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Autore: Glinda    29/11/2012    1 recensioni
Riassunto generale: Non è un fix-it di Children of Earth. O forse lo è. Non è una versione AU di Torchwood o di Doctor Who, né un what-if. O forse sì. Una storia nella storia, una realtà dentro un'altra realtà. Passati, presenti e futuri che si mescolano e si confondono. Possibili domande a cui non esistono risposte, e impossibili risposte a domande che non dovrebbero esistere. In poche parole, Jack Harkness e la sua inarrestabile sete di verità. Può il passato essere invertito, può il presente essere manipolato, e può il destino essere riscritto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ianto Jones, Jack Harkness, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: Torchwood, Doctor Who e i personaggi e/o situazioni a essi inerenti non sono di mia proprietà, bensì degli aventi diritto (Russell T. Davies, BBC Wales, ecc. ecc.), tranne Laurent. Lui sì che lo rivendico!

 

 

Capitolo 4: Caos calmo, parte prima

 

“Quest’idea di dover fuggire come ti è saltata in mente, adesso?” gli chiesi con voce stupita. “Dove vuoi che vada, conciato come sono?”

 

“Ovunque, tranne che qui,” rispose secco lui.

 

Stavo per replicare, ma Laurent mi zittì con un cenno della mano, per poi indicare col pollice l’ingresso della tenda. “Ancora non ti sei domandato come mai non c’è nessun altro ferito qui oltre a te, e perché Jean-Yves è il solo che sia venuto a farti visita?”

 

“Prima, mentre parlavo con Jean-Yves, mi è sembrato di intravedere il sottotenente Gasquet. Lui non conta, forse?” ribattei.

 

Laurent sospirò esasperato. “Non proprio. E anzi, ciò che mi ha riferito complica ancor più le cose.”

 

“In che senso?”

 

“Insomma, Jacques, mi rendo conto che sei ancora sotto shock a causa dell’incidente, ma cerca di riflettere! Sei appena sopravvissuto a un’esplosione che, in teoria, ti renderà invalido per il resto della vita. Così facendo, hai salvato almeno dieci altri soldati. Cosa succede di solito in questi casi?”

 

“Mi conferiranno un’onorificenza?” azzardai.

 

Laurent annuì.

 

“Sul serio?”

 

“Sul serio. Gasquet vuole proporti per una medaglia al valor militare, e ne parlerà direttamente col comandante Lisbonne.”

 

La bocca mi si aprì in un genuino sorriso. In tutti gli anni della mia forzata collaborazione con Torchwood, nessuno mi aveva mai premiato. Certo, avrei volentieri scambiato quello che in fin dei conti non era altro che un inutile pezzo di latta con la possibilità di riacquistare l’uso delle gambe, ma visto che non era fattibile, beh… Diamine, che almeno mi venisse riconosciuto il valore di ciò che avevo compiuto.

 

A Laurent sembrava invece che la cosa dispiacesse, e non ne comprendevo il motivo, per cui non potei fare a meno di rispondere con voce stizzita. “E da quando in qua questo costituirebbe un problema?”

 

“Ovvio che lo è!” quasi gridò lui, per poi abbassare il tono. “Da Lisbonne la proposta dovrà per forza passare alle alte sfere, fino ad arrivare a Pétain, e voglio proprio vedere, allora, come farai a giustificare… QUESTO!!!” L’ultima parola fu pronunciata con veemenza tale da farmi sussultare. Il secondo sussulto lo ebbi quando Laurent mi scansò via dal corpo il lenzuolo che mi ricopriva, mentre il terzo lo subii allorché gettai un’occhiata alle mie gambe devastate.

 

“Ma che diavolo…?!” esclamai incredulo.

 

“Fai bene a menzionare il diavolo, Jacques, perché sarà esattamente ciò che penseranno anche i nostri superiori,” commentò Laurent.

 

Non era possibile. Non poteva essere vero, eppure… Ne avevo la prova davanti agli occhi. Quel che rimaneva dei miei arti inferiori si stava lentissimamente rigenerando. Sotto il mio sguardo incredulo, vedevo letteralmente dei minuscoli capillari formarsi dal nulla, così, a mezz’aria. Dopo di essi vennero i vasi principali, ossia le vene e le arterie, come in una sorta di bizzarra gerarchia anatomica: prima i più piccoli, poi i grandi. Fra questi ultimi erano compresi i tendini e i vari fasci di muscoli e, al di sotto di tutto ciò, occhieggiava qua e là il biancore accecante dei miei femori nuovi di zecca. “Affascinante,” non potei fare a meno di mormorare.

 

“Sì, affascinante, senza dubbio,” rispose laconico Laurent. “La ricostituzione dei tessuti è praticamente arrivata alle ginocchia. All’inizio il processo era quasi impercettibile a occhio nudo, ma adesso sta accelerando sempre più, in maniera esponenziale. Ho fatto un rapido calcolo, e credo che per stanotte riavrai le tue gambe. Non so se riuscirai a camminare subito senza problemi, però.”

 

“Laurent, ma cosa vuoi che me ne importi, a questo punto? Sto tornando come nuovo, non rimarrò handicappato per il resto dell’eternità!” esclamai trionfante.

 

Lo vidi impallidire e abbassare lo sguardo. Quando parlò di nuovo, la voce gli tremava. “Non… Non è la prima volta che ti sento fare certi commenti. In bocca a un’altra persona non ci farei caso più di tanto, ma quando sei tu a dire queste cose, Jacques, non so mai se dovrei prenderle seriamente, invece. In definitiva io non so chi tu sia, o cosa sia. Non me l’hai mai voluto rivelare. Questa tua immortalità…”

 

“Sarebbe troppo complicato da spiegare, e non sono nemmeno sicuro che tu sia in grado di comprendere. Lo dico senza alcuna intenzione di offenderti.” Sollevai una mano e gli carezzai una guancia. “Diamine, come hai avuto modo di constatare, nemmeno io, finora, ero appieno a conoscenza del potere rigenerante del mio corpo.”

 

“Ma com’è possibile, Jacques? Non smetterò mai di domandarmelo. Com’è possibile che tu muoia, e che ritorni in vita ogni singola volta? Prima ho nominato il diavolo, ed è quel che penserebbero in molti, ma altri potrebbero gridare al miracolo, piuttosto. Ciononostante, mi reputo un uomo di scienza, e non posso semplicemente accettare una spiegazione del genere.”

 

“Non si tratta di un miracolo, né di un dono, Laurent. È la mia maledizione. E finché non troverò la persona responsabile di ciò che mi è successo tanto tempo fa, dovrò conviverci, con questa maledizione.”

 

“Tanto tempo fa, Jacques? Quanto, esattamente? Ogni volta che muori o che vieni ferito ti rigeneri e torni al tuo stato originario, perciò… Sbaglio nel pensare che nemmeno stai invecchiando?”

 

Scostai la testa di lato per evitare i suoi occhi inquisitori. “Non chiederlo, ti prego.”

 

Laurent mi afferrò le mani. “Da quanto tempo sei in vita? Insisto per il tuo bene, Jacques, lo sai.”

 

Lo guardai nuovamente, stavolta di sottecchi. “No, Laurent, non posso rivelarti oltre. Sei il mio medico, oltre che mio amico e mio… compagno,” storsi la bocca nell’aggiungere quest’ultimo termine. La mia smorfia non sfuggì a Laurent, e lo vidi irrigidirsi leggermente sulla sedia. “Di te so che posso fidarmi. Voglio fidarmi. È altresì vero che non voglio raccontarti bugie, quindi, per favore, accontentati di ciò che ti ho confidato sinora. Ti basti sapere, però, che sto aspettando un dottore, un dottore speciale, e forse, quando lo incontrerò di nuovo, troverò una risposta alle mie domande. Potrei persino tornare normale,” conclusi con fermezza.

 

Laurent distolse gli occhi dai miei. Si alzò dalla sedia e prese a camminare avanti e indietro; poi si bloccò e si girò nuovamente verso di me. “Va bene, va bene. Non dire altro. Avrei dovuto aspettarmelo; ho già provato, in passato, a scoprire qualcosa in più sul tuo conto, senza però riuscirci. Sempre un buco nell’acqua.”

 

Non ero sicuro che quel che mi stava rivelando Laurent mi piacesse più di tanto. Da ciò che mi pareva di capire, cioè, aveva effettuato delle ricerche su di me? E a quale scopo, a parte quello ovvio di ficcare il naso nella mia vita personale?

 

Laurent parve quasi leggermi nella mente. “Non puoi stupirti delle mie azioni, Jacques! Tutte le volte che mi sono rivolto a te, mi è stato letteralmente impossibile carpirti qualsiasi informazione. Devi ammetterlo, sei un uomo estremamente enigmatico, e la tua… condizione va al di là di qualunque conoscenza medica di cui io sia al corrente. Chiunque avrebbe cercato di scavare più a fondo!”

 

“E… Cos’hai riportato alla luce, per così dire?” Quasi non osavo chiederlo.

 

“Niente. Come ti ho già detto, ho cercato di soddisfare la mia curiosità, ma invano. Dovunque andassi, a chiunque chiedessi, nessuno sa praticamente nulla di Jack Harkness. Esisti, sicuro, e in molti ti conoscono, ma è come se tu non avessi un passato. Nessun familiare, nessun amico degno di nota. Niente certificati di nascita, né diplomi scolastici.”

 

“Solo il mio futuro è stabilito, “ mormorai amaramente.

 

Apparentemente, Laurent non colse il mio debole sussurro, e tornò a sedersi accanto a me. “Ora ascoltami. Quando sei rimasto ferito, prima di cauterizzarti le gambe ho dovuto amputare ciò che ne restava, ma questo te l’ho già spiegato, non ? Successivamente, però, non ti ho effettuato alcun bendaggio. Questo perché ero curioso di vedere come avrebbe reagito il tuo organismo alla situazione. Avevo ragione, visto che dopo poco hai iniziato a rigenerarti. Per questo ho richiesto a Lisbonne di farti avere una tenda a parte, e di poterti seguire di persona, senza nessun altro del personale intorno.”

 

Spalancai gli occhi. Finalmente iniziavo a capire il perché di molte cose. “Ufficialmente lo hai fatto per risparmiare la vista delle mie lesioni agli altri soldati, giusto?”

 

Lui annuì. “Ma in realtà non volevo si accorgessero di… Beh, hai capito.”

 

“Allora come mai hai permesso a Jean-Yves di entrare, se nessuno doveva sapere?”

 

“Il fatto è che ha insistito molto,” si giustificò imbarazzato Laurent, sfregandosi la fronte. “Stava iniziando ad attirare un po’ troppo l’attenzione, e mi son dunque detto che per lui potevo fare un’eccezione. Soprattutto considerato che non mi pare tipo da spargere nefandezze ingiustificate sul conto degli altri. Ho sentito quanto fosse indignato, sai, a proposito delle voci nate su di te.”

 

“Vero. Non lo conosco molto bene, ma mi sembra un bravo ragazzo.”

 

“Ti ha proprio preso a esempio, Jacques. Non ne comprendo davvero il motivo,” scherzò Laurent.

 

Mi sedetti un po’ più in alto sulla branda, e incrociai le braccia dietro la nuca. “Lo sai anche tu che sono irresistibile,” ribattei con ostentata soddisfazione.

 

“Non montarti la testa, ora,” interloquì Laurent, per poi proseguire. “No, seriamente, Jacques. Le voci su di te si stanno diffondendo in maniera preoccupante. Prova ne è anche la questione di quel soprannome che ti hanno affibbiato.”

 

Trattenni a stento una risata. “Mort-Homme? È solo un ridicolo nomignolo, niente di più. Fossi in te non ci sprecherei sopra nemmeno un attimo dei tuoi pensieri.”

 

Laurent, tuttavia, non era del mio stesso avviso. “Non capisci, Jacques!” esclamò, stringendomi forte il braccio, e allentando la presa solamente quando si accorse della mia smorfia di dolore. “Non devi limitarti a paragonare la cosa a una ridicolaggine. Per come la vedo io è un segnale: un ulteriore avvertimento rivolto direttamente a te e alla tua incolumità. Non puoi più rimanere qui a Verdun a combattere; devi andartene, e anche in fretta.”

 

La voce di Laurent era seria, dannatamente seria, e persino io iniziavo a inquietarmi. Aveva forse ragione? Che la mia permanenza nelle fila dell’esercito francese fosse destinata a una fine prematura, e tutto per colpa della mia – ormai fin troppo sospetta – invulnerabilità in battaglia? Non ne ero ancora convinto al cento per cento.

 

Magari non era nemmeno quello il nocciolo della faccenda. In cuor mio sapevo che prima o poi sarei dovuto tornare in Galles, ma continuavo a rimandare la partenza perché in Francia mi sembrava di aver trovato uno scopo alla mia esistenza. Combattere per la libertà di un popolo (anche se, tecnicamente parlando, non si trattava del mio), per liberarlo dal giogo avversario, e per tutta una serie di ideali che un tempo non avrei mai nemmeno sognato di abbracciare. E per questo non dovevo certo ringraziare Torchwood che, con la scusa di combattere le minacce aliene, si permetteva ogni tipo di soprusi, anche nei confronti di creature sì extraterrestri, ma del tutto innocue e indifese. Chi dovevo invece ringraziare erano non solo Rose e il Dottore (persino Mickey Mouse rientrava nella mia personale lista!), ma anche persone come Laurent, Jean-Yves e buona parte dei miei commilitoni, che con il loro coraggio e la loro determinazione mi spingevano sempre e comunque a dare il meglio di me stesso.

 

Intanto Laurent aveva continuato a parlare e io, distratto com’ero dalle mie elucubrazioni, non colsi subito il senso e le parole del suo discorso. Quando lo feci, per poco non sobbalzai sul mio misero materasso. “Aspetta un attimo! Mi stai forse suggerendo di disertare?!”

 

Laurent annuì. “È la cosa più sensata da fare, a questo punto. Direi che domattina sia il momento migliore, considerato che potrai di nuovo camminare. Prima è, meglio è.”

 

“Un momento… Un momento!” lo interruppi. “E come diavolo mi regolo con la sicurezza del campo? Ci saranno un mucchio di sentinelle, figuriamoci se non si accorgeranno di me! In pieno giorno, poi!”

 

“Non preoccuparti, ci sarò anch’io insieme a te. In quanto ufficiale medico di questo battaglione godo di alcuni privilegi, tra i quali poter spostarmi a mio piacimento, senza dover rendere conto a tutte le guardie che incontro.”

 

“Sì, sì, ho capito,” lo interruppi di nuovo, impaziente. “Tu potrai anche farcela, spiegami però come riuscirai a far uscire me dal campo e non dare troppo nell’occhio.”

 

“Te lo dico subito,” rispose Laurent con fare cospiratorio.

 

***

 

Note esplicative al testo:

- Il titolo del capitolo, Caos calmo, si ispira al film omonimo, e si riferisce alla condizione di particolare immortalità di Jack. Da un punto di vista scientifico, infatti, Jack contraddice la seconda legge della termodinamica, secondo la quale “in ogni sistema chiuso il disordine, o l’entropia, aumenta sempre col tempo”. Per esempio, se si considera una tazza che va in frantumi, o un uomo che muore, questi non possono tornare com’erano prima; nel caso della tazza, essa non può tornare integra, mentre nel caso dell’uomo, egli non può resuscitare. La definizione fra virgolette è tratta dal libro di Stephen Hawking Dal Big Bang ai buchi neri.

- René Lisbonne, comandante del quinto battaglione del 254simo Reggimento di Fanteria, era originario del villaggio di Cumières; il generale Philippe Pétain, futuro Primo Ministro dal 1940 al 1942, fu responsabile del fronte francese dislocato a Verdun fino a novembre 1916.

  
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