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Autore: Fabio93    30/11/2012    4 recensioni
Lance è uno degli abitanti di un mondo in rovina, dove l'umanità sopravvive in squallide città perse nel deserto, in perenne fuga dalla Frattura, il misterioso male che divora pian piano la realtà. Lance è un uomo senza radici, senza scopo, ma, dal suo passato, un'ombra misteriosa si allunga per afferrarlo e dare un nuovo futuro al mondo.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 7: Nel pozzo

Nel pozzo ci sono ombre e ci sono colori. Silenzi sconfinati e suoni.

Tutto si mescola, annichilendosi nel nulla; in quel vuoto così denso di esistenze fugaci, Lance, immobile, precipita in ogni direzione.

Poi una di quelle immagini effimere lo cattura e lo trascina con sé, in una realtà che ormai esiste solo dentro di lui.

 

Un suono gli martella con insistenza le orecchie. Il suono è suono di bidoni metallici percossi con violenza da quattro musicisti in piedi su un palco.

Il suono, la musica, si espande e si contrae, quasi respirasse, e gli ascoltatori respirano a ritmo.

Luci al neon inchiodate al soffitto spalmano sulle pareti colori brillanti e asettici; sotto di esse la gente si muove, balla, parla nel locale stracolmo e, fra quelle persone senza nome, Lance.

Si dirige al bancone con passo stanco, con sguardo stanco; nelle orecchie gli rimbombano le parole di un Bowen Marshal dagli occhi nocciola e il sorriso ingiallito dal tabacco: Morgan Threehorne sta venendo in città, bisogna prepararsi a combattere.

Morgan.

Porta.

Guai.

Ma adesso per lui non c'è posto in città come nei suoi pensieri, c'è posto solo per lei.

Lei ha i capelli rossi e gli occhi blu; colori brillanti come luci al neon, ma vivi. Lei è Beth e lei è figlia di Bowen e forse Lance la ama. Di sicuro ama la sua scollatura.

Le loro bocche si parlano, i loro occhi si guardano e i loro cuori.

Chissà.

-Lance, vieni sul retro con me? Ho una cosa da darti-

Lance, un pistolero ancora giovane, non legge nei suoi occhi la malizia che vorrebbe trovarci, ma la segue comunque fuori dal locale. Fuori c'è aria fresca e c'è silenzio.

Una lampadina a incandescenza illumina il vicolo e piccole falene le danzano attorno.

Da dove arrivano le falene?

Fuori c'è il deserto, ma in città le falene.

Da dove arrivano?

Lance non lo sa e forse per questo le trova così affascinanti.

Beth gli sventola qualcosa davanti agli occhi. No, non è la sua scollatura.

È un regalo.

Ed è un medaglione d'argento.

-Tanti auguri!- Beth sorride e guarda la sua faccia perplessa -È il tuo compleanno, no?-

-Me n'ero scordato-

Non gli piace ricevere regali. Lo fa sentire strano, intrappolato; non è una cosa che conviene fare, in quei tempi, di farsi intrappolare in legami emotivi stretti come catenelle d'argento legate al collo.

-Beh, ormai te l'ho comprato. Mettitelo!- Lance obbedisce -Ti sta bene-

Tornano a guardarsi.

Si baciano, per qualche minuto, il tempo di un attimo.

-Speravo di convincerti a restare...- mormora Beth.

Lui non sa cosa rispondere: restare è un impegno forse troppo grande.

Lui non è mai restato, ma è sempre andato.

Di città in città, nel deserto, in fuga dalla tentazione di aggrapparsi a qualcosa di stabile: la Frattura glielo avrebbe portato via.

-Io...io non lo so-

Le racconta della missione affidatagli dal padre, capo delle forze dell'ordine di New Hope, la città in cui Lance probabilmente non resterà.

Le forze dell'ordine sono delle squadracce formate da gente pericolosa e Lance è un membro importante.

Lance è pericoloso, ma ancora non è un pistolero.

-Fai attenzione-

Pausa.

-Tornerai, vero? Me lo prometti?-

Questo sì.

Questo.

-Lo prometto-

 

L'immagine cambia in un turbinio di fuoco e fiamme; ora non c'è più silenzio e qualsiasi cosa Lance guardi brucia, scoppia o resta ferma, morta.

Da dietro una barricata improvvisata conta i proiettili che gli sono rimasti; dall'altra parte gli uomini di Threehorne.

Zombie più che altro e Threehorne è il più grosso.

L'arma di Threehorne è la più grossa, è un fucile e quando spara vomita scintille e piombo rovente.

L'esito dello scontro è ancora incerto: i banditi non sono entrati in città, ma sono ancora in maggioranza.

Bowen è sparito nella mischia.

Beth è da qualche parte nel centro ancora sicuro.

Lance conta i proiettili e tiene stretta fra i denti la paura.

Il vento cambia e il fumo di un palazzo in fiamme avvolge la scena; Lance si sporge dalla barricata, pronto a sparare alla prima sagoma che avesse distinto in quella cortina sporca ed oleosa.

Sa che può farcela; può sopravvivere.

Lo farà.

Per Beth.

Lui è Lance.

Un pistolero.

 

 

Il vento spazza via il fumo e sputa sabbia in faccia al pistolero.

Lance cerca rifugio fra lo scheletro cotto dal sole di una fattoria abbandonata; il luogo è tetro e silenzioso, ma almeno c'è un po' di ombra.

Fa così caldo, nel deserto.

Threehorne è fuggito e Lance lo sta inseguendo e Bowen è da qualche parte a fare lo stesso.

Threehorne non deve poterci riprovare.

Se trovano lo zombie forse Lance resterà.

È un pistolero, ma forse, sì, forse qualcosa in più.

Sotto il sole impietoso la radio che si è legato al fianco gracchia e si anima; è Bowen.

Gli dice che quella all'orizzonte non è una tempesta di sabbia, che il mondo sta finendo e la Frattura avanza.

Di solito la Frattura avanza lentamente, ma a volte il mondo crolla all'improvviso e chi ci sta sopra cade con lui.

Scappa, gli dice, scappa e salva Beth.

 

 

Lance scappa, ma con lui Beth non c'è.

Non ha potuto salvarla: al suo ritorno la città era nel panico.

Nel caos.

Gente, gente ovunque e per ognuna un grido disperato e per tutte un'ombra che si alzava nel cielo fino a coprire il sole.

Lance aveva provato, ma non aveva potuto.

Troppa gente, troppo caos. Avrebbe potuto rischiare, ma a che scopo?

Sarebbe stato troppo tardi per entrambi se avesse perso ancora tempo.

Bowen era morto, non avrebbe fatto differenza una vita in più.

E così Lance scappa, scappa fino a rivedere la luce del sole; ha lasciato il medaglione indietro: non sopportava di averlo al collo.

Gli ricordava troppe cose.

E poi non ne ha bisogno: lui è solo un pistolero.

   
 
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