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Autore: DarkPenn    16/06/2007    6 recensioni
[Spoiler Dirge of Cerberus]Cosa succede quando l'Imperatore di Wutai decide che sia ora di trovare un erede...per sua figlia. Yuffentine fino in fondo, è il nostro primo tentativo di scrivere una Vincent X Yuffie a capitoli dove commedia e serietà si intrecciano. A causa di altri lavori ed impegni vari non garantiamo un'assiduo aggiornamento. In ogni caso, essendo il nostro primo esperimento, come già detto, commenti, suggerimenti, pareri saranno bene accetti e ci scusiamo se i capitoli non saranno molto lunghi. ^^
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SCONTRO FINALE

SCONTRO FINALE

 

I terribili Samurai della Morte

 

 

 

 

 

 

 

 

Al martellante crepitio del campanello Vincent non poté fare a meno di svegliarsi. Sebbene fosse ormai quasi l’alba e lui avesse bisogno di poco sonno, era stanco morto. Probabilmente perché aveva vegliato tutta la notte su Yuffie, scrutandone la bellezza addormentata. Ora però avrebbe dato qualsiasi cosa per altri cinque minuti di sonno. La ragazza, dal canto suo, restava bellamente assopita, incurante del fastidioso rumore che aveva invaso la casa. Dal momento però che Vincent sapeva bene cosa si provava ad essere svegliati bruscamente dopo una sbornia colossale (era stato anche lui all’Accademia Turk), decise di sbrigarsi ad aprire e a far smettere quel frastuono lancinante.

In un attimo ebbe indossato i calzoni aderenti ed il cinturone della Cerberus e si lanciò verso la porta. Quando la aprì, stentò a credere ai propri occhi.

Di fronte a lui c’erano tre improbabili individui, che indossavano i resti di ciò che sembrava un completo da spiaggia di Costa del Sol, coperti di fango indurito fino ai capelli e con un’espressione indecifrabile sui loro volti smunti ed affossati da profonde occhiaie. Ma l’aspetto più incredibile di quel terzetto era l’aria di dignità che, nonostante l’aspetto, mostravano con la loro postura bene eretta e la loro disposizione ascendente. Se non stesse cadendo dal sonno Vincent avrebbe trovato la loro visita estremamente buffa.

Che c’è?” chiese bruscamente invece di scoppiare a ridere loro in faccia. Credette per un attimo di vedere il sollievo sul volto del più basso dei tre, ma non ci diede molto peso: l’unica cosa che voleva era che quei tre se ne andassero in modo da poter tornare a dormire.

“Scusatemi, Signore onorevole,” iniziò quello che doveva essere il capo, il nanetto, inchinandosi rispettosamente. “Siamo venuti qui da voi dalla lontana terra di Wutai per cercare la Somma Principessa Yuffie di Wutai. Potrebbe dirci cortesemente dove si trova?”

Un vago tono di supplica mista a rassegnazione traspariva da quelle parole, ma Vincent si limitò a fissare a bocca aperta i tre. Ora che ci pensava, sotto la coltre di sporcizia riuscì ad intravedere le fattezze tipiche della gente di Wutai, ed un cupo sospetto prese forma nel suo animo.

“Non so di chi lei stai parlando,” ribatté evasivo, cercando di chiudere la porta in faccia all’altro. Se quelle erano le persone che lui credeva che fossero, doveva sbarazzarsene al più presto possibile.

“Vi prego,” insistette il nanetto, supplicante, dopo aver messo un piede tra lo stipite e la porta con un’abilità degna dei migliori venditori di enciclopedie. “Se non ci date una mano con la nostra ricerca, noi saremo costretti a…”

“Si può sapere chi rompe le scatole a quest’ora, porca di una porca??” sbraitò Yuffie con la voce impastata dal sonno. Il sangue di Vincent si ghiacciò per un istante. “Niente di importante, se ne stanno andando,” replicò subito, forzando la spinta sulla porta. L’omino però non desistette, nonostante l’espressione di dolore che si andava evidenziando sempre di più sul suo volto. “Vi prego…”

All’improvviso quello di mezzo, che sembrava il più sveglio dei tre, posò una mano sulla spalla del capo. “Io riconosco questa voce!”

“Si sbaglia!” ribatté prontamente Vincent, assestando un brusco colpo alla porta ed ottenendo in cambio il rumore di ossa spezzate. Subito il piccoletto urlò come un forsennato, mentre il suo collega che aveva parlato gridò una parola, che aveva tutta l’aria di essere un ordine. “Ping!”

L’ex-Turk era appena riuscito a serrare la soglia quando ebbe la strana sensazione che la stanza si muovesse attorno a lui. Ci mise un po’ a capire che in realtà era lui che stava volando a qualche metro di distanza, spinto da una forza mostruosa.

Ora il vano della porta era occupato dal terzo degli stranieri, un po’ più alto di Vincent ma decisamente più largo, mentre alle sue spalle il capo saltellava su una gamba sola lanciando con tutta la voce che aveva improperi in lingua wutai (che l’ex-Turk, suo malgrado, conosceva bene).

Prontamente l’ex-Turk, con tutta l’abilità maturata nella sua decennale esperienza, balzò in piedi ed estrasse la Cerberus, puntandola contro gli invasori, ma qualcosa di duro lo colpì alle spalle di sorpresa, facendolo stramazzare al suolo. Imprecando contro la slealtà dei suoi avversari, che evidentemente erano semplicemente un’esca volta a distrarlo mentre i veri inviati di Godo Kisaragi rapivano la giovane Ninja, cercò di divincolarsi per alzarsi in piedi, ma a quanto pareva il suo aggressore si era praticamente seduto sulla sua schiena. E come se non bastasse, la Cerberus gli era sfuggita di mano e si trovava ormai fuori portata.

“Vi pare il caso di fare tutto questo casino??” brontolò il suddetto aggressore, e solo allora Vincent si rese conto che non era affatto stato attaccato alle spalle, ma semplicemente investito da una Yuffie ancora non molto lucida, che aveva sbagliato mira per il proprio slancio.

S-siete proprio voi, Altezza Celeste…” mormorò il Wutai di mezzo, incredulo, quindi si gettò in ginocchio, subito imitato dal gigante e, con un po’ di difficoltà visto il piede frantumato, anche dal più basso.

“Grazie a Da-Chao vi abbiamo trovata,” mormorò quest’ultimo, con le lacrime agli occhi. “Non dovremo spalare sterco di chocobo dalle stalle di vostro padre…[1]

“Avevamo ormai perso le speranze…” singhiozzò il Wutai di mezzo, sempre tenendo la fronte appoggiata al pavimento.

Aaaghuuu…” riuscì solamente a dire il più voluminoso, che sembrava essere anche il più emotivo dei tre.

“Ehm…” commentò ‘l’Altezza Celeste’, ancora appollaiata sopra il suo ospite, con candore, “e voi chi sareste?”

Il silenzio successivo a quelle parole sembrò durare un’eternità, finché Vincent non riuscì a trovare la prontezza di spirito per tornare a parlare. “Yuffie… potresti scendere?”

Con una risatina imbarazzata la ragazza si spostò e l’uomo riuscì finalmente a rimettersi in piedi.

“Questi,” disse quest’ultimo, indicando i tre individui semisdraiati in adorazione al suolo, “suppongo siano degli inviati di tuo padre, mandati per cercarti… giusto?”

Il nanetto annuì precipitosamente, non osando sollevare il capo verso la figlia del suo padrone. In quel momento la ragazza si batté il pugno destro nel palmo sinistro, colta da un’improvvisa intuizione. “Ci sono! Sono quei tre tizi strani di cui mi aveva parlato Tifa[2]!”

Vincent la guardò stralunato. “Cosa?”

Ma sì! Me ne aveva parlato Tifa-chan quando sono andata da lei, quella volta che ti ho lasciato per morto dopo averti preso a padellate! Mi aveva detto che c’erano tre individui che mi cercavano…”

“Vuoi dire,” la interruppe l’uomo, incredulo, “che tu sapevi di essere inseguita e non mi hai detto niente??”

“Ehm… me ne sono dimenticata…” si giustificò lei, distogliendo lo sguardo. “Sai com’è, la missione a Junon, Shelke… a proposito, ma che fine ha fatto quella tizia?”

“Non ne ho idea, ma non cambiare argomento… E se invece di questi… signori, fossero venuti i temutissimi Samurai della Morte di Wutai?? Come l’avremmo messa?”

“Scusate…” si intromise il capo degli inviati di Wutai, deferente. “Noi SIAMO i Samurai della Morte di Wutai…”

Nell’appartamento dominò un altro lungo periodo di silenzio, questa volta interrotto da Yuffie, che si rivolse direttamente ai tre.

“Ad ogni modo, sono contenta che mi abbiate trovata, ma potete dire a papino che non torno a casa. Sto bene qui e non voglio sposare quel tizio.

“Non potete, o Sublime Creatura!” sbottò il nano, balzando in piedi, subito imitato dagli altri. “Se torneremo senza di voi, il Celeste Imperatore ci farà raccontare tutta la storia della famiglia Kisaragi a gesti!”

Ed invece posso!” ribatté la ragazza, poggiandosi i pugni sui fianchi. “E non intendo sposare Suzuki Honda[3] nemmeno se mi comprasse tutti i materia del mondo!”

Zuzzuchi Conta sarebbe l’uomo-molboro di cui mi avevi parlato?” le sussurrò Vincent, al che Yuffie annuì con decisione. “Già, dovresti vedere quanto è brutto! E mio padre vorrebbe farmelo sposare!”

“Ma… Vivente Splendore,” si intromise il capo, frugando tra i lembi lerci della sua camicia, “vi state sbagliando! Altrimenti non avrebbe ricevuto così tante proposte di matrimonio da parte dei maggiori patriarchi di Wutai!”

Così dicendo estrasse una fotografia spiegazzata, mostrandola ai due. Vincent, aspettandosi di vedere una sorta di ibrido umano-vegetale dotato di una bocca spaventosa, si ritrasse istintivamente, ma dovette ricredersi quando, dalla foto, lo fissò un giovane uomo dai capelli neri e dagli occhi penetranti, a cavallo di una motocicletta scintillante, con un completo da samurai argentato ed una rosa sostenuta dalla mano sinistra, portata di fronte alla bocca con aria sensuale. A quella vista, Vincent si volse verso Yuffie.

“Un uomo-molboro??” le chiese, ragionevolmente perplesso, ma la ragazza continuava a fissare la fotografia con evidente interesse. Solo quando l’ex-Turk la scosse lei riuscì a rispondere. “Eh? Ah sì, eeehm… me ne avevano parlato male, sai, io… io non l’avevo mai visto…”

Nel suo intimo, Pong si congratulò con se stesso: era stata geniale l’idea di sostituire la foto di Suzuki Honda, una specie di rospo gigante con le cellule di Jenova, con quella di suo cugino Ting… Ma non poteva ancora cantare vittoria, doveva ancora portare la principessa a Wutai. Solo allora avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo

Quindi verrete con noi, o Aspirante alla Bellezza Celestiale?” chiese con trepidazione.

“No!” rispose Vincent per lei, stringendola a sé con un braccio attorno alle spalle. A quel gesto Yuffie si riprese finalmente dalla sorta di trance in cui era caduta vedendo quella foto e guardò l’uomo. Allora si rese conto, ancora una volta, di quanto lui l’amasse, sfidando per gelosia i terribili Samurai della Morte, l’ira di suo padre e l’accecante fascino di Suzuki Honda, e seppe cosa avrebbe fatto.

“Esattamente,” incalzò verso Pong e gli altri, stringendo alla vita quello che, ormai ne era convinta nel suo cuore, era il suo fidanzato. “Io non mi muoverò da qui neanche di un passo, e potete dire al mio papino che quel motociclista della domenica può darlo da sposare a mia cugina Buffie[4]!”

Mentre Ping, ricadeva in ginocchio in lacrime e Pong si chiedeva per quale assurdo motivo si fosse appoggiato al piede danneggiato come reazione a quelle parole, Pang, il Wutai di mezzo, mantenne la calma e non si lasciò intimidire. “Allora sappiate che dopo di noi verranno decine di altri Samurai, e dopo di loro altre centinaia, e nessuno di loro avrà pace finché non vi avrà riportato alla corte di vostro padre.”

Vincent stava per mettersi a ridere sprezzante a quelle parole, ma poi la prospettiva di centinaia di cloni di quei tre che suonavano incessantemente il suo campanello lo inquietò parecchio. Anche Yuffie, dal canto suo, si sentiva meno sicura di prima.

Ma… ma papino capirà che io non voglio, non posso andare via da qui!”

“Incarnazione della Virtù,” rispose Pang, sempre più deciso visto l’effetto della sua effimera minaccia sulla principessa, “vi assicuro che l’Imperatore Celeste non è sempre accomodante, persino con la sua unica figlia.”

A quelle parole la ragazza rabbrividì: ancora si ricordava di quando suo padre le aveva fatto scrivere diecimila volte sulle pareti della pagoda ‘Da-Chao non deve mai essere appellato con il suffisso ‘-chan’’…

Ma io non posso!” ripeté per l’ennesima volta la Ninja, sempre più alle strette.

“Voi dovete,” la incalzò fermamente Pang, che sentiva già il gusto della vittoria e, perché no, di una promozione.

Ma io… io…” Yuffie boccheggiava, stretta a Vincent, che dallo sguardo che rivolgeva ai tre si sarebbe detto pronto a fare una strage per la donna che amava. Fu allora che prese la decisione su cui per lungo tempo aveva meditato e che non avrebbe nemmeno voluto considerare. Ma la situazione era diventata critica: non si poteva sfuggire facilmente ai Samurai della Morte di Wutai.

Con il cuore in gola, prese coraggio, e fissò negli occhi Pang, con disperata decisione.

“Io sono incinta!”

Tutti i presenti la fissarono, attoniti e storditi.

“E lui è il padre!” sottolineò ancora la ragazza indicando con forza Vincent. Quest’ultimo la guardava a bocca aperta, incredulo: come poteva esserne sicura dopo così poco tempo dal loro incontro d’amore? Come faceva ad ammetterlo con così tanta decisione, nonostante la sua solita titubanza sulle questioni serie? Ma soprattutto… Non poteva farglielo sapere in un altro momento??



[1] Questa e le altre punizioni che i tre samurai citano sarebbero state senz’altro messe in atto, nonostante Godo avesse parlato solo di una di esse. Questo perché l’Imperatore di Wutai è notoriamente una persona molto irascibile.

[2] Si veda il capitolo “Una visita inaspettata”.

[3] Quest’uomo è discendente di due delle più grandi aziende di produzione di veicoli di Wutai, decadute dopo la monopolizzazione del settore effettuata dalla Shinra Motors.

[4] Principessa di Wutai che, all’occorrenza, può diventare ammazzavampiri con una semplice tintura ai capelli.

  
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