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Autore: Chara    30/11/2012    8 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 19


 

Era una bella mattinata, o forse un bel primo pomeriggio. O magari un pomeriggio e basta. Chissà. Ad ogni modo, c’era il sole. Ma anche il sole era un fottuto stronzo, perché un suo raggio fendeva l’aria senza pietà, illuminando la polvere svolazzante nell’aria, per piantarsi proprio sull’occhio destro di qualcuno che in quel momento non voleva fare nulla che non fosse dormire e anche dormire. I postumi di una sbronza non si curavano in altro modo.

O forse, come le aveva detto Slash dopo averlo sentito da qualcun altro, il modo migliore per il dopo sbornia era sempre un’altra sbornia.

- Porca puttana – sbuffò Angie contrariata, scostando le coperte per riuscire a voltarsi dall’altra parte – Non si può mai dormire in pace –

- Buongiorno, piccola – mormorò divertito Slash, steso al suo fianco, mentre si allungava per darle un morbido bacio sulla punta del naso.

- Buongiorno un cazzo – rispose in un soffio, sprofondando di nuovo nel cuscino. Mugugnò di soddisfazione quando riuscì a chiudere gli occhi senza nessuna luce a trattenerla prepotentemente dallo sprofondare nuovamente nel mondo dei sogni.

- Hai ragione – la rockstar sorrise, immobile con lo sguardo fisso sulla sua groupie – Perché ormai dovrei dirti buon pomeriggio –

- La mia risposta sarebbe la stessa, tigre –

Slash sospirò, stringendo poi le labbra in una linea sottile con fare pensieroso. Alla fine sbuffò, mandando tutto al diavolo, e si tuffò sulla bocca rossa di Angie, che però non sembrava proprio del suo stesso avviso. Lo scansò infatti con uno schiaffo ben assestato su una guancia, anche se probabilmente non era nemmeno molto cosciente. Sembrava già essere caduta tra le braccia di Morfeo e Slash quasi si risentì. Non tanto per lo schiaffo ma per il fatto che si facesse abbracciare da qualcuno che non era lui. D’accordo, quel Morfeo non la abbracciava davvero, ma comunque gli fotteva un sacco di tempo che avrebbe potuto passare con la sua groupie. E lo sapevano tutti che il sesso mattutino era il suo sesso preferito. E non importava se non era più mattina.

All’improvviso un secco trambusto catturò l’attenzione della rockstar, e anche quello di Angie, che però mantenne ostinatamente gli occhi chiusi. Non era possibile che tutti ce l’avessero con il suo sonno. E poi Jen diceva sempre che era colpa di Slash se non dormiva mai. Cazzate, erano tutti dei casinisti di prima categoria, ecco la verità.

Axl spalancò la porta, fulminando entrambi con lo sguardo. Slash, intanto, si era alzato e girovagava per la stanza alla ricerca di un accendino o di qualcosa che avesse la stessa funzione. Si sarebbe accontentato anche di una pietra focaia, cazzo, ma gli serviva qualcosa da accendere.

- Che diavolo ci fai lì sdraiata come una moribonda? – sbottò il rosso, rimanendo con lo sguardo ostinatamente fisso su Angie la quale, ancora più ostinata di lui, non si degnò nemmeno per un momento di aprire le palpebre. Anzi, voltò il capo dall’altra parte, spudoratamente.

- La frusta di Shirley ha colpito ancora, vero Slash? – ridacchiò Steven, apparendo da dietro le spalle di Axl e picchiettando senza pietà le sue bacchette contro lo stipite della porta. Facevano un baccano infernale, per l’amor di dio, ma stranamente il rosso non sembrò esserne seccato. Sembrava essersi messo d’accordo con il batterista, che non gli andava poi così a genio data la sua noncuranza con cui gli sbatteva in faccia le sue mancanze, per disturbare quella che il gruppo definiva una coppia di sposati. E in quel momento erano una coppia di sposati in preda ai nauseanti postumi di una cazzo di sbronza colossale.

- Vedi di tacere, Adler – replicò Angie con fare minaccioso, degnandoli finalmente di un minimo di attenzione e aprendo addirittura un occhio azzurro – Se non vuoi che ti infili quelle due bacchette dove non batte il sole –

- E poi, caro il mio peloso popcorn arrapato – s’intromise anche Slash, punto sul vivo, accendendosi finalmente quella cazzo di sigaretta con fare nervoso. Non si trovava a suo agio in quel momento, si sentiva quasi sotto esame e di sicuro doveva essere colpa degli occhi verdi di Axl, che quel giorno tendevano spaventosamente al grigio e avevano deciso di fissarlo fino a trapassarlo – Io non le concio così le donne, sai? –

- Taci, Hudson – berciò Angie, riemergendo con il volto dai cuscini in cui era sprofondata per indispettire Axl e anche per ignorarli deliberatamente – Mi hai conciata peggio –

- Ma di che parli? – allibì la rockstar in risposta, sbuffando fuori il fumo mentre parlava. Tentò di ciccare nella bottiglia vuota che aveva lasciato sul pavimento dal giorno prima, ma imprecò sonoramente quando non riuscì a centrare lo stretto collo di vetro che lo guardava dal basso senza un minimo di pietà. Steven rise di lui, ma si nascose subito dopo dietro la schiena del rosso per evitare che la suddetta bottiglia gli arrivasse in fronte.

- Parlo di quando hai voluto sperimentare il kamasutra in una settimana, idiota –

- Davvero, man? – esclamò anche Duff, che probabilmente era rimasto dietro la porta ad ascoltare per tutto quel tempo. Sembrava entusiasta di quella scoperta, e probabilmente stava già elaborando l’ipotesi di sperimentare con la sua bruna esplosiva.

- Trovatene un’altra, McKagan – lo avvertì Jen, freddandolo sul momento. Il biondo spalancò la bocca per un momento, facendo spallucce subito dopo, convinto che in qualche modo l’avrebbe avuta vinta.

- Una figata – rispose quindi Slash, gongolando senza pudore al ricordo – Lo rifarei anche subito –

- Io no – decretò invece la groupie, alzandosi a sedere di scatto. Il suo volto si tese in una smorfia, probabilmente dovuta ad un capogiro per essersi alzata troppo velocemente.

- Me lo ricordo – ridacchiò ancora il riccio, guardandola poi con un falsissimo sguardo da cucciolo pentito – Poi per una settimana mi hai fatto solo pompini –

- Avrei dovuto staccarti il cazzo a morsi, allora – sibilò spazientita, alzandosi con un diavolo per capello – Forse avresti smesso di sparare puttanate a raffica -

Non bisognava far arrabbiare Angie dopo una sbronza, lo sapevano tutti, ma se lo appuntarono di nuovo mentalmente anche mentre, con lo sguardo, la seguivano dirigersi in bagno come un treno.

Si chinò sul lavandino, aprendo il getto dell’acqua e regolando il miscelatore completamente sull’acqua fredda. Aveva bisogno di svegliarsi per bene, prima di tutto, e poi avrebbe pensato a come far sparire quella fottuta emicrania che non le lasciava pace.

Dopo dieci minuti ferma immobile sotto il rubinetto, tranne in quei brevi momenti in cui voltava il capo per prendere una boccata d’aria, sentì due mani carezzarle i glutei e dei fianchi premere decisamente contro i suoi, prendendo ad ondeggiare piano.

Un porco come lui ci marciava, quando la trovava in posizioni come quelle. Scema lei che non si era chiusa a chiave.

- Sei una femminuccia – la accusò divertito, sollevandole la maglia sulla schiena per sfiorare con la lingua quel pezzo di tatuaggio che riuscì a scoprire. Stava tentando di rabbonirla in ogni modo e non si sarebbe fatto problemi ad ammetterlo, se qualcuno gliel’avesse chiesto. Ma non gli importava: non si sarebbe sicuramente mai offeso con lei solo perché i postumi la rendevano intrattabile. Era terribilmente eccitante anche vederla furiosa.

Angie sollevò il capo di scatto, mandando acqua dappertutto e frustando il volto di Slash con i suoi capelli bagnati. La rockstar ridacchiò, vedendola così permalosa, ma le sue labbra rosse e gonfie a causa dell’acqua gelida attirarono la sua attenzione attraverso lo specchio e smise di ridere immediatamente.

La groupie sogghignò per la sua espressione fissa ed inebetita, e sgusciò via dalla sua presa ferrea, sentendosi formicolare ovunque per l’insoddisfazione. Sapeva per quale motivo era andato a cercarla, e un po’ le dispiaceva lasciarlo a bocca asciutta.

- Sono una femminuccia, dici? – riecheggiò placidamente, mentre si avvolgeva i lunghi capelli in un asciugamano – Dopo tutte le volte in cui mi hai infilato la testa tra le gambe mi stupisce che te ne sia accorto solamente ora –

Slash non replicò, si limitò a ridacchiare divertito oltre che a guardare il suo meraviglioso fondoschiena mentre si allontanava. Ed Angie lo sapeva, se lo sentiva bruciare addosso il suo sguardo nero e ardente di desiderio, ma lei proprio non ci era riuscita a non provocarlo quando aveva visto là i suoi boxer rossi, abbandonati su una sedia come se non fossero un indumento contemplato dalla sua rockstar. Occupavano solamente spazio nella borsa.

Quelli erano i suoi pensieri mentre se ne andava ancheggiando in camera di Izzy. Ignorò volutamente l’occhiataccia di Axl, perché non avrebbe colto nessuna provocazione di quell’idiota fino a che non avesse saputo qual era il problema di fondo. Perché lui aveva un problema con lei ma si comportava come se gli fosse dovuto. Invece Angie era abituata a sapere le ragioni per cui avrebbe dovuto litigare con qualcuno.

- Ti vedo pensierosa – l’accolse Izzy, allungato sul letto a fumarsi placidamente una sigaretta.

- E tu mi sembri svogliato – ribatté aguzzando la vista, mentre con calma si chiudeva la porta alle spalle.

- Non ho più siringhe – confessò con uno sbadiglio – E non ho intenzione di alzarmi per andarle a cercare fino a quando non comincerò a diventare nervoso –

La groupie non disse nulla, ma si allontanò dalla porta per andare sul letto al suo fianco. Gli rubò la sigaretta per un breve tiro, e poi gliela piazzò direttamente in bocca sotto il suo sguardo divertito ma anche profondamente acuto.

- Non guardarmi così, Angie – la rimproverò pacato – Non ho intenzione di smettere. Non adesso –

- Lo so, Jeff – annuì la groupie, posando con un sospiro il capo sul petto di Izzy – Credo di essermene fatta una ragione, più o meno –

- Non chiamarmi Jeff – le ingiunse, tirandole per dispetto una ciocca di capelli che sfuggiva alla presa dell’asciugamano – E levati questo coso, perdi tutto il tuo fascino –

Angie rise divertita, lasciando che il giovane le sfilasse il telo dal capo, ma presto la sua risata si spense, lasciandola a fissare il vuoto senza nulla da dire che non fosse presagio di un casino terrificante.

- Ehi, piccola, cosa c’è? –

- Izzy – sospirò, passandosi una mano sul volto per tentare inutilmente di calmare l’angoscia – Forse non sono così forte come ho sempre creduto –

- Sì che lo sei – la smentì – Altrimenti saresti già scappata a gambe levate –

- Ma Jen e Gilda… -

- Lascia stare loro due – Izzy scosse il capo, prendendo a carezzarle la schiena per tranquillizzarla – Gilda ha Steven e Jen a suo modo ha sempre avuto sia Axl che Duff –

- Ma io ho Slash – gli ricordò, sorridendo amaramente tentando però di nasconderlo.

- Slash è un coglione – decretò secco, senza giri di parole – Per lui basta non litigare con Axl, e accetterebbe qualsiasi cosa –

- Jeff, io ho paura – sussurrò la groupie, alzandosi a sedere per permettere all’amico di vedere i suoi occhi sgranati e lucidi. Nessuno l’aveva mai vista piangere, lei era quella cazzuta, quella forte. Quella più adatta per seguire quella manica di deficienti che in realtà erano.

Izzy fece per parlare ma improvvisamente la porta si spalancò, facendo sobbalzare Angie, che ricacciò indietro le lacrime con una prontezza quasi stupefacente.

Slash aveva un’espressione indecifrabile in volto, ma la mascella contratta e le sopracciglia aggrottate lasciavano intendere una tempesta. Angie però non avrebbe saputo dire se la suddetta tempesta fosse già passata o dovesse ancora venire.

Ma, quando lui le fece cenno di seguirla, si limitò a lanciare un’occhiata preoccupata a Izzy prima di raggiungere la mano che la sua rockstar le tendeva.



*



Giorno :3
Avete mai sentito parlare della quiete prima della tempesta? In realtà la quiete c'è sia prima che dopo e i modi di dire vengono distorti al bisogno, ma non siamo qua per filosofeggiare su queste cazzate. La verità è che dovrei andare a studiare ma non ne ho voglia. Come se avessi scelta. Anyway, faccio che ringraziarvi tutti per le recensioni, i preferiti e per quel che vi pare (scegliete voi, è un grazie-jolly) e me ne vado sui libri. Quanto sono lunatica, mamma mia. Beh, a presto!

Giuggi

   
 
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