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Autore: Mezzo_E_Mezzo    18/06/2007    1 recensioni
La superbia,
pena sprimacciata e l'
orgoglio, rigido, attorcigliatovisi intorno
come fil di ferro umido.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Irrisoria e Lieve


Il mio amore
tintinna di olezzi edenici
e rafforza con ingenue carezze
le ali delle zanzare.
Risucchio, il mio,
di scintillante solitudine
e speranza che gocciola fango.

L'attesa, la riconciliazione
col candido respiro di un drago,
l'armonia scinde il mio cuore
in asole di venia,

La superbia,
pena sprimacciata e l'
orgoglio, rigido, attorcigliatovisi intorno
come fil di ferro umido.

Una farfalla mi sussura d'essere
la palpebra sfregiata d'un corsaro.
Ride, mentre le mie mani misere
goffe tentano di farle da riparo.
Dalla pioggia, dalla rabbia, dal veleno,
da ogni forma di crudele tiepidezza
le faccio scudo. Sferra il suo attacco, alieno,
un magro incubo. La schiena mi si spezza.

Senno, inquietudine, cuoio, nostalgia,
ho zafferano sulle gote per pudore,
per penitenza tra le labbra rovi e more,
sulle braccia, per fuga, salsedine.

Ho singhiozzato acidamente, amica mia,
e ti ho lasciata che volavi sopra il glicine.

Attendo ancora l'arrivo dell'Alfiere,
araldo altero delle armate d'Acredine,
amante amaro di alcuni atri attimi.
Lacerandomi in lanterne leggere,
languirņ e lambirņ i miei legacci, ne
i suoi lenzuoli di lagrime lustrissimi.
Falliranno le mie fantasticherie
di una fiera e folle fuga dal furore
e dal fiele delle fila dei suoi fanti.

L'Aldilą si strofina sul mio corpo,
la farfalla, [te ne sei] volata via,
ma le mie mani sono nere, ridono,

e la mia fronte ancora
cerca luce.

  
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