Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: cola23    30/11/2012    4 recensioni
Si fà yubikiri quando si unisce il propio mignolo a quello di un altra persona per sancire una promessa solenne, e successivamente le due dita si separano al unisono.
Un semplice gesto come questo può essere il simbolo di un cambiamento, e l'inizio della felicità.
perchè è sbagliato suidicidarsi?
in realtà a volte ho pensato che non sarebbe male morire.....
prometti di non farlo.......
promettimelo........
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Marco, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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eccomi qui! finalmente sono riuscita ad aggiornare una storia! il recente progetto di tentare di scrivere qualcosa su varie coppie etero mi ha un pò distratto ultimamente,ma l'yaoi resta il mio primo grande amore, e non lo abbandonerò di certo! per chi mi legge ma segue anche o preferisce l'etero consiglio due storie del genere che hanno contibuito a farmi appasionare anche a questo genere :Amore? ma per favore! di Temari Ace, che ha contibuito a farmi adorare ancora di più la coppia SaboxBibi e facendomi venir voglia di scrivere qualcosa su di loro anche a me, è anche grazie a lei se ho scritto l'one short Halloween di paura. e Un giorno io e te di Shane 94 che ha compiuto un miracolo riuscendo a farmi rivalutare coppie yaoi che prima odiavo o ritenevo ridicole, e mi ha fatto rivalutare anche la mia idea su certe coppie etero, facendmi venire voglia di provarci anch'io, per chi invece ama i personaggi di Sanji e Robin consiglio di leggere la mia storia Cucina amore e fantasia, per chi invece a già letto i miei esperimenti etero annuncio che la prossima one short sarà una AcexNami


capitolo 17:
 deviazioni, scherzi, e fughe
-Scusa, ma era qui che volevi portarmi?- chiesi perplesso dopo essermi ripreso dalla lunga corsa a cui mi aveva costretto Rufy.
Eravamo entrati in un bar in cui Rufy aveva ordinato cibo per un intero reggimento, sia per lui che per me, anche se poi aveva iniziato ad abbuffarsi ignorandomi completamente.
-Uhm?- mi rispose lui, perplesso, riportando finalmente l'attenzione su di me.
Sospirai.
-Hai detto che volevi portarmi in un posto. Ti riferivi a questo bar?-
-Oh, no! Il posto è un altro!- esclamò Rufy con noncuranza, riprendendo a mangiare.
Alzai un sopracciglio.
-Allora si può sapere perchè siamo venuti qui?-
-Be', durante la corsa mi è venuta fame e ho fatto una picola deviazione.-
-Ma tu pensi sempre e solo a mangiare?- chiesi sbalordito.
-Sì!- rispose immediatamente lui, ridendo.
-Rufy!- sbottai, crollando con la fronte sul tavolo in segno di sconfitta.
-Non è colpa mia se mi viene sempre fame! Prenditela con il mio stomaco!- rispose lui, imbronciandosi.
-Lasciamo perdere. Piuttosto, vedi di non iniziare a mangiucchiarti anche le dita insieme al cibo: fa male mangiarsi le unghie- lo rimproverai, ricordandomi che ogni volta che finiva un pasto, Rufy aveva la pessima abitudine di iniziare a mangiarsi anche le unghie.
Lui sussultò e si lasciò scappare un'esclamazione di sorpresa prima di mettersi a ridacchiare, lanciandomi un largo sorriso.
-Te ne sei accorto?-
-Giusto in tempo per vedere che danno stai facendo al tuo corpo.-
-Oh, sì. Potrei rischiare di perdere una mano. Grazie per il consiglio, Ace, lo seguirò a vita.-
-Guarda che non scherzo!-
Rufy si appoggiò allo schienale della sedia e si lasciò scappare una risata.
-È come se tu tenessi in continuazione una penna in bocca: pensa a tutti i germi e i batteri raccolti in una sola giornata- dissi.
-Oh, questo è un commento proprio da te.-
-Che vorresti dire?-
-Andiamo, sono cose che dicono solo i perfettini che vogliono avere un fazzoletto di stoffa sempre con sé.-
-Io non ho fazzoletti di stoffa.-
-Ah, davvero?-
-No- replicai, fingendomi offeso.
-Oh, okay. Però di' a tua mamma che il rovescio nel ricamo del tuo nome è venuto male. Ha dimenticato un punto.-
Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo, cercando di rimanere indifferente.Okey, molte persone avevano un fazzoletto di stoffa ricamato, ma quelle persone appartenevano ad una fascia d'età dai cinquant'anni in su. Lo sapevo anch'io, e probabilmente, se fossi stato al posto di Rufy, lo avrei sfottuto anch'io - anzi, era certo che lo avrei fatto. La mamma però aveva cucito quel fazzoletto apposta per me, anche se non sapeva cucire, perché voleva farmi un regalo di compleanno. Quando me lo aveva consegnato con le dita tutte coperte di cerotti e due enormi occhiaie a causa delle notti insonni passate a finirlo, come avrei potuto dirle di no? Chiunque avesse avuto un minimo di affetto materno si sarebbe comportato in quel modo.
E naturalmente quel singolo episodio non faceva di me un mammone, ma era meglio che non mi arrischiassi a spiegarlo a Rufy.
-E tu come fai a sapere tutte queste cose?-
-Il tuo zaino a scuola- rispose lui con aria innocente, spostandosi una ciocca di capelli più lunghi dietro l'orecchio. Quei gesti mi avrebbero fatto davvero male un giorno, me lo sentivo.
-Come?-
-Ho trovato quel fazzoletto nel tuo zaino lunedì scorso a scuola, quando sei sceso per l'ora di ginnastica.-
-Come fai a conoscere l'orario delle mie lezioni se siamo in classi diverse? E che sei venuto a fare nella mia aula?-
-Avevi lasciato il tuo zaino incustodito e temevo che qualcuno te lo rubasse o ci sbirciasse dentro, così sono andato a proteggerlo. Tranquillo, non c'è bisogno che mi ringrazi, è stato un piacere.-
-E mentre facevi il sorvegliante, che ci facevano le tue mani dentro la mia borsa?-
-Ci sbirciavo dentro. E mentre facevo la guardia mi è venuta fame e ti ho preso dei soldi per comprarmi una merendina.-
-Quindi hai anche rubato.-
-Certo che no: si tratta un prestito.-
-E di grazia, potrei sapere cosa cercavi nella mia borsa?-
-Niente. Giocavo.-
-Giocavi?- chiesi, trattenendo una risata.
-Sì, mi stavo annoiando.-
-E così hai rovistato nel mio zaino.-
-Esatto.-
Calò il silenzio, durante il quale io e Rufy continuammo a fissarci.
-Non mi piace quello sguardo- disse lui.
-Strano, piace a molte ragazze.-
-Io sono un maschio, e non sono come loro.-
-Sei una versione migliore.-
-Ecco.-
-Ma non per questo meriti un trattamento diverso.-
I suoi occhi si spalancarono, e due secondi dopo si alza e comincia a correre, e io faccio subito lo stesso, cercando di acchiapparlo. Rufy fà il giro intorno all'isola del bar e ci ritrovammo uno di fronte all'altro.
-Oh, dai, non vale! Sei quaranta volte me e corri più veloce!-
Mi scappò una risata e mi allungai per afferrarlo, ma lui si allontanò.
-Almeno concedimi qualche secondo di vantaggio!-
-Sei una bambinetto fin troppo scaltro per i miei gusti.-
-Per questo sei qui- disse lui, facendomi l'occhiolino.
-Per quanto ancora staremo fermi così?- chiesi.
-Credo finché quel quadro non ti cadrà in testa.-
-Cosa?-
Mi voltai, ma giusto uil tempo di farlo che Rufy riuscì a darsi nuovamente alla fuga.Ovviamente non c'era nessun quadro.
Quel ragazzino mi avrebbe mandato al manicomio, un giorno.
-Rufy, questa me la paghi!-
Sentii la sua risata rimbombare all'interno di quel locale grande e luminoso.
Mentre lo rincorrevo, mi chiesi da quanto tempo desiderasse fare una cosa del genere.
Continuammo a correre ancora per un po', incuranti delle persone che ci fissavano scioccate e indignate, finché Rufy non riuscì a guadagnare l'uscita. Raggiunse la scalinata di fronte al bar su cui eravamo saliti prima, mentre io ero ancora sulla porta. Lo vidi voltarsi e farmi la linguaccia.
-Sei una lumaca, Ace! Scommetto che non riesci a prendermi!-
E ridacchiando si precipitò giù dalle scale.
Io misi in mostra il mio ghigno migliore, accettando silenziosamente la sfida.
-Ora ti prendo, nanerottolo impertinente!- esclamai e mi lanciai al suo inseguimento.
Tentai più volte di acchiapparlo, arrivando a sfiorarlo con la punta delle dita, ma lui riusciva sempre a sfuggirmi per un soffio.
Continuammo a rincorrerci per un po', fino a quando Rufy non tentò per l'ennesima volta di risalire le scale, ma quella volta riuscii ad afferrargli una caviglia, facendolo inciampare.
-Mollami, stronzo!- gridò lui tra le risate.
-Scordatelo.-
Rufy cercò di rialzarsi, ma la mia presa era ferrea.
-Anzi, ora scendi finché non arrivi qui.-
-Qualcuno mi sta tenendo per il piede e sembra che io stessi facendo qualcosa con le gambe e sembra che per fare quello che vuoi mi servano.-
-Dio ti ha dato due braccia.-
-Come sei rude Ace- disse Rufy con una voce roca che, in un'altra situazione, mi avrebbe fatto andare fuori di testa.
-Vieni qui, muoviti!-
Rufy si alzò sulle braccia e con modi insolitamente fini ed aggraziati riuscì a scendere le scale all'indietro e a raggiungermi. Lo tirai per le caviglie finché non raggiungemmo entrambi la fine della scala.
-Ho vinto- sussurrai mentre con una mano lo volto verso di me, e prendendolo per i polsi, lo feci sedere e lo avvicinai a me.
Lui mi rispose con un broncio.
-Hai barato, non vale.-
-Tutto è lecito in guerra e in amore.-
-E cosa pensi che sia questo?-
-Una via di mezzo, direi.-
-O forse per uno di noi è una cosa, per l'altro è un'altra.-
-Questo non lo so. So solo che in entrambi i casi, le cose si fanno sempre in due: combattere, correre, vincere o perdere.-
Per un momento non dicemmo altro, rimanendo semplicemente fermi a fissarci negli occhi, poi con uno scatto improvviso Rufy si liberò dalla mia presa, appoggiò una mano dietro il mio collo e lentamente spinse il mio volto verso il suo, finché le nostre fronti non si toccarono.
Per un attimo dimenticai di respirare. Credevo volesse baciarmi.
Trovavo ancora assurdo come Rufy riuscisse sempre prima a coinvolgermi nei suoi giochi puerili, comportandosi in modo talmente infantile da superare un marmocchio di tre anni, e poi a trasformare quelle situazioni ridicole in momenti come quelli, in cui fra di noi aleggiava una strana atmosfera che non sapevo definire. Era sempre come se dovesse succedere qualcosa, qualcosa di importante, che però alla fine non accadeva mai perchè nessuno di noi due aveva il coraggio di fare una prima mossa azzardata che avrebbe potuto rovinare quel precario equilibrio. L'unica cosa che sapevo era che in quei momenti Rufy mi sembrava tutt'altro che un bambino infantile. Io stesso lo vedevo come se fosse un'altra persona, pur sapendo che in realtà era sempre lo stesso. Perchè quei suoi cambiamenti d'umore e di atteggiamento, che a chiunque altro sarebbero parsi troppo repentini per essere naturali, a me invece iniziavano ad apparire così normali?
Non c'è un momento esatto per baciarci. Con Rufy i momenti esatti non ci sono mai. Lui è diverso,è fatto d'istinto. Avrebbe potuto portarmi al manicomio o in un altro mondo solo con dei piccoli gesti, perché a lui non piacciono le cose programmate, organizzate, perfette. Lui è come me: se fà qualcosa, è sempre perché lo vuole sul serio. Non c'è un vero motivo per cui fà certe cose - le fà e basta. Poteva scegliere, era lui a decidere sempre di se stesso e l'istinto era la sua arma, l'arma con la quale riusciva a farmi cadere ai suoi piedi ogni volta che lo guardavo negli occhi.
Rufy si allontanò da me e mi sorrise in quel suo modo imbarazzato, buffo e felice allo stesso tempo.Rufy si muove risvegliandomi dai miei pensieri, riportandomi al presente.
Una sua mano si sposta sui miei capelli, li accarezza stringendoli un po' e poi ridiscende fino all'orecchio, giocherellando con il lobo, mentre l'altra si ferma all'altezza di una guancia.I suoi sono leggermente abbassati e posso sentire chiaramente il suo respiro calmo sulla mia pelle. La cosa più incredibile di Rufy era che riusciva a farmi eccitare e ad essere sexy senza sembrare mai minimamente volgare.
-Su una cosa sbagli- sussurrò vicino al mio orecchio.
-Ovvero?-
-C'è sempre uno che vince...-
-Come fai a crederlo?-
-Così.-
-Così.-
In pochi istanti allontana il suo corpo dal mio e mi dà una leggera spinta che mi fà perdere l'equilibrio, facendomi finire con la testa contro il marciapiede. Giusto il tempo di rialzarla, che lo vido nuovamente scendere le scale e rientrare nel bar.
Oh, che stronzo...
Mi rialzo velocemente e salgo di nuovo le scale finché non lo vido correre lungo tutto il perimetro del locale. Ritorna vicino al nostro tavolo, afferra la scimmia peluche lasciata appoggiata su una sedia e me la scaglia contro, ma io riusco a fermarlo.
-È così che si trattano i regali?-
-Contro di te, sì!- ribatte mostrandomi la lingua.
Gli getto il peluche addosso e lo colpisco dritto in testa. Quasi mi stupii della mia mira - dov'era finita prima, quando ne avevo più bisogno?
-Stronzo!-
Rufy afferrò il pupazzo e continuò a correre finché non si infila nel bagno.Sento la porta di una delle toilettes sbattere e mi precipito all'interno, fermandomi esattamente di fronte al bagno in cui si era rifugiato Rufy.
-Ah, ottimo nascondiglio, davvero.-
Faccio per entrare, ma ovviamente lui si è messo dietro la porta e spinge per impedirmelo.
-Sai qual è uno dei peggiori errori che fanno sempre i protagonisti dei film horror?- chiesi.
-Piantala, Ace!-
-No, davvero. Sono tutti così idioti. Prendi "Shining"*: quella poverina sapeva che il bagno sarebbe stato il luogo meno opportuno. Insomma, da dove sarebbe potuta scappare? Quella finestra era troppo piccola.-
-So scalare un muro a mani nude, bello.-
-Ma il punto è un altro. Il punto è che il cesso è oggettivamente il posto peggiore per nascondersi: non ci vuole niente a sfondare la porta, eppure tutti ci vanno sempre. Perché?-
-Probabilmente per evitare discorsi filosofici come i tuoi, Ace.-
-Oppure perché la maggior parte delle volte sono donne esili o ragazzi minuscoli che pesano quanto un mio braccio.-
Mi allontano di qualche passo e dò una spallata alla porta, e ciò basta perché Rufy non riuscisse più a bloccare la porta e finisca per sbilanciarsi all'indietro e cadere sul water. Arretrò fino a raggiungere il muro con le spalle e sorrise.
-Effettivamente mi sono sempre chiesto perché non si metta mai una chiave al bagno.-
-Rufy caro, tesoro. Luce della mia vita- lo apostrofo, pronunciando le parole a denti stretti.
-Non puoi fare del male a Monkey- mi supplica, raccogliendo quell'enormità e tenendola davanti a sé.
-Ia tua amica non ti salverà questa volta.-
-Ma perché, che ho fatto?- piagnucola con tono lamentoso.
-Chi cazzo ti ha dato il permesso di frugare nella la mia roba?-
-Oh, andiamo! Io ti ho raccontato tutta la mia vita nei minimi dettagli, tu sai tutto di me! 
Io invece non so niente di te perchè tu non mi racconti mai niente.Volevo almeno qualcosa di tuo.-
-E guarda caso, fra le tante cose hai preso proprio i miei soldi e un fazzoletto bianco con ricamato il mio nome.-
-E anche un orsacchiotto che ho trovato nel tuo armadietto.-
Sgranai gli occhi. La sua espressione divertita non migliorava affatto la situazione.
Quell'orsacchiotto lo portavo con me solo quando avevo una partita importante come portafortuna, e fra tutti i giorni disponibili, Rufy aveva dovuto curiosare nella mia borsa proprio l'unico giorno in cui l'avevo portato? ma che cazzo!
-Ma che caz...?-
-Non ti credevo così attaccato ai ricordi di famiglia da portarteli dietro.-
-Era di mia sorella.-
-Certo, con un fiocco blu?-
-Era un maschiaccio,Rufy-.
-Okay, Ace-.
-Rufy-.
-Dimmi, Ace-.
-Questa me la paghi-, 
Con un solo passo mi avvicino, lo afferro da sotto le spalle  e me lo carico velocemente su una spalla, scatenando le sue urla, mentre cerca inutilmente di liberarsi scalciando e prendendo a pugni la mia schiena. Incurante delle sue proteste, mi guardai intorno
cercando qualcosa che potesse aiutarmi a compiere la mia vendetta, finché non trovo 
quello che faceva al caso mio.
Sfortunatamente per Rufy, la nostra era una città turistica vicino al mare, e molti bar, come quello in cui ci trovavamo, oltre al normale bagno avevano anche uno spogliatoio e varie cabine doccia che i turisti che visitavano la città in estate potevano utilizzare a pagamento.
Lo faccio entrare/lo spingo dentro/in una doccia, poi richiudo/chiudo velocemente i vetri per non farlo uscire.
-Ehi, andiamo, tirami fuori!-
-Perchè dovrei?-
-Che razza di bastardo!-
-Mmh…-
Allungo la mano verso il pulsante esterno e lo accarezzo/accarezzandolo lentamente con un dito.
-Ti prego…- mormorò Rufy, strisciando le mani contro il vetro.
-Monkey sa nuotare, fatti insegnare da lei.-
-No, Ac...-
In un istante tutti i getti d’acqua dall’alto e dai lati della doccia si aprirono e Rufy non poté far altro che saltellare come un idiota mentre cercava di evitarli.
-SEI DAVVERO UNO STRONZO! AAAH! PORCA PUTTANA!-
-Uhm,come sei volgare/rude, Rufy. Da te non me l'aspettavo.-
Continuai/Continuo a ridere senza riuscire/che riesca a smettere. Vederlo dimenarsi in quel modo era uno degli spettacoli più divertenti a cui la vita mi avesse mai fatto assistere/che la vita mi abbia mai messo davanti.
-Dai, basta!-
Mi facevano quasi male i fianchi/I fianchi quasi mi fanno male ma…okay, adesso è decisamente arrivato il momento di farlo uscire da lì/era decisamente arrivato il momento di farlo uscire da lì, anche perché non ero sicuro di essere stato attento ad impostare una temperatura non troppo fredda.
Bloccai i getti d’acqua e finalmente Rufy smise di urlare e battere i pugni contro il vetro. Si era semplicemente fermato, con le braccia lungo i fianchi e gli occhi di uno che bramava vendetta.
-Sai cosa ti dovrei fare, adesso?- mormorò a denti stretti.
-Il mio dito è ancora fermo sopra il pulsante, Rufy. Non so quanto ti convenga.-
-Co... tu! Sei un…!-
-Sì, sì, lo so. Ora esci, stai tremando.-
Allungai una mano verso la sua e lui la afferrò dopo pochi secondi.
-Ma tu guarda se per colpa tua mi devo bagnare anch'io- sbuffai, prendendo un rotolo di carta per tamponargli i capelli.
-Colpa mia?-
-Certo, non sono io quello che rovista nella roba altrui.-
-Ma finiscila! Hai bagnato anche la povera Monkey, uffa.-
-Certo, perché tu ti stai disperando per la tua scimmia.-
-Ti conviene che sia asciutta entro stanotte, o non ti rivolgerò più la parola!-
Rido/risi, prendendo dalle sue mani il peluche completamente fradicio e appoggiandolo sul lavandino.
-Lì c’è un phon automatico, se vuoi.-
-Okay. Ora mi... mi dai qualcosa di asciutto da mettermi?- domandò Rufy imbarazzato, 
stringendosi la stoffa dei vestiti bagnati addosso.
Era così carino. Sembrava un cucciolo abbandonato, tutto tremante e gocciolante.Vedendolo in quello stato, per un secondo mi sentii in colpa per lo scherzetto che gli avevo fatto - forse avevo esagerato.
Lo abbracciai e avvolsi il suo minuscolo corpo fra le mie braccia per cercare di scaldarlo un po'. Gli passai ripetutamente le mani dietro la schiena e gli diedi un bacio sulla fronte per poi poggiare il mento sulla sua testa.
-Okay, lo ammetto: forse ho un tantino esagerato.-
-Un tantino?-
-Okay, ho esagerato tanto, va bene così?-
-Sì, meglio. Non è che dirlo mi asciughi i vestiti, però.-
-Oh, vuoi dire che non sono abbastanza caldo da riuscire a scaldarti?- ammiccai nella sua direzione con un sorriso malizioso,e con mia grande soddisfazione lo vidi diventare completamente rosso dalla testa ai piedi.
-No...- borbottò imbarazzato, affondando la testa nel mio petto.
-Dobbiamo ancora andare in un posto, però, ma di questo passi sarò morto assiderato prima di arrivarci e tu mi avrai sulla coscienza!- sbotta, staccandosi da me all'improvviso. Fà un passo indietro e incrocia le braccia, lanciandomi uno sguardo truce che avrebbe dovuto spaventarmi, ma la cui efficacia era attenuata dalle guance gonfiate come un criceto che lo rendevano semplicemente buffo. Quell'espressione era talmente ridicola che mi fece venire voglia di scoppiare a ridere. Mi trattenni solo perchè mi ricordai che Rufy era molto permaloso.
-Va bene, ho capito. Aspetta un attimo.-
Così dicendo mi sbottono lentamente la camicia, facendo per togliermela.
-A-Ace! Che stai facendo?-
-Hai detto che senti freddo, no?-
Finisco di togliermi la camicia e gliela porgo.
-Questa è abbastanza asciutta.Tieni.-
Rufy batte le palpebre un paio di volte, perplesso, poi allunga una mano e afferra cautamente la camicia, fissandola come se fosse una bomba ad orologeria pronta ad esplodergli in faccia.
-Grazie, ma tu non sentirai freddo così?- chiede, guardandomi preoccupato.
Io scoppio a ridere.
-No, figurati: vado sempre in giro così. A dire il vero, non mi piacciono molto le maglie in generale, mi danno fastidio. Mi sento molto più a mio agio così- spiego sempricemente con un'alzata di spalle.
Era la verità: da quando avevo compiuto quattordici anni, la mia massa muscolare era notevolmente aumentata e da quel momento indossare dei vestiti era diventato un incubo. Anche prendendo le taglie più grandi, tutte mi stavano strette e tiravano sulle spalle, rendendo difficili i movimenti, perciò appena ne avevo l'occasione ne facevo a meno, andando in giro a torso nudo o slacciando tutti i bottoni. Indossavo in quel modo anche la divisa scolastica, nonostante i continui rimproveri scandalizzati dei professori. Il freddo non era mai stato un problema: non lo avevo mai sofferto particolarmente e resistevo benissimo ad eventuali attacchi di raffreddore anche in pieno inverno.
Rufy non sembra ancora del tutto convinto, ma indossa lo stesso la camicia sopra la sua maglia bagnata, lasciandola poi scivolare fino a terra.
Lo guardo un po' sorpreso, chiedendomi perchè non si fosse semplicemente tolto prima la sua maglietta.
-Grazie- mormora, rosso in viso e con lo sguardo bassofacendo di tutto per evitare di guardarmi in faccia.E ho così la conferma che Rufy era imbarazzato.Era una cosa di cui potevo sentirmi orgoglioso, dato che prima di questo giorno non avevo mai pensato di avere l'onore di vederlo imbarazzato. Episodi come quelli del giorno in cui ci eravamo conosciuti, come la pipì fatta davanti a tutti nel cortile della scuola o il balletto improvvisato con i bastoncini nel naso, la dicevano lunga sulla conoscenza del significato della parola "pudore". Rufy aveva l'aria di non essersi mai sentito in imbarazzo in vita sua.
Sento un gran sorriso comparire sul mio volto.Mi piace l'idea di essere in grado di sconvolgerlo così tanto e mi piace ancora di più pensare cdi essere io la causa di quel comportamento.Oltre al fatto che io non gli fossi indifferente, significa anche che lui si sente spaesato e agitato quando siamo insieme, propio come capita a me.
Mi fà sentire speciale riuscire a suscitare in lui reazioni così forti.
Con quel comportamento così inusuale, poi, mi piaceva ancora di più.Imbarazzato oltre misura, mi appariva di una dolcezza disarmante mentre si passava una mano sulla nuca con gli occhi bassi e un delizioso rosso acceso gli colorava le guance. Quel colore s'intonava perfettamente a quello della sua pelle. Del resto il rosso era il suo colore preferito ed era persino in tinta con l'abbigliamento.
-Vedrai che i vestiti si asciugheranno subito- dissi cercando di alleggerire il suo imbarazzo e scompigliandogli quei capelli perennemente arruffati che scoprii per la prima volta essere incredibilmente morbidi e serici.
-Ehi, non toccarmi la testa! Non sono mica un cane!-
Rufy mi scosta la mano così bruscamente che penso si sia arrabbiato, tanto che per paura di aver fatto qualcosa di sbagliato il mio cuore manca un battito e mi salta in gola.
Poi però, come sempre, Rufy mi stupisce di nuovo, facendo l'ultima cosa che mi aspetto: mi salta addosso e mi circonda il collo con le mani. Mi costringr a chinarmi fino ad arrivare alla sua altezza, poi, approfittando del mio stato di confusione, mi appiattisce i capelli con le mani, scompigliandoli. Prima che possa riprendermi dalla sorpresa iniziale, magari assestandogli un pugno o inveendogli contro per aver osato rovinare i capelli che avevo impiegato tre ore a pettinare, Rufy mi afferra una mano e con una forza insospettabile per un ragazzo mingherlino come lui mi trascina letteralmente di peso, così velocemente che non ho quasi il tempo di accorgermene.Un attimo prima sia dentro il bagno e un attimo dopo siamo di nuovo fuori sulla scalinata.
-Rufy, perchè stai correndo? Così rischi di cadere e romperti l'osso del collo!- riesco a dire a fatica.Che il rischio lo corra anch'io è un dettaglio.
-Dai, Ace, non rompere! Abbiamo perso troppo tempo, dobbiamo sbrigarci! Ormai è quasi ora e potrebbe essere troppo tardi! Dobbiamo andare in un posto, ricordi?-
-È quasi ora per cosa? Tardi per cosa? E dov'è che dobbiamo andare?- chiedo, sempre più confuso.
Volta la testa indietro per farmi una linguaccia-Non te lo dico! Appena saremo arrivati vedrai!-
Sto per insistere, ma improvvisamente mi sento troppo stanco e soprattutto a corto di fiato per continuare a parlare e a correre contemporaneamente, così rimando il discorso a più tardi.
-Va bene, ma almeno rallenta un po'! Vorrei che ci arrivassimo entrambi tutti interi- sbuffai rassegnato.
Poi però spalanco gli occhi, rendendomi conto di un piccolo dettaglio a cui prima non avevo fatto caso, e quando mi volto sbiricaindo cautamente indietro ne ho la conferma.
Rafforzo la presa sul braccio di Rufy e inizio a correre ancora più velocemente, trascinandomelo dietro con abbastanza forza da sollevarlo da terra.
-Ace? Che ti prende?-
-Corri! Corri senza fermarti e non voltarti indietro!-
-Eh? Ma non mi avevi appena detto di rallentare?-
-Questo prima che mi ricordassi.-
-Di  cosa?-
-Che siamo usciti dal ristorante senza pagare il conto!-
-Oh!- esclamò semplicemente Rufy dopo un breve momento di silenzio.
-"Oh?" È tutto quello che hai da dire? Se ancora non te ne fossi reso conto, il proprietario ci sta inseguendo, e purtroppo lui se n'è accorto eccome!-
-FERMATEVI BRUTTI DELINQUENTI SCROCCONI!- ecco, appunto .
Rufy, che come al solito vede tutto come un gioco, scoppia a ridere, trovando il tutto inspiegabilmente divertente.
-È un motivo in più per sbrigarci, allora!- sghignazzò, e con uno scatto mi supera, tornando in testa riprendendo a trascinarmi.
-Per una volta sono d'accordo con te!-
  
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