dei Mangiamorte. La tentazione di estrarre la bacchetta e puntarla contro l'uomo era forte, ma alla fine uno sprazzo di lucidità ebbe la meglio.
Silente gli aveva chiesto chi era, una domanda che nessun Mangiamorte gli avrebbe rivolto, ma nemmeno il Silente che conosceva lui.
Come poteva, il Preside, non riconoscerlo? In quale guaio era riuscito a infilarsi, ancora, nel tentativo di tornare a casa sua?
«Allora?» insisté Silente, che continuava a fissarlo. «Non vorrei sembrare scortese, ma non è certo un bel periodo per vedersi piovere ragazzi nell'ufficio. Quindi, ripeterò la domanda: chi sei?»
Harry non aveva la minima idea di cosa dire. L'unica cosa che poteva fare era tenere lo sguardo ben piantato per terra, per evitare che Silente leggesse la sua mente e perché non notasse la sua somiglianza con due suoi ex studenti. Era la fotocopia del padre, con gli occhi di Lily, cosa che gli avevano ripetuto tutti fino allo sfinimento e, ovunque fosse finito, era meglio per lui non attirare troppo l'attenzione. Decise quindi di inventare una nuova identità e un nuovo passato, in attesa di capire in che guaio era riuscito a capitare questa volta.
«Mi chiamo Barry, Barry Evans» inventò, usando il cognome della madre, che era abbastanza comune tra i Babbani. «Ero in fuga, dopo che i Mangiamorte avevano scoperto e ucciso i miei genitori; ci rifugiavamo in Francia, ma ci hanno trovati. Avevo attivato una Passaporta per tornare in Cornovaglia, dove vivevamo prima, ma devo aver sbagliato qualcosa».
Harry sentì lo sguardo di Silente su di sé e si concentrò ancora di più su una piccola crepa poco lontano da una delle gambe della cattedra. Sperava che Silente credesse alla storia, o che almeno non lo ritenesse pericoloso, per questo aveva detto che era scappato dai Mangiamorte; il Preside avrebbe potuto pensare che almeno non era dalla parte di Voldemort.
«Non mi pare di ricordare un Barry Evans tra gli studenti, anche se sembri molto giovane. Dopotutto, a causa di Voldemort molti genitori hanno istruito a casa i propri figli, nel timore che capitasse loro qualcosa a scuola» disse Silente, in tono affranto. «E come dar loro torto? Sono più di vent'anni ormai che siamo in Guerra e non sembra esserci una fine. Non vicina, almeno».
Harry registrò lentamente le parole di Silente. Se erano più di vent'anni che Voldemort era presente, voleva dire che non era tornato nel passato. Ma allora, dove diavolo era finito?
«Ehm... mi scusi, ma forse ho perso un po' il conto a causa della fuga... che giorno è oggi?» chiese Harry, non trovando scusa migliore per chiedere la data.
Aveva bisogno di più informazioni possibile, per capire dove si trovava esattamente.
«Oggi è sabato, tre giugno del 1998» rispose Silente.
Chissà se avrò mai un attimo di pace, si chiese Harry, cercando di trattenere un sospiro di disperazione. Era esattamente il giorno che stava sorgendo quando aveva sconfitto Voldemort. Dopo appena poche ore dalla morte del Mago Oscuro che gli aveva rovinato la vita, si trovava da qualche parte dove, non solo Voldemort era ancora vivo, ma non era mai caduto a causa di Harry. Mentalmente si maledisse per non aver lasciato a Kingsley il compito di creare la Passaporta, o di non aver pensato di farsi portare da Kreacher. In quel momento si sarebbe trovato sicuramente a Grimmauld Place, magari a dormire, invece che perso chissà dove, in mezzo ad un'altra lotta contro Voldemort e i suoi Mangiamorte.
Stava per aprire bocca e ringraziare quando, dopo uno scalpitio di passi, la porta dell'ufficio si spalancò e una trafelata Minerva McGranitt fece il suo ingresso.
«Attacco a Hogsmeade! C'è anche Tu-sai-chi in persona... avevo detto di cancellare la gita al villaggio...» disse, senza notare Harry, ancora davanti alla cattedra del Preside.
Silente si alzò di scatto, con la bacchetta in mano e gli occhi che lampeggiavano.
«Andiamo! Non c'è un minuto da perdere. Hai avvertito l'Ordine?» chiese, raggiungendo velocemente la porta. «Signor Evans, aspettami qui, non abbiamo ancora finito» aggiunse, prima di sparire per le scale, seguito dalla McGranitt.
Harry non poteva sperare in un'occasione migliore per andarsene. Indossò il Mantello dell'Invisibilità, raccolse la candela e controllò che non ci fossero altre cose sue per terra, poi fece per aprire la porta dell'ufficio, che rimase chiusa.
«Alohomora» sussurrò Harry, ma l'incantesimo non funzionò. Accidenti! Mi ha chiuso dentro... pensò, quasi disperato. Devono essere proprio brutti tempi.
Non aveva la minima idea di come fare ad uscire, ma doveva farlo. Se Silente lo avesse guardato meglio, avrebbe notato la sua somiglianza con qualcuno che aveva conosciuto, sempre che i suoi genitori fossero esistiti. Se le cose erano andate in un altro modo con Voldemort, non poteva escludere che ci fossero altri cambiamenti, rispetto alla storia che conosceva lui.
Anche per questo era necessario uscire dall'ufficio; doveva assolutamente scoprire cosa stava succedendo da quelle parti, come mai Voldemort non era caduto anni prima e, soprattutto, capire se poteva tornare indietro.
Chissà se Kingsley o la McGranitt noteranno la mia assenza, si chiese Harry.
Oltre al fatto che non sapeva ancora cosa fosse successo, non sapeva nemmeno se poteva contattarli in qualche modo.
Si avvicinò alla finestra, valutando se poteva saltare giù da lì, ma era al secondo piano e non era certo di potersi lanciare senza rimetterci qualche osso.
Stava per gettare la spugna e rassegnarsi ad un interrogatorio con Silente quando, dal trespolo sull'angolo, si alzò un fischio, basso e dolce.
«Fanny!» esclamò, riconoscendo la Fenice rossa e oro del Preside. La Fenice ricambiava il suo sguardo, senza smettere di cantare e Harry credette che fosse una sorta di richiamo per lui. Si avvicinò e tese una mano per accarezzarla, ma come ebbe appoggiato la mano sul piumaggio scarlatto, si sentì Smaterializzare. Un attimo dopo, si trovò in un vicolo buio, vicino a quella che sperava essere Diagon Alley, con in mano una piuma rossa.
Che Fanny lo avesse riconosciuto? Le Fenici erano animali molto potenti e misteriosi; Silente stesso gli aveva raccontato che nessuno sapeva esattamente tutte le cose che una Fenice era in grado di fare. Controllò di essere sempre ben nascosto dal Mantello dell'Invisibilità e uscì dal vicolo.
Come aveva sperato, si trovava a Diagon Alley. La strada appariva quasi deserta; erano davvero poche le persone presenti e tutte raccolte in piccoli gruppi.
Nell'estate prima di cominciare il terzo anno a Hogwarts, aveva passato così tanto tempo in giro per quella strada, che conosceva ogni singolo negozio, il proprietario e tutto quello che conteneva.
Sapeva che dietro alla libreria il Ghirigoro c'era una piccola biblioteca, con una sezione dedicata ai vecchi numeri di quotidiani; era un ottimo punto da cui iniziare a scoprire qualcosa. Il suo aspetto però rimaneva un problema: oltre al fatto che fosse la copia del padre, si rese conto che, venendo da una battaglia, doveva essere sicuramente sporco e, probabilmente, anche insanguinato.
«Gratta e netta» borbottò, volgendo la bacchetta contro se stesso. Non aveva uno specchio con cui controllare, ma i suoi vestiti erano un po' meno sporchi di prima e poteva sperare che fosse lo stesso per il viso. Con la Trasfigurazione Umana non era molto bravo, anche perché l'aveva studiata solo per un anno, ma doveva fare qualcosa per il suo aspetto. Si rifugiò nel vicolo in cui si trovava la biblioteca e si sfilò il Mantello. Controllò che non ci fosse nessuno attorno, poi usò la vetrina del negozio come specchio. L'incantesimo sembrava aver fatto, almeno in parte, il suo dovere: il viso mostrava appena qualche ombra di sporco.Puntò la bacchetta sui capelli, cercando di non pensare al guaio che aveva combinato con la Passaporta, e modificò il suo aspetto.
I capelli diventarono ordinati, più lunghi di qualche centimetro e castani. Dopo un respiro profondo, puntò la bacchetta agli occhi e mormorò l'incantesimo: da verdi, diventarono azzurri. Guardò il risultato finale, soddisfatto. I capelli più lunghi nascondevano la cicatrice sulla fronte, altra caratteristica che avrebbe attirato domande indesiderate. Hermione una volta aveva parlato di un incantesimo per correggere la vista: sarebbe stato utile, per non dover usare gli occhiali, ma evitò di provare. Si riteneva fortunato a non essersi accecato quando aveva cambiato il colore e, almeno per il momento, preferiva limitare i rischi al minimo.
Nascose il Mantello nella borsa ed entrò nella piccola biblioteca.
«Buongiorno» disse, rivolgendosi all'anziano proprietario, seduto curvo dietro al bancone. L'uomo lo guardò sospettoso; di quei tempi, non erano molte le persone che giravano da sole per Diagon Alley, men che meno ragazzi in età scolastica.
«Vorrei vedere le vecchie edizioni della Gazzetta del Profeta... Ottobre e Novembre del 1981, se possibile».
L'anziano uomo si diresse verso uno scaffale poco lontano dal bancone, dove si trovavano numerosi quotidiani impolverati. Tornò poco dopo con alcuni numeri che depositò sul bancone.
«Ecco» fece, con voce rauca. «Non sono molti, purtroppo. Qualche anno fa i Mangiamorte hanno messo a ferro e fuoco la via, distruggendo quasi tutto. Ottobre e qualche numero di Novembre, non mi è rimasto altro. Lì, oltre la sezione di Storia, trovi un tavolino su cui puoi appoggiarti».
Harry ringraziò, prese le vecchie copie del giornale e sedette al tavolo. Il luogo era completamente ricoperto di polvere, e alcune pareti erano crepate e bruciate. Probabilmente, l'anziano proprietario non era riuscito a sistemare il posto, dopo l'attacco di cui aveva parlato prima.
Controllò le date sui giornali, che erano davvero pochi, e cominciò a sfogliarli. L'edizione del venti Ottobre riferiva di un feroce attacco al villaggio di Hogsmeade, proprio nel giorno in cui era prevista una gita degli studenti di Hogwarts. Lo scontro era durato tutto il pomeriggio, provocando numerosi morti, tra cui alcuni studenti.
La copia del trentun Ottobre riferiva che il Ministro della Magia, Millicent Bagnold, era rimasta coinvolta in un attentato al Ministero e che era stata ricoverata al San Mungo in gravi condizioni.
Del mese di Novembre, c'erano solo due copie. La prima era del primo Novembre, copia che interessava molto Harry: se fosse successo qualcosa la sera, la notizia sarebbe stata nel giornale del giorno seguente.
Non dovette cercare a lungo, poiché la notizia era in prima pagina ed ampiamente trattata nelle pagine interne del quotidiano.

 

Bambino rapito nella notte:

il colpevole è il migliore amico dei genitori.

 

Harry Potter, di poco più di un anno di età, è stato prelevato ieri sera dalla casa dei genitori da Peter Minus, uno dei migliori amici dei genitori, Lily e James Potter. Sembrava una serata tranquilla in famiglia, quando Minus si è presentato a casa dei coniugi, per fare un saluto, come capitava spesso. Poco dopo la cena, Minus si è proposto di portare a letto il bambino. I signori Potter hanno sentito un rumore di finestre rotte e sono corsi al piano superiore, in tempo per vedere l'uomo saltare giù, con il piccolo in braccio, e Smaterializzarsi. Subito sono stati contattati gli Auror e lo stesso Albus Silente, Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è arrivato sul posto. Sono scattate le ricerche in tutto il territorio  nazionale e James Potter si è detto pronto a pagare qualsiasi cifra per riavere il figlio.

 Harry proseguì nella lettura, con un nodo alla gola. Non riusciva nemmeno a immaginare cosa avessero provato i due ragazzi nel vedersi portar via il figlio da uno dei migliori amici, ma sapeva benissimo cosa si provava a crescere senza i genitori, per colpa di uno di loro.
Il giornale proseguiva narrando i fatti scolastici dei Malandrini e conteneva interviste a molte persone che li avevano conosciuti. Tutti si dicevano increduli e sconvolti dal fatto, nessuno poteva sospettare che Peter Minus, in più tranquillo dei tre, potesse aver fatto una cosa simile.
Alla copia del tre novembre, Harry credette di svenire. Il giornale mostrava in prima pagina la facciata della casa di Godric's Hollow, dove Lily e James piangevano abbracciati. L'articolo spiegava che Harry Potter era stato ucciso da Voldemort in persona e il corpicino era stato lasciato davanti alla casa dei Potter, assieme ad un misterioso biglietto che recitava: 'Voi sapete perché l'ho fatto'. Era stato trovato la mattina da Sirius Black, descritto come un altro amico di famiglia, che si recava in visita alla coppia.
Per quel poco che aveva potuto conoscere Sirius, Harry sapeva che trovare il corpo del figlio dei suoi migliori amici davanti alla loro porta di casa, lo aveva certamente segnato più di qualsiasi altra cosa. Sicuramente, più della morte di Lily e James che aveva vissuto il Sirius che aveva conosciuto lui.
Ignorò le altre due copie del giornale, troppo sconvolto da quello che aveva scoperto.
Voldemort non era caduto perché Lily non si era sacrificata per Harry. Le cose qui, sembravano essere andate molto diversamente da come le conosceva lui.
Non era tornato nel passato, non era però nemmeno nel suo presente o nel futuro. Possibile che fosse finito in una specie di mondo diverso? Silente avrebbe avuto sicuramente una spiegazione per tutto, ma Harry non era certo di come poter fare la domanda senza sembrare ridicolo, o impazzito.
Salve, mi chiamo Harry James Potter, avevo appena sconfitto Voldemort, quando ho creato una Passaporta che evidentemente non ha funzionato come doveva e sono finito qui... Aveva solo una possibilità: aspettare il momento giusto in cui fare la domanda.
Con la falsa identità che aveva creato, si sentiva abbastanza sicuro, almeno finché la cicatrice fosse rimasta ben nascosta. Aspettare, tuttavia, comportava alcuni problemi di non poca importanza. Non aveva molti soldi, qualche Galeone in tasca, che non lo avrebbero portato molto lontano. Doveva trovare un posto dove stare e magari un lavoro, per poter sopravvivere. Prese le copie del Profeta e le riportò al bancone. Il vecchio lo guardò sospettoso, esattamente come prima.
«Grazie, mi sono state molto utili» disse, sorridendo all'uomo. Esitò un attimo, poi prese coraggio e fece la domanda che gli premeva. «Mi scusi, lei sa se per caso qui intorno qualcuno cerca un impiegato?»
L'uomo lo squadrò ancora, prima di rispondere: «Mio figlio, al Ghirigoro, cerca qualcuno che tenga un elenco con le copie di libri vendute che devono essere rimpiazzate. Sta diventando vecchio e non riesce a star dietro a tutto».
Harry lo guardò, grato. «Grazie, lo trovo dentro al negozio?»
Il vecchio annuì e Harry lasciò la piccola biblioteca. Tornò nella via principale ed entrò al Ghirigoro, dove un gruppo di streghe stava facendo alcuni acquisti. Il proprietario era seduto vicino ad uno scaffale, con il naso sepolto in un grosso volume, ma alzò lo sguardo sentendo la porta aprirsi, guardando Harry con ansia.
«Posso aiutarla?» chiese, con voce incerta.
«Credo di sì. Sono stato in biblioteca e suo padre mi ha detto che cerca un aiutante; io sarei disponibile, anche se non ho esperienza» spiegò.
L'uomo lo guardò sospettoso, proprio come il padre. Il passato attacco a Diagon Alley doveva essere stato davvero devastante, se tutti i negozianti erano così ansiosi e preoccupati.
«Sei solo? Perché non sei a scuola?» chiese, continuando a fissarlo.
«Io e i miei genitori eravamo scappati in Francia, ma i Mangiamorte ci hanno trovato e li hanno uccisi. Io sono riuscito a scappare per miracolo e sono tornato in Inghilterra, per cercare di ricominciare».
L'uomo lo guardò a lungo, mentre Harry teneva le dita incrociate, sperando che accettasse. Non aveva altre idee su come guadagnare un po', sarebbe stato davvero nei guai se il proprietario si fosse rifiutato; lui lì non conosceva nessuno, tecnicamente.
«D'accordo, diciamo che ti credo» disse infine, l'uomo. «Sono due orette alla sera, dopo l'orario di chiusura, dal lunedì al venerdì. Dovrai controllare l'elenco dei libri venduti e rifornire gli scaffali. Ti pagherò un Galeone al giorno. Dove alloggi?»
Harry si trattenne a stento dal mettersi a ballare; finalmente una cosa andava per il verso giusto. Sembrava tutto più semplice, ora che aveva un lavoro.
«Starò al Paiolo Magico» rispose, senza pensare. Con un Galeone al giorno poteva pagare benissimo una camera lì, e dubitava che avrebbe faticato a trovarne una libera, se i tempi erano davvero così bui come tutti ripetevano.
«Molto bene. Ti aspetto lunedì alle sette di sera» lo congedò il proprietario.
Harry salutò e uscì dal Ghirigoro, per dirigersi poi verso il Paiolo Magico. Chissà se anche qui il proprietario è Tom, si domandò.
Aprì la porta del piccolo locale ed entrò, trovandolo deserto, proprio come aveva immaginato.
«Arrivo!» esclamò una voce di donna, che proveniva da una porta aperta, dietro il bancone.
Harry rimase deluso nel non vedere Tom dietro al banco, ma si sorprese non poco,  quando vide la donna che uscì dalla porta: era Andromeda Tonks.
Come la prima volta che l'aveva vista, credette che si trattasse della sorella, Bellatrix. Ma osservandola meglio, era evidente che si trovava davanti Andromeda: l'espressione cordiale e il caldo sorriso non sarebbero mai comparsi sul viso della Mangiamorte.
«Buongiorno. Posso fare qualcosa per lei?» chiese la donna, gentile.
«Sì, grazie. Vorrei alloggiare da voi, non so ancora per  quanto tempo mi fermerò».
Andromeda lo fissò, sospettosa e preoccupata allo stesso tempo. Harry cominciava già a non poterne più di quegli sguardi, che non erano poi tanto diversi da quelli che, in passato, erano rivolti alla cicatrice sulla fronte. Ci aveva fatto l'abitudine, con il tempo, ma non lo aveva mai sopportato.
«Certo... vediamo un po'...» disse, prendendo un quaderno rosso, una piuma e una boccetta d'inchiostro. «Sei da solo? Quanti anni hai? Come ti chiami?»
«Barry Evans, ho diciassette anni e sì, sono solo».
«D'accordo» fece Andromeda, scrivendo qualcosa sul quaderno. «Ted! Puoi venire?»
Dopo qualche minuto, dalla stessa porta dietro al bancone, comparve Ted Tonks, il marito di Andromeda.
«Sì?»
«Il signor Barry Evans alloggerà da noi per un po', puoi accompagnarlo nella camera tre? È una delle più grandi, starai più comodo, visto che ti fermerai un po'. Sono tre Galeoni alla settimana, comprensivi di alloggio e tre pasti al giorno» aggiunse poi, rivolgendosi a Harry.
«Va benissimo, grazie».
«Bene, allora seguimi, ragazzo» disse il signor Tonks.
Harry lo seguì su per le scale che portavano al piano superiore.
Il corridoio era polveroso e numerose assi del pavimento e dei muri erano rotte.
«Qualche anno fa c'è stato un attacco di Mangiamorte a Diagon Alley e l'intera via è stata quasi distrutta» disse l'uomo, notando lo sguardo di Harry. «Tom, il precedente proprietario, è rimasto ucciso nella lotta. Adorava questo posto e l'ha difeso con tutte le sue forze. Ecco la tua camera».
Harry aprì la porta e prese la chiave che il signor Tonks gli porgeva.
La stanza ospitava un letto matrimoniale, un armadio e una scrivania, tutto in legno d'ebano. Appeso al muro, vicino alla porta c'era un piccolo orologio a muro e due alte finestre, che davano su Diagon Alley, illuminavano tutto l'ambiente.
«Non è un granché» disse Ted. «Purtroppo, i lavori per rimettere tutto a posto sono molto costosi e in questi anni i clienti scarseggiano».
«È perfetta, davvero».
Harry aveva ancora in mente gli anni passati nel ripostiglio di casa Dursley, durante la sua infanzia. Quella camera, seppur impersonale e quasi spoglia, era più di quanto potesse sperare al momento.
«Allora ti lascio solo; il pranzo sarà servito alle dodici e trenta».
Quando il signor Tonks chiuse la porta, Harry si distese sul letto, a riflettere su cosa fare. Aveva bisogno di vestiti, sia da mago che da Babbano; doveva prendere anche qualche libro di Incantesimi e di Difesa, non poteva fare sempre affidamento all'Expelliarmus, ma doveva fare attenzione ai soldi, che non erano molti.
Svuotò le tasche dei pantaloni e tutto il contenuto della borsa sul letto: il Mantello dell'Invisibilità, la Mappa del Malandrino, il Boccino che gli aveva lasciato Silente, il piccolo sacchetto di Mokessino che gli aveva regalato Hagrid e il pezzo di candela che avrebbe dovuto portarlo a Grimmauld Place.
Nel taschino della borsa trovò un paio di Galeoni e qualche Zellino, che unì ai pochi che aveva trovato nei pantaloni. In tutto aveva sei Galeoni, tredici Falci e venti Zellini.
Non era molto, ma si sarebbe dovuto accontentare: non aveva alternative.
Si sentiva strano a dover contare ogni singolo Zellino che aveva; una volta non ci aveva mai badato, dato che i suoi genitori gli avevano lasciato una più che generosa eredità.
In quel momento, si sentiva più vicino che mai alla famiglia Weasley, abituata a campare con pochi soldi, in nove persone.
Trovò alcuni fogli di pergamena, una penna d'oca e una boccetta di inchiostro, in un cassetto della scrivania . Hermione scriverebbe una lista delle cose necessarie, pensò Harry, rattristato dal ricordo dell'amica morta e, più per ricordarla che per reale necessità, cominciò a scrivere.

Abiti da Mago e da Babbano
Abbonamento alla Gazzetta del Profeta
Penne, inchiostro e pergamene
Libri di Incantesimi e Difesa
Un Gufo

 Le cose da prendere non erano tante, ma alcune, come un Gufo, erano molto costose.
Strappò un piccolo pezzo di pergamena e scrisse un messaggio per il Profeta, in cui richiedeva l'abbonamento. Mise il foglio in tasca e si segnò mentalmente di chiedere ai signori Tonks se avevano un Gufo da prestargli, almeno per un viaggio.
Rimise tutto nella borsa, tranne il Mokessino, dentro cui mise i soldi.
I venti Zellini gli avrebbero garantito qualche giorno di abbonamento al Profeta, poi avrebbe cominciato a lavorare e guadagnare.
Chiuse la borsa nell'armadio, poi guardò l'orologio sul muro. Erano da poco passate le dieci e poteva dormire almeno un paio d'ore prima di pranzo.
La stanchezza accumulata nel mese di battaglia, dove dormivano poche ore a turno per essere certi che nessuno venisse ucciso nel sonno, si stava facendo sentire e si addormentò non appena appoggiò la testa sul cuscino.

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Ciao!

Ho deciso di aggiornare prima, perché il capitolo era pronto e ho già finito anche
quello successivo, che arriverà Domenica pomeriggio-sera!
Ora passo alla parte più importante!! Grazie, grazie e grazie, a tutti quelli che hanno recensito il prologo (ben 8 persone!), a quelli che hanno letto in silenzio, a quelli che l'hanno messa tra le preferite (5), tra le seguite (17) e le ricordate (1)!
Sono davvero commossa (ho la lacrima facile, confesso), non pensavo che potesse
piacere così, non me lo aspettavo proprio! ^__^
Con questo capitolo, spero di non aver deluso o annoiato... in ogni caso, fatemi sapere cosa pensate!
Baci,
Lucy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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